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Segnalo un interessante volumetto pubblicato l'anno scorso dalla casa editrice Cantagalli di Siena, “Difesero la fede, fermarono il comunismo”, sottotitolo: “La Cristiada, Messico 1926-1929; la Cruzada, Spagna 1936-1939”. L'autore del testo ben documentato è il napoletano Giovanni Formicola. Il libro scrive il professore Eugenio Capozzi nella prefazione, tratta: «due episodi cruciali del rapporto tra cattolicesimo e politica nell'era delle ideologie e dei totalitarismi, Formicola affronta le vicende connesse alla resistenza dei cattolici messicani contro il laicismo di radice massonica, e poi alla sanguinosa persecuzione dei cattolici spagnoli ad opera del Fronte popolare». Per lo studioso napoletano, sia la resistenza dei Cristeros in Messico, che la Crociata anticomunista in Spagna sono due esempi privilegiati del Novecento dove si può osservare «un epico confronto tra visioni del mondo, tra filosofie della storia».

Nell'invito alla lettura, Formicola scrive: «gli episodi storici affrontati sono manifestazione della grande inimicizia fra le due stirpi, evocate nel libro della Genesi (3,15)». Da una parte la tradizione cattolica, dall'altro la destabilizzazione portata dalle forze sovversive rivoluzionarie alla civiltà occidentale.

Il testo avverte l'autore a pagina 41, non ha lo scopo di narrare i due eventi di genuina e volontaria resistenza popolare cattolica contro l'ateismo rivoluzionario, lo fanno bene le preziose opere di Jean Meyer, Arturo Iannaccone (opera che ho recensito), padre Vicente Carcel Ortì. Pertanto, il libro di Formicola nelle due insorgenze cerca il fondamento del fatto storico, le sue radici, remote o prossime, il suo significato profondo. Per fare questo occorre analizzare le basi della filosofia comunista e lo fa nel I° capitolo, che è, dedicato al comunismo, inteso come ideologia globale della Rivoluzione.

Intanto lo studioso formatosi alla scuola di Alleanza Cattolica, giustamente inquadra il socialcomunismo all'interno di quel processo rivoluzionario che durante i secoli ha sgretolato quella civiltà cristiana nata nell'epoca medievale. Un processo di distruzione per tappe iniziato con la rivoluzione protestante, poi con quella francese, quindi quella comunista, fino alla IV rivoluzione, quella culturale antropologica del Sessantotto. E' una periodizzazione che ha brillantemente illustrato il pensatore brasiliano professore Plinio Correa de Oliveira, nel suo celebre manuale “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”.

Le radici del comunismo affondano nella cosiddetta utopia, dove si pensa che sia possibile sconfiggere il male nella società. Una missione affidata alla politica, concepita «come strumento rivoluzionario per la trasformazione della società e […] della stessa natura umana». Il fine è sempre quello di fare attraverso l'azione politica, l'uomo nuovo, finalmente felice e padrone di se stesso, trasformando la sua esistenza terrena in un nuovo Eden.

Formicola analizza l'Anti-Metafisica Comunista, la Teoria dell'Azione Comunista, il suo Ateismo e quindi la lotta contro ogni Religione, attraverso la Menzogna e l'Omicidio. Infine viene aperta una breve interpretazione sul comunismo dopo la caduta del Muro.

Pertanto per Formicola tutto lo scenario filosofico culturale e politico del dell'ideologia comunista si è manifestato sia in Messico che in Spagna. «Infatti, l'odio rivoluzionario e comunista nei confronti di Dio si è fin da subito tradotto in odio implacabile nei confronti della Chiesa e del cristianesimo[...]».

Tra gli episodi di questa grande guerra rivoluzionaria contro la Chiesa e quel che sopravviveva di una civilizzazione cristiana del XX secolo, quello messicano e spagnolo appaiono i più emblematici ed istruttivi, perchè hanno visto una resistenza popolare, peraltro anche vincente, almeno in Spagna.

Certamente questi due popoli, quello messicano e quello spagnolo hanno ritardato quell'opera di secolare scristianizzazione che ha continuato nel mondo occidentale. E' certo che senza la loro insorgenza, il culto cattolico si sarebbe praticamente estinto, almeno nei loro paesi. Per quanto riguarda la Spagna, scrive Formicola: «la lezione spagnola indusse progressivamente il comunismo a rinunciare nei Paesi di lunga e radicata tradizione cristiana all'attacco frontale e violento, che compatta e spinge alla reazione [...]».

Dunque lo studio dei due fenomeni messicano e spagnolo «di resistenza anche armata alla rivoluzione anti-cristiana, per difendere la fede, la possibilità di viverla integralmente nella libertà, meritino d'essere ripresi e ricordati sia per restituire onore e verità alla loro storia, troppo spesso vilipesa o dimenticata, sia per riconoscerne la valenza esemplare, anche con riferimenti all'esistenza e all'operatività nella storia dei nemici di Dio, della fede e di ogni verità [...]».

Il II capitolo è dedicato ai fatti e al significato che ha la Cristiada messicana dal 1926 al 1929. Intanto Formicola precisa che, «non è facile incontrare non dico chi abbia letto, ma anche solo chi conosca l'esistenza di questa pagina della storia». Lo storico che ha letteralmente liberato dall'oblio la guerra cristera è stato il franco-messicano Jean Meyer, che ha iniziato le sue ricerche e studi nel 1966, arrivando a creare una monumentale opera in tre volumi, poi pubblicata in ben venti edizioni. Sostanzialmente Meyer ha svolto lo stesso ruolo che ha avuto per l'insorgenza vandeana , lo storico Reynold Secher. Meyer ha scoperto che della guerra cristera, con grande sua meraviglia nessuno ne parlava, nonostante fossero passati appena trent'anni dagli avvenimenti.

La Chiesa non ne parlava, neanche nei seminari. Neanche le giovani generazioni non ne sapevano nulla. Per Meyer, «la Chiesa ha manifestato una prudenza esagerata[...]». Eppure, scrive Formicola, «la 'questione' rappresenta un unicum nella storia del XX secolo e forse nell'intera storia della cristianità, intesa come famiglia di nazioni cristiane per cultura e civiltà [...]».

Per Formicola, avvicinarsi agli avvenimenti storici è fondamentale per chi intraprende la “carriera” politica. La Storia può essere vista come un «deposito di esperienze per la politica», soltanto così diventa magistra, infatti ripeteva spesso Giovanni Cantoni, «chi sbaglia storia, sbaglia politica», in quanto la storia è “politica sperimentale”.

Tuttavia per comprendere cosa è successo nel 1926 in Messico, occorre andare conoscere la storia remota: il primo ideale capitolo di questa storia, è la Reconquista, (la liberazione della Spagna dall'Islam, iniziata a Covadonga). E qui sta forse, l'originalità del lavoro dello studioso napoletano, collegare la Cristiada alla Storia passata, la nascita della Spagna cattolica, in particolare, ai re cattolici Ferdinando III d'Aragona e Isabella I di Castiglia.

Il Secondo ideale capitolo, è la Conquista dell'America. Iniziata con la Scoperta il 12 ottobre 1492 dell'ammiraglio Cristoforo Colombo. Un'opera definita da Pio XII, una «Conquista principalmente pacifica, fusione di stirpi, che solo la forza aggregante della religione potè realizzare con una missione materna e che solo l'afflatto unanime di una Fede profondamente radicata potè mantenere fra tante vicissitudini».

L'argomento è di stretta attualità, sui media da qualche anno viene riproposta dagli indigenisti marxisti, la solita Leyenda Negra su quei fatti di cinquecento anni fa. A questo proposito, «va osservato - scrive Formicola - che se la Conquista e l'evangelizzazione del Messico fossero state davvero quello che risulta dalla storiografia 'leggendista', allora sarebbe semplicemente incomprensibile come il popolo messicano indio e meticcio, anche a oltre tre secoli di distanza, non abbia steso tappeti di fiori innanzi a chi gli prometteva di liberarlo dalla Chiesa cattolica e da tutti gli agenti d'oppressione, ascrivendosi in massa a una qualche massoneria».

Continuando con le riflessioni storiche per l'autore del libro, nella formazione dell'Iberoamerica, ci sono due modi di scrivere la storia, una vera e l'altra falsa. La prima quella elementare, destinata al popolo, che si accontentano di leggere opere dette di volgarizzazione e poi l'altra che «ha un carattere quasi confidenziale, tanto è ristretta l'élite alla quale si rivolge». Per conoscere la vera storia, rimando a due eccellenti studii, il primo, “Il nuovo mondo riscoperto. La scoperta, l'evangelizzazione dell'America e la cultura occidentale”, del professore argentino Alberto Caturelli, trad. it. Ares di Milano (1992). Il secondo studio, “Magna Europa. L'Europa fuori dall'Europa”, a cura di Giovanni Cantoni e Francesco Pappalardo, D'Ettoris editori, Crotone (2006).

Tuttavia lo studio di Formicola ricorda la situazione storica del mondo precolombiano, fornendo qualche dato sulla conquista e l'evangelizzazione di quelle terre, abitate da popoli con una religiosità alquanto discutibile, vedi la pratica dei sacrifici umani e dell'antropofagia, come è dimostrato dai numerosi documenti e studi, ne ricordo uno per tutti, “Il Vangelo nelle Americhe. Dalla barbarie alla civiltà”, di Jean Dumont, Effedieffe (1992).

Interessante il paragrafo riguardante i frutti della Conquista, con la miracolosa formazione della civiltà indo-cristiana, “meticcia”, una inculturazione rispettosa, senza nessuna forma di razzismo, simboleggiata nel modo più alto e significativo dalla devozione alla Madonna di Guadalupe. Il bilancio di questa storia possiamo affidarlo al grande pontefice, san Giovanni Paolo II, chiamò: “una grandiosa ammirevole avventura[...]”. Una evangelizzazione, dove certamente vi sono stati, “luci ed ombre”, ma nonostante gli errori umani, ci sono stati, “più luci che ombre”.

Pertanto, in conclusione, «non si sbaglia, dunque, a ritenere che quel mondo non è certamente divenuto perfetto, ma altrettanto certamente è divenuto migliore per effetto della Conquista e della conseguente evangelizzazione. Se non altro perchè cessano le ecatombi umane e il cannibalismo rituale. E ciò grazie all'opera dei missionari, soprattutto domenicani e francescani, ma anche alla tanto demonizzata civiltà degli spagnoli [...]».

Il testo prima di arrivare agli anni che hanno visto protagonista l'insorgenza del popolo cristero, dà conto dei vari governi più o meno liberali e democratici che si sono susseguiti in Messico, le varie crisi politiche, indicando quelle più significative. Formicola non racconta l'insurrezione cristera come hanno fatto altri, accenna brevemente i tratti principali, indicando i nomi dei tanti protagonisti che si distinsero nei tre anni di guerra “religiosa” e non di classe. A partire dal generale Gorostieta e di tutti gli altri eroi, martiri cristeros che hanno imbracciato le armi contro l'esercito federale del presidente Plutarco Calles.

A fine capitolo viene pubblicata in Appendice, gli estratti delle lettere encicliche del sommo Pontefice Pio XI, “Iniquis Afflictisque”, del18 novembre 1926; “Acerba Animi” del 29 settembre 1932; “Firmissimam Constantiam” del 28 marzo 1937, infine la Lettera apostolica, “Paterna Sane” del 2 febbraio 1926.

Il III° capitolo, il saggio affronta la Guerra di Spagna: L'assalto al Cielo e la Cruzada.

Tra il 1936 e il 1939, in Spagna, uno dei luoghi di più antica civiltà cristiana, il furore rivoluzionario si è scatenato con particolare aggressività e ferocia. In questa guerra ha partecipato tutto il mondo. Anche qui Formicola risale alle cause remote e poi a quelle prossime della cosiddetta guerra civile. Il saggio non fa la narrazione della guerra, ma si limita a ricordare documentando i passaggi più significativi, facendo emergere il carattere anticristiano della persecuzione in atto operata dalle forze del Fronte Popular, composto principalmente da anarco-marxisti. Il manifesto del partito socialista incitava a «[...] distruggere la chiesa e cancellare da tutte le coscienze la sua nociva influenza». Una guerra alla Religione cattolica, iniziata fin dal 1931, con saccheggi e incendi di luoghi di culto, con massacri sistematici di religiosi, sacerdoti, vescovi e e suore.

Alla fine sono quasi settemila i religiosi uccisi dai rivoluzionari anarco-comunisti. La Chiesa tardivamente, forse per non apparire troppo filo franchista, riconosce quasi duemila martiri, tutti beatificati, dai Papi, compreso Papa Francesco. In questa occasione a insorgere non c'è solo il popolo cattolico, ma anche la maggior parte dell'esercito guidato dal generalissimo Francisco Franco che il 31 luglio 1936 inizia la liberazione (l'Alzamiento) della Spagna e mette fine alla persecuzione religiosa. Formicola precisa che l'insorgenza guidata dal generale Franco fu una reazione alla Repubblica filo marxista, che non diventò mai, purtroppo una contro-rivoluzione.

Il testo fa riferimento ai vari delicati passaggi e interventi della Chiesa spagnola, che di fronte alla furia omicida dei rivoluzionari comunisti fu quasi costretta ad appoggiare la Cruzada anticomunista dei nazionalisti del generale Franco. Pio XI a due mesi dell'alzamiento, ricevendo dei pellegrini spagnoli, denuncia, «[...]quella fiamma di odio e di più feroce persecuzione confessatamente riserbata alla Chiesa ed alla Religione Cattolica […] la Nostra benedizione s'indirizza, in maniera speciale, a quanti si sono assunti il pericoloso compito di difendere e restaurare i diritti e l'onore di Dio e della religione[...]».

I vescovi spagnoli collettivamente si esprimono poi un anno dopo l'alzamiento, il 1 luglio 1937, a favore della cruzada dei nazionalisti. Poi c'è Pio XII, appena eletto, con un telegramma, esprime felicitazioni al generale Franco dopo la proclamazione della vittoria. E quindici giorni dopo un Radiomessaggio al popolo spagnolo, così si esprime: «con immensa gioia […] per il dono della pace e della vittoria». Per il momento non intendo entrare nel discorso spinoso della legittimità di un regime autoritario come quello franchista, il testo lo fa, vi lascio alla sua lettura e approfondimento. Magari lo farò in un'altra occasione.

 

 

Abbiamo incontrato Manuela Stangoni per parlare con Lei delle sue parole del suo libro “COME PER LA LUNA IL SOLE” in esclusiva per il CDS

Frugandomi dentro, scrutando le varie parti, osservavo un'esistenza trascorsa sui libri di scuola; e a ragion veduta, compresi che non mi sarebbe stato possibile avere una vita felice senza l'amore. Riguardo alla saggezza attraverso il quale regolarlo, avevo ben diciannove anni di riflessioni e attese. Adesso sentivo il mio sangue ribollire dal desiderio di farmi travolgere dalla vita con passione ostinata e gioia indomabile, dalla necessità di sradicare quel peso mortale che non mi faceva vivere.

Avvertivo la bramosia di cercare, tra le pieghe della mia anima e nei meandri più reconditi del mio cuore, quell'armonia intrinseca e invisibile: l'amore.
E per farlo, ero pronta a scavare nei luoghi più oscuri del mio essere: stanarlo e permettergli di riemergere.
Avrei sciolto i ghiacci che incastonavano come dentro un'ametista il mio cuore; cosicché il mio pragmatismo, fosse riuscito a lasciare il posto ad azioni dettate dall'animo.Il mio tempo era giunto. Nulla sarebbe stato in grado di fermarmi.Per questo partii; per smetterla di esistere.
Dopo sei anni sarei tornata nell'unico luogo dove mi ero sentita viva: Badesi.
E avrei cercato l'unica persona che mi aveva fatto percepire come un essere completo: Leonardo.
Quanti ricordi si riaffacciarono alla mia mente durante il viaggio, che, sembrò interminabile.

Leggendo questo piccolo testo del libro mi e venuta la curiosità di chiederti di piu su di te Manuela :

1 ) Parlami di te,  come sei diventata scrittrice

Leggere e scrivere sono stati i verbi che ho imparato dopo Essere e Avere, ma in effetti per quanto riguarda la stesura del mio primo romanzo “COME PER LA LUNA IL SOLE” ho dovuto attendere un po’ di anni; e in effetti è nato per caso, e in seguito a un’esigenza familiare.

2) come nasce la tua idea    

L’idea di questo romanzo nasce in seguito ad un’esigenza familiare, nello specifico di mia figlia Aurora che, stava entrando nel difficile periodo dell’adolescenza e volevo trasmetterle dei valori. Dopo i primi dialoghi che avvertivo cadere nella noia ho pensato a una strada alternativa. Così è nata Luna: la protagonista di “Come per la luna il sole” e del seguito “Come ombra all’imbrunire”.

In pratica ho fatto dire a Luna tutto quello che volevo comunicare e trasmettere ad Aurora.

Ma oltre a lei, ho anche un figlio più piccolo, Andrea, e quindi anche per lui questo romanzo è stato didattico.

Lo hanno vissuto con me, parola dopo parola, riga dopo riga. Mentre loro facevano i compiti io gli ero accanto, insieme a Luna e le sue vicissitudini. Perché la sua storia è paragonabile a quella di molte vite reali: ardua, dolorosa, complicata; ma lei non molla. Luna attende, e questa attesa la forma e la rafforza, e quando è finalmente pronta, affronta la vita in modo fiero e vigoroso: senza paura.

Per rendere questo romanzo il più appetibile possibile a un adolescente, l’ho condito con l'amore e il sentimento, poi, ho cercato di renderlo veloce creando situazioni che lo facessero diventare un vero page turner: per questo al rosa ho affiancato anche un po’ di giallo e di imprevisti. Per dare l’impronta didattica invece ho posto all’inizio una breve riflessione sul senso della vita e altre nascoste tra i dialoghi… Luna è molto meditativa, ed è proprio attraverso questa sua peculiarità che ho avuto la possibilità di enunciare quanto mi ero preposta di elargire ai miei figli e a questo punto a chi si appresterà a leggermi.

Sia nel primo sia nel secondo romanzo Luna oltre a portarci a riflettere, ci accompagna in posti meravigliosi come la Sardegna, Genova e anche il Sud Dakota. E lo fa mettendo in gioco tutta se stessa. Perché la vita è cadere, viverla, è rialzarsi.

3 ) Come mai  ti e venuto in mente questa frase : A ognuno di noi in questo mondo è dato vivere...

Desideravo che chi si fosse apprestato ad acquistare il libro potesse capire sin dalla prima pagina che non si sarebbe trovato a leggere un romanzo “passatempo”… bensì, chi lo aveva scritto aspirava a trasmettere un concetto più profondo.

Lavoro da trent’anni in una terapia intensiva e il valore della vita l’ho imparato da subito accudendo i miei pazienti. Per me vivere è un concetto molto più ampio che non corrisponde al solo semplice atto del trascorrere del tempo. È il mettersi in gioco con tutti noi stessi. Da qui, la frase che segue; composta nella fattispecie, in un pomeriggio in ospedale, ma vista e rivista più volte, alla ricerca delle parole più appropriate per descrivere ciò che intendo per vita.

Quella vita che va vissuta appieno: senza paura.

4  ) i progetti nel futuro ? 

Dopo il sequel “Come ombra all’imbrunire” ho cambiato genere.
Ho un figlio maschio che mi ha chiesto di scrivere una storia per lui: dinamica e avventurosa. Sono già a buon punto ma ho ancora un po’ di lavoro da fare. Si tratta di un distopico dove amore, coraggio, solidarietà e amicizia combattono contro una società in cui il desiderio di potere è tale da eliminare ogni forma di integrità morale.
Un altro progetto letterario del quale ho già tratteggiato i primi tasselli parla di resilienza. L’unico mio problema è il tempo. Avrei bisogno di giornate di 48 ore per poter fare tutto ciò che mi prefiggo

SINOSSI

Luna nasce e cresce a Genova, ma trascorre ogni estate a Badesi (Sardegna), dove, una tenera passione la lega a Leonardo. Questa si rinnova anni dopo, ma le premesse sono di tutt'altro genere: Leonardo è impegnato con un’altra ragazza, Luna diventa preda delle attenzioni di uno sconosciuto, e in questo scompiglio fa il suo ingresso Gianni, amico d’infanzia di Luna. Ci vorrà tempo e determinazione da parte di ognuno di loro, per mettere un po’ d’ordine nelle loro vite. Per farlo, dovranno affrontare quel dolore taciuto: fatto di sogni infranti, perdite inconsolabili, lontananza forzata. Per tramutarlo in desiderio di rinascita e desiderio di vivere. Gli odori e i colori di Badesi sono le spezie.  

L’AUTORE

Manuela Stangoni è nata a Genova nel 1968. Vive a Mignanego con i suoi due figli Aurora e Andrea, e due gatti, Noah e Lea. È un’infermiera e lavora presso la Terapia Intensiva del Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale Villa Scassi di Genova.
“Come per la luna il sole” è il suo esordio; ma che vede al momento la sua seconda edizione. Lo ha scritto per dire a suo padre quanto ama la terra in cui è nato, e per dire ai suoi figli: “Cammina, corri, inciampa e cadi… ma rialzati sempre.”
Nel 2017 la Casa Editrice Lettere Animate, le ha pubblicato la prima edizione di "COME PER LA LUNA IL SOLE" e il sequel "COME OMBRA ALL'IMBRUNIRE" nel 2019.
Entrambe le opere hanno un'impronta didattica e di formazione che l'autrice, per rendere facilmente leggibile a un pubblico che comprendesse anche i più giovani, ha vivacizzato con tinte di giallo, rosa, un po' di antropologia sarda, tanta riflessione, ironia e risate.
A ognuno di noi in questo mondo è dato vivere.
Spesso, però, si sopravvive; o per lo più, semplicemente, si esiste.

La vita è buio spettrale o luce abbacinante,
feroce carnefice o mite medicamento.
Ti sputa addosso: ostile, deforme, arcigna;
poi, si veste di fresco e ti alita contro una gioia quieta.
Ti spia in silenzio, e in silenzio attende;
un fremito o un'inquietudine le dirà che sei pronto a viverla,
affinché non resti solo un sogno ciò che può e potremmo essere.
L'azzardo è l'essenza del vivere, l'inciampo la sua vertigine;
col tempo, s'impara a rimettersi in piedi, sempre più in fretta.
La vita è cadere..viverla è rialzarsi.


Grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato

Com'era prevedibile i tragici fatti di Caivano hanno dato l'opportunità ai fautori delle proposte di legge per contrastare la “omo-transfobia”, di sollecitare la discussione in Parlamento e di approvarle al più presto. Tra questi sul Riformista edizione di Napoli, il magistrato Eduardo Savarese, scrive: «la comunità LGBTQI, con le sue associazioni e i membri militanti, gridano all'intolleranza omotransfobica e il mondo cattolico, o una sua parte, esige che non si strumentalizzi la vicenda e non vede condotte di discriminazione (per esempio Maurizio Patriciello)». (E. Savarese, “Io omosessuale vi spiego perché all'Italia serve una legge anti-omofobia”, 18.9.2020, in Riformista).

Pertanto per il magistrato, dai dati raccolti sui giornali, «esiste un odio di matrice omofobica e va perseguito».

Ho appena finito di leggere il volumetto, pubblicato recentemente dalla casa editrice Cantagalli, “Omofobi per legge?”, dal sottotitolo: “Colpevoli per non aver commesso il fatto”, la pubblicazione è stata curata dal magistrato Alfredo Mantovano, con i contributi di una serie di giuristi: Francesco Farri, Domenico Airoma, Mauro Ronco, Carmelo Leotta, Francesco Cavallo, Roberto Respinti.

Premetto di non possedere sufficienti conoscenze in materia giuridica, pertanto, dai vari contributi del volume tenterò di far emergere, gli aspetti sociali, culturali e politici dell'argomento.

Per rimanere all'attualità, sono rimasto colpito, dai contributi di Mantovano e di Leotta, dove gli esperti commentano la proposta di legge AC, n.868, primo firmatario on. Scalfarotto. I  promotori intendono modificare l'art. 604 bis cod. pen., per punire gli atti cosiddetti discriminatori anche se non violenti che siano espressioni di un giudizio di valore legato alle scelte individuali in materia di comportamenti sessuali. Dalla modifica all’art. 604 bis potrebbe incorrere nella condanna, «tanto la madre che suggerisce alla figlia di non sposare un bisessuale, quanto il padre che decidesse di non affittare una casa di sua proprietà al figlio che volesse andare a vivere nell'immobile con il proprio compagno». Su questo caso Mantovano si sofferma e cerca di chiarire che la riscrittura della legge non tranquillizza, anzi preoccupa gravemente «perché dà per certo che quella madre o quel padre siano sottoposti a un procedimento penale: il che – al di là dell'esito – rappresenta di per sé un trauma e un costo, sul piano umano e materiale».

Pertanto, una semplice discussione intrafamiliare può trasferirsi in un'aula di giustizia, dove un giudice è chiamato a decidere se nel semplice “suggerimento” (che non sia una minaccia, o una violenza) di una madre alla figlia, si è superato il confine fra 'pregiudizio' (tra l'altro discutibile) e discriminazione.

Dunque per Mantovano, «la mera prospettiva dell'avvio di un procedimento penale per una madre che affronti il tema con la figlia – perfino a livello del 'suggerimento'- costituisce essa sì una minaccia alla libertà personale». In questo caso, una minaccia per la madre, che se non vuole rischiare di rendere conto al giudice dei suoi discorsi in casa con la figlia, in futuro, sarà costretta a rinunciare di dare suggerimenti. A questo punto sarà proprio la mamma «a essere gravemente discriminata per la manifestazione di una opinione, peraltro all'interno delle mura domestiche».

Il testo unificato delle  cinque proposte di legge AC n. 107 (Boldrini), n. 569 (Zan), n. 868 (Scalfarotto), n. 2171 (Perantoni), n. 2255 (Bartolozzi) è ora all’esame della Camera dei Deputati. Queste proposte mirano ad estendere la punibilità e l'aggravamento delle pene anche alle ipotesi relative a discriminazione legate al concetto di genere. Sostanzialmente mirano a comparare il trattamento penale della cosiddetta “omo-transfobia” a quello del razzismo. Non sto qui ad elencare i vari reati che intendono punire, vi lascio alla lettura del testo, scrivo solo che ne risulterebbe applicabile una pena fino ad un anno e sei mesi di reclusione per l’autore di atti discriminatori non violenti commessi per motivi connessi alla preferenza o ad un comportamento nell’ambito sessuale. .

Il libro pubblicato dalla Cantagalli, «ha uno scopo duplice - scrive Francesco Farri -  presentare con sguardo laico e non confessionale una tematica che sta assumendo un rilievo centrale nel dibattito non solo politico del nostro Paese; fornire uno strumento di riflessione sugli scenari operativi che si presentano dinanzi a tutti coloro che guardano con fondata preoccupazione all'eventuale approvazione di queste proposte».

Il contributo di Domenico Airoma (La legge sull'omofobia: l'olio di ricino della “dittatura del relativismo”?) analizza la lettura ideologica di queste proposte di legge. Intanto sostiene che non siamo in emergenza e non esiste nessuna urgenza per una legge sull'omofobia. Non ci sono i numeri, come ben chiarisce Mantovano. E poi quando vengono dati i numeri, che si riferiscono principalmente alle donne, e poi a persone LGBTI si rimane perplessi, «poichè si tratta di atti e comportamenti che, per la verità, già cadono sotto la scure della sanzione penale: peraltro neppure tra le più lievi [...]».

Airoma descrive nel suo intervento le varie fasi della parola omofobia, legata alla conquista rivoluzionaria culturale del Sessantotto. Grazie all'onorevole Franco Grillini, l'associazionismo gay comincia ad entrare nelle aule parlamentari e poi con la rivendicazione dei nuovi diritti, si allea con la nuova sinistra, nata dalle ceneri del Partito Comunista Italiano, che intanto era diventato partito radicale di massa. La questione omosessuale va di pari passo con la rivendicazione dei cosiddetti nuovi diritti, così, «la nuova frontiera mistica di una sinistra libertaria delusa dal fallimento marxista – diviene centrale nella strategia di attacco alla famiglia e al matrimonio». Pertanto “l'accusa di omofobia” diventa “uno strumento di lotta politica”. Ormai «è omofobo chiunque si opponga all'affermazione dei nuovi diritti e al riconoscimento pubblico dei ' matrimoni' same-sex e delle famiglie arcobaleno».

L'omofobia diventa un modo di essere, ritenuto squalificante e di arretratezza culturale. Secondo Airoma, l'omofobia si carica di valenza etica e diventa «lo stigma che colpisce chiunque si opponga alla costruzione dell'omo novus', anche semplicemente opponendo una resistenza passiva, inconsapevole, come nel caso della cosiddetta 'omofobia interiorizzata'».

La prospettiva dell'identità di genere è quella di superare l'uomo così come è uscito dalle mani di Dio. Pertanto, l'incriminazione ai movimenti LGBTI serve per porre le condizioni «per una profilassi preventiva e per una incisiva azione rieducativa nei confronti di soggetti socialmente impresentabili ed eticamente biasimevoli». Airoma  scrive: «Oggi purtroppo usiamo il carcere non più come extrema ratio ma come l'olio di ricino, come strumento di controllo sociale [...]». Pertanto, «la legge sull'omofobia altro non è che la minaccia dell'olio di ricino per chiunque si opponga a un ricatto ideologico subdolamente totalitario, che pretende di portare alle estreme conseguenze quello 'sbaglio della mente umana' che è l'ideologia gender».

La posta in gioco è alta: per Airoma, da una parte ci sono quelli che pretendono che la loro concezione, sia “la” verità sull'uomo, ogni altra visione, non solo è culturalmente insostenibile, ma è riprovevole e i suoi odiosi sostenitori sono da silenziare  con la minaccia del carcere. Dall'altra parte ci siamo noi, quelli che si trovano ormai in un mondo occidentale agonizzante, profondamente secolarizzato, che testimoniano con la propria vita e sostengono pubblicamente, «la bellezza dell'unica verità capace di far ricostruire una società a misura d'uomo».

E' una battaglia che va combattuta, impegnandosi a realizzare un mondo diverso, «partendo proprio da quel corpo, da quella carne, che il nichilismo relativista vuole silenziare». Intanto in questa battaglia, «occorre difendere strenuamente tutti gli spazi di libertà, senza cadere nella provocazione criminogena di una legge che imbavaglia, quasi temendola, la libera manifestazione del pensiero».

In conclusione del suo intervento Airoma auspica che in questa resistenza culturale, nonostante il rischio di essere definiti omofobi per legge, come un tempo si era definiti “fascisti”, di trovare uomini dalla schiena dritta, uomini verticali, dal cuore grande.

L'intervento del professore Mauro Ronco approfondisce l'aspetto della pericolosità di introdurre nell'ordinamento i cosiddetti hate crimi, soprattutto in materia di orientamento sessuale.

I reati d'odio, previsti nella struttura dell'art. 604 bis, che con le proposte elencate sopra si intende estendere, secondo Ronco «sono profondamente contrari al principio del diritto penale, che postula alla base del reato un fatto offensivo nei riguardi di un bene sociale oggetto di esperienza concreta». Il reato d'odio così inteso, secondo il professore, viene costruito senza una base empirica accertabile dal giudice: “ti punisco perchè ti attribuisco una malvagia disposizione d'animo, l'odio appunto”. Se viene esteso il reato d'odio significa che il diritto penale si avvia verso «un modello che punisce la manifestazione di idee per correggere gli individui in ordine alla loro disposizione interiore».

Per Ronco  è assurdo creare un reato basato su motivi d'odio. Chi critica le tendenze omosessuali per ragioni metafisiche, per ragioni etiche, psicologiche, mediche o sociali, «non per ciò è indotto a tali critiche per ragioni d'odio». È assurdo conferire a un giudice il compito di decidere se una determinata opinione sia espressione per convinzione scientifica, religiosa, culturale, familiare. Ma poi odio verso chi?, si interroga Ronco. Verso una tendenza, un orientamento o verso una persona? Anche qui distinguere è difficile perché nel diritto penale il giudice non può discriminare tra le intenzioni buone e quelle cattive.

In questa creazione continua di portatori di odio da punire potrebbero rientrare le opinioni come l'islamofobia, la cristianofobia, la giudeofobia. Tutto questo «significa costruire reati sulla base di un pregiudizio discriminatorio, che separa gli uomini e le donne in due categorie [...]». Da una parte quelli che odiano, dall'altra quelli che non odiano e che quindi si sentono in dovere di punire e rieducare i primi. È  una separazione che «contiene in sé un germe di totalitarismo dispotico cui è inerente il rischio di una discriminazione sociale potenzialmente drammatica, consistente nella disumanizzazione per via giudiziaria di una parte della popolazione [...]».

Così tutti quelli «che manifestano le loro paure appellandosi al valore della propria identità sarebbero degli odiatori, da disumanizzarsi attraverso il monito del precetto penale e da rieducarsi per il tramite dell'esecuzione della pena».

Tuttavia non ci si rende conto che creando reati d'odio l'ordinamento rischia di trasformarsi esso stesso in causa di discriminazione tra le persone.

Occorre chiarire che l'odio è uno stato d'animo soggettivo assolutamente indiscernibile da una legge o da un giudice.

Nell'intervento di Carmelo Leotta viene ulteriormente sottolineata la grave lesione delle nuove disposizioni al sistema penalistico italiano e ai suoi fondamenti. Per Leotta, «la vera esigenza, non è oggi quella di estendere la portata applicativa degli artt. 604 bis e 604 ter cod. pen., ma quella di riportarla in equilibrio con il principio irrinunciabile del diritto penale del fatto, intervenendo in senso restrittivo e non estensivo della punibilità».

Rilevante il saggio di Francesco Cavallo (Scudi, non spade. Dall'esperienza USA qualche monito per il legislatore). L'autore entra nell'argomento evidenziando che negli USA il dibattito si presenta abbastanza vivo a causa della maggiore vitalità e aggressività dei gruppi LGBT e altrettanto maggiore è la consapevolezza nel corpo sociale della inviolabilità dei diritti di libertà e del diritto naturale. Il saggio di Cavallo mette in luce come le normative dell'ordinamento americano possono essere guardate come modello dai nostri legislatori.

Cavallo nel suo studio parte dalla distinzione tra diritti e bisogni. Il potere pubblico esiste per proteggere i diritti, ma in alcuni casi ha il dovere di soddisfare i bisogni. I programmi di welfare hanno lo scopo di venire incontro ai bisogni dei poveri.

Anche negli Usa i cittadini che si identificano negli LGBT, da tempo chiedono di non essere ostacolati nel soddisfacimento dei loro bisogni, quindi richiedono un intervento legislativo. Però è altrettanto evidente che «questi interventi non debbano comprimere i diritti fondamentali della altre persone, comprese la libertà di espressione, associazione e religione». Tuttavia questi interventi per proteggere alcuni cittadini dovrebbero avere il carattere di scudi e non di spade. Infatti «le leggi sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (Sexual Orientation Gender Identity, SOGI laws) vengono in realtà utilizzate come spade per 'punire i malvagi', come ha candidamente affermato uno dei più noti attivisti (e finanziatori) LGBT, Tim Gill [...]».

Anche negli USA non è chiaro per il legislatore che cosa sia discriminazione e cosa sia compressione dei diritti e libertà fondamentali. «Anche Oltreoceano si censura la mancanza di determinatezza e di tipicità: queste leggi tendono ad essere vaghe ed eccessivamente ampie,prive di definizioni chiare su cosa significhi 'discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere', e quali condotte siano o meno sanzionabili». E' fondamentale definire la discriminazione. Pertanto, «Definire il matrimonio come l'unione di un uomo e di una donna non è una condotta discriminatoria. Né lo è la convinzione che il sesso sia una realtà biologica indiscutibile». Nello stesso tempo le persone che si identificano come LGBT vanno aiutate a soddisfare i loro bisogni, dove è necessario, «rispettando la coscienza delle “persone ragionevoli in buona fede” (per stare alle espressioni della Corte Suprema) che sul matrimonio e l'identità di genere la pensano diversamente: il disaccordo non è discriminazione, e l'ordinamento non può introdurre una presunzione di questo tipo».

Cavallo a questo punto evidenzia il diverso trattamento da parte dell'ordinamento statunitense delle  discriminazioni razziali, rispetto a quello delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale. Infatti, sono tracciate distinzioni complesse e sofisticate per proteggere i diritti e libertà fondamentali e richiamarli potrebbe aiutare ad evitare errori in Italia. E' fondamentale avere chiara la distinzione tra distinguere e discriminare. Per esempio una scuola distingue in base al sesso degli alunni quando crea bagni maschili e femminili; invece, discrimina in base al sesso se consente solo agli uomini di studiare economia.

A questo punto Cavallo è costretto a fare un'altra distinzione fondamentale: tra discriminazione e semplice disaccordo. Sono interessanti gli esempi proposti del fioraio, del pasticciere, del pizzaiolo e il fotografo. Sono quattro casi giurisprudenziali che sono stati discussi ampiamente dalla Corte Suprema dei vari stati americani. Questi imprenditori in pratica si sono rifiutati di preparare fiori, torte, cibo e fotografie per matrimoni tra persone dello stesso sesso. Attenzione loro non si rifiutano di vendere singolarmente il loro prodotto a persone  che hanno un orientamento omosessuale, ma non accettano di farlo quando si tratta di celebrare il loro matrimonio. E' come se queste persone avessero detto: “Non ha nulla contro le persone omosessuali, ma non posso contribuire a celebrare il loro matrimonio, perchè è contrario alle mie convinzione”.

A fronte di tale dissidio,  il compromesso possibile a cui  è arrivata la Corte Suprema federale viene così espresso: «rispettare la libertà delle persone omosessuali, allo stesso modo deve rispettare la libertà degli americani che hanno una diversa idea della sessualità, del matrimonio, della genitorialità». Scrive Cavallo: «Le leggi contro le discriminazioni, dunque, dovrebbero essere al più uno scudo per proteggere, non una spada per recidere la libertà di musulmani, ebrei, cristiani e altri credenti e non credenti, che seguono la medesima idea naturale di sessualità, matrimonio e famiglia».

L'ultimo saggio di Roberto Respinti tratta della libertà di manifestazione del pensiero, con suggerimenti utili a difendere l'esercizio.

 

 

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