La corsa di Anna Magnani, la sora Pina, una splendida Nannarella ancora trentenne, il filo di fuoco dei nazisti e lei che cade a terra mentre io mi divincolo dall'abbraccio di Don Pietro e grido "Mamma!! Ma'..." dopo aver riempito di calci un soldato tedesco che non mi lasciava passare.... Quella scena abbiamo dovuto girarla due volte perche' Roberto Rossellini non mi aveva detto che nel film Anna Magnani sarebbe morta... E io mi sono impressionato molto, mi sono messo a piangere, non riuscivo a clamarmi e non volevo girare più. Al soldato a cui davo i calci hanno dovuto mettere degli stracci all'interno degli stivali perchè a farza di dare calci si era fatto male....
Vito Annicchiarico, l'ultimo testimone del Manifesto del Neorealismo, a settanta anni dall'uscita del film di Roberto Rossellini che cambiò il modo di fare film, racconta segreti, aneddoti, curiosità in un libro di Simonetta Ramogida dal titolo ROMA CITTA' APERTA, VITO ANNICCHIARICO, IL PICCOLO MARCELLO RACCONTA IL SET.
Il libro di Simonetta Ramogida, con la Prefazione di Laura Delli Colli, edito da Gangemi a settanta anni dall'uscita del film emblema del Neorealismo, conduce per mano il lettore nei luoghi in cui fu girata la pellicola con cui Roberto Rossellini rivoluzionò il modo di fare cinema. Per Vito sono i luoghi del cuore. Roberto Rossellini mi disse: "fammi vedere dove abiti, portami davanti alla tua scuola, voglio conoscere la chiesa dove fai il chierichetto". E così Vito lo conduce per le vie del Pigneto. C'e' la chiesa di Sant'Elena, dove nel dopoguerra e in una Roma assediata dalle truppe tedesche e dai fascisti Vito serve la messa; c'e' l'Oratorio di Via Avellino dove Vito gioca a pallone con i suoi compagni; c'e' il cortile di Via Raimondo Montecuccoli dove ci fu effettivamente una retata, e dove furono girate alcune scene del film. C'e' Via Trionfale, dove Vito va a scuola prima dell'arrivo degli americani a Roma, in un collegio vicino a Forte Bravetta dove fu fucilato Don Pietro Pellegrini (Aldo Fabrizi). E' la vita vera di Vito, che vive nel quartiere del Pigneto a Roma quando Roberto Rossellini nel 1944 lo incontra in una mattina di primavera vicino Largo del Tritone mentre fa lo Sciuscià, e con l'espediente di pulire quaranta paia di scarpe riesce a convincerlo ad andare con sé. Quello con Roberto Rossellini e' l'incontro magico che cambia la vita. Nei locali della Cis Nettunia di Via Crispi Vito conosce anche lo sceneggiatore Sergio Amidei. Il regista del Neorealismo dice soltanto: 'Eccolo qui'. Vito ancora non capisce che le quaranta paia di scarpe non ci sono, ma comincia ad avere il sospetto di aver perso una mattinata dietro a quel signore dai modi gentili che però non si era presentato… Vito ha solo dieci anni, quando Roberto Rossellini lo vede per la prima volta. Da quel momento è il cinema la sua giostra, il set la sua vita e il luogo in cui conosce Anna Magnani che lo protegge, lo accarezza, lo difende dalle ire di Aldo Fabrizi, che non lo trova mai quando devono girare assieme una scena, e gli dice: 'se te prendo te sghilombo!' Ma Vito che trova ogni occasione per tornare dai suoi compagni Sciuscià, non ci fa caso, tanto Aldo Fabrizi non lo può raggiungere per le vie di Roma. Lui corre così velocemente tra Via Rasella, Via del Tritone, Via degli Avignonesi dove la troupe sta girando Roma Città Aperta che, è come se volasse nel vento…
Vito-Marcello svela circa 70 anni dopo l'uscita del film che "Nell'orecchio di Francesco lui rispose 'col cavolo'. Poi in fase di doppiaggio la risposta fu: 'te vojo tanto bene'. Anna Magnani avrebbe voluto adottarlo, ma sua madre disse 'no'. Roberto Rosselini 'era un pezzo di pane'. Un uomo estremamente generoso e di grande umanità. 