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Si apre oggi ad Aqaba, nel sud della Giordania, un vertice su Gaza al quale parteciperanno re Abdallah, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen. I tre leader - secondo l'agenzia Petra - discuteranno della guerra e degli sviluppi in Cisgiordania. Il vertice si terrà "come parte degli sforzi giordani per coordinare le posizioni e premere per un cessate il fuoco immediato e la fornitura di aiuti umanitari senza interruzioni". 

Il segretario di stato Usa Antony Blinken - dopo aver incontrato ieri la leadership israeliana - ha visto a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Abu Mazen.

Sul tavolo, il dossier della guerra a Gaza: è nota la posizione Usa che vuole un coinvolgimento dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella futura gestione della Striscia alla fine della guerra.

Secondo i media, Blinken è stato accolto al suo arrivo a Ramallah da manifestanti che hanno chiesto "Palestina Libera" e "Stop al genocidio". Subito dopo aver visto Blinken, Abu Mazen andrà ad Aqaba, in Giordania, per un incontro sullo stesso tema con re Abdallah e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Antony Blinken invece andrà in Bahrain come tappa a sorpresa del tour in Medio Oriente. Lo rende noto un funzionario Usa.

Gaza "è parte inseparabile dello Stato palestinese e non consentiremo alcun tentativo di sradicare il nostro popolo dalla Cisgiordania, da Gerusalemme e dalla Striscia". Lo ha ribadito il presidente palestinese Abu Mazen nell'incontro a Ramallah con il segretario di stato Usa Antony Blinken. Abu Mazen, citato dai media, ha sottolineato "la necessità che siano scongelati i fondi delle tasse perché la loro trattenuta è contraria agli accordi con Israele e alla legge internazionale". Abu Mazen ha anche ribadito l'urgenza di portare "aiuto umanitario a Gaza" e di porre fine alla "guerra di sterminio" contro il popolo palestinese nella Striscia.

Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 23.357 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra. Hamas ha anche riferito di 59.410 feriti. La maggior parte delle vittime, secondo la stessa fonte, "erano donne, adolescenti e bambini".

Israele ha annunciato intanto la morte di un altro soldato, ucciso in battaglia nel centro di Gaza. Lo ha detto il portavoce militare secondo cui si tratta del riservista Elkana Newlander (24 anni). Il bilancio dei soldati uccisi in combattimento dall'inizio dell'operazione di terra nella Striscia è ora di 186.

Israele deve evitare ulteriori danni ai civili nella guerra che sta conducendo contro Hamas a Gaza e che ha già provocato troppi morti, oltre 23mila finora.

Nella sua quarta missione a Tel Aviv dal 7 ottobre, il segretario di Stato Usa Antony Blinken è tornato ieri ad incalzare il premier Benyamin Netanyahu pur ribadendo il pieno sostegno a Israele per impedire in futuro un nuovo attacco terroristico dei miliziani palestinesi. Sebbene per gli Usa l'accusa di genocidio mossa contro lo Stato ebraico all'Aja sia "infondata", il bilancio delle vittime nella Striscia, in particolare di civili e bambini, "è troppo alto", ha avvertito l'inviato di Joe Biden. Che, partecipando a una riunione del gabinetto di guerra israeliano, ha ottenuto che una delegazione dell'Onu visiti il nord di Gaza per rendersi conto della situazione sul terreno, in particolare umanitaria, e per svolgere "una valutazione" in vista del rientro degli sfollati alle loro case.

