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Sabato, 01 Giugno 2024

Il 2019 ha inaugurato una stagione straordinariamente ricca di appuntamenti culturali dedicati a Leonardo. E la catena alberghiera Starhotels propone un itinerario all’insegna delle grandi mostre che celebrano Leonardo da Vinci e dell’ospitalità di qualità.

Cominciando da Milano, città in cui Leonardo trascorse 17 anni della sua vita, che gli rende omaggio con un ricco calendario di attività. Tra le mostre in programma, “Il meraviglioso mondo della natura” dal 5 marzo al 7 luglio a Palazzo Reale, dedicata al rapporto tra Leonardo e la natura della Lombardia del Cinquecento. 

La Cripta di San Sepolcro accoglie dal 1 marzo al 30 giugno “Leonardo and Warhol in Milano. The genius experience”, un itinerario lungo sei secoli che accompagna il pubblico fino alla visione di The Last Supper di Andy Warhol del 1987, in cui il re della Pop Art reinterpretò il capolavoro del Maestro.  La Veneranda Biblioteca Ambrosiana invece presenta mostre di alto profilo scientifico: fino al 19 marzo sono stati esposti i disegni legati a Milano, mentre i progetti di macchine belliche e gli studi di ingegneria civile saranno visitabili fino al 16 giugno. “Leonardo in Francia. Disegni di epoca francese dal Codice Atlantico” (dal 18 giugno al 15 settembre) approfondisce invece gli ultimi anni di attività del Genio. 

Per chi sceglie di visitare Milano, impossibile trovare una base più strategica e prestigiosa del Rosa Grand Milano – Starhotels Collezione, iconico hotel con vista sul Duomo dove l’arte dell’ospitalità e del fine dining trovano massima espressione nelle camere confortevoli e raffinate e nel ristorante Sfizio by Eataly, guidato dallo Chef Enzo Pettè. Con tariffe a partire da € 235,00 per un soggiorno in camera doppia, colazione inclusa

 Dopo aver anticipato le celebrazioni con la mostra dedicata al Codice Leicester alla Galleria degli Uffizi, Firenze inaugura gli eventi dedicati all’anno leonardiano il 9 marzo (fino al 14 luglio) con la mostra a Palazzo Strozzi dedicata al Verrocchio, il maestro di Leonardo, di cui sono esposti alcuni disegni e studi, oltre ad opere di Botticelli, Perugino e Ghirlandaio. 

In occasione della prima retrospettiva mai dedicata ad uno degli artisti simbolo del Rinascimento fiorentino, lo Starhotels Michelangelo e lo Starhotels Tuscany propongono uno speciale pacchetto che comprende: pernottamento in camera doppia,  Buffet breakfast,  2 biglietti di ingresso per la mostra "Verrocchio, il maestro di Leonardo",  Welcome kit: piantina di Firenze, opuscolo con informazioni sulla città e sui musei. Con tariffe a partire da € 118,00 allo Starhotels Michelangelo e € 110,00 allo Starhotels Tuscany per un soggiorno in camera doppia, colazione inclusa

A Torino troviamo "Leonardo da Vinci. Tesori nascosti, il titolo della grande rassegna in programma dal 9 febbraio al 12 maggio a Palazzo Cavour, che presenta la più importante raccolta di opere pittoriche mai organizzata nella città della Mole. 

Dal 15 aprile al 14 luglio, inoltre, i Musei Reali di Torino espongono 13 lavori autografi tra cui il celebre Autoritratto, gli studi per la Battaglia di Anghiari, l'angelo per la Vergine delle rocce e il Codice sul volo degli uccelli, nella mostra “Leonardo da Vinci. Disegnare il futuro.”

Entrambe le mostre si trovano a pochi passi dallo Starhotels Majestic, situato in un palazzo ottocentesco nel cuore di Torino, nei pressi della Stazione di Porta Nuova. Le eleganti camere e suite dell’hotel uniscono il fascino dell'Art Nouveau ad uno stile contemporaneo, mentre il ristorante Le Regine by Eataly propone le migliori ricette della tradizione gastronomica piemontese.