'Per me era come un padre'. Vito fa effettivamente il chierichetto nella vita reale non solo in Roma Città Aperta. Serve la messa nella Chiesa del Sacro Cuore di Via Marsala, e si trova accanto al prete che celebra una messa subito dopo l'eccidio delle Fosse Ardeatine proprio in una fossa, vicino ai corpi dei martiri. Ancora oggi un brivido corre lungo la schiena quando lo racconta. Il libro contiene anche una rassegna fotografica, alcune immagini inedite e fuoriscena di film girati con Gennaro Righelli e con Vittorio De Sica tratti dall'album di famiglia. I francobolli intitolati a Teresa Gullace, la martire da cui Rossellini e Amidei prendono spunto per la figura della sora Pina (AnnaMagnani), e poi c'e' la corrispondenza con Mario Gullace, il figlio di Teresa Gullace che lo ritrova dopo molti anni, e l'incontro con Claudio Venturini, il figlio di Aldo, il produttore di Roma Città Aperta, che rimette in moto i ricordi, i frammenti, i tasselli di un mosaico indimenticabile, da cui nasce questo libro. Vito Annicchiarico nasce a Grottaglie il 26 febbraio 1934. Nel 1944 approda al cinema con Roberto Rossellini, poi partecipa a diversi altri film. Viene scritturato da Gennaro Righelli, interpreta di nuovo il ruolo del figlio di Anna Magnani, in Abbasso la miseria! anche se in questo caso si tratta di un figlio 'adottivo', e successivamente partecipa anche al film Abbasso la ricchezza. Nel 1946 esce Ok.John!, e Vito è ancora sulle scene. Poi prende parte alla realizzazione del film di Domenico Gambino, Un mese di onestà con Lauro Gazzolo, Roberto Villa e Carlo Ninchi. Fino a che nel 1948 interpreta la parte di Coretti, nel film Cuore di Duilio Coletti e Vittorio De Sica, tratto dall'omonimo romanzo di Edmondo De Amicis e partecipa con lo stesso regista e Anna Maria Pietrangeli alla realizzazione del film Domani è troppo tardi, ispirato a Printemps Sexsuel di Alfred Machard. Nel 1949 lavora alla pièce L'uomo, la bestia e la virtù con Aroldo Tieri e Carlo Ninchi. E' comunque spesso a teatro sempre con Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Quando Roberto Rossellini va sulla Costiera Amalfitana e a Napoli per girare Paisà lo porta con sé. Lascia il cinema dopo aver rifiutato l'offerta di Rod Geiger, proprio il produttore di Paisà, di recarsi negli Stati Uniti per lavorare nel cinema e studiare contemporaneamente. Non senza riuscire a fare prima un'esperienza indimenticabile con la sceneggiatura di Cesare Zavattini e Mario Soldati con Chi é Dio? Il primo esempio di progetto documentaristico sulla catechesi scritto per le scuole. Nel 1955 la sua vita cambia completamente: inizia a lavorare in una multinazionale americana, dove rimarrà fino al termine della sua carriera. Nel 2004 Claudio Venturini, il figlio di Aldo, il produttore di Roma città aperta, dopo un viaggio negli Usa ha l'idea di realizzare un film-documentario dal titolo I figli di Roma città aperta, un viaggio attraverso i luoghi in cui fu girato il film, con la partecipazione di critici cinematografici, e testimoni di quel grande fermento culturale che fu il Neorealismo, e le straordinarie testimonianze di Luca Magnani e di Renzo Rossellini. Ed è così che il piccolo Marcello, il bambino simbolo del Neorealismo italiano, torna sul set. Dopo una lunghissima pausa torna sulle scene diretto da una giovane regista, Laura Muscardin, per la produzione Nuvola Film di Amedeo Bacigalupo. Il docu-film viene presentato nel 2005 al Tribeca Film Festival di New York, la creatura di Robert De Niro, dove vince il Premio Wide Angle. Nel 2011 il critico cinematografico Alberto Crespi realizza il documentario per le strade di Roma Voi siete qui, per la produzione Eskimo, ideato dallo stesso Alberto Crespi assieme ad Alessandro Boschi e diretto da Francesco Matera. Ancora una volta è Vito a condurre il regista nei luoghi in cui fu girato Roma città aperta: sono il numero 17 e il numero 36 di via Raimondo Montecuccoli, dove furono realizzate alcune scene del film simbolo del Neorealismo, e dove si svolse realmente una retata. Voi siete qui e' stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011. Vi hanno preso parte tra gli altri, anche Vincenzo Cerami, Marco Bellocchio, Gigi Proietti, Mario Monicelli, Armando Trovaioli, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo e Nanni Moretti.
