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Forse ci siamo. In politica il condizionale è d'obbligo, fino all'ultimo le cose potrebbero cambiare, addirittura saltare.
Ma questa volta Berlusconi e Renzi sono davvero a un passo dal chiudere la riforma elettorale. Anzi: loro l'hanno chiusa.Cosi :
Quasi fatta per l'accordo sulla legge elettorale. Via libera al 37% per il premio di maggioranza, alla delega al governo sui collegi e al Salva-Lega. La soglia di sbarramento per i partiti che si presentano in coalizione scenderebbe dal 5 al 4,5%. Sarebbe questo - secondo quando viene riferito - uno dei punti dell'accordo tra Fi e Pd sulla riforma della legge elettorale. Dovrebbe essere poi stato fissato a 45 giorni il limite per la delega al governo per ridisegnare i collegi

"L'accordo - secondo il capogruppo Pd in commissione Emanuele Fiano - esce migliorato da quello presentato nella direzione ed è il migliore nelle condizioni date. Così - prosegue - non si chiude la porta ai partiti minori e si rappresentano le forze territoriali". La minoranza del Pd resta critica. "Bene che si sia alzata la soglia a 37 - spiega il bersaniano Alfredo D'Attorre - ma restano i nodi delle liste bloccate e delle soglie. E' una legge troppo sbilanciata a favore di Berlusconi e di Forza Italia.

"Bene così - su Twitter il segretario del Pd Matteo Renzi - Adesso sotto con il Senato, le Province e il Titolo V. E soprattutto con il Jobs act. Dai che questa è la volta buona"."Le riforme istituzionali, la legge elettorale e la fine del bicameralismo paritario che rappresenta una cosa obsoleta nel nostro paese, sono fondamentali per la stabilita' e per mandare avanti il nostro paese. E' una buona notizia per l'Italia se riusciamo a farle". Lo ha detto il premier Enrico Letta a Bruxelles.

"Ognuno ha la sua legge ideale in testa. Ma abbiamo fatto una legge che migliora l'attuale nell'interesse dei cittadini, non nell'interesse del Pd". Maria Elena Boschi, a chi le domanda delle perplessità della minoranza Dem sui listini bloccati risponde: "Sarebbe difficile spiegare che facciamo saltare tutto per un singolo punto". "Da parte del Pd non ci saranno" franchi tiratori in Aula alla Camera: "ci sarà serietà e credo che il Pd resterà unito e compatto come è stato fino ad ora in Parlamento", ha detto la responsabile riforme Pd, rispondendo a chi la interpella all'uscita dalla sede del Pd.

"La storia della Lega degli ultimi 20 anni - dice Maroni - è anche storia di coalizione: non per affinità ideologiche, ma sulla base di contenuti e programmi. Io sono favorevole, perchè l'esperienza di coalizione che sto facendo al governo della Lombardia, con i colleghi di Piemonte e Veneto ha buoni risultati e penso debba proseguire. Ma è una decisione che spetta agli organi della Lega".

Per il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera e relatore alla riforma elettorale Francesco Paolo Sisto (Fi), "sembra che sia vicino l'accordo sulle soglie al 4,5%, all'8, 12 e 37%". Le soglie a cui si riferisce Sisto sono quella di sbarramento per i partiti (4,5%), per i partiti che corrono fuori dalle coalizioni (8%), per le coalizioni (12%) nonché quella per il premio di maggioranza, che secondo Sisto scende al 15%.

"Siamo contrari - afferma Ciccio Ferrara, di Sel - ad una riforma elettorale che ha come unico scopo quello di limitare la rappresentanza di milioni di cittadini il cui voto non troverebbe nessuna corrispondenza in Parlamento". Il partito di Vendola è pronto a "dare battaglia contro questa legge Forzaitalicum". "La sua vocazione maggioritaria di veltroniana memoria dimostra un'idea proprietaria della politica - prosegue l'esponente di Sel - e il disprezzo dei partiti più grandi nei confronti delle minoranze. E' una legge antidemocratica che non risolve i nodi di incostituzionalità del Porcellum e aumenta ancora di più la distanza tra i cittadini e la politica, e si dimentica - colpevolmente - del gigantesco tema della democrazia italiana rappresentato dal conflitto di interessi. Sel - conclude Ferrara - e' pronta a dare battaglia in commissione e in Aula contro questa legge elettorale ForzaItalicum