Tariffa a partire da €119,00 per un soggiorno in camera doppia, colazione inclusa.

Venerdì scorso, 1 marzo, a Torino nella Sala conferenze «Francesco Faa di Bruno»  è stata presentata e inaugurata la Mostra “San Francesco secondo Giotto”. Si tratta di una fedelissima riproduzione fotografica, in scala 1:4, degli affreschi che il pittore e la sua bottega realizzarono nella Basilica Superiore di Assisi, conosciuti come “Le Storie Francescane”. Il curatore della Mostra, il professore Roberto Filippetti, ha illustrato al numeroso pubblico intervenuto, i 28 riquadri che sono presenti nella Basilica. Filippetti ha svolto una straordinaria ma semplice lezione di Storia dell'Arte, facendoci apprezzare e amare le scene pittoriche dipinte dal grande artista fiorentino. Una lezione per nulla pedante, impreziosita da puntuali digressioni di attualità socio-politica. Peraltro durante nella relazione del professore talvolta trapelava un chiaro riferimento al tema della bellezza, a quellavia pulchritudinis”, che ha avuto un ruolo centrale in particolare nel Magistero di Benedetto XVI.. “la via della bellezza, è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarci a Dio”, ricordava Benedetto XVI. E mi sembra che i riquadri di Giotto, ben spiegati da Filippetti portano proprio a questa via. A questo proposito mi piace ricordare lo splendido accostamento che faceva il papa emerito durante la sua visita nella Repubblica Ceca del settembre 2009, tra «la stupefacente bellezza delle chiese, del castello, delle piazze e dei ponti di Praga, con il Palazzo, il cuore civile della città. il tutto, l’ambito religioso, che quello civile, non possono che orientare a Dio».

In questo accostamento vi è una profonda lezione sulla bellezza, che non vale solo per gli edifici, ma anche per le istituzioni dell’Europa cristiana, costruite nei secoli dall’incontro tra fede e ragione, distinte ma armonicamente vicine, che diventa incontro – non fusione, e tanto meno confusione – della Cattedrale e del Palazzo.

La Mostra  è stata realizzata da Itaca eventi in occasione dell’ottavo centenario della conversione di san Francesco. In quella occasione Benedetto XVI sottolineò che san Francesco «non era solo un ambientalista o un pacifista. Era soprattutto un uomo convertito»; «prima era quasi una specie di play-boy. Poi ha sentito che questo non era sufficiente. Ha sentito la voce del Signore: “Ricostruisci la mia casa”».«Fu la scelta radicale di Cristo a fornirgli la chiave di comprensione della fraternità a cui tutti gli uomini sono chiamati».

Negli affreschi di Assisi è reso visivamente il dialogo tra Francesco e Cristo in funzione dell’edificazione della Chiesa. In essi la bellezza dell’arte e della santità si fondono come proposta al cuore di ciascuno. La mostra fa percepire il fascino che san Francesco esercitò su tanti contemporanei e ha attraversato i secoli per giungere fino a noi.

Gli affreschi sono divisi in tre serie: nella prima (6 riquadri) presenta Francesco prima della fondazione dell'Ordine; nella seconda (14 riquadri) descrive la vita e le opere del Santo insieme ai frati; infine, la terza (8 riquadri) riporta episodi dopo la sua morte.

La Mostra ideata da Filippetti, certamente oltre ad avere risvolti religiosi, ha anche risvolti culturali storico artistici, ma soprattutto didattici. Pertanto è rivolta anche agli ambienti scolastici, a cominciare dalle scuole dell'infanzia. La Mostra si può visitare fino al 31 marzo, presso il Salone Faa di Bruno, in via San Donato 31.