Per Blinken, "la guerra a Gaza potrebbe finire domani se Hamas prendesse le decisioni giuste" ma, ha insistito, per "una pace duratura" serve la nascita di uno Stato palestinese, così come chiedono molti Paesi della regione visitati dal capo della diplomazia americana prima della tappa a Tel Aviv. "Il punto di vista espresso da questi Paesi - ha spiegato - è fondamentale per porre fine una volta per tutte a un ciclo di violenza attraverso la realizzazione dei diritti politici palestinesi". In omaggio alle preoccupazioni Usa per le attività dei coloni, Israele ha fatto coincidere l'arrivo di Blinken con lo sgombero a sorpresa di un insediamento ebraico presso Betlemme, in Cisgiordania, e la demolizione di abitazioni in alcuni avamposti eretti nelle vicinanze della colonia Pney Kedem, mentre il ministero degli Esteri ha negato che ci sia un piano per trasferire la popolazione di Gaza in Africa: "Non siamo impegnati nell'esame della fattibilità" di questo dossier, ha assicurato il portavoce. Il ministro della destra radicale Itamar Ben Gvir - tra i sostenitori dell'uscita dei palestinesi dalla Striscia e del ritorno dei coloni - ha però avvertito il segretario di Stato che "non è tempo di parlare dolcemente con Hamas" ma "di usare un grosso bastone".

 

Fonti ansa e varie agenzie 

"Sul Mes la Lega non ha mai cambiato idea in vent'anni, è uno strumento inutile se non dannoso che porterebbe un lavoratore italiano a dover mettere dei soldi per salvare una banca tedesca. Non penso sia utile e siccome il Parlamento è sovrano, il Parlamento vota in base all'interesse nazionale italiano: i tedeschi fanno gli interessi tedeschi, noi quelli degli italiani. La posizione della Lega è sempre stata e continua a essere chiara". 

Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, intervenuto all'inaugurazione del ponte Leonardo DaVinci a Sasso Marconi (Bologna). 

La riforma del Mes è stata bocciata: il voto della Camera dei deputati ha messo la parola fine al meccanismo europeo di stabilità. Il testo è stato respinto con 72 voti a favore, 184 contrari e 44 astenuti. Contrari alla ratifica Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 Stelle, mentre Forza Italia si è astenuta insieme all’alleanza Verdi-Sinistra. Favorevoli Partito Democratico, Italia Viva e Azione. Un voto che ha un peso significativo sia sul versante sostanziale che su quello politico.

Intanto per chi non ha memoria e non capisce l'importanza del voto del Parlamento Italiano :

Il Mes nella sua forma estesa e più rigorosa cosa comporterebbe per un Paese che vi facesse ricorso. Giova, per avvertire dei rischi, ricordare che successe quando la “Troika“, nel 2011, appaltò al Fondo salva-Stati guidato, come oggi, dal tedesco Klaus Regling, l’individuazione delle condizionalità ritenute più efficaci per concedere alla Grecia un pacchetto di aiuti da otto miliardi di euro.

A recuperare questo capitolo di storia non entusiasmante del recente passato europeo è stato il quotidiano Italia Oggi, che ha segnalato cosa fu imposto ad Atene per dare via libera al piano di salvataggio. La Grecia barattò il “semaforo verde” agli aiuti con la firma di un accordo che la impegnava a:

Tagliare del 40% lo stipendio a 30mila dipendenti pubblici messi, di punto in bianco, in temporaneo congedo.
Licenziare coloro che tra i 30mila occupati dopo 12 mesi non avessero trovato un lavoro nel settore privato e applicare la stessa cura da cavallo a altri 120 mila statali.
Abolire la tredicesima sulle pensioni e tagliare del 20% le pensioni superiori a 1.200 euro lordi. I tagli alle pensioni sarebbero continuati anche durante il governo di sinistra di Alexis Tsipras. Tra il 2010 e il 2018 le pensioni degli anziani greci sono state ridotte fra il 50-60% arrivando a circa 665 euro di media, spesso come unica fonte di sostentamento di interi nuclei familiari in un contesto di crescente disoccupazione.
Avviare la privatizzazione degli asset strategici. Dagli aeroporti al porto del Pireo, passando per le utility energetiche e le ferrovie Atene è diventata terra di conquista e svendita per capitali stranieri in cerca di facile rendimento.

Un uomo non sospettabile di euroscetticismo come Massimo D’Alema, in un’intervista a Sky Tg24 del 2015 divenuta molto celebre, ha sottolineato che questo bagno di sangue serviva a sbloccare finanziamenti al governo di Atene utili a ripagare i debiti col sistema finanziario franco-tedesco accumulati negli anni.