Tira una brutta aria di resa dei conti. Dopo settimane di ostruzionismo contro il dl Imu-Bankitalia, i Cinque Stelle decidono di sferrare contro il Quirinale un attacco senza precedenti
Il boia Napolitano avalla queste posizioni per cucirci la bocca" è la sentenza letta dal deputato stellato Giorgio Sorial nel corso di una conferenza stampa dai toni accesi. Le accuse mosse al capo dello Stato sono tutt'altro che velate: si parla di incostituzionalità dei decreti firmati da Re Giorgio e, soprattutto, si minaccia della messa in stato di accusa. Il movimento di Beppe Grillo prova così a sferrare un attacco frontale alla più alta carica dello Stato nella speranza di obbligarlo alle dimissioni.

Il presidente della Repubblica ha messo una "tagliola sulle opposizioni". Lo dice il deputato del M5s Giorgio Sorial annunciando una lettera al Capo dello Stato. "Il boia Napolitano sta avallando una serie di azioni per cucire la bocca all'opposizione" afferma.

Le parole che il deputato del M5S Sorial ha rivolto oggi al presidente Giorgio Napolitano sono assolutamente inaccettabili. Siamo di fronte a un oltraggio che non ha nessuna giustificazione, un attacco volgare alle nostre istituzioni democratiche. Esprimo al capo dello Stato la mia solidarietà e quella del Pd". Lo afferma la deputata Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Partito democratico.
Il riferimento del deputato M5S è in particolare al decreto Imu- Bankitalia: il capo dello Stato "cuce la bocca e taglia la testa all'opposizione" dice Sorial secondo il quale il Capo dello Stato "ha dimostrato di non essere garante delle opposizioni. Anzi, più di una volta ha mostrato di essere contro di noi". E non crede di esagerare nel tono delle sue invettive:" boia? Abbiamo lavorato in situazioni in cui non ci era concesso di lavorare. Proprio stamane su Bankitalia la capogruppo si è riunita per decidere se stringere ancora i tempi. Questo sta all'insindacabile discrezionalità della presidente della Camera ma se intervenisse il Presidente della Repubblica sa bene che potrebbe decidere se mettere la tagliola o meno". Anche il capogruppo al Senato, Maurizio Santangelo, lamenta una situazione che si ripete troppo di frequente. " Il Parlamento è esautorato del suo lavoro da un gran numero di decreti e siamo certi che parte della responsabilità si addebitare al Capo dello Stato a cui sta a cuore non un parlamento svuotato ma il duo Renzi-Berlusconi. Per questo chiediamo che Napolitano non sia solo il garante di un governo che cade a pezzi ma il garante di tutti".

"La messa in stato di accusa è una cosa che vedrete presto". Lo annuncia il deputato M5s Giorgio Sorial illustrando intanto la prima di una serie di lettere che verranno inviate al Capo dello Stato per denunciare la violazione della legge e dei regolamenti sull'approvazione di decreti. "Lo abbiamo detto da tempo, ci lavoriamo da tempo, non escludiamo a breve una formalizzazione" afferma anche il capogruppo al Senato Maurizio Santangelo spiegando anche che su questo tema non è prevista al momento alcuna consultazione degli iscritti.

"Non credo ce ne sia bisogno. Su questo concordiamo tutti". Sorial spiega invece che la messa in stato di accusa del Presidente sarà una cosa che "procederà parallelamente" alle iniziative di denuncia di violazione della legge e dei regolamenti sull'approvazione dei decreti. Per la deputata Laura Castelli, invece, la decisione di inviare lettere di protesta al Presidente per denunciare le violazioni nell'iter di approvazione di molti decreti "in realtà è un atto per difendere il Presidente. Noi lo aiutiamo denunciando fatti di cui neppure i giornali parlano" dice.

