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Assad invierà documenti all'ONU per la messa sotto controllo le armi chimiche

Assad ha acconsentito di cedere il controllo delle armi chimiche grazie alla proposta russa, non per la minaccia Usa: lo riferisce Interfax citando un passo dell'intervista presidente siriano alla tv russa Rossia 24. Damasco inviera' documenti all'Onu per firmare un accordo per la messa sotto controllo internazionale delle armi chimiche: lo riferisce Interfax citando un passo dell'intervista del presidente siriano....
Appello alla cautela del presidente russo Vladimir Putin sul New York Times. A 24 ore dal discorso alla nazione del presidente americano Barack Obama, Putin sceglie il liberal New York Times per rivolgersi a Washington e agli americani e presentare la sua versione dei fatti sulla Siria. Spiegando come siano stati i ribelli a usare le armi chimiche, Putin afferma: la Russia ''non sta proteggendo il governo siriano ma la normativa internazionale''.

E mette in guardia sulle conseguenze di un potenziale attacco americano contro Damasco, che sarebbe, senza l'appoggio dell'Onu, un ''atto di aggressione'': si tradurrebbe in ''ulteriori vittime innocenti e in una escalation, potenzialmente ampliando il conflitto al di fuori dei confini della Siria. Un attacco aumenterebbe le violenze'' e causerebbe ''una nuova ondata di terrorismo. Metterebbe in pericolo gli sforzi multilaterali per risolvere il problema del nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese'', oltre a ''destabilizzare ulteriormente il Medio oriente e il Nord Africa''.

Putin ribadisce che ''non c'e' dubbio che gas'' chimico ''sia stato usato in Siria. ma ci sono ragioni per ritenere - afferma il presidente russo - che non sia stato l'esercito siriano ma le forze dell'opposizione per provocare un intervento'' di potenze straniere che, cosi', ''si allineerebbero con i fondamentalisti''.

Secondo Putin ''non importa quanto l'attacco potrebbe essere mirato o condotto con armi sofisticate: vittime civili sono inevitabili, inclusi anziani e bambini, quelli che l'attacco dovrebbe proteggere''. Un attacco, oltre a peggiorare la situazione destabilizzando il medio oriente, sarebbe anche una violazione della normativa internazionale. ''Dobbiamo rispettare il Consiglio di sicurezza dell'Onu. La legge e' la legge e va rispettata, che ci piaccia o meno. In base all'attuale normativa, l'uso della forza e' consentito sono per autodifesa o per decisione del Consiglio di sicurezza. Tutto il resto e' inaccettabile e rappresenterebbe un atto di aggressione''. ''Dobbiamo smetterla di usare il linguaggio della forza e tornare sulla strada della diplomazia. Una nuova opportunita' per evitare un'azione militare e' emersa negli ultimi giorni.

Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunita' internazionale devono trarre vantaggi dalla volonta' del governo siriano a mettere l'arsenale chimico sotto il controllo internazionale per una successiva distruzione Giudicando dalle affermazioni del presidente Obama, gli Stati Uniti considerano questa come un'alternativa all'azione militare''. Putin plaude all'interesse del ''presidente a continuare il dialogo con la Russia sulla Siria. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere la speranza viva. Se possiamo evitare la forza in Siria, migliorera' l'atmosfera internazionale e si rafforzera' la nostra fiducia reciproca''.