I 250 miliardi di piani di risanamento strutturale, inaugurati dalle condizionalità del Mes, hanno rappresentato il patibolo per l’economia e le prospettive di rinascita della Grecia. Il potere di acquisto in dieci anni (2008-2018) si è ridotto del 28%, la disoccupazione ha sfondato la soglia del 23% e anche il debito pubblico è esploso oltre il 180% del Pil senza che i cittadini greci avessero la prospettiva di un minimo sollievo dall’austerità che ha mandato al tappeto il Paese. Le proiezioni basate sui dati messi in campo dal Mes e dalla Troika, sottolineava nel 2018 Bloomberg in un articolo  ripreso da Voci dall’Estero, “ assumono un livello di austerità impossibile: la Grecia deve realizzare un avanzo primario di bilancio (al netto degli interessi) del 3,4% del Pil per un decennio, e poi del 2,2% fino all’anno 2060 – qualcosa che nessun paese dell’area dell’euro con una così  precaria storia economica ha mai fatto”. Questo è la conseguenza della firma dell’adesione incondizionata al fondo salva-Stati. Una Caporetto che nessun Paese, oggigiorno può permettersi.

Tornando al voto di oggi : “Il governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes. Si tratta di un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente”, recitano fonti di Palazzo Chigi: “In ogni caso il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria”.

"Prendiamo atto del voto del Parlamento. Il Parlamento è sovrano", ha commentato il vice ministro all'Economia Maurizio Leo. "Il Parlamento boccia il Mes: pensionati e lavoratori italiani non rischieranno di pagare il salvataggio delle banche straniere. E pazienza se a sinistra si arrabbieranno. Una battaglia della Lega combattuta per anni e finalmente vinta. Avanti così, a testa alta e senza paura", ha spiegato su Instagram il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.

L’Italia è infatti l’unico Paese dell’Eurozona a non ratificare il Mes, bloccando di fatto tutti gli altri venti Stati che avevano già concluso il procedimento di ratifica interno. Il no definitivo di Roma è arrivato dopo diversi rinvii legati a posizioni differenti nella maggioranza. Nel voto odierno alla Camera, infatti, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato contro, mentre Forza Italia e Noi Moderati si sono astenuti

“Non ci saranno reazioni negative dei mercati. Il Mes è diventato un salva banche e per fortuna il sistema bancario gode di ottima salute”, ha precisato Lucaselli di Fratelli d’Italia, lasciando intendere che il Pdl di ratifica potrebbe essere votato quando il regolamento permetterà di presentare il testo identico all’attuale. 

Fonti di Palazzo Chigi hanno spiegato che "il governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell'Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes. Si tratta di un'integrazione di relativo interesse e attualità per l'Italia, visto che come elemento principale prevede l'estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente. In ogni caso - hanno osservano le stesse fonti - il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria".

Per Chigi, "la scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica del Mes può essere l'occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all'intera Eurozona".

Le opposizioni sono sul piede di guerra, con il Partito Democratico visibilmente contrariato dalla linea del governo. Particolarmente muscolare l’affondo del dem Provenzano: “Hanno sbagliato tutto sul Patto di stabilità e ora per coprire il fallimento bocciano il Mes. Un’inutile rappresaglia, com’era inutile arma negoziale. La maggioranza si spacca, smentisce Giorgetti. Hanno perso in giro l’Europa e oggi lo ammettono. Col Governo Meloni a perdere è l’Italia”. Clima rovente.

 

Fonti :  Nicola Porro / Agi / e varie agenzie 

 

 

Oltre un'ora sul palco, bevendo direttamente dalla bottiglietta dell'acqua, sul quale alla fine salgono i giovani militanti che hanno fatto i volontari nella kermesse FdI. Anche La leader del partito indossa la loro felpa e si commuove. Alla platea si rivolge con un informale "tesò" per rispondere a chi la incita, e altrettanto informalmente ringrazia "chi si è fatto il mazzo" per mettere in piedi l'intera manifestazione. "Compresa Arianna", cioè la sorella, responsabile di vertice del partito.