Ad ogni riquadro il professore fa notare alcuni particolari significativi della pittura di Giotto. Di solito si focalizzano i colori dei vestiti dei vari personaggi, il territorio, i palazzi, le chiese e tutti i vari simboli, compresi i numeri degli oggetti. Cercherò di segnalare i riquadri che mi hanno colpito maggiormente. Si inizia con L'“omaggio di un uomo semplice”. In questo riquadro, c'è una analogia con l'entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme. Segue “Il dono del mantello”, l'episodio ricorda S. Martino.

Poi “Il sogno del Palazzo”,  Il professore non nasconde alcuni particolari “politicamente scorretti”, come armi, scudi, elmi, vessilli, presenti in questo riquadro.

Interessante il tema della “rinuncia agli averi”, il professore ha fatto notare le due scene ben distinte da una parte la ricca borghesia, guidata dal padre di Francesco, Pietro, giallo di bile, a stento trattenuto dai parenti; dall'altro lato Francesco che lascia tutto. Il riquadro 6, vede Francesco che sta sostenendo la chiesa che sta crollando. A questo proposito, Filippetti ci tiene ad evidenziare che Francesco è rappresentato dentro la chiesa (cioè rimane nell'ortodossia e non nella posizione ereticale di chi contesta dall'esterno).

Nella “Visione dei troni celesti”, qui ci sono una serie di troni, in cielo; il più imponente era di Lucifero, ora toccherà a Francesco. Gli altri seggi saranno per i suoi frati più intimi.

Faceva notare Filippetti che le case di Giotto hanno una caratteristica quasi fanciullesca, le finestre sembrano occhi che guardano. Così appare il riquadro10, ne “La cacciata dei diavoli da Arezzo”. Diavolo: che divide. Cacciati i diavoli entra la concordia in città. Sotto le mura si nota un grande fossato a forma di pipistrello, ricorda Lucifero precipitato nell'inferno.

Nell'11 riquadro, si riproduce la visita di Francesco al sultano d'Egitto Malik al-Kamil. A sinistra si notano gli ulema che protestano, Francesco propone l'ordalia del fuoco.

Ne l'estasi, di Francesco con le braccia distese a forma di croce, il professore fa notare la fulgidissima nuvoletta, dove si riconoscono quattro volti umani di profilo.

Ricca di personaggi la scena de “Il presepe di Greccio”. Bisognava rafforzare la devozione al Bambino Gesù che si era affievolita.

Ne “La predica agli uccelli”, non si notano architetture, c'è l'uomo e la natura. Negli uccelli, il professore vede molto simbolismo: il pettirosso, cardellino, allodola, colomba bianca. Ne “La morte del cavaliere di Celano”, si notano molte donne con i capelli sciolti che richiamano la Maddalena. I loro volti sono contristati, ma non disperati. L'ambiente è elegante, con la tavola imbandita con oggetti quotidiani minuziosamente riprodotti.

Ne “L'apparizione al capitolo di Arles”, dove Antonia da Padova, insegnava ai frati, inviato ad Arles, territorio francese, insidiato dalla eresia dei catari albigesi. Qui appare Francesco benedicente, lo scorge soltanto Monaldo, seduto alla destra di Antonio.

“La morte del Santo”, nella scena, si notano facilmente tre fasce: in alto, l'anima di Francesco è condotta in cielo dagli angeli; in mezzo i frati in camice bianco partecipano all'esequia; sotto gli amici più cari attorniano il corpo.

Nel riquadro 21 si fa notare che al momento della morte di Francesco, ci sono diverse scene, simultaneamente si vedono fra' Agostino, ministro francescano in Terra di Lavoro, e il vescovo di Assisi nel suo letto.

Colmo di bellezza il riquadro 23: “Il pianto delle Clarisse”. Il corteo funebre fa tappa alla Chiesa splendente di San Damiano: «la facciata è simile a un volto che dimostra stupore sgranando gli occhi e spalancando la bocca». Qui si notano Chiara e le clarisse piangenti che baciano il corpo di Francesco. Seguono gli altri riquadri tutti interessanti, ricchi di particolari significativi, dove si notano alcuni miracoli compiuti da Francesco, come la guarigione del ferito di Lerida, la confessione della donna resuscitata e la liberazione dell'eretico.

 

 

 

FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE è lieta di presentare Il viaggiatore mentale, prima ampia personale di Jon Rafman in un'istituzione Italiana dedicata all’arte contemporanea. La mostra, curata da Diana Baldon e presentata da Fondazione Fotografia Modena insieme alla Galleria Civica di Modena, verrà inaugurata venerdì 14 settembre 2018 nella sede della Palazzina dei Giardini in concomitanza con il  festivalfilosofia, dedicato quest’anno al tema della Verità.

La mostra raccoglie una selezione di installazioni multimediali presentate in Italia per la prima volta che ripercorrono la produzione dell'artista canadese a partire dal 2011 ad oggi. Servendosi di linguaggi e supporti diversi, che vanno dalla fotografia al video, dalla scultura all’installazione, Rafman indaga la fusione sempre più indistinta tra la realtà e la sua simulazione nella società contemporanea attraverso opere che confondono i confini tra il materiale e il virtuale, tra i corpi in carne e ossa e le loro repliche tecnologiche.

Nato nel 1981 a Montreal, dove vive e lavora, dopo gli studi in lettere e filosofia alla McGill University Jon Rafman si diploma in film, video e new media presso la School of the Art Institute di Chicago. Sin dai suoi esordi l’artista si concentra sulle conseguenze dell’uso della tecnologia sulla nostra percezione della realtà. Per creare Kool-Aid Man (2008-11) ha frequentato per tre anni la piattaforma virtuale Second Life per scoprire le innumerevoli e multiformi rappresentazioni dei suoi “abitanti” digitali con un avatar che dà il nome all’opera. Rafman si astiene dal giudicare o criticare gli abitanti di Second Life poiché il suo intento è quello di mostrare come la tecnologia consenta alle persone di creare nuove rappresentazioni di sé all’interno di ambienti fantastici, dando loro la libertà di plasmare nuove identità e iconografie.

L’artista ha utilizzato Internet e le sue svariate comunità digitali anche come archivio di immagini per i video della sua trilogia Betamale Trilogy (realizzati tra il 2013 e il 2015), composta dalle installazioni Still Life (Betamale), Mainsqueeze e Erysichthon presenti in mostra. Come nei romanzi di Georges Bataille, dove nello spazio claustrofobico e rovinoso della scrittura la storia implode su se stessa, moltiplicando i piani narrativi e le sue rappresentazioni, anche nei video della Betamale Trilogy si ha la sensazione di essere intrappolati in una spirale di situazioni stranianti e seduttive. Rafman rappresenta con grande abilità l’ambiguo potere seduttivo della rete che sembra promettere libertà e mondi da scoprire, mentre in realtà imprigiona l’utente in uno spazio tracciato da algoritmi e da agenzie che ne elaborano i dati di navigazione per poi rivenderli.

L'immersione in rete, anche nelle zone più nascoste del “deep web”, compiuta da Jon Rafman gli ha permesso di assumere le vesti dell'antropologo amatoriale e del flâneur digitale che indaga il collasso epistemico che si è realizzato negli ultimi anni, nell'azzeramento della distinzione tra il mondo virtuale e quello analogico, tra la realtà e la sua rappresentazione virtuale. Nei suoi video una voce fuori campo poetica e ipnotica accompagna sempre le immagini, provenienti da sequenze selezionate da Internet, da videogame o da forum di chat online.

