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Ue: sforzo sui conti ma ok flessibilità

"Nelle prossime ore uscirà lo scambio di missive tra la commissione Ue e il ministro Padoan, che ha fatto un lavoro straordinario, e potremo vedere riconosciuto l'elemento della flessibilità". L'annuncio arriva dal premier Matteo Renzi, durante la firma del patto per l'Abruzzo a L'Aquila.

Prosegue, infatti, la trattativa con la Commissione in vista delle 'pagelle' di domani sui Paesi dell'Eurogruppo. La Commissione europea e via XX Settembre stanno negoziando ormai da giorni, e slitta a domani la nuova lettera, che molti attendevano invece per oggi, con cui Bruxelles formalizzerà le sue richieste in cambio della concessione di tutta la flessibilità auspicata dal Governo. Non ci sarà la richiesta di una manovra correttiva per quest'anno, ma quasi certamente la formulazione di impegni vincolanti per il 2017.

La Commissione Ue dà il via libera per l'Italia ad una flessibilità pari a 0,85% per il 2016, ma ricorda che il Paese, come prevedono le regole, dovrebbe fare uno sforzo superiore allo 0,5% nel 2017 e 2018. Secondo quanti si è appreso da fonti Ue, nella lettera inviata da Bruxelles a Roma, inoltre, si chiede all'Italia di impegnarsi ad evitare una deviazione significativa da questo obiettivo, da verificare in autunno.

La quantificazione delle cifra - secondo indiscrezioni si tratterebbe di circa tre miliardi di euro - e il grado di automatismo della 'correzione' sono proprio l'oggetto della trattativa. L'Italia vorrebbe evitare cifre scritte che suonerebbero troppo 'coercitive', mentre i 'falchi' della Commissione spingono perché si metta tutto nero su bianco. Bruxelles non è soddisfatta del debito troppo elevato, che ha portato l'Italia a violare la regola che ne fissa il ritmo di riduzione, e non ritiene sufficienti quei 'fattori rilevanti' con cui il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ha giustificato lo scostamento dagli obiettivi pattuiti con l'Ue. Stando alle regole, la Commissione potrebbe aprire una procedura per debito eccessivo. Ma nessuno ha intenzione di applicare le regole alla lettera, soprattutto in questa fase storica di euroscetticismo galoppante. E tutti sono d'accordo anche a concedere nuovi margini di flessibilità che, cumulati, arriverebbero a 0,85% del Pil.

Ma Roma sta cercando di evitare che si facciano cifre precise, anche perché potrebbero essere modificate qualora andasse in porto la revisione del metodo di calcolo dell'output gap, avviata di recente. E che però - fa sapere Bruxelles - non avrà tempi brevi. La Ue vorrebbe inoltre che l'Italia chiarisse i suoi piani per sterilizzare le clausole di salvaguardia sull'Iva, che il ministro Padoan ha confermato di voler abolire ma senza precisare le misure alternative. Le ultime previsioni Ue danno un deficit all'1,9% per il 2017, che però ha incorporato solo metà dello 0,9% di aumento dell'Iva varato come clausola di salvaguardia a fine 2015, proprio perché le misure compensatorie erano ancora troppo vaghe. Anche l'anno scorso la Commissione chiese all'Italia uno sforzo supplementare di 0,25% prima di concedere, a febbraio, lo 0,4% di flessibilità sulle riforme strutturali. Per quest'anno si profila lo stesso scenario.

Resta però la necessità di non usare due pesi e due misure, applicando 'sconti' eccessivi all'Italia e procedendo invece contro Spagna e Portogallo, che sarebbero molto vicini alle sanzioni. Per questo Bruxelles sta valutando in che modo ottenere dall'Italia almeno un piccolo sforzo supplementare sul saldo strutturale - come potrebbero essere i tre miliardi - da inserire nella prossima legge di stabilità. Andrebbe ad abbattere il debito, che quest'anno è rimasto fermo al 132,7% del Pil.

Intanto nel2016 il Prodotto Interno Lordo salirà dell'1,1% in termini reali. Lo rileva l'Istat nel rapporto sulle prospettive per l'economia italiana nel 2016 precisando che la domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil per 1,3 punti percentuali, mentre la domanda estera netta e la variazione delle scorte fornirebbero un contributo negativo pari a un decimo di punto percentuale ciascuna.

Il tasso di disoccupazione scenderà quest'anno all'11,3% dall'11,9% del 2015. E' quanto prevede l'Istat nel rapporto sulle prospettive per l'economia italiana nel 2015 sottolineando che il consolidamento dei progressi sul fronte occupazionale (+0,8% in termini di unità di lavoro) è previsto accompagnarsi ad una riduzione del tasso dei senza lavoro.

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