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Il vescovo Staglianò al Duomo di Ragusa per la giornata del sollievo

San Giorgio 2016 il lancio dei palloncini

“Il fenomeno dei migranti? Siamo messi male. Perché questo fenomeno viene gestito sempre di più in termini economicistici ma ha bisogno di un approccio più umano. Come comunità cristiane siamo interessati, in nome di Gesù, a dare risalto all’accoglienza, alla carità e quindi a guardare queste persone, nostri fratelli che vengono sulle nostre coste e hanno bisogno, come a esseri umani che devono essere aiutati e sostenuti. Un fenomeno che il mio territorio diocesano, è il caso di Pozzallo, vive quotidianamente”. Lo ha detto a chiare lettere il vescovo della diocesi di Noto, mons. Antonio Staglianò, lunedì scorso, al Duomo di Ragusa, dove ha presieduto la santa messa in occasione della Giornata diocesana del sollievo, partecipata dall’Ufficio per la pastorale della salute, diretto da don Giorgio Occhipinti. A concelebrare la messa anche il parroco del Duomo, don Pietro Floridia, il vicario generale della Diocesi di Noto, mons. Angelo Giurdanella, e don Salvatore Giaquinta, cappellano ospedaliero al Maria Paternò Arezzo. L’iniziativa rientrava nel contesto dei solenni festeggiamenti in onore di San Giorgio, glorioso patrono di Ragusa, tuttora in fase di svolgimento. Ad animare la messa gli ammalati, i medici, gli operatori sanitari e i volontari delle varie associazioni che fanno rete per sostenere le fasce deboli. C’era anche l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Ragusa, Gianluca Leggio, e i rappresentanti dell’Associazione nazionale carabinieri. “In questa giornata del sollievo – ha detto mons. Staglianò – abbiamo voluto parlare della possibilità da parte dei soggetti umani di incontrare altre persone che si trovano nello sconforto, nell’afflizione, perché in condizioni di dolore, di sofferenza, per malattie che sono a volte così gravi da essere chiamate terminali oppure malattie radicali che inchiodano le persone a letto. Di fronte a questa situazione che si fa? Il cristiano non può dire semplicemente prego per te. E’ bene che preghi ma la preghiera insegnataci da Gesù è sempre corporea, fatta con le labbra a Dio, che porta chi la fa come ad ascendere nel cuore stesso di Dio e poi dal cuore stesso di Dio guardare giù e vedere l’afflizione dei fratelli e ciò comporta uno spostamento fisico, corporeo, di vicinanza, di prossimità, di cura, nei confronti di chi soffre, come ha fatto il buon samaritano. Dobbiamo comprendere che occorre recuperare l’autenticità cristiana nella nostra fede cattolica. Se ci rinchiudiamo dentro le chiese a pregare, non abbiamo svolto al meglio il nostro essere cristiani. Quando andiamo a trovare l‘ammalato, ci facciamo carico della famiglia stessa. Pregare con le labbra e non fare esperienza di carità concreta nell’anno della Misericordia non ha senso, dobbiamo praticare le opere di misericordia corporale”. Al termine della funzione, è stato lo stesso vescovo Staglianò, sul sagrato del Duomo, a lasciare andare verso il cielo alcuni palloncini bianchi e rossi, questi ultimi a forma di croce, per mettere in evidenza, in maniera simbolica, l’attenzione che tutti devono avere nei confronti di chi sta peggio, di chi soffre. E a questo proposito, di certo ricco di significati pregnanti anche il pellegrinaggio al cimitero di Ibla che, tenutosi lunedì mattina, ha visto il parroco, don Pietro Floridia, celebrare, come da tradizione, la santa messa. Un’attenzione speciale, dunque, rivolta ai cari estinti proprio nelle giornate in cui si celebra San Giorgio.

 

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