Il M5s invia al Capo dello Stato la prima di una serie di lettere di protesta che intende recapitargli per denunciare violazioni nell'iter di approvazione dei decreti. La prima missiva inviata riguarda l'iter di approvazione della legge di stabilità e di Bilancio. "Riteniamo denunciare una grave violazione della legge e dei regolamenti parlamentari, quindi dello stato di diritto" scrivono i Cinque Stelle che si rivolgono a Napolitano per il ruolo che detiene di "garanzia costituzionale e governativa".
Nel corso della conferenza stampa i grillini non fanno passi indietro sulla richiesta di impeachment. Anzi, fanno intendere che arriverà a breve. "Vogliamo sapere se il Capo dello Stato è garante della maggioranza o degli italiani. In questo momento non ci sembra che lo sia", commenta Elisa Bulgarelli ricordando i continui richiami di Napolitano all'omogeneità delle norme dei decreti legge. Con le lettere che invieranno al capo dello Stato, i Cinque Stelle fanno un'ulteriore passo verso la rottura definitiva con il Quirinale. La minaccia dell'impeachment, gli insulti, il "contro-discorso" di fine anno: la strategia dei seguaci del comico genovese mira a tenere sotto scacco Napolitano. Una strategia che destabilizza le altre forze politiche. Mentre i democrat invitano Santangelo e Sorial a "chiedere scusa", gli alfaniani si sono attivati per aprire un procedimento per vilipendio.

 

Nessuna apertura di Forza Italia sulle preferenze. Sarebbe questo l'esito dell'incontro, secondo fonti parlamentari, tra Denis Verdini e Maria Elena Boschi. Fi potrebbe invece concordare su un innalzamento della soglia dal 35 al 38 per cento. Il tema della riforma elettorale continua a tenere banco nel dibattito politico, dopo che ieri il premier ha detto che sarebbe preferibile per i cittadini poter scegliere attraverso le preferenze. In questo senso Angelino Alfano ha fatto appello a Berlusconi augurandosi che sul no alle preferenze il Cav 'si ravveda'. Contro le preferenze invece il ministro Dario Franceschini: "Vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent'anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle". Reintrodurre le preferenze sarebbe un errore, per Franceschini, "non soltanto perché farebbero quasi certamente saltare l'intesa raggiunta ma molto di più per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza". Le preferenze, spiega, "come tutti sanno, farebbero aumentare a dismisura i costi delle campagne elettorali dei singoli candidati, con tutti i rischi connessi, non sempre porterebbero in Parlamento i migliori e comunque lo priverebbero della presenza di competenze e professionalità indispensabili". "Io da capogruppo - aggiunge Franceschini - ho conosciuto deputati indispensabili per competenze e lavoro che non riuscirebbero mai a essere eletti. Non è un caso se in nessun paese di Europa sono utilizzate le preferenze per il parlamento nazionale, ma soltanto o collegi uninominali, da sempre la proposta del Pd, o liste corte, perché dappertutto cercano intelligentemente di avere gruppi parlamentari che siano un mix di radicamento territoriale e competenze"
La proposta di legge di riforma elettorale venuta fuori dai colloqui informali fra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è illegale. Lo afferma il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle alla Camera che ha scritto alla presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, una lettera denunciando tutte le violazioni del regolamento avvenute in commissione Affari costituzionali e chiedendole di intervenire per garantire il rispetto delle regole. "Il 'pregiudicatellum' - denuncia il M5S - è giunto in commissione non solo senza il vaglio degli uffici tecnici della Camera, ma addirittura senza neanche essere depositato. È stato presentato con una veste informale priva di elementi essenziali e imprescindibile per la discussione quali le tabelle che definiscono la divisione territoriale delle circoscrizioni e dei collegi plurinominali. Ciò, inoltre, è avvenuto dopo due giorni di discussione sul nulla, basata solo su indiscrezioni di stampa". Inoltre, evidenziano i grillini, il provvedimento, "giunto in commissione come un canovaccio, in un primo momento viene fintamente presentato come proposta di testo base (senza numero di protocollo e senza esser stato vagliato dagli uffici tecnici, come avviene per tutte le proposte di legge) per poi diventare una proposta di testo unificato', ovvero l'accorpamento delle diverse proposte di legge depositate dai gruppi parlamentari. Peccato che nel 'pregiudicatellum' ci siano elementi non presenti in alcuna delle proposte di legge depositate". Per il M5S, quindi si tratta di "una legge che nasce da un contesto extraparlamentare, mai depositata alla Camera e che viola numerose norme regolamentari. Ecco come fanno le cose il Pd di Renzi e Berlusconi. È stato chiesto alla Boldrini di intervenire per ristabilire la legalità in questo Parlamento. Ma si è certi che la vergogna non è termine noto a questi politici
L'Italicum è una legge peggiore dell'attuale, ci sono le liste bloccate, non ci sono le preferenze, c'è un premio elettorale del 20% quindi non c'è possibilità di scelta e sopravvivrebbero due-tre partiti'': lo ha detto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, intervistato da Sky Tg24 che ha diffuso una sintesi. ''È una legge fatta su misura per la convenienza di qualcuno - ha aggiunto Salvini - Detto questo, come Lega, continuiamo a dire che la nostra priorità è un'altra, è il lavoro, la disoccupazione, la farsa della mini Imu di oggi, la Tares e, l'euro che continua ad ammazzare le nostre imprese. Dopo tutto questo dibattito ci saremmo aspettati una legge elettorale più vicina alla libertà di scelta per i cittadini''. ''Io da segretario della Lega ho scoperto che c'era una norma salva Lega perché l'han detto tutti i giornali - ha proseguito Salvini - non mi interessa il salva Lega, guardiamo il principio. Una legge elettorale deve permettere la governabilità, sicuramente, però deve dare anche rappresentanza ai cittadini, ai territori, alle regioni: non è che se la Lega prende il 30% in alcune regioni e meno in altre deve sparire perché non siamo presenti in tutta Italia''.