Le grandi passioni in scena con la danza al Teatro di San Carlo:
la gelosia di Otello, amore e morte di Carmen, in una Spagna descritta da compositori francesi di tardo ‘800, Jules Massenet, Georges Bizet, e dal compositore russo contemporaneo Rodion Ščedrin
l’entusiasmo, i sogni e la determinazione degli Allievi della Scuola di Ballo,
per un omaggio alla carriera di Anna Razzi
5 appuntamenti
Giovedì 8 Ottobre 2015 ore 20.30
Venerdì 9 Ottobre 2015 ore 18.00
Martedì 13 Ottobre 2015, ore 20.30
Mercoledì 14 Ottobre 2015, ore 18.00
Martedì 20 Ottobre 2015, ore 20.30
Ritorna al Teatro di San Carlo “Autunno Danza”, con 5 appuntamenti in meno di due settimane, -da giovedì 8 a martedì 20 ottobre 2015-, una rassegna che da sei anni il Massimo napoletano dedica all'arte coreutica.
La kermesse si apre giovedì 8 ottobre ore 20.30 (in replica venerdì 9 ottobre ore 18.00) conOtello, il dramma della passione e della gelosia per eccellenza, ispirato all’omonima tragedia di William Shakespeare (1564 -1616), qui nella sensuale e travolgente versione coreografica di Fabrizio Monteverde, su musiche di Antonín Dvořák (1841 - 1904).
I due protagonisti Otello e Desdemona sono interpretati da due amatissime stelle della danza, circondati dall’affetto di Napoli e divenuti popolari anche per il pubblico del piccolo schermo: José Perez e Anbeta Toromani; il primo ballerino ospite, Alessandro Macario, vestirà invece i panni del perfido Iago.
La vicenda del ‘Moro di Venezia’, uscito dalla penna di Shakespeare nel 1603 circa, acquista connotazioni cariche di intimismo e nuances esotiche, tramite gli accenti e la dinamica dell’ouverture concerto Othello Op. 93, B. 174, che Antonín Dvořák compose nel 1892 (parte della trilogia Natura, Vita e Amore), a distanza di pochi anni da quello verdiano del 1887.
Il secondo balletto in programma, martedì 13 ottobre ore 20.30 e mercoledì 14 ottobre ore 18.00, è un dittico dal sapore latino, che unisce: Spanish Dance&Concerts, con una nuova coreografia firmata dal maître de ballet del San Carlo, Lienz Chang, su musiche di Jules Massenet (1842-1912) e Carmen suite, composta da Georges Bizet (1842 - 1912) con popolare coreografia di Alberto Alonso, ripresa da Sonia Calero.
L’eroina, uscita dall’immaginazione di Prosper Mérimée nel 1845, è interpretata dall'étoileSvetlana Zakharova, che frequenta assiduamente le stagioni del San Carlo, di cui è ospite da molti anni. Oltre al Corpo di Ballo, questa produzione, ripresa dal Maggio Musicale Fiorentino, prevede anche l'Orchestra stabile del Teatro, guidata dalla bacchetta di Alexei Baklan.
Amore e morte, eros e thanatos, sono le pulsioni che accomunano i primi quattro appuntamenti di questa rassegna. La morte di Desdemona e Carmen, la gelosia di Otello e Don José. L’apollineo e il dionisiaco emergono in entrambe le produzioni, e si palesano in un’alternanza di momenti estremamente lirici ed intimi per poi esplodere con accenti dirompenti, cui si aggiungono suggestioni tardo romantiche di tutta Europa: dalle atmosfere slave di Antonín Dvořák, che fa sua la lezione di Giuseppe Verdi, ad una Spagna dipinta dalla tavolozza musicale di Jules Massenet e Georges Bizet. Queste grandi passioni, rilette dalle coreografie di Fabrizio Monteverde, Lienz Chang e Alberto Alonso non potevano non essere interpretate da José Perez, Anbeta Toromani, Alessandro Macario, Svetlana Zakharova e Denis Rodkin, coadiuvati dal Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo.
Infine martedì 20 ottobre ore 20,30 il Gala della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo la più antica scuola di genere, fondata nel 1812, che quest'anno dedica un doveroso omaggio ad Anna Razzi, direttrice della scuola da ben 25 anni.
