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Sabato, 01 Giugno 2024

"'Frau Merkel resti ferma' è il titolo di un articolo di Die Welt che denigra l'Italia. Frau Merkel deve invece condannare questo articolo e dimostrare che la Germania e l'Unione europea non si fanno guidare da stereotipi inaccettabili come quello degli italiani mafiosi. E' scandaloso che la stampa tedesca si scagli in questo modo barbaro contro l'Italia, un Paese che sta lottando duramente per sconfiggere la pandemia e non essere schiacciato dalla crisi economica.

L’ultima dimostrazione che qualcosa si sta incrinando pericolosamente nei rapporti tra Stati membri è fornita dall’emergenza coronavirus. A parole, ad esempio, tutti si sono dimostrati vicini all’Italia così duramente colpita dalla questa malattia. Il nostro Paese sta affrontando una battaglia complicata praticamente con l’aiuto di nessuno, se si esclude un prezioso sostegno della Russia.  

Ci aspettiamo una ferma presa di distanza e scuse pubbliche ma, soprattutto, ci aspettiamo forme concrete di sostegno e solidarietà dal governo tedesco. Basta egoismi, basta calcoli propagandistici legati agli equilibri politici interni: se l'Europa unita esiste, questo è il momento di dimostrarlo. La stragrande maggioranza degli italiani è gente per bene, che sta affrontando sacrifici enormi e che si rimbocca le maniche. Quello che chiediamo sono i mezzi necessari per far ripartire l'economia, ferma a causa del Coronavirus". Lo afferma Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.  

"Un'affermazione vergognosa e inaccettabile. Spero che il governo tedesco ne prenda le distanze. L'Italia piange oggi le vittime del Coronavirus, ma ha pianto e piange le vittime della mafia. Non è per fare polemica ma non accetto che in questo momento si facciano considerazioni del genere". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato a Uno Mattina, in merito ad un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Noi non vogliamo che altri Paesi paghino i nostri debiti, l'Italia i propri debiti li ha sempre pagati. Vogliamo creare le condizioni di mercato affinché si possano spendere tutti i soldi che servono per le infrastrutture, quindi in lavoro, in innovazioni tecnologiche", ha aggiunto, in merito alla trattativa in corso nell'Unione europea, dove, ha sottolineato, "si sta decidendo se l'Italia può spendere tutti i soldi che servono per aiutare giovani e meno giovani".

"'Italiani (mafiosi) da tenere sotto controllo con la Commissione europea'. Vergognatevi, a Berlino e a Bruxelles sciacquatevi la bocca prima di parlare di Italia e chiedete scusa!". Lo scrive su twitter Matteo Salvini commentando un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Inaccettabile quanto scrive il Die Welt: ci sono migliaia di morti e non abbiamo alcuna responsabilità. Purtroppo un tedesco si è infettato ma non diamo certo alcuna colpa alla Germania. Che c'entra mettere in mezzo la mafia?". Lo afferma il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani a Tgcom24

"Secondo il quotidiano tedesco Die Welt "la mafia aspetta soltanto una nuova pioggia di soldi da Bruxelles e quindi gli italiani devono essere controllati dalla Commissione europea".Per questi signori siamo un popolo di mafiosi che va tenuto d'occhio per impedirgli di rubare i loro soldi.E noi dobbiamo rimanere in Europa per mantenere la ricchezza di Germania,Olanda e Austria per essere trattati così?". È quanto dichiara Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d'Italia.

"Quando ci sono da prendere decisioni, mettersi in discussione, il DieWelt tira fuori il peggio della propaganda anti italiana. Spero Berlino prenda le distanze. Qualche Stato Ue non vuole aiutare? Abbia il coraggio di dirlo senza insinuare. Sapremo come muoverci. #Eurobonds". Lo scrive su twitter il presidente della commissione Politiche dell'Unione Europea Sergio Battelli (M5S).

Unione europea unita e solidale? A parole sì. Nei fatti concreti, però, di quello spirito di amicizia e collaborazione tra Paesi membri, soprattutto nei momenti difficili, non si ha traccia. "Unita nelle diversità" è il motto della Ue che indica come gli europei operino insieme per la pace e la prosperità e che le molte e diverse culture, tradizioni e lingue presenti in Europa costituiscono la ricchezza del continente.

Le migliaia di morti e gli ospedali al collasso sono i risultati visibili di una guerra dichiarata da un nemico invisibile e che ha sconvolto l’Italia. Messo in ginocchio, il nostro Paese ha risposto con coraggio, unità e solidarietà. Ma da solo sarà difficile continuare la battaglia. Soprattutto perché in un imminente futuro le conseguenze economiche provocate dall’emergenza sanitaria si faranno sentire con tutta la loro forza.

E non solo in Italia. Ci sarebbe bisogno di un piano comune per superare la crisi,  ma la l'Europa non c’è. O meglio, c’è ma si sta sgretolando. Confindustria ha lanciato l’allarme per il nostro Pil spiegando che nel 2020 potrebbe calare di oltre 6%. Un vero disastro. Per evitarlo servono azioni concrete e immediate. La situazione è grave e serve un fronte comune europeo. Ma quello che sta emergendo in questi giorni sono le spaccature fra Stati membri.

Come ben noto l’Italia spinge al massimo sugli eurobond e respinge il Mes. I falchi del nord Europa, con in testa la Germania, pretendo il Mes. Posizione supportata con forza anche dall’Olanda. All’Eurogruppo si discute ma fino ad ora tante parole e pochi fatti. Il rischio è che la Ue possa davvero disgregarsi. Ma può, ad esempio la Germania imporre la sua linea a danno di Paesi come l’Italia che stanno soffrendo pesantemente per l’emergenza?

Il premier Conte, che non può essere accusato di anti-europeismo, ha alzato la voce e, al giornale Bild, ha affermato che "in Germania potete avere tutto lo spazio fiscale che volete ma non potrete mai pensare di affrontare un'emergenza sanitaria, economica, sociale di così devastante impatto con il vostro spazio fiscale". "È nell'interesse reciproco - ha precisato - che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo".

Mentre l’Eurogruppo continua a discutere su quali strumenti mettere in campo per sostenere le economie dei Paesi membri dell’Ue, dall’Olanda arriva un segnale fortissimo. Il parlamento olandese ha infatti approvato due risoluzioni che sollecitano il governo a imboccare una strada ben precisa. Con la prima il ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, viene esortato a non accettare gli Eurobond per nessun motivo; con la seconda si chiede esplicitamente all’esecutivo locale di non cedere sulle condizionalità del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

La linea dell’Olanda è chiara: che l’Italia e tutto il fronte anti rigorista smettano di sperare in soluzioni facili, perché i governi del Nord non hanno alcuna intenzione di smezzare debiti o mostrare solidarietà verso partner “inadempienti” e profondamente indebitati. Certo, le mozioni presentate dal partito anti Ue, Forum per la democrazia (FvD) e da una formazione trasversale di deputati non sono vincolati. Eppure, entrambe, contribuiscono a dare un indirizzo politico ben preciso al governo olandese, che sarà impegnato oggi all’Eurogruppo per la ripresa dei negoziati..

Ho chiesto a Conte di chiedere sanzioni per paesi, come l'Olanda, che fanno paradisi fiscali". A dirlo è il leader di FdI, Giorgia Meloni che, in un’intervista a Mattino Cinque, ha definito “intollerabile farsi fare la morale da gente che in Europa fa paradisi fiscali

La Meloni ritiene che il premier Giuseppe Conte faccia bene a tenere il punto e spera che “vada sino in fondo”. “In tal caso – aggiunge - FdI sarà al suo fianco”. Il presidente di Fratelli d'Italia ha ribadito la sua contrarietà al Mes che vede solo come “uno strumento per commissariare la politica economica e costringerci a manovre lacrime e sangue". Il Mes senza condizioni è impraticabile perché le condizioni "ci sono e fra sei mesi ci sarebbe la fregatura".

Resta poco chiara, invece, la minaccia del premier di “andare da soli ma ci sono nostre proposte e deve cominciare ad ascoltarci". Finora, infatti, il clima di collaborazione che l’opposizione sperava si instaurasse con la cabina di regia non c’è mai stato, anzi “è stato un bluff”, dice il leader di FdI che ha confermato il voto contrario al dl Cura Italia. In merito, invece, all’ultimo decreto “mi pare di capire che è uscito, se va bene questa mattina, almeno una parte, e quindi nessuno l'ho ancora letto”, dice la Meloni che si è avvalsa la facoltà di prendere una posizione solo dopo aver letto il contenuto del provvedimento. “Sono abituata a leggere i testi prima di decidere se sono testi che mi piacciono oppure no", spiega.

Nell'intervista rilasciata a Libero, il segretario generale dell'Ugl ha voluto fare chiarezza sui pericoli concreti che potrebbero verificarsi qualora il governo aderisse alla trappola del Mes, pur in presenza di condizionalità attenuate: "Chinerebbe completamente la testa di fronte all'Europa delle banche e della grande finanza". Sarebbe da intendersi come una cessione di sovranità che consegnerebbe l'Italia "al rischio sempre più concreto di ulteriori tasse sul patrimonio e di nuovi tagli ai servizi essenziali". Perciò ha invitato l'esecutivo giallorosso a invertire rotta e a preoccuparsi di "difendere gli interessi nazionali da chi intende mettere le mani sulla ricchezza e sul patrimonio degli italiani".

Capone ha sottolineato