"Fino a quando gli italiani sono al mio fianco non c'è verso di liberarsi di me", assicura "Io sono molto più resistente di quanto i miei nemici si aspettano. In vita mia non sono scappata mai e non intendo farlo ora".

Ma ecco in sintesi alcuni dei passaggi centrali del lungo intervento della presidente del Consiglio, e leader FdI, dal palco di Atreju  :

L'omaggio a Silvio Berlusconi: "Il mio ringraziamento a chi non c'è più, grazie a Silvio Berlusconi".

Schlein e il no ad Atreju: "Ho letto che Elly Schlein ha dichiarato che 'in altri palchi vedo persone che sono li' solo per accreditarsi con chi comanda. Potrei fare l'elenco delle persone che hanno sfilato su questo palco in 25 anni. si potrebbe dire che non ci sono i comunisti di una volta ma quello che le voglio dire è che puoi anche decidere di non partecipare ma non per questo devi insultare chi ha accettato questo invito perché hanno avuto un coraggio che a voi difetta".

Tolkien e la Compagnia dell'Anello: "è vero, quell'anello è insidioso. Per la sinistra quello sarebbe l'unico libro che avrei letto, e non vogliamo scuotere le loro certezze... 'Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli'... Quell'anello non ci avrà mai. Noi siamo oggi le stesse persone che eravamo ieri".

Influencer e Panettoni: "Il modello da seguire non sono gli influencer che sui social promuovono carissimi panettoni, il cui ricavato servirà solo ad arricchire cachet. Il modello da seguire è l'eccellenza italiana, dire ai giovani che creare quei prodotti è più straordinario che limitarsi a mostrarli".

Maternità surrogata:"I bambini non sono un oggetto, non si comprano e non si vendono . La maternità non è un business. Per questo sono fiera che grazie ai nostri parlamentari la maternità surrogata diventerà presto un reato universale".

Tra Caivano e Gomorra: "Caivano è un territorio che era stato abbandonato dallo Stato. Voglio ringraziare di cuore le forze dell'ordine che presidiano quel territorio, uomini e donne talvolta figli e figlie di quei territori che hanno scelto la libertà e la legge che difende quella libertà. Storie da raccontare che nessuno scrittore racconta, forse perché i camorristi fanno vendere molto di più, ci si fanno le serie televisive, regalano celebrità, ricchezza e magari un pulpito da New York da cui dare lezioni di legalità agli italiani. Sempre, s'intende, a pagamento".

Sunak e Rama ospiti: "Voglio ringraziare Rishi Sunak, che sta facendo un lavoro straordinario sul tema dell'immigrazione, per aver riconosciuto la nostra leadership globale. E voglio ringraziare per questo accordo il primo ministro Rama, esprimergli la mia solidarietà per gli attacchi ricevuti da alcuni partiti italiani, in particolare il Pd, che ha proposto di espellerlo dai Socialisti europei".

Referendum e riforme: "Qualcuno spera che 'Meloni faccia la fine di Renzi' ma il referendum non sarà su di me, è sul futuro di questa nazione. Quel futuro sarà nelle mani non dei partiti, non dei giornali, ma degli italiani che sono molto più consapevoli di certo mainstream che li rappresenta".

Ci contrasterebbe anche con mezzi non legittimi : "Si conclude un anno durissimo, se ne sta per aprire un altro con sfide talmente imponenti che solo una comunità politica capace di enormi slanci può affrontare. Verremo contrastati con ogni mezzo, anche quelli non proprio legittimi, ma in fondo è un bene, gli avversari sono sempre un bene perchè ti spingono a fare meglio"

Giorgia Meloni chiude Atreju con un intervento a tutto campo che tiene insieme i rapporti nella maggioranza (rivolge un nuovo saluto postumo a Silvio Berlusconi, ringrazia Matteo Salvini e Antonio Tajani per "questi mesi di amicizia e lealtà")

Intanto su Patto di stabilità "Io non posso accettare un Patto di stabilità che nessun governo potrebbe rispettare".