Mi sembra che Renzi abbia fatto una cosa doverosa, per cambiare le regole del gioco bisogna parlare col leader dell'opposizione. La parte più significativa dell'accordo sulla legge elettorale è il superamento del bicameralismo perfetto, siamo l'unico paese ad averlo. Poi la riforma del titolo V. Nella proposta di nuova legge elettorale vedo due problemi, ma Parlamento non è un passacarte e potrà migliorarla. Il primo è lo sbarramento al 35%, con un premio di maggioranza così alto. Deve salire almeno al 40%. E poi le preferenze, che non vanno mitizzate. Però con i collegi così stretti non hanno controindicazioni, permettono solo agli italiani di scegliere". Lo ha detto il senatore Pierferdinando Casini intervenendo questa mattina ad Agorà, su Rai Tre. "Fidarsi di Berlusconi? Quando Berlusconi ha mandato a gambe all'aria la bicamerale c'erano altri interlocutori sia a sinistra che a destra. Oggi questa è l'ultima occasione per Berlusconi di un grande riscatto, non ha nessun motivo per saltare l'accordo sulla legge elettorale. E' lui che ha più da guadagnare rispetto a Renzi. La gente vuole risoluzione dei problemi. Renzi è stato pregiudicato, ma non banale. Ha parlato con Alfano, è venuto anche da me. Ha fatto un accordo con Berlusconi senza rompere con gli altri". Lo ha detto il senatore Pier Ferdinando Casini intervenendo questa mattina ad Agorà, su Rai Tre.

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta - si legge in una nota - ha accettato le dimissioni presentate dal ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, e ha assunto l'interim del dicastero. Letta ha inoltre convocato per questo pomeriggio a Palazzo Chigi i sottosegretari alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina e Giuseppe Castiglione.Ed ecco perche la De Girolamo si e dimessa :
"Mai, mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato. Mai, mai e poi mai ho violato la legge e la Costituzione. Mai, mai e poi mai il mio nome e' coinvolto nella truffa ai danni della Asl di Benevento". Nunzia De Girolamo, il 17 gennaio scorso alla Camera, ha negato ogni coinvolgimento nella sanitopoli sannita (in cui non e' indagata). Non nega di aver ricevuto "da piu' parti", richieste di intervenire per trovare incarichi nelle strutture sanitarie a "parenti, amici, compagne, mogli, fratelli". Ma "ho sempre detto no". Questi sono gli argomenti usati dal ministro dimissionario per replicare al suo principale accusatore, l'ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia.

Nell'ordinanza con cui dispone l'obbligo di dimora per Pisapia, il Gip parla di un "direttorio politico-partitico" che avrebbe condizionato le scelte della Asl. In una delle registrazioni consegnate da Pisapia alla procura, tra l'altro, emergerebbe una riunione in una masseria in cui il ministro avrebbe dato indicazioni su nomine e spostamenti. "Non esiste alcun direttorio - replica De Girolamo - Non ho mai indicato dirigenti medici o professionisti da nominare. Non ho mai sponsorizzato alcun incarico ai vertici della Asl e, piu' in generale, in qualsiasi struttura sanitaria pubblica". Il medico Arnaldo Falato mette pero' a verbale che in occasione del pensionamento di due primari lui disse che bisognava sopprimere quei posti, "ma furono Barone e Papa (due collaboratori del ministro, ndr) ad opporsi, 'volendo gli stessi favorire il subentro nel posto da primario del dottor Giovanni Molinaro'". "Respingo con fermezza ogni allusione a miei interessamenti, seppur per interposta persona, per favorire la nomina del dottor Molinaro" ha detto De Girolamo alla Camera.

Dai nastri di Pisapia emerge anche una conversazione riguardante il bar all'interno dell'ospedale Fatebenefratelli. Quel bar e' stato gestito per anni da Maurizio Liguori e il ministro, hanno riportato gli organi di informazione, avrebbe fatto pressione per far si' che, dopo la scadenza del contratto di affitto, venisse dato in gestione al fratello Franco Liguori. E' quest'ultimo, oggi, a gestire effettivamente il bar. Nel colloquio registrato da Pisapia, De Girolamo dice "Miche' (Michele Rossi, direttore della Asl, ndr), facciamo capire che un minino di comando ce l'abbiamo. Altrimenti mi fanno i coppetielli con questa storia. Mandagli i controlli e vaffanculo". "La mia era una battuta, del tutto decontestualizzata, legata ad altre vicende che in quel momento interessavano la struttura ospedaliera e creavano disagio sociale", si e' difesa il ministro aggiungendo che "non avevo alcun motivo di scacciare un Liguori con un altro Liguori". "E comunque - ha aggiunto - l'attuale gestore ha presentato un'offerta ritenuta economicamente piu' vantaggiosa da parte del Fatebenefratelli".

Alla Camera De Girolamo ha replicato anche a chi l'accusa di aver fatto telefonate per far togliere una multa della Asl ad un rivenditore di mozzarelle. "Mai fatto alcuna telefonata per annullare una sanzione. Non mi sono mai interessata della vicenda delle mozzarelle di Benevento".

Quanto all'appalto per il 118, di cui il ministro si sarebbe interessata per favorire un'azienda, secondo chi l'accusa, "pago ancora una volta - ha detto - lo scotto di aver cercato di dare risposte alle pressioni sociali provenienti dai lavoratori del settore che da mesi protestavano in quanto non erano pagati dall'affidataria del servizio".

Le ho detto che non condividevo le sue dimissioni e ho provato, invano, a trattenerla. Ma ha la testa dura, ha insistito ad andare avanti''. A dirlo il vicepremier Angelino Alfano in un'intervista a Repubblica. ''Nunzia in Parlamento si è difesa bene, ha usato parole chiare. Io le ero seduto accanto e lo rifarei'', dichiara Alfano. Il rapporto tra De Girolamo ed Enrico Letta, prosegue, ''è sempre stato molto solido e amichevole. Evidentemente si aspettava un'attestazione più calorosa da parte del premier''. Sulla legge elettorale, ''Renzi ha detto che è Berlusconi a non volere le preferenze, Grillo le vuole, tutti gli altri pure. Se questo è vero, significa che l'intesa è bloccata solo da Forza Italia. Ma non credo sia utile per loro assumersi la responsabilità storica di mantenere in vita la parte più odiosa e criticata del Porcellum, le liste bloccate'', afferma il leader di Ncd, che sottolinea: ''Non cerco accordi con la minoranza del Pd per sfruttare il voto segreto. Parlo a viso aperto e spero in un'intesa in 24 ore''. In merito a un'alleanza tra Ncd e Forza Italia in caso di elezioni anticipate, ''il centrodestra vince solo se è una coalizione, perché se lo scontro elettorale fosse tra Pd e Forza Italia, Renzi resterebbe avanti di dieci irrecuperabili punti'', dice Alfano. ''Noi speriamo di poter costruire il 'nuovo' centrodestra e non vorremmo essere costretti a costruire un 'altro' centrodestra''.

Il Ncd ha difeso in maniera chiara, trasparente e convinta l'amica e collega De Girolamo". Lo dice Renato Schifani, presidente del Comitato promotore del NCD, intervenendo a "Prima di tutto", Radio 1. "L'abbiamo sostenuta - aggiunge - perché abbiamo lamentato la procedura inaccettabile di rubare affermazioni in libertà che possono essere rese all'interno della propria intimità domestica e quindi sono conversazioni private che non hanno valenza giuridica, direi quindi un atto di barbarie. Siamo stati accanto a Nunzia senza se e senza ma sia in pubblico che in privato. L'aggressione mediatica e anche politica che ha subito è un fatto inaccettabile che ci ha molto amareggiato, ma abbiamo fatto squadra. Escludo ipotesi che possa concretizzarsi un suo ritorno in FI perché darebbe la sensazione di tornare nel partito solo perché è stata costretta a lasciare il ministero. Nunzia De Girolamo non ha mai dato e non darà mai, conoscendola, la sensazione di essere attaccata alla poltrona, Ha creduto nel progetto del NCD e resterà con noi. "

Ora più che mai il Pd è impegnato a portare a casa un percorso di riforme, legge elettorale, Titolo V, Senato gratis per il Paese e i suoi cittadini". Così Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Pd.

La decisione del ministro De Girolamo di dimettersi "mi ha sorpreso, non ne avevo avuto sentore". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino a Radio24. Rispondendo poi ad una domanda su un possibile rimpasto, ha aggiunto: "di rimpasto, anche da lontano e occupandomi di altro, ne ho letto sui giornali negli ultimi giorni".
"È una decisione del premier Letta, ho registrato le dimissioni ma non commento". Così il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge.

Non so. Io mi occupo di riforme, di lavoro, di tagli ai costi della politica. Il governo e i ministri - osserva Renzi in merito alle dimissioni di De Girolamo - sono un problema di Letta''. (Da intervista al "Messaggero").

Renzi è andato da Berlusconi ad Arcore e il condannato gli ha dettato la linea. Si è messo la camicina bianca ed è salito sul camper, scopiazzando il nostro programma». Così Beppe Grillo intrattenendosi con i corrispondenti stranieri nel bar della sede della stampa estera, prima di un incontro con i soli giornalisti stranieri. In realtà il vertice tra Renzi e Berlusconi a proposito della legge elettorale non è avvenuto ad Arcore ma nella sede del PD
«La legge elettorale che stanno facendo questi due - prosegue Grillo - è per fermare noi che siamo la variabile impazzita». Con l’Italicum «noi saremo tagliati fuori - prosegue -immaginate il ballottaggio tra noi e il Pd. A chi indirizzerà il voto Berlusconi con le sue tv e i giornali. Lo sappiamo che non abbiamo scampo per andare al governo. C’è il mutismo di Napolitano che non dice niente, di Letta che non dice niente. Perché il pericolo siamo noi».
Noi abbiamo preso il 25% poi c'è stato questo 'colpettino di Stato' di Napolitano che si è riunito con due persone una sera e fatto le larghe intese per bloccarci. Ci vedono come una anomalia. Dobbiamo avere a che fare con chi ti dice una cosa in faccia e poi ne vota un'altra". Così Beppe Grillo in conferenza presso la Stampa Estera a Roma. Poi riferendosi all'accordo tra Renzi e Berlusconi:
"La legge elettorale che stanno facendo 'questi due' è per fermare noi che siamo la variabile impazzita".

