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Mercoledì, 15 Maggio 2024

"STORIE D'AFRICA" è il nuovo film-documentario del regista Piero Cannizzaro, di cui ha curato personalmente soggetto, sceneggiatura e regia  mentre per la fotografia e il suono ha lavorato in collaborazione con Josè Alexandre. Il montaggio è stato realizzato da Leonardo Cinieri Lombroso;  drone di Josè Alexandre.
Un progetto finanziato dalla Cooperazione Italiana per lo Sviluppo in collaborazione con l’OIM.
Un racconto di sopravvivenze che trasmettono coraggio invece che disperazione - come ha scritto nel sottotitolo del film lo scrittore e giornalista Erri De Luca.
Con questa interessante pellicola Cannizzaro ha voluto dare un volto a quelle persone che hanno tentato “l’avventura” di venire in Europa attraverso viaggi di sofferenze, soprusi, umiliazioni e stupri. Per molti poi è diventato anche un viaggio di riscatto e voglia di ricominciare….
Un viaggio tra Senegal, Costa D’Avorio, Guinea durato circa tre mesi, seguendo il percorso di CinemArena, uno schermo itinerante della Cooperazione Italiana che realizza campagne di informazione ed educazione inerenti diverse tematiche sociali in varie parti del mondo.
È partito da qui il documentarista Piero Cannizzaro per realizzare le sue “STORIE D'AFRICA", un docufilm  che affronta il tema dell’emigrazione direttamente attraverso le testimonianze delle persone nei villaggi, in prevalenza donne, che hanno subito ogni genere di violenze ma, nonostante tutto, hanno ancora la forza e il coraggio di raccontare il loro drammatico vissuto quotidiano.
Quando mi è stato chiesto dall’AICS di proporre un progetto intorno a questa operazione - afferma Cannizzaro - ho ribadito che per me era importante mostrare il contro campo, cioè l’emigrazione raccontata da donne e uomini africani. Una volta sul posto, sono andato nei villaggi per poi incontrare le persone protagoniste delle storie afferenti il tema dell’emigrazione ed osservare nella loro quotidianità, anziché nella massa indistinta dei barconi o delle immagini che in genere ci giungono dai media.
Da noi si parla molto e giustamente di Mediterraneo, ma la maggior parte delle persone che ho incontrato durante il viaggio, quel mare non è riuscita ad attraversarlo, sopportando oltretutto inaudite sofferenze. Tuttavia, ho conosciuto gente che non ha perso la speranza e che continua a dimostrare grande coraggio.
Un racconto che parte proprio dalla rappresentazione di storie in prima persona di sogni rimasti tali, di fallimenti, ma anche di successi; i racconti di chi vorrebbe partire verso l'Europa e le  testimonianze di chi è tornato, subendo magari una sconfitta, ma che è riuscito a ricostruirsi una vita nel villaggio, creando una piccola economia di sopravvivenza e una vita dignitosa nel proprio Paese.
La colonna sonora, con una significativa valenza semantica e narrativa, è stata registrata dal vivo nei luoghi dove si svolgevano le riprese, sia cogliendo momenti improvvisati nei villaggi, sia riprendendo la performance di importanti musicisti, come il senegalese Aliou Ndiaye, cantante e suonatore di xalam e membro dell’orchestra nazionale del Senegal.
Il rinnovamento del documentario italiano, avvenuto negli ultimi anni, ha in Piero Cannizzaro uno dei suoi maggiori artefici ed esponenti, come testimonia la sua composita filmografia, che si muove su molteplici latitudini; egli ha realizzato documentari e reportage in Italia, America, Russia, Siberia, Sri Lanka, Sud Africa, Golfo Persico, Norvegia, Lapponia, sempre alla ricerca di nuovi universi da esplorare.
La curiosità è alla base del lavoro di Cannizzaro che con la sua macchina da presa entra in ambienti chiusi, aprendo la strada verso un costruttivo dialogo che coinvolge lo stesso spettatore, invitandolo a raccogliere il testimone del regista e mettersi a sua volta in viaggio.
Realtà diverse, apparentemente marginali, fonti invece di insegnamenti fondamentali, si susseguono  dinanzi ai nostri sguardi, rieducandoli ad un ritmo e a un linguaggio, elementi smarriti nel caotico flusso delle immagini dalle quali siamo quotidianamente aggrediti. 
Le isole, la musica, le città sotterranee, le città slow, la spiritualità, il cibo, il tema dell’identità sono le  principali tematiche di cui egli si è occupato per approdare, infine, alla dimensione ideale del glocale.  A tal riferimento, Piero Cannizzaro è direttore artistico a Capalbio della rassegna “Il Glocale nel Documentario 2005” e della musica etnica, soprattutto nell'Italia del Sud.

Le prossime tappe della proiezione di "STORIE D'AFRICA":

Lunedi 25 novembre - Ore 21:00
APOLLO 11
Via Nino Bixio, 80 /A - Roma
Ospiti: Giacomo Ravesi (critico), Fabio Castriota (psicoanalista e direttore del festival
Cinemente), Francesca De Masi (sociologa)
Ingresso: € 5

Martedi 26 novembre - Ore 20:30
OFFICINA DELLE ARTI PIER PAOLO PASOLINI
Viale del Ministero degli Affari Esteri, 6 - Roma
Ingresso libero

Martedi 10 dicembre - Ore 19:00
MAISON D'ITALIE
7 A Boulevard Jourdan - Paris
Ospiti: Sylvie Braibant, Lady Ngo Mang Epesse, Marie Roger Biloa.
Ingresso libero

Ragusa - Liberamente ispirata al Paraninfo di Luigi Capuana, è stata rappresentata domenica sera, al teatro Badia di Ragusa, “Le sorelle Scipione”, una divertente pièce in due atti resa più leggera dall’autore, regista e protagonista Eduardo Saitta. Ha esordito, così, la nuova stagione di Ragusa Ride, la rassegna di teatro comico, con il patrocinio dell’assessorato Turismo Spettacolo del Comune, promossa dall’associazione culturale Palco Uno con la direzione artistica di Maurizio Nicastro. Una scelta specifica (Saitta è uno degli istrioni comici più in voga del momento sul territorio siciliano) che, non a caso, è stata salutata da una straordinaria presenza di pubblico. Riducendo a sei il numero dei personaggi, Saitta ha potuto dare a ciascuno degli interpreti una precisa caratterizzazione. In scena, al fianco del capocomico, Aldo Mangiù e Katy Saitta, una coppia scenica ormai affiatatissima, non dimenticando Massimo Procopio, Lucia Debora Chiaia e Serena Rapicavoli con cui è stato svolto un intenso lavoro di adattamento dei personaggi, facendoli vivere di nuove dinamiche e insolite caratteristiche comiche. Le sorelle Scipione, nella storia riscritta, da Saitta sono due donne in cerca di marito, che in quanto a ricchezze farebbero gola all’intero paese. A causa del loro aspetto esteriore, però, nessuno è disposto a prenderle in moglie, sacrificando la propria esistenza per il “vil danaro”. Una situazione tanto complicata che Pasquale, noto in paese per aver combinato i migliori matrimoni, trova non poche difficoltà nel reperire due mariti per le due sorelle. Un giorno, però, arriva l’illuminazione: in casa di don Pasquale vive quasi dalla nascita Filippo detto “Fulli”, un uomo buffo di circa quarant’anni che crede fermamente di essere il figlio dello stesso Pasquale. Fulli è continuamente spronato ad osservare meglio le Scipione e a convincersi che prima o dopo sarebbe meglio sposarne una piuttosto che rimanere solo al mondo. L’uomo è duro a mollare ma, davanti alla scoperta della cospicua dote della quale entrerebbe in possesso, prova a convincere l’amico Angelo a mettere lui gli occhi sulle sorelle. Da queste vicende si è diramata l’inedita trama della commedia che, tra nuove situazioni paradossali, ha avuto un divertente lieto fine. “Abbiamo cominciato questa stagione autunnale – sottolinea Nicastro – come meglio non si poteva. La commedia di Eduardo Saitta è piaciuta a tutti e, soprattutto, ha fatto trascorrere ai nostri ospiti un pomeriggio all’insegna del divertimento e della spensieratezza”. Tra le novità di quest’anno, il fatto che, durante la pausa teatro, sia stato possibile gustare tè e biscotti al burro proposti da Enchantè.

 

È dedicata al Trentennale della caduta del Muro di Berlino la nuova rassegna cinematografica del Goethe-Institut Palermo. Con 11 film, dall’8 ottobre al 17 dicembre 2019, IL MURO TRENT’ANNI DOPO guarderà indietro a un'epoca in cui un regime pensava di dover proteggere i propri cittadini dalla libertà con un muro.

"Rivoluzione in Germania? Non succederà mai. Se questi tedeschi vogliono prendere d'assalto una stazione, compreranno un altro biglietto per il binario!” ironizzava Lenin.

Eppure, il 9 novembre 1989, appena cinque mesi dopo la sanguinosa repressione del movimento democratico cinese in piazza Tienanmen a Pechino, cade il Muro di Berlino, che ha diviso la città e il Paese per oltre 28 anni. Meno di un anno dopo, la Germania si riunifica e i cinque nuovi Länder federali - e quindi la vecchia Repubblica Democratica Tedesca - entrano a far parte della Comunità europea. Non è un caso che soprattutto la globalizzazione economica e l'integrazione europea acquistino nuovo slancio. Il Patto di Varsavia e l'Unione Sovietica si disintegrano. Le frontiere e i mari - in particolare il Mediterraneo - diventano permeabili. Il mondo si avvicina, le distanze si accorciano e una grande promessa di nuove libertà sembra possibile non solo per i Tedeschi, gli Europei e i popoli del vecchio Occidente, ma per il mondo intero. Il lungo periodo della Guerra Fredda dopo la Seconda Guerra Mondiale finisce. Un punto di svolta, il cambiamento, una nuova era e la globalizzazione danno speranza per un mondo senza frontiere o almeno con meno confini e conflitti.

A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine della Guerra Fredda, il Goethe-Institut Palermo guarda indietro a un'epoca in cui un regime pensava di dover proteggere i propri cittadini dalla libertà con un muro.

Isolamento, depressione e ansia hanno risvegliato in moltissime persone grandi idee e poteri enormi: la fuga verso l'"Occidente" era il grande obiettivo, mentre altre persone cercavano rifugio nell'"Est".

Una rassegna cinematografica con storie emozionanti sulla ricerca della libertà oltre il Muro e, a volte, semplicemente all'ombra del Muro.

A dare il via alla rassegna, martedì 8 ottobre, alle ore 17:30, sarà Barbara (La scelta di Barbara). Con questo film, in concorso alla Berlinale del 2012, il regista Christian Petzold vinse l’Orso d’argento per la miglior regia. La storia è quella di Barbara, giovane medico che nell’estate del 1980 richiede un visto d’uscita dalla Germania dell’Est e per punizione viene trasferita da Berlino in un piccolo ospedale di provincia.

Come sempre, tutti i film saranno proiettati in lingua originale, con sottotitoli in italiano e a ingresso gratuito. Anche tutti gli altri film in rassegna verranno proposti ogni martedì, alle ore 17:30, nella Sala Wenders del Goethe-Institut Palermo, ad eccezione di “Der geteilte Himmel” (Il cielo diviso) - tratto dal capolavoro omonimo di Christa Wolf – che sarà proiettato al Cinema De Seta (Cantieri Culturali alla Zisa), in collaborazione e nell’ambito di Efebo d’Oro, 41° Premio Internazionale di Cinema e Narrativa (13-19.10.2019).

A chiudere la rassegna ci sarà uno speciale omaggio a Bruno Ganz, grande e versatile attore e interprete, scomparso quest’anno, nel film di culto Der Himmel über Berlin (Il cielo sopra Berlino) di Wim Wenders, qui riproposto nella versione restaurata.

Per le scuole interessate sono previste proiezioni speciali di mattina, in giorni e orari da concordare. Per informazioni e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., T. 091 6528680, oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Il Direttore Artistico Antonio Monda, d’intesa con Laura Delli Colli, alla guida della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca Via, direttore -generale, hanno presentato la 14a edizione della Festa del Cinema di Roma, ed il relativo programma completo, che si svolgerà dal 17 al 27 ottobre 2019 all’Auditorium Parco della Musica, coinvolgendo, come ogni anno, numerosi altri luoghi e realtà culturali della Capitale. Sono in programma 33 film provenienti da 25 Paesi.

Nel suo lavoro, Antonio Monda è affiancato da un Comitato di Selezione composto da Richard Peña, Giovanna Fulvi, Alberto Crespi, Francesco Zippel e Valerio Carocci. Dal 2019, la Festa del Cinema di Roma è ufficialmente riconosciuta come Festival Internazionale non Competitivo dalla FIAPF (Fédération Internationale des Associations de Producteurs de Films), la celebre organizzazione internazionale creata nel 1933 che riunisce 34 enti di 27 Paesi in tutto il mondo.

INCONTRI RAVVICINATI

Ampio spazio sarà dedicato, come negli scorsi anni, agli Incontri Ravvicinati con registi, attori e personalità del mondo dell’arte e della cultura. Fra i primi nomi annunciati:Bill Murray, uno degli interpreti più amati a livello globale, assegnandogli il Premio alla Carriera, consegnato da Wes Anderson che lo ha diretto in alcuni dei suoi ruoli più iconici. In quell’occasione, Bill Murray sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico condotto dallo stesso Anderson, durante il quale ripercorrerà le tappe principali del suo percorso artistico.

Olivier Assayas, regista parigino autore di un’opera intensa ed emozionante, percorsa da una grande attenzione per il racconto e la complessità psicologica dei personaggi.  Bret Easton Ellis, che ripercorrerà la sua straordinaria carriera e racconterà il suo personale punto di vista sulla società americana contemporanea.  Ron Howard che presenterà il documentario Pavarotti, nuovo personale tributo al mondo della grande musica dopo The Beatles – Eight Days a Week.

Kore-eda Hirokazu, protagonista di una delle retrospettive della prossima edizione della Festa, è uno dei più ispirati autori del cinema orientale. La sua trentennale carriera – nel segno di un’opera intimista e raccolta, tesa all’esplorazione dei sentimenti e delle fragilità dei protagonisti – è costellata di riconoscimenti in ogni parte del mondo.

Il regista francese Bertrand Tavernier – critico raffinato e profondo conoscitore del cinema statunitense – ha elaborato negli anni una poetica legata alla forza della sceneggiatura e della recitazione. Sul palco dell’Auditorium, Bernard Tavernier approfondirà il cosiddetto “cinéma de papa”, quella forma tradizionale di racconto cinematografico cara al regista e provocatoriamente derisa dai critici dei Cahiers negli anni della Nouvelle Vague.

SELEZIONE UFFICIALE

La Selezione Ufficiale ospita circa 40 film provenienti da tutto il mondo che concorreranno all’assegnazione del Premio del Pubblico BNL. Fra le opere in programma alla prossima edizione della Festa del Cinema il citato Pavarotti di Ron Howard.

 RETROSPETTIVE
Le retrospettive, a cura di Mario Sesti, saranno dedicate a due grandi del cinema mondiale, spaziando dall’Europa all’Asia. Da una parte, il tedesco Max Ophüls, considerato uno dei più sofisticati e brillanti autori della storia della settima arte, imprescindibile punto di riferimento per molti cineasti, fra cui Stanley Kubrick che prediligeva il maestro  per la straordinaria tecnica e per gli inusuali e complessi movimenti di macchina; dall’altra il giapponese Kore-eda Hirokazu, protagonista di un Incontro Ravvicinato, regista di culto, autore di un cinema in grado di affrontare in profondità e con originalità temi quali la vita e la morte, le relazioni famigliari, gli affetti e la memoria.

OMAGGI E RESTAURI

La Festa del Cinema renderà omaggio a Gillo Pontecorvo, a cent’anni dalla nascita, con il restauro di uno dei capolavori del regista toscano, Kapò, uscito nelle sale sessant’anni fa (1959) e candidato all’Oscar® come Miglior film straniero nel 1961. Il restauro è realizzato da Cineteca di Bologna.
Nel programma della 14a edizione anche la versione restaurata di Fellini Satyricon, visionaria reinvenzione del classico di Petronio ad opera di Federico Fellini, arrivato sul grande schermo cinquant’anni fa (1969).

I FILM DELLA NOSTRA VITA: LA COMMEDIA SOFISTICATA AMERICANA

Come ogni anno, il Direttore Artistico e i membri del Comitato di Selezione condivideranno con il pubblico una breve rassegna di film che hanno segnato la loro passione per il cinema: dopo il western, il musical, il noir, nel 2019 sarà la volta della screwball comedy, la commedia sofisticata statunitense degli anni trenta e quaranta. Ciascun film sarà accompagnato da un incontro con autori, attori e ospiti. Inoltre, prima di ogni proiezione della prossima Festa di Roma, gli spettatori potranno assistere a brevi pillole delle commedie americane più celebri e amate.

LA FESTA DEL CINEMA IN CITTÀ: IL MACRO NUOVA SEDE

L’Auditorium Parco della Musica è il fulcro della Festa del Cinema dal 2006 con il ‘tappeto rosso’ e le sale di proiezione. Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi e realtà culturali della Capitale: fra questi, il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo e la Casa del Cinema. Come nuova sede ci sarà il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma che ospiterà due nuovi formati della Festa del Cinema, “Duel” e “Parola/Immagine”. Nel primo, due note personalità del mondo artistico, della cultura e dello spettacolo si sfideranno davanti al pubblico, confrontando opinioni divergenti su temi legati al cinema, ai suoi protagonisti, alle sue storie. Mentre per “Parola/Immagine” alcuni amati scrittori italiani e internazionali commenteranno la trasposizione cinematografica di celebri opere letterarie.    

 

 

Il Pentedattilo Film Festival, il concorso internazionale di cortometraggi giunto alla XIII edizione, si è confermato un appuntamento particolarmente atteso dal pubblico, che ha popolato il borgo nei giorni scorsi per seguire la maratona di proiezioni. Dopo la proclamazione dei vincitori, ieri l'annuncio dei corti destinatari dei riconoscimenti della Direzione artistica e del premio della Critica, in conclusione della programmazione al borgo. Completata così la rosa dei corti giudicati migliori, tra gli oltre 90 in concorso nelle quattro sezioni Territorio in Movimento, Thriller, Music Video e Animazione, selezionati tra i 500 pervenuti da tutti i continenti dai direttori artistici del PFF, Americo Melchionda ed Emanuele Milasi, dall’ attrice Maria Milasi e dalla sceneggiatrice Alessia Rotondo.

Riconosciuto dalla Regione Calabria come Grande Festival di rilievo internazionale, nell'ambito della programmazione dei fondi Pac Calabria 2014/2020 annualità 2019, prodotto da Ram Film e patrocinato dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, la XIII edizione del  Pentedattilo Film Festival, con oltre 120 cortometraggi di cui 90 in concorso, anche in questa occasione ha proposto al pubblico numerose e originali produzioni del cinema  breve provenienti da 38 paesi differenti, rendendo la Calabria e questo borgo un cinema all'aperto di livello internazionale.

Un respiro universale dilatatosi tra le vie del borgo custodi di segni identitari forti e radicati e arricchite dall'istallazione, consistente in un percorso segnato da carte da gioco napoletane formato gigante contenenti tracce della nostra storia, curata da Kalura Meridionalismo, associazione impegnata a promuovere un modo nuovo di pensare il Sud, tra sapere e creatività. Una collaborazione frutto del gemellaggio con Face Festival.

“Si conclude la nostra programmazione al borgo in questa XIII edizione del Pentedattilo Film Festival che proseguirà nei prossimi mesi con tour itineranti di proiezioni e la realizzazione di una produzione originale. Questo festival si propone di valorizzare la potenza immaginifica di luoghi come questo, attraverso la circolazione di nuove idee e opere inedite. In questi giorni il numeroso pubblico ha potuto vedere gioielli della contemporanea cinematografia internazionale del film brevi, nell’ambito della quale stiamo registrando una significativa crescita della produzione italiana. Siamo particolarmente contenti anche della grande partecipazione di pubblico che, fino all’ultimo giorno, ha avuto la possibilità di confrontarsi con registi, attori, sceneggiatori e produttori dopo avere visto i corti. Crediamo che questo sia un tratto qualificante del nostro festival, capace di creare e alimentare incontri e relazioni”, ha commentato Maria Milasi, direttrice di Produzione del Festival.

“Mi sento felice. Anche quest’anno il
fascino di questo borgo e le emozioni del festival hanno contaminato l’atmosfera e creato magia. Ringrazio davvero tutti per la loro partecipazione e collaborazione. Questa XIII edizione del festival, occasione preziosa per il pubblico di appassionati per vedere corti da tutto il mondo in esclusiva a Pentedattilo, si conferma un fiore all’occhiello dell’offerta culturale della nostra regione. Il festival non si ferma qui. Ci saranno altre proiezioni in Calabria e in altre regioni d’Italia nei prossimi mesi e a breve sarà avviata anche la sezione Cineducational riservata agli studenti delle scuole del territorio metropolitano di Reggio Calabria. Dunque questo è un arrivederci a presto”, ha concluso il direttore artistico Americo Melchionda.
 

Quella di domenica è stata un’altra giornata di riconoscimenti per i cortometraggi in gara, questa volta assegnati dalla Direzione artistica. In piazza SS Pietro e Paolo il concerto della band Cagliostro ha preceduto l'intervento dei selezionatori che hanno indicato i corti destinatari dei loro riconoscimenti. Premio Migliore regia al corto australiano All these creatures di Charles Williams, palma d'Oro a Cannes,
Migliore attrice al corto Takleef di Ali Farahani (Iran)
mentre la prova attoriale maschile migliore, secondo i selezionatori del Festival, è stata quella del giovanissimo Peter Del del corto My name is Petya (Russia) della regista Daria Binevskaya presente al borgo e che ha ritirato il premio.

Premiati dai selezionatori del Festival anche i corti Night Walks di Lizete Upīte (Lettonia), Fauve di Jeremy Comte (Canada), Jemand und Niemand di Joscha Douma (Germania) e Take care di Itamar Giladi (USA), rispettivamente per il Miglior Sonoro, il Miglior Montaggio, la Migliore Fotografia e la Migliore Sceneggiatura.

 
Enunciato anche il Premio della Critica che pure quest’anno è stato assegnato dalla giuria del circolo del cinema Cesare Zavattini di Reggio Calabria composta da Stefano Denaro, Tonino De Pace, Stefania Guglielmo, Pauldavid Ligorio, Lidia Liotta e Ornella De Stefano. Quest’ultima, plaudendo al livello alto dei corti selezionati e all'importante attenzione riservata alle tematiche dei giovani e degli adolescenti, ha rappresentato la giuria al borgo, decretando San Miguel (Messico) di Cris Gris, corto vincitore del premio della Critica ”Per il racconto dell'infanzia ferita da un senso di colpa insanabile, che fa sentire fuori posto la piccola protagonista rispetto alla famiglia, dall'impossibilità di una completa elaborazione del lutto e da una assoluta incomunicabilità con il mondo degli adulti, resa molto bene sia nella direzione degli attori, sia nella scelta di una regia che focalizza l'obiettivo sempre all'altezza della piccola protagonista”.

Ricordato con un riconoscimento e un applauso anche un amico del festival prematuramente scomparso, Demetrio Laganà, già collaboratore della manifestazione, al quale si deve il disegno che ha ispirato la targa che rappresenta il premio del Pentedattilo Film festival, raffigurante una mano protesa verso l’alto appoggiata su un margine di pellicola e i contorni del borgo al suo interno.

Spazio anche all’Anac, associazione nazionale Autori Cinematografici che patrocina il Festival, rappresentata da Tino Franco, giurato della sezione Territorio in movimento, che ha illustrato con uno spot l’impegno a difesa della visione dei film al cinema, in quella dimensione collettiva
che genera condivisione e che alimenta genuina passione alla settima arte.

Ricco anche il programma di appuntamenti dell’ultima giornata al borgo con i tavoli tematici promossi dall'associazione Pro Pentedattilo che ha così festeggiato i suoi 25 anni di attività, le proiezioni di corti di animazione per bambini nella scalinata Santa Barbara e gli incontri alla biblioteca delle Donne e della Legalità Daniela Longo.

 

Il reggino Demetrio Marra, cofondatore e talentuoso redattore della rivista Birdmen - Rivista di Cinema, Teatro e Serie TV, nata dall’iniziativa realizzata grazie al contributo della Commissione Permanente Studenti dell’Università degli studi di Pavia, che ospita ormai da anni le recensioni dei corti presentati al PFF, ha analizzato, in occasione della masterclass dedicata alla composita sezione Thriller del concorso, uno dei corti vincitori a pari merito della categoria, La Bête di Filippo Meneghetti (Francia), ponendo in evidenza alcuni tra i tanti interessanti aspetti critici rilevanti. “Questo corto propone un interessante linguaggio cinematografico in cui risalta tutta la forza anticipatrice del significante, inteso come elemento formale rivelatore di segni, mentre la tensione cresce senza esasperare lo spettatore. Altro aspetto pregnante attiene alla ritualità di cui ha scritto l'antropologo ed etnografo Ernesto De Martino, propria di una narrazione che, anche nel cinema, ritrae la natura plasmata dalle tradizioni e ne fa un punto di grande forza espressiva”, ha spiegato Demetrio Marra.

Registi e attori ancora protagonisti di una conversazione condotta poi da Alessia Rotondo, selezionatrice del festival, e da Paola Abenavoli, in rappresentanza del nuovo partner del PFF, il Gispe gruppo di specializzazione dei giornalisti dello spettacolo, fondato a Reggio Calabria nei mesi scorsi su iniziativa del Sindacato Giornalisti della Calabri, con lo scopo di valorizzare e tutelare l’attività professione in questo poliedrico settore. Quella di ieri a Pentedattilo è stata la prima iniziativa pubblica promossa dal direttivo dopo il suo insediamento. 

Il tono grottesco per raccontare un dramma familiare intenso e profondo che esce dalla dimensione intima per diventare corale, sul filo di una ironia tanto amara quanto necessaria, nel corto Clac (di Fabien Ara), interpretato da Serge Barbagallo, ed il processo creativo di trasposizione nella cinematografia breve del fumetto con il ricorso all’io narrante e senza dialoghi del regista Davide Arosio, regista del corto Un’altra via, sono stati alcuni dei temi al centro della conversazione. Centrale in questa occasione e in questa edizione del festival anche la produzione russa che si sta ponendo sulla scena internazionale con lavori interessanti e di estrema qualità. Se n’è discusso con il regista Aleksandr Maslov e con lo sceneggiatore Maksim Lagunov, che a Pentedattilo hanno presentato in anteprima mondiale il loro corto Charon, frutto di "un lungo lavoro di elaborazione grafica e di due anni di post produzione", incentrato su un traghettamento da una sponda all'altra di dantesca memoria, con una forte impronta immaginifica che sfida la durata breve del film. Dalla Russia è arrivata a Pentedattilo anche Daria Binevskaya che ha proposto al festival My name is Petya, il corto ispirato ad una storia vera. E' il racconto di un incontro poetico avvenuto in ospedale dove un bimbo orfano con la sindrome di down spegne sempre la luce e disegna sui vetri paesaggi luminosi. In questo luogo particolare le vite dei protagonisti si intrecciano per caso ma per sempre, davanti ad un vetro attraversato dal sole che contrasta il buio e diventa una tela su cui dipingere i colori della Speranza e dell’Amore.
“Una storia reale che ho fatto mia, che ho sviluppato lasciandola poi approdare ad un finale fiabesco di grande rilievo sociale”, ha spiegato la regista Daria Binevskaya.

 

 

 

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