Non sono bastati né il Consiglio europeo né, soprattutto, il lungo incontro notturno con Emmanuel Macron e Olaf Scholz a convincere Roma sulla nuova governance economica.

Al prossimo nuovo Ecofin straordinario è stato convocato per mettere la parola fine alla trattativa. La bozza della riforma è già pubblicata sul sito della presidenza spagnola, segnale chiaro che l'Europa vuole stringere. Ma per l'Italia il lavoro non è finito. "Ci sono tre punti che possono cambiare l'equilibrio", ha spiegato la premier Giorgia Meloni al termine dell'ultimo summit Ue del 2023.

Fonte Agi e varie Agenzie

 

 

 

 

La Corte Suprema del Colorado ha escluso Donald Trump dalla corsa presidenziale nel 2024 per quanto riguarda il proprio Stato, dichiarandolo ineleggibile per la Casa Bianca, a causa del suo coinvolgimento nell'insurrezione del 6 gennaio 2021, quando centinaia di suoi sostenitori avevano assaltato il Congresso.

Si tratta del primo candidato presidenziale della storia Usa ad essere dichiarato ineleggibile in base al 14mo emendamento, che esclude dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in "insurrezioni o rivolte" contro il governo americano

La palla ora passa alla Corte Suprema Usa. I guai giudiziari dell’ex presidente hanno il tempo contato per correre ai ripari, dal momento che i sommi giudici del Colorado hanno sospeso l’applicazione della sentenza – che di fatto esclude Trump dalle primarie repubblicane del 5 marzo – fino al 4 gennaio per permettere il ricorso alla Corte Suprema.

Trump, che è stato incriminato per quei fatti, ha annunciato il ricorso alla Corte Suprema federale. La decisione del Colorado, che potrebbe essere seguita da altri Stati, porterà all'intervento dei giudici supremi di Washington Dc, che dovranno dirimere la questione e stabilire se Trump è legittimato a candidarsi per ricoprire il ruolo di presidente degli Stati Uniti. Il pronunciamento varrà non solo per il Colorado, ma per tutti gli altri Stati.

È la prima volta nella storia che il Comma 3 del 14esimo Emendamento (approvato dopo la guerra di Secessione americana) viene utilizzato per bandire un candidato alla presidenza. Il testo costituzionale sancisce che “nessuno potrà essere senatore o rappresentante nel Congresso, o elettore per il presidente e il vice-presidente o potrà tenere qualsiasi ufficio, civile o militare, presso gli Stati Uniti o presso qualsiasi Stato, se, avendo previamente prestato giuramento – come membro del Congresso o come funzionario degli Stati Uniti o come membro del Legislativo di uno Stato o come funzionario amministrativo o giudiziario in uno Stato – di difendere la Costituzione degli Stati Uniti,  abbia preso parte a un'insurrezione o ribellione contro di essi o abbia dato aiuto o sostegno ai loro nemici. Ma il Congresso può, col voto dei due terzi di ciascuna Camera, rimuovere questa causa di interdizione”.

Lo staff del tycoon ha definito "sbagliata e antidemocratica" la decisione. Intanto Trump è stato escluso dalle primarie di partito. La Corte Suprema statale ha deciso con una votazione di 4 a 3.

"La maggioranza della corte - hanno scritto i giudici nel dispositivo - ritiene che il presidente Trump non possa ricoprire l'incarico di presidente in base alla Sezione 3 del 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti".

"Poiché non è legittimato - continuano - sarebbe un errore inserirlo come candidato alle primarie presidenziali".

"Noi - hanno sottolineato - non abbiamo raggiunto queste conclusioni con leggerezza. Siamo consapevoli della magnitudine e del peso delle questioni che ci troviamo di fronte. Siamo, tuttavia, consci del nostro solenne dovere di applicare la legge, senza paura o favoritismi, e senza farsi influenzare dalla reazione pubblica alla decisione a cui siamo giunti".