“Sento di rivolgere un sentito ringraziamento – afferma la Sovrintendente Rosanna Purchia - alla nostra Anna Razzi che con amore, sacrificio e abnegazione non ha mai smesso, in questi 25 anni, di educare i nostri giovani a questa meravigliosa disciplina che è la danza. Da parte nostra, negli ultimi anni il Lirico di Napoli ha ripreso la tradizione di allestire spettacoli e nuove produzioni a cura della Scuola, realtà che è tornata ad essere costantemente invitata a partecipare a festival e rassegne internazionali di danza”.
Una stagione sotto il segno del padre Dante. «Ad ogni spettacolo, in base al tema e al genere, gli attori protagonisti leggeranno un canto della Divina commedia», così spiega Giuseppe Dipasquale lanciando la nuova stagione 2015/16 del Teatro Stabile di Catania. E dantesco è il motto che segna il nuovo cartellone, impaginato dal direttore del Teatro Stabile di Catania all’insegna di “Fatti non foste a viver come bruti”, l’ammonimento che Ulisse eleva dal girone dei fraudolenti nell’Inferno (Canto XXVI, verso 119).
«Abbiamo scelto un forte monito culturale – sottolinea Dipasquale - rivolto a quanti capiscono, e ancor più a quanti non capiscono, che il destino proprio dell’uomo (“considerate la vostra semenza”) è tutto in quel “seguire virtute e canoscenza”. Il teatro è in ciò veicolo primario di cultura, sapere, virtuoso confronto. Un ruolo che la società e la classe politica dovrebbero avere ben chiaro, evitando di considerare la cultura in genere come l’ultima voce dell’economia».
In questa visione, in illuminata controtendenza e nonostante la crisi, il cartellone 2015-2016 presenta alla Sala Verga 10 spettacoli di cui ben 5 prodotti o coprodotti dallo Stabile etneo. Basta scorrerli in rapida carrellata per fare emergere la forte pregnanza dei titoli e, come brevemente vedremo, le loro forti tematiche (la follia e bestialità umane, la crisi della società occidentale e altro ancora), che virgolettiamo di seguito per maggiore evidenza. E cospicua si rivela la presenza di prestigiosi artisti del panorama teatrale nazionale. Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini rinnovano il sodalizio registico con Giuseppe Dipasquale, in veste di regista anche Alessandro Gassman che dirige Anna Foglietta. Un lungo elenco che annovera, tra gli altri, Geppy Gleijeses, Alessandra Costanzo, Paolo Graziosi, Laura Marinoni, Mimmo Mignemi, Eros Pagni, Massimo Popolizio nella doppia veste di attore e regista, Elisabetta Pozzi, Umberto Orsini, Stefania Rocca e Franco Castellano, Angelo Tosto. Accanto a loro registi, autori, scenografi, costumisti, musicisti, a vario titolo coinvolti negli allestimenti: da Claudio Fava a Pascal Rambert, da Maurizio Balò ad Antonio Fiorentino a Mario Incudine, da Luca De Fusco a Paolo Magelli, da Franco Però a Marco Sciaccaluga e Walter Pagliaro. Nomi tutti che non hanno bisogno di presentazioni.
Ma andiamo con ordine, cominciando dalle produzioni che vedono impegnato l’ente. Il tema della “bestialità umana” è trattato da Luigi Pirandello nell’ambito del genere grottesco in L'uomo, la bestia e la virtù,regia di Giuseppe Dipasquale, costumi Adele Bargilli, scene Paolo Calafiore, musiche Mario Incudine; con Geppy Gleijeses, Marco Messeri, Marianella Bargilli insieme a Mimmo Mignemi (produzione Teatro Stabile di Catania e GITIESSE- Artisti riuniti, dal 13 al 29 novembre 2015).
La “follia in epoca moderna” è la tematica del dramma La pazza della porta accanto, novità assoluta di Claudio Fava, ideazione scenica e regia di Alessandro Gassman; con Anna Foglietta e Alessandra Costanzo, Angelo Tosto (produzione Teatro Stabile di Catania e Teatro Stabile dell'Umbria, dal 9 al 23 dicembre 2015).
