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Belve di Rimini, violenza agghiacciante

A Rimini, dice il Gip che ha disposto l'arresto dei quattro indagati, si è svolto un film "brutale", degno di un vero e proprio branco di bestie. I racconti messi a verbale dalle vittime lo dimostrano e sono dettagliati. Riportano anche le parole dette dai quattro immigrati, tre minorenni e il 20enne congolese Gurlaim Butungu

Sono venti minuti di orrore. "I tre mi hanno tenuta anche per la gola - mette a verbale la ragazza, come riportato dal Corriere - quasi da strozzarmi, due mi hanno bloccato le gambe, il terzo ha fatto il resto, per poi dare il cambio agli altri due… Sentivo il mio amico che era stato picchiato e mi chiamava: 'Dove sei?' mentre io lo imploravo di aiutarmi…. Ero stremata ma cosciente. Mi hanno portato a riva per gettarmi dell’acqua addosso, dopo essermi ripresa sono stata trascinata sulla spiaggia, immobilizzata di schiena sulla sabbia e abusata ancora una volta". Le urlavano "I kill you". 

Versioni e contraddizioni. Gli avvocati scrive il  Giornale che cominciano a fare il loro lavoro e introducono la parola «pentimento», come nel caso del nigeriano. I giudici che convalidano i fermi: i quattro restano in carcere. Un fatto è certo: la banda degli stupratori di Rimini non c'è più: ci sono solo quattro ragazzi che, in un formicaio impazzito, si accusano a vicenda e cercano di limitare i danni. Ma soprattutto dagli atti giudiziari emergono dettagli raccapriccianti, fin qui inediti: la trans non solo venne violentata a turno da tutti e quattro gli aggressori, ma due di loro, non contenti, la stuprarono una seconda volta. Un fatto è certo: le vittime, tutte, descrivono violenze efferate e senza fine.

Una violenza inaudita. Una "brutalità" condita da "inutile cattiveria", scrive il fatto quotidiano e come scrive il gip del tribunale dei minorenni di Bologna nell'ordinanza di arresto dei fratelli marocchini e del nigeriano di 16 anni, accusati degli stupri sulla coppia polacca e sulla trans peruviana a Rimini. Una scena "agghiacciante" emersa dal racconto delle vittime, che nei verbali degli interrogatori descrivono quei lunghi momenti di orrore.

Dopo aver pestato e stuprato la coppia polacca, continua il Giornale il branco di Rimini si sposta lungo la statale dove incontra la peruviana. Non soddisfatti delle violenze, decidono di abbattere la loro ira sul transessuale. Come riporta il fatto quotidiano gli investigatori sono sicuri che gli autori dello stupro sulla trans siano gli stessi che poco prima si erano accaniti sui polacchi. Sul luogo, infatti, sono stati trovati l'orologio e la macchina fotografica sottratti al ragazzo polacco brutalmente pestato in spiaggia. Inoltre c'è il particolare della sabbia che collega le due violenze.

Anche lo stupro della transessuale peruviana scrive il Giornale viene riletto e riproposto in un'altra chiave, subdola rispetto al personaggio: «Abbiamo avuto un rapporto e abbiamo contrattato, avrei voluto darle dei soldi. Non era una violenza sessuale». Poi, non si capisce bene, la storia avrebbe preso un'altra piega, forse per l'intervento dei minorenni. 

Naturalmente nelle carte, che il Giornale, ha consultato, c'è tutta un'altra storia. Drammatica. La peruviana, si legge nella richiesta di convalida del fermo di Butungu, «ha riferito che dopo essere stata minacciata con un coccio di bottiglia alla gola, ha detto al suo aggressore, poi riconosciuto come l'uomo con la canottiera bianca e ora identificato per Guerlain Butungu, che non si sarebbe più opposta all'atto sessuale, purché mettesse via la bottiglia». Dunque, la peruviana inchioda Butungu alle sue responsabilità. Ma questo è ancora niente rispetto a quello che segue. In due righe, sconvolgenti, viene detto l'indicibile: la trans «riferisce che dopo che i quattro a turno avevano abusato di lei, i primi due (Butungu e il marocchino più grande) hanno commesso un nuovo stupro». Agghiacciante.

Ma quello che lascia senza parole è il racconto del peruviano. "Nelle parti intime – ha fatto scrivere a verbale – vi era sabbia, come se fossero stati reduci da una giornata in spiaggia". E ancora: riporta di essere stata "avvicinata da quattro ragazzi sicuramente non italiani, due dei quali neri e due bianchi", che le strappano "la borsetta" e "uno dei ragazzi neri mi ha preso per i capelli trascinandomi con forza oltre via Flaminia, dove vi erano dei cespugli rigogliosi". Lì avviene la violenza sessuale. Il trans avrebbe acconsentito a non reagire a patto che gli aggressori smettessero di minacciarla col collo di bottiglia e mettessero il preservativo. Niente da fare. "Uno dei giovani mi colpiva alla testa con una bottigliata mentre un secondo mi sferrava un violento pugno allo zigomo sinistro", racconta la trans. Lo stupro avviene oltre il cespuglio e a turno. Come successo per la donna polacca, infatti, i tre minorenni e Guerlain Butungu si alternano uno dopo l'altro per soddisfare i loro più bassi istinti sessuali.

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