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E' braccio di ferro in Europa sul dopo-Brexit

E' braccio di ferro in Europa sul dopo-Brexit. Londra prende tempo, con la sponda di Angela Merkel, mentre Parigi e Roma chiedono di avviare subito le procedure per l'uscita dall'Unione. Sulla stessa linea il Parlamento e la Commissione Ue che sottolinea: "Non ci sarà alcun negoziato" con la Gran Bretagna "se non sarà stato prima notificato l'art.50" del Trattato.

Ma se la cancelliera dice di comprendere l'esigenza di Londra di aspettare prima di premere il pulsante rosso, l'Eliseo tuona: "Temporeggiare è surreale. Quando si divorzia si deve abbandonare il letto coniugale", fanno sapere fonti vicine a Hollande. Sulla stessa lunghezza d'onda della Francia c'è l'Italia di Matteo Renzi. "Tutto può fare l'Europa tranne che aprire per un anno una discussione sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum" inglese, ha tagliato corto il premier in Parlamento.

A Berlino però non tutti sposano la linea Merkel. Il leader della Spd e vicecancelliere Sigmar Gabriel chiede alla Merkel una "linea chiara" sui tempi dell'uscita di Londra. "Il governo - ha spiegato Gabriel - deve dare un segnale di chiarezza, deve attuare un'azione decisa invece di rinviare", ha detto alla Dpa.

E la Brexit continua ad agitare lo scenario politico britannico: il nuovo leader del Partito Conservatore britannico, in sostituzione del dimissionario David Cameron, dovrà essere operativo entro il 2 settembre. Lo ha deciso il comitato esecutivo del partito.

Rimpasto lampo per il Labour britannico dopo la rivolta contro il leader Jeremy Corbyn, che ha resistito alle richieste di dimissioni e rinnovato il suo governo ombra. Sono stati così rimpiazzati dieci fra ministri e sottosegretari ombra che si erano dimessi in aperto contrasto coi vertici del partito. "Mi dispiace che ci sia chi si è dimesso dal mio governo ombra, ma non tradirò la fiducia di chi ha votato per me. Chi vuole un cambiamento di leadership si dovrà confrontare in elezioni democratiche e io mi candiderò", ha detto.

La Gran Bretagna avvierà i negoziati quando avrà messo a punto un piano, il rinvio "aiuterà", ha detto stamattina il cancelliere allo Scacchiere George Osborne, dopo che ieri si è saputo che il premier David Cameron non attiverà la Brexit al vertice europeo di domani.

Quella britannica, ha sottolineato Osborne, è "un'economia robusta", e il Regno Unito non "vuole voltare le spalle a Ue e al resto del mondo" ed è "aperta al business". Gli fa eco Boris Johnson, paladino della Brexit: "Non c'è una grande fretta di lasciare l'Ue", ha detto. Così, mentre Londra esclude la possibilità di un nuovo referendum, gli occhi sono ora puntati sul vertice a tre di Berlino che inizia tra qualche ora, dove ci saranno il presidente francese Francois Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Matteo Renzi. Parteciperà anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk.

Rispetteremo quello che decidono i britannici ma l'Europa deve smuoversi perché se si sta un anno ad aspettare perdiamo le sfide con le priorità del nostro tempo. Ciò che è avvenuto nel Regno Unito può essere la più grande occasione per l'Europa se smettiamo di stare sulla difensiva. Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall'interno le istituzioni Ue cercando di portare il nostro contributo sono rese più forti che mai dalle dinamiche voto inglese. L'Ue si deve occupare più di questione sociali e meno di questione burocratiche.

Quello che si apre domani - dice ancora Renzi - è un vertice Ue, temo non sarà l'ultimo a occuparsi di questi argomenti, che dovrà essere concentrato non solo sull'uscita della Gran Bretagna ma anche su rilancio dell'Ue, su come impostare una strategia. Questo è momento per riportare Ue alla sua forte identità, un'Ue che combatte una battaglia di giustizia sociale non solo burocratica. Oggi manca la consapevolezza della gravità della situazione: non vorrei che si potesse pensare di far finta di niente o che si possa immaginare un percorso molto lungo in attesa di un altro referendum.

Il voto del popolo inglese sull'uscita della Gran Bretagna dalla UE "è una vicenda storica, chi cercasse oggi di minimizzare o di strumentalizzare ciò che è avvenuto commetterebbe un errore politico".  Così in Senato il premier Renzi, ricordando che quel voto "pesa come un macigno per la storia del'Ue. Non entro qui nel merito dell'articolo 50  che aprirà il negoziato per l'uscita dall'Ue della Gran Bretagna - ha proseguito - e sulle regole del gioco. Sono dinamiche che affronteremo in sede europea.

Ma l'Italia dice che tutto può fare l'Europa tranne che aprire per un anno una discussione sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum. Se oggi, a dispetto di larga parte delle previsioni, con affluenza straordinaria , ha vinto la Brexit, tutto possiamo fare tranne che fare finta di niente. Se il popolo vota e altrove si cerca di mettere la pezza su ciò che il popolo ha deciso, si mina il gioco democratico. Serve questa consapevolezza indipendentemente dalle opinioni del singolo.

Renzi ha avuto questa mattina un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano John Kerry. Tra i temi affrontati, a quanto si apprende, le conseguenze della Brexit ma anche l'accordo tra Israele e Turchia sulla normalizzazione dei rapporti tra i due Stati. Il colloquio è avvenuto poco prima dell'incontro di Renzi con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

 

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