Alla “nascita della civiltà occidentale” si lega la tragedia greca, di cui è paradigma l’Oresteaeschilea, che verrà proposta in due parti: Agamennone (dal 28 dicembre 2015 al 3 gennaio 2016) e Coefore/Eumenidi (dal 4 all'8 gennaio 2016). La regia è di Luca De Fusco, scene di Maurizio Balò, costumi di Zaira De Vincentiis, coreografie Noa Wetheim, musiche di Ran Bagno, adattamento vocale di Paolo Coletta; con Mariano Rigillo, Elisabetta Pozzi, Angela Pagano, Gaia Aprea, Claudio Di Palma Giacinto Palmarini, Anna Teresa Rossini, Paolo Serra (produzione Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Catania).
“La società irrisa” è il risvolto del vaudeville di Labiche La cagnotte, che andrà in scenaper la regia di Walter Pagliaro, scene e costumi di Luigi Perego, musiche di Germano Mazzocchetti, con Pippo Pattavina, Valeria Contadino, Margherita Mignemi (produzione Teatro Stabile di Catania, dal 22 gennaio al 7 febbraio 2016).
Il Re Learshakespeariano tratta invece “la tragedia dell’ingratitudine”; laregia è di Giuseppe Dipasquale, con Mariano Rigillo nel ruolo del titolo e Anna Teresa Rossini. Si ricompone il trio che ha portato allo straordinario successo di Erano tutti miei figli, campione d’incassi in tournée per ben ultime tre stagioni (produzione Teatro Stabile di Napoli - Teatro Stabile di Catania, dove si darà l’anteprima assoluta,dall'1 al 17 aprile 2016).
E veniamo alle produzioni ospiti. Della “crisi della società occidentale” è emblematico specchio la commedia Scandalo, del corrosivoArthur Schnitzler; la regia è di Franco Però, scene Antonio Fiorentino, costumi Andrea Viotti, musiche Antonio Di Pofi; con Stefania Rocca e Franco Castellano (coproduzioneTeatro Stabile Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti eMittelfest 2015, dal 23 al 28 febbraio 2016).
Quando e dove lo Stato latita, prospera “la società altra”, alternativa cioè all’ordine costituito, quella descritta nel dramma Il sindaco del rione Sanitàdi Eduardo De Filippo; la regia è di Marco Sciaccaluga, scene di Guido Fiorato, costumi di Zaira de Vincentiis, luci di Sandro Sussi, musiche di Andrea Nicolini; con Eros Pagni, primo attore non napoletano a trionfare nel ruolo di Eduardo (coproduzione Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Napoli dall'1 al 6 marzo 2016).
Della “crisi dell’arte” ci parla la commediaRepetition (La prova),testo, regia e coreografia di Pascal Rambert, scene Daniel Jeanneteau, luci Yves Godin, musiche Alexandre Meyer; con (in ordine alfabetico) Anna Della Rosa, Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Giovanni Franzoni (produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, dal 15 al 20 marzo 2016).
Sulla “crisi economica” porta a riflettere la commedia di Arthur MillerIl prezzo, traduzione di Masolino D’Amico, regia Massimo Popolizio, scene Maurizio Balò, costumi Gianluca Sbicca, luci Pasquale Mari; con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton (produzione Compagnia Orsini, dal 19 al 24 aprile 2016).
“La giungla della città” con le sue insidie è al centro del dramma Quai Quest (Approdo di ponente)di Bernard-Marie Koltès, traduzione Saverio Vertone, regia Paolo Magelli, dramaturg Zelika Udovicic, scene Lorenzo Banci, costumi Leo Kulas; musiche Arturo Annecchino; con Valentina Banci e Paolo Graziosi.
Info campagna abbonamenti: botteghino Teatro Verga, via Giuseppe Fava 35, tel. 095 7310888, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.teatrostabilecatania.it Prolungamento prelazione per tutti i turni, dal 7 al 17 settembre 2015. Costi invariati rispetto alla scorsa stagione. Abbonamento a 8 spettacoli (6 fissi e 2 a scelta): Turno Prime €140, Turni D (domenicali pomeridiani) €140; Turni Aziendali (pomeridiani e serali infrasettimanali): in azienda €100, botteghino teatro €110; Turni Primo Sabato Serale-Secondo Sabato Serale: in azienda €120, botteghino €130; Turni AZ/diurna-AZ/C.C. pom. AZ/fer. pom. (sabato pom.): in azienda €105, botteghino €115. Abbonamento giovani: a posto fisso e prenotazione libera €70. Abbonamenti liberi a 8 spettacoli a scelta su tutto il cartellone: Turni serali €110, Prezzo speciale giovani €70; a 6 spettacoli, Turni serali €55 (solo per i giovani).
Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI