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Il 22 novembre ricorreranno i 60 anni dall'omicidio Kennedy: i proiettili che quel giorno assassinarono a Dallas il 35º presidente degli Stati Uniti d'America colpirono al cuore la sua nazione e sconvolsero il mondo intero

John Kennedy fu assassinato mentre attraversava, con la sua limousine presidenziale, una piazza gremita di sostenitori entusiasti. Una folla di gente accalcata a ridosso delle staccionate, accorsa per applaudire la coppia più glamour del tempo: il bel Presidente e la sua iconica consorte, Jacqueline Kennedy. Seduta al suo fianco, sui sedili posteriori della decappottabile, stretta in un elegante tailleur, Jackie è la prima a gettarsi sul marito per tentare di rianimarlo dopo un primo sparo di fucile lo colpisce in testa.

Le raccapriccianti immagini di quella morte violenta hanno marcato la memoria di intere generazioni. La televisione in Europa stava muovendo i primi passi e la radiocronaca dell'attentato (la sfilata presidenziale negli Stati Uniti era stata trasmessa in diretta) arrivò come un fulmine a ciel sereno, lasciando l'Occidente ammutolito e spaventato. Erano anche gli anni della guerra fredda e del confronto serrato con l'Urss. L'Occidente si sentì perso, mentre l'America era in balia degli eventi, alle prese con un sogno che stava andando in frantumi.

Lee Harvey Oswald, attivista castrista ed ex marine, fu arrestato di lì a poco, con l'accusa di esser l'unico esecutore materiale dell'attentato. Fu questa la conclusione della famosa commissione d'inchiesta (1963-194) voluta dal nuovo Presidente, Lyndon B. Johnson. Commissione che ebbe ben pochi elementi su cui lavorare visto che anche Harvey Oswald, poco dopo aver sparato i colpi mortali fu a sua volta freddato da un sicario prima di andare a processo.

Da quel momento fino ai giorni nostri si sono inseguite le teorie più disparate sul mandante dell'attentato. A distanza di inchieste, libri-verità, interviste, documentari, film kolossal e rivelazioni shock, la morte di JFK resta avvolta nel mistero, schiacciata fra legittimi dubbi e improbabili teoremi complottisti. Basti dire che anche pochi mesi fa, lo scorso settembre, è uscita in libreria l'ennesima biografia clamorosa - "The Final Witness" - a firma di un ex agente dei servizi segreti  che mette in dubbio, con nuovi elementi, la teoria del proiettile unico e del coinvolgimento di un unico uomo armato.

Lo stesso Walter Veltroni, da sempre grande ammiratore e studioso dei Kennedy, è tornato a esprimersi sull’assassinio di JFK presentando il suo ultimo libro ("I fratelli che volevano cambiare il mondo. La storia di John e Bob Kennedy", Feltrinelli, 2023). “Un filmato - ha affermato - dimostra che non fu colpito solo da dietro ma anche da davanti (...) Chi è stato tra i petrolieri del Texas, la mafia, gli esuli cubani e la Cia? Non lo so e non lo sapremo mai. Lui aveva rotto le scatole a un sacco di gente”.

Di Kennedy anche le nuove generazioni - quelle che lo studiano sui libri di storia - ricordano soprattutto la celebre frase del suo discorso d’insediamento (1961): "Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese".

Anche se breve, la presidenza di JF Kennedy fu segnata da diversi eventi significativi della Storia moderna, come la guerra fredda, lo sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione del Muro di Berlino, la corsa allo spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l'affermarsi del Movimento per i diritti civili degli afroamericani.
Il suo posizionamento politico a tali fatti attirò sicuramente su di lui gli occhi di molti.

Fonte Agi e varie agenzie

Il Qatar sta cercando di negoziare un accordo tra Hamas e Israele che includa il rilascio di circa 50 ostaggi civili da Gaza in cambio di un cessate il fuoco di tre giorni. Lo ha detto a Reuters un funzionario informato sui negoziati. L'accordo, coordinato con gli Stati Uniti, prevede anche che Israele rilasci alcune donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane e aumenti gli aiuti umanitari consentiti a Gaza, ha detto il funzionario.

Se andasse in porto, l'intesa segnerebbe il più grande rilascio di ostaggi detenuti da Hamas da quando il gruppo terrorista palestinese ha fatto irruzione oltre il confine di Gaza, attaccando il Sud di Israele e facendo oltre 230 ostaggi. Hamas ha accettato le linee generali di questo accordo, ma Israele no e sta ancora negoziando i dettagli, ha detto il funzionario. Non si sa quante donne e bambini palestinesi Israele libererebbe dalle sue carceri come parte dell'accordo.

Israele sta cercando di ridurre al minimo le vittime civili a Gaza, ma "sfortunatamente non ci stiamo riuscendo". Lo ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista alla Cbs in cui ha sottolineato come ad Hamas "non interessi nulla" dei palestinesi. Un raid aereo delle forze israeliane ha ucciso 10 persone a est di Khan Younis. Lo riportano alcuni media palestinesi. L'attacco ha colpito anche una casa di famiglia ad al-Qarara, a est di Khan Younis, nel sud di Gaza

L'esercito israeliano ha continuato a perquisire l'ospedale principale di Gaza alla ricerca di nascondigli di Hamas, mentre il territorio palestinese è stato tagliato fuori dalle telecomunicazioni a causa della "mancanza di carburante", ha dichiarato l'ONU. Il governo di Hamas nel territorio ha dichiarato che i soldati israeliani hanno "distrutto" diverse strutture dell'ospedale al-Shifa, un enorme complesso a Gaza City al centro della guerra.

Dal sanguinoso attacco di Hamas al suo territorio, il 7 ottobre, Israele ha giurato di "annientare" il movimento islamista, classificato come organizzazione terroristica da Stati Uniti, Unione Europea e Israele.

L'esercito israeliano ha bombardato senza sosta il piccolo territorio e dal 27 ottobre ha lanciato un'operazione di terra che ha portato a pesanti scontri con i miliziani di Hamas e alla morte di 51 soldati. L'operazione lanciata mercoledì contro l'ospedale Al Shifa, privo di acqua ed elettricità, ha scatenato le proteste della comunità internazionale, preoccupata per i circa 2.300 civili presenti al suo interno, secondo le Nazioni Unite.

Sempre nella notte nella città cisgiordana di Jenin affermano che tre persone sono state uccise e sette ferite durante un'operazione militare israeliana. Due delle persone uccise appartenevano ai Ponti di Jenin, una milizia locale. Lo rende noto il quotidiano Haaretz Secondo il rapporto, alcune persone sono state ferite in un attacco aereo e altre dal fuoco vivo. Due dei feriti sarebbero in gravi condizioni. I rapporti affermano anche che l'IDF ha circondato l'ospedale Ibn Sina della città

L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver recuperato il corpo della soldatessa Noa Marciano, preso in ostaggio da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre e morta nella Striscia di Gaza. I resti sono stati trovati in un edificio vicino all'ospedale di al-Shifa che le truppe continuano a perquisire.

Lunedì il Movimento islamico aveva diffuso un video della 19enne in cui la mostrava quattro giorni dopo essere stata sequestrata e poi immagini del suo corpo senza vita, sostenendo che sia stata uccisa nei bombardamenti israeliani della Striscia.

I pm di Roma hanno aperto un'inchiesta sulla morte dei cittadini italiani Evitar Kipnis, sua moglie Liliach Lea Havron e Nir Forti uccisi da Hamas durante gli attentati dello scorso 7 ottobre. Nello specifico, secondo quanto si apprende, sono due i due fascicoli aperti dalla Procura con ipotesi di reato di attentato con finalità di terrorismo e omicidio. Entrambi sono a carico di ignoti.

 

Fonte Agi / Varie agenzie

 

 

Il 15 novembre il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping hanno ristabilito, nel corso di un incontro vicino a San Francisco, negli Stati Uniti, un dialogo che era sospeso da un anno. Ma hanno anche ribadito le loro divergenze, in particolare su Taiwan. Organizzato a margine del vertice dell’Asia-Pacific economic cooperation (Apec), l’incontro ha permesso di ripristinare le comunicazioni militari ad alto livello, sospese da più di un anno, hanno affermato le due superpotenze.
Il presidente statunitense, 80 anni, ha assicurato che in caso di crisi i due leader potranno alzare il telefono e parlarsi. Washington e Pechino hanno anche deciso di creare un gruppo di esperti per discutere dei rischi associati all’intelligenza artificiale.

L’incontro, com’era ampiamente previsto, non ha però permesso di risolvere le divergenze fondamentali tra i due paesi. Biden ha invitato Xi a “rispettare il processo elettorale” a Taiwan, dove nel gennaio 2024 si terranno le elezioni presidenziali e legislative. Il presidente cinese ha invece chiesto a Biden di “smettere di fornire armi a Taiwan”, perché “la riunificazione è inevitabile”. Washington si aspetta inoltre che la Cina, partner dell’Iran e della Russia, non aggravi le principali crisi internazionali, tra cui il conflitto tra Israele e Hamas e la guerra in Ucraina.

Xi non metteva piede negli Usa dal 2017, quando alla Casa Bianca c'era Trump. Biden ha dato il benvenuto al presidente cinese - che in passato aveva definito "un dittatore" - in una location tenuta segreta dalle parti sino all'ultimo, per timore di contestazioni: la storica tenuta Filoli, 40 km a sud di San Francisco. E' qui che i capi delle due superpotenze hanno cercato possibili punti di incontro sui principali dossier bilaterali e globali, anche se le divergenze non mancano e i rispettivi team dovranno continuare a confrontarsi.

L'incontro tra Biden e Xi Jinping a San Francisco non rappresenta un reset, ma una ripresa del dialogo a tutti i livelli, anche militari, per, ha detto il presidente americano al
omologo cinese, "fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto" e "gestire responsabilmente la competizione" fra i due Paesi. Una stretta di mano, un faccia a faccia che serve ad avviare il disgelo. "La Cina non intende entrare in guerra con nessuno", ha precisato Xi.

"La Cina non ha alcun piano per sostituire gli Stati Uniti e gli Usa non dovrebbero avere piani per sopprimere la Cina: i due Paesi dovrebbero promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa", ha quindi spiegato Xi

La prima intesa è stata trovata sul clima, poche ore prima del vertice, quando Usa e Cina hanno firmato una dichiarazione comune in cui si impegnano a lavorare insieme contro "una delle più grandi sfide del nostro tempo", intensificando la cooperazione sul metano e sostenendo gli sforzi globali per triplicare l'energia rinnovabile entro il 2030. Il documento tace sull'uso del carbone e sul futuro dell'energia fossile ma in ogni caso si tratta di un segnale positivo, anche in vista dell'imminente Cop28.

Xi ha poi affrontato il tema delle sanzioni imposte da Washington a Pechino, sottolineando come queste "in materia di controllo delle esportazioni, verifica degli investimenti e sanzioni unilaterali danneggiano gravemente gli interessi legittimi della Cina". Il presidente cinese ha quindi spiegato di ritenere "importante che gli Usa prendano sul serio le preoccupazioni della Cina e adottino passi tangibili per revocare le sanzioni unilaterali in modo da fornire un ambiente equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi". Lo sviluppo e la crescita della Cina, "guidati dalla sua logica intrinseca, non saranno fermati da forze esterne", ha aggiunto Xi.

Prove di equilibrismo poi su Taiwan. Per Xi, la riunificazione con Taiwan "è un processo inarrestabile" e rappresenta "la questione più importante e delicata nelle relazioni fra Cina e Stati Uniti". "Gli Stati Uniti dovrebbero intraprendere azioni concrete per onorare il proprio impegno di non sostenere l'indipendenza di Taiwan, smettere di armare Taiwan e sostenere la riunificazione pacifica della Cina", ha aggiunto il presidente cinese. Biden, secondo un funzionario statunitense, ha messo in chiaro che la posizione Usa è di mantenere la pace, la stabilità e lo status quo a Taiwan, chiedendo a Xi di rispettare il processo elettorale in corso.

Il presidente Xi Jinping ha espresso vicinanza agli Usa per i danni sociali causati dal Fentanyl, l'oppiaceo in prevalenza sintetizzato in Cina. "Vorrei farvi sapere che la Cina è profondamente solidale con il popolo americano, soprattutto con i giovani, per le sofferenze che il Fentanyl ha inflitto loro", ha detto Xi, intervenendo a San Francisco alla cena di gala della comunità business Usa Cina. "Il presidente Biden e io abbiamo concordato di istituire un gruppo di lavoro sulla lotta al narcotraffico per promuovere la nostra cooperazione e aiutare gli Stati Uniti a contrastare l'abuso di droga", ha aggiunto il leader cinese. In cambio dell'aiuto di Pechino, Washington potrebbe revocare le sanzioni contro l'istituto di scienze forensi, accusato di collaborare alla repressione degli uiguri nello Xinjiang.

Tra i risultati dati per acquisiti alla vigilia, il ripristino della hotline militare, cancellata da Pechino dopo la controversa visita dell'allora speaker Nancy Pelosi a Taiwan nel 2022. Previsto anche un impegno a limitare l'uso dell'intelligenza artificiale nelle armi nucleari.

"Pace e sviluppo globali" sono i due binari del vertice indicati da Pechino alla vigilia dell'incontro, il primo di persona dopo un anno ma il settimo tra i due leader, che si conoscono dal 2011, quando entrambi erano vicepresidenti. "Il mondo è abbastanza grande per la convivenza e per il successo di Cina e Stati Uniti - ha detto infatti Xi incontrando Biden -: le relazioni bilaterali fra i due Paesi sono le più importanti e sarebbe irrealistico per una delle parti cercare di rimodellare l'altra". Per Stati Uniti e Cina "voltarsi le spalle non è un'opzione", ha aggiunto il presidente cinese, sottolineando come le relazioni fra i due Paesi non siano mai state facili "negli ultimi 50 anni" e come, pur dovendo affrontare diversi problemi, siano sempre "andate avanti".

"Xi Jinping è un dittatore nel senso che è colui che è alla guida di un Paese comunista". Lo ha detto Joe Biden al termine della conferenza stampa seguita al faccia a faccia con il presidente cinese. Biden ha messo in evidenza con il presidente cinese "l'universalità dei diritti umani e la responsabilità di tutti i Paesi a rispettare gli impegni internazionali sui diritti umani". Lo riferisce la Casa
Bianca, sottolineando che il presidente Usa ha sollevato i suoi timori sugli abusi dei diritti umani della Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong.


Fonte Sky e varie agenzie

 

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