Casi simili erano stati rigettati in Minnesota e New Hampshire. In Michigan un giudice ha stabilito che la questione era politica e non spettava a lui decidere, mentre secondo una corte d'appello Trump non andava tolto dalla corsa.

L'aspettativa dei più è che la Corte a maggioranza repubblicana rovescerà la sentenza del Colorado o perlomeno la sospenderà. Ma esperti giuristi sottolineano come “alcuni suoi membri di fede repubblicana, che appartengono alla scuola 'originalista', cioè legata all'interpretazione letterale della carta costituzionale, si potrebbero trovare davanti ad un dilemma", spiega Ian Bassin, direttore di Protected Democracy. "Così se la Corte dovesse applicare semplicemente la legge, allora la semplice lettura della legge richiederebbe la conferma della decisione del Colorado - aggiunge – ma naturalmente la Corte non esiste nel vuoto, risponde alla politica e la realtà politica è che Trump ha costruito un enorme seguito politico". Parole che suggeriscono la portata del terremoto politico, e della risposta nel Paese, che potrebbe arrivare da una conferma da parte della Corte Suprema della decisione del Colorado, che avrebbe perciò un valore nazionale dell'ineleggibilità dell’ex presidente Usa.

“È un giorno triste per l’America” ha scritto l’ex presidente Usa sul social Truth annunciando il ricorso. Nel post Trump ha definito “squilibrato” il procuratore Jake Smith, e “corrotto” il presidente Joe Biden.

"Noi combatteremo per l'America come mai fatto prima. È la nostra battaglia finale, con voi al mio fianco. Cacceremo i globalisti, i marxisti comunisti e fascisti e sfratteremo Joe Biden dalla Casa Bianca e finiremo il lavoro una volta per tutte". Lo ha detto Donald Trump, parlando ai suoi sostenitori a Waterloo, Iowa.

 

Fonte varie agenzie stampa

 

 

Che cos’è il Patto di stabilità? Una domanda questa che in molti si staranno facendo visto l’ennesimo scontro in atto a Bruxelles, con l’Italia pronta a salire sull’Aventino e ad apporre il veto alla ratifica delle modifiche elaborate dalla Commissione.

E perché l’Italia potrebbe mettere il veto alla ratifica delle modifiche: dopo la sospensione causa Covid, nel 2024 torneranno in auge i vincoli comunitari che il nostro Paese al momento non riuscirebbe a rispettare.

Il Patto di stabilità è uno dei pilastri su cui si regge l’Unione europea e serve ad armonizzare le politiche di bilancio pubblico perseguite dai Paesi membri. Lo scopo è quello di garantire la stabilità economica interna e si basa su due parametri fondamentali: il deficit dei singoli Stati contraenti e il rapporto debito pubblico e Pil.

Chi non rispetta i vincoli concordati rischia una pesante procedura d’infrazione che si traduce dapprima in una raccomandazione e poi in una sanzione vera e propria. A causa del Covid è stato sospeso fino al 31 dicembre 2023 e nel 2024 tornerà a essere in vigore.

Visto il mutato quadro economico continentale, con lo scoppio della guerra in Ucraina che ha minato la ripresa post-Covid, l’Unione europea è pronta ad apportare delle modifiche al Patto di stabilità. Per Giorgia Meloni però le condizioni elaborate da Bruxelles resterebbero troppo stringenti e proibitive per l’Italia minacciando il possibile ricorso al veto.

Giorgia Meloni - l’Italia non riuscirebbe comunque a rispettare le nuove regole - tanto che la premier non ha escluso il ricorso al veto: “Credo si debba fare una valutazione su ciò che è meglio per l’Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io farò tutto quello che posso”.

Dopo essere stato sospeso per tre anni a causa della pandemia, nel 2024 il Patto di stabilità tornerà a essere in vigore e, se così fosse, l’Italia non riuscirebbe a rispettare i parametri soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra deficit e Pil: al momento siamo oltre il 140%, ben lontani dal tetto massimo del 60%.

L’Italia però sarebbe in buona compagnia visto che sarebbero ben tredici gli Stati membri a sforare questo parametro, con solo la Grecia però che starebbe peggio di noi. Ad aprile 2023 la commissione europea ha elaborato delle modifiche al Patto di stabilità che adesso però devono essere ratificate.

"La partita della riforma del Patto di Stabilità europeo è difficilissima, è ancora aperta" e "a Bruxelles riconoscono che la nostra politica di bilancio è seria". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio Ue parlando della riforma del patto di stabilità. "Il nostro approccio è stato sempre pragmatico. "Non possiamo permetterci" che non ci sia nella riforma il rilancio della crescita, ha osservato la premier, sottolineando che "la misura del superbonus pesa come un macigno" ma "l'Italia è una nazione virtuosa che si presenta con le carte in regola".

"Si parte da posizioni che sono tra loro molto distanti. La posizione definitiva dell'Italia andrà presa quando sapremo esattamente dove si è fermata la trattativa". Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è espresso così sul Patto di Stabilità, nella replica alla Camera in vista del Consiglio Ue. L'Italia ha "un approccio costruttivo e pragmatico ma dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni", ha affermato.

"La trattativa è serrata. Riteniamo che con la posizione italiana si stia difendendo il futuro dell'Europa. Faremo modo di ottenere la migliore soluzione possibile. Non darò il mio assenso a un patto di stabilita' che nessun governo, non solo il nostro, può rispettare", ha sottolineato.  "Preferisco essere accusata" di isolamento "piuttosto di aver svenduto l'Italia come è capitato ad altri".  

"Il governo è impegnato da mesi in condizioni negoziali non semplici, nelle quali mai abbiamo smesso di perorare un approccio costruttivo e pragmatico, che consente finalmente di bilanciare l'elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l' imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti", ha detto la premier, "non è stato così fino ad oggi, non possiamo permetterci che continui ad essere così da domani. Ma voglio dire che, a dispetto delle semplificazioni giornalistiche che spesso alimentano una contrapposizione" tra i "Paesi virtuosi e Paesi spreconi, tra frugali e spendaccioni, oggi la posizione negoziale dell'Italia parte da una base di credibilità e serietà che ci viene riconosciuta, grazie all'azione del nostro governo e a quella in particolare del ministro Giorgetti".

"Abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione del Pnrr", ha dettoancora  la presidente del Consiglio, che ha ringraziato il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto: "grazie all'impegno encomiabile di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l'attuazione del Pnrr, che oggi ci vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e da tutti gli analisti economici".

"Ricordo ancora - ha aggiunto - quando, nei mesi della campagna elettorale, la nostra annunciata volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico completamente diverso da quello attuale veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l'Italia con un piede fuori dall'Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici. Con tenacia e perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed è stato fatto", ha concluso.

Nel gergo comune viene chiamato “Patto di stabilità” ma, in realtà, si tratta dello “Stability and Growth Pact” (quindi patto di stabilità e crescita) con il quale l’Unione europea richiede ai Paesi membri il rispetto di alcuni parametri di bilancio.
Nel dettaglio, il Patto di stabilità consiste nel rispetto delle seguenti soglie:
il rapporto deficit e Pil non deve superare il 3%
il rapporto debito pubblico e Pil non deve superare il 60%
Stando alle parole della Commissione europea, i parametri previsti nel Patto di stabilità “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche” e a “correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi”.

Gli Stati membri che non soddisfano i parametri previsti dal Patto di stabilità (rapporto deficit/Pil < 3% e rapporto debito/Pil < 60%) possono subire la procedura d’ infrazione prevista all’articolo 104 del Trattato che consta in tre fasi:

avvertimento;
raccomandazione;
sanzione.

Qualora il disavanzo di un Paese membro si avvicinasse al tetto del 3% del Pil, la Commissione europea propone - su approvazione del Consiglio dei ministri europei in sede di Ecofin - l’avvertimento preventivo (early warning) al quale segue una raccomandazione vera e propria se tale soglia viene superata.

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

 

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