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Maxi risarcimento per la vedova di un fumatore: 23 miliardi di dollari

Il marito di Cynthia Robinson era morto di tumore ai polmoni a 36 anni, diciotto anni fa.

Micheal Johnson, autista di autobus e accanito fumatore, aveva iniziato a fumare all’età di 13 anni e per più di 20 anni aveva trascorso la sua vita fumandofino a 3 pacchetti di sigarette al giorno.

Così la moglie aveva deciso nel 2006 di fare causa e citare in giudizio la RJ Reynolds Tobacco Company, il secondo più grande produttore di tabacco negli Stati Uniti, con sede a Winston Salem, Carolina del Nord.

La vedova aveva accusato il colosso americano di non aver informato con sufficiente chiarezza i pericoli del vizio del fumo e aveva sostenuto con convinzione che questa negligenza e mancanza di informazione era stata fatale al marito.

Così, venerdì 18 luglio, dopo un processo di quattro settimane e 11 ore di deliberazioni, una giuria di Pensacola, in Florida, si è pronunciata con il verdetto di concessione di risarcimento nei confronti della vedova e ha condannato il colosso del tabacco a pagare 23,6 miliardi di dollari, circa 17,1 miliardi di euro.

Elementi determinanti, utili ad eliminare ogni dubbio dei giurati, sono stati dei filmati realizzati nel 1994, nei quali alcuni dirigenti di società produttrici di sigarette, già consapevoli del contrario, affermavano che fumare con avrebbe provocato il cancro e che non avrebbe causato dipendenza.

Il vicepresidente della multinazionale, J.JeffeyRabbon, ha affermato al New York Times che la decisione della giuria è andata <<parecchio oltre il concetto di ragionevolezza e giustizia >> ed ha sostenuto di voler far appello.

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