Con l'Italicum "noi saremo tagliati fuori, immaginate il ballottaggio tra noi e il Pd. A chi indirizzerà il voto Berlusconi con le sue tv e i giornali. Lo sappiamo che non abbiamo scampo per andare al governo. C'è il mutismo di Napolitano che non dice niente, di Letta che non dice niente. Perché il pericolo siamo noi". Poi Grillo non lo cita ma attacca il segretario del Pd Matteo Renzi: "Chi prende i voti per fare il sindaco deve fare il sindaco".
Risponde tra gli altri, dal Partito democratico, Andrea Martella, vice presidente del Gruppo Pd della Camera. «Difficile capire cosa voglia fare Grillo, se non puntare allo sfascio.- dice -. Dopo aver cambiato idea non si sa più quante volte sulla legge elettorale, oggi grida all’accordo per far fuori il suo movimento. La legge elettorale in realtà si cambia per cambiare la politica e non e per colpirlo. Continuando ad autoescludersi dal confronto però si fa fuori da solo».

Il titolo dell’incontro con i giornalisti cui partecipa Grillo è: «Contro l’Europa dell’austerity». Poco dopo l’inizio, appare sull’account Twitter dell’ex comico: «Noi del M5S siamo stati i primi a chiedere di rinegoziare il Fiscal Compact con una mozione. Il Pd ha votato no e se ne vanta».
A proposito di temi economi, Grillo ripropone anche l’idea di «un reddito per tutti, dalla nascita alla morte». «E come lo paghiamo? - aggiunge -. Con le pensioni, con una grande riforma fiscale».

«In Europa noi per adesso andiamo da soli, poi vedremo se c’è qualche gruppo tedesco o finlandese che condivide il nostro programma» dice inoltre Grillo. Che, nel discorso a tutto campo, parla anche di immigrazione: L’accoglienza dell’immigrazione «È una questione che dobbiamo spartire con l’Europa». Poi, dell’euro: «nessuno può dire “siamo a non siamo nell’euro”. Io voglio discutere, poi le decisioni si prendono con un referendum».
Quindi, rivolto a un giornalista, i l leader del M5S aggiunge: «Lei ha detto “coalizzarsi con altri partiti europei populisti”. Attenti con le parole, populista è un’offesa».
Infine, chiude: «Vinceremo le elezioni europee. Lo metteremo per iscritto».

"Speranza si dimetta per il caso del lobbista Tivelli". "Speranza fa un emendamento sulle pensioni d'oro: bellissimo, lo avremmo votato. Ma dopo una telefonata l'emendamento scompare. Abbiamo intercettato la telefonata e fatto espellere il lobbista. Ora dopo il lobbista dobbiamo cacciare il lobbizzato". L'attacco di Grillo al capogruppo del Pd alla Camera è nato dopo che il leader del M5S si è difeso dall'accusa di immobilismo. "Ci dicono che siamo immobili - ha detto Grillo - ma non è vero. Noi, ad esempio, avremmo votato l'emendamento sulle pensioni d'oro ma poi l'hanno ritirato". Grillo fa riferimento alla telefonata "intercettata" da alcuni parlamentari 'cinque stelle' davanti ad un commissione lo scorso dicembre. La telefonata è stata pubblicata sul sito di Grillo; successivamente, i parlamentari 'grillini' hanno protestato platealmente in Aula accusando le pressioni delel lobbies per bloccare i provvedimenti in Parlamento. La vicenda si è chiusa con l'intervento dell'Amministrazione di Montecitorio e le dimissioni dell'ex funzionario.

"Noi del M5S siamo stati i primi a chiedere di rinegoziare il Fiscal Compact con una mozione. Il Pd ha votato 'no' e se ne vanta". Così Beppe Grillo su twitter, mentre partecipa alla conferenza presso la Stampa Estera a Roma. L'incontro avrebbe dovuto essere trasmesso in diretta web ma per problemi tecnici non è visibile.

 

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