Una risposta militare a scopo "deterrente" in Siria per l'uso delle armi chimiche "non deve essere esclusa" per il Parlamento europeo. Che si schiera anche a favore di un intervento maggiore in caso di risoluzione dell'Onu che autorizzi l'uso della forza. E chiede di deferire la questione all'Assemblea generale se Russia e Cina continueranno a bloccare il Consiglio di Sicurezza. La plenaria di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza per alzata di mano una risoluzione che sposa la linea disegnata dalla rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton. E quindi, avanti con tutti gli sforzi diplomatici possibili per una soluzione politica, sostegno all'iniziativa di mettere sotto controllo internazionale l'arsenale chimico del regime, ma anche una ferma condanna dell'attacco chimico del 21 agosto che viene definito "una lampante infrazione del diritto internazionale, un crimine di guerra e contro l'umanità che richiede una risposta chiara, forte, mirata e unita, senza escludere eventuali misure deterrenti". Lo scopo è quello di "rendere chiaro che tali crimini sono inaccettabili e per evitare l'uso di armi chimiche in Siria o altrove". La risoluzione parlamentare invita la Ue a promuovere un processo di pacificazione su scala regionale ed a incrementare l'assistenza ai rifugiati siriani. L'ultimatum della comunità internazionale deve essere accompagnato da una risoluzione vincolante del Consiglio di sicurezza ONU, che, se non rispettata, potrebbe essere imposta in base a "tutti gli strumenti previsti dalla Carta delle Nazioni Unite". Il Parlamento ritiene poi che Russia e Cina, in quanto membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, debbano assumersi le proprie responsabilità e raggiungere una posizione comune e una soluzione diplomatica alla crisi siriana. In caso di un blocco permanente nel Consiglio di Sicurezza, la questione potrebbe essere deferita all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

L'Esercito siriano libero dei ribelli ha respinto con forza la proposta russa che prevede di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche del regime siriano. Lo ha annunciato il capo militare dell'Esl, generale Selim Idriss, in una dichiarazione filmata e diffusa su Youtube.

Per il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, non c'è alcun dubbio: "La realtà è chiarissima - ha detto alla radio RTL - c'è stato un massacro chimico. E' il regime di Bashar al Assad che aveva le armi e che lo ha ordinato". "Soltanto il regime di Damasco aveva gli stock, soltanto il regime aveva i vettori, soltanto il regime aveva interesse" all'attacco chimico in Siria: lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, commentando alla radio RTL un intervento sul New York Times del presidente russo Putin che sostiene che le armi chimiche furono usate il 21 agosto dalle forze di opposizione. "Non è assolutamente questa la realtà. E' una versione che i russi portano avanti da molto tempo ma senza alcuna credibilità".

Il quotidiano Kommersant, citando una fonte diplomatica, indica oggi le linee essenziali del piano presentato ieri da Mosca a Washington per mettere le armi chimiche siriane sotto controllo internazionale e poi smantellarle. Le tappe ricalcano quelle gia' anticipate due giorni fa dall'Ansa. Dopo l'accordo tra Usa e Russia sul piano gia' elaborato da Mosca, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon presentera' un rapporto a sostegno dello stesso piano, cui seguira' una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu dove Mosca vuole evitare ogni ultimatum e la minaccia del ricorso alla forza. Damasco dovra' aderire all'organizzazione per il divieto delle armi chimiche, come ha gia' promesso di voler fare, e dovra' dichiarare tutti i luoghi di produzione e stoccaggio delle proprie armi chimiche. Quindi dovra' garantire libero accesso agli ispettori dell'organizzazione per il divieto delle armi chimiche che, sotto mandato Onu, verificheranno sul campo le dichiarazioni del governo siriano. Damasco dovra' accordarsi poi sul luogo in cui verranno distrutte tali armi coordinandosi con chi verra' incaricato della delicata operazione. Secondo la fonte del Kommersant, lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano potrebbe essere effettuato congiuntamente da Usa e Russia nell'ambito dell'accordo sul disarmo Nunn-Lugar del 1991, rinnovato nel giugno 2013 da Obama e Putin a margine dell'ultimo G8, anche se in versione ridotta.

Diciamo che la cosa che mi ha più colpito - e ho avuto anche altre esperienze di sequestri in altre parti del mondo - è la totalità del male, che è come se Dio avesse consegnato al diavolo questo Paese, dicendogli: 'Questo Paese è tuo: fanne quello che vuoi! E tutti quelli che vi entreranno, io non li aiuterò più'" afferma Domenico Quirico, il giornalista della Stampa rimasto sotto sequestro per cinque mesi in Siria, in un'intervista alla Radio Vaticana in cui racconta la sua prigionia. "A un certo punto, io ho pensato questo: la totalità del male - aggiunge -. Io non ho mai provato in nessun altro posto, nello stesso modo, nella stessa misura, nella stessa tremenda completezza, l'assolutezza della mancanza di pietà, di compassione, di rispetto per l'altro che soffre".

 

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