La memoria è uno dei temi al centro di molte delle sue opere. In A Man Digging (2013) composto da sequenze di videogiochi, tra cui  Max Payne 3, il protagonista parla dell'intrinseca mutabilità della memoria, in quanto dispositivo esperienziale che permette di riscrivere la storia personale e collettiva. Mentre il narratore va alla deriva, alla ricerca nostalgica del suo frammentato passato, Rafman ci porta, attraverso la superficie luccicante della memoria, ai limiti della realtà. Il video Remember Carthage (2013) narra la storia di un uomo che si imbarca su una nave diretta in Tunisia alla ricerca di una città nel deserto del Sahara che esisteva all’epoca di Cartagine. Malgrado questo luogo leggendario fosse conosciuto come la “Las Vegas del Maghreb”, di esso non rimane alcuna traccia. Nel video, composto da sequenze tratte sia da Second Life che dal videogioco Uncharted 3, c’è una voce fuori campo che descrive minuziosamente la sublime bellezza architettonica delle civiltà antiche. Remember Carthage si addentra non solo nel tema della memoria, ma anche in quello della contemporaneità della Storia, poiché, grazie alle più moderne tecnologie come quelle dei videogiochi e di Second Life, anche il passato può assumere nuove forme ed esercitare una nuova influenza.

Il video Dream Journal 2016-2017, nato dalla pratica di Rafman di trasformare i suoi sogni in video di animazione utilizzando dei software 3D amatoriali, è accompagnato da una colonna sonora composta da James Ferraro e Oneohtrix Point Never con cui l’artista aveva già collaborato. Le due protagoniste femminili – una rappresenta l'archetipo della Millennial, l'altra invece è una bambina guerriera – si imbarcano in un viaggio dantesco che assume i tratti di un universo distopico. La narrazione è intercalata da situazioni immaginarie caratterizzate da figure epiche classiche che danno vita a una serie di situazioni cupe e surreali: si tratta di una visualizzazione dell’inconscio dell’artista amplificato dalla navigazione in Internet.

All’ingresso della Palazzina dei Giardini i visitatori della mostra vengono accolti da una delle opere più recenti di Jon Rafman, Legendary Reality (2017) in cui l’artista ci conduce in un viaggio nell’ “inner space”. Un narratore anonimo racconta un viaggio immaginifico attraverso quello che sembra essere un paesaggio dai tratti fantascientifici invece potrebbe essere semplicemente ciò che vede dallo schermo del suo computer su cui scorrono dettagliate rappresentazioni storiche aumentate da esperienze virtuali.

Jon Rafman (Montreal, 1981) è un artista che si occupa di culture e sottoculture digitali, rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti dall'utilizzo dei dispositivi tecnologici. Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo I have ten thousand compound eyes and each is named suffering, Stedelijk Museum, Amsterdam (2016); Jon Rafman, Westfälischer Kunstverein, Münster (2016); Jon Rafman, Zabludowicz Collection, Londra (2015); The end of the end of the end, Contemporary Art Museum St. Louis (2014); Remember Carthage, New Online Art, New Museum, New York (2013); The Nine Eyes of Google Streetview, Saatchi Gallery, Londra (2012); Jon Rafman, online exhibition, Palais de Tokyo, Parigi (2012).

Ha partecipato a numerose mostre collettive tra cui: I was raised on the Internet, Museum of Contemporary Art Chicago (2018); Alone together, Musée d'art contemporain de Montréal (2018); ARS 17: Hello world!, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki (2017-2018); Jon Rafman / Stan Vanderbeek, Sprüth Magers, Los Angeles (2017); Manifesta 11, Zurigo (2016); Welcome to the Jungle, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2015); Speculations on Anonymous Materials, Fridericianum, Kassel (2013); Nine Eyes, Moscow Photobienniale (2012); Screenshots, William Benton Museum of Art, University of Connecticut (2012); From Here On, Les Rencontres de la photographie d’Arles, Arles (2011).

Fondazione Fotografia Modena e Galleria Civica di Modena fanno parte – insieme al Museo della Figurina – di FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, istituzione diretta da Diana Baldon e dedicata alla presentazione e alla promozione dell'arte e delle culture visive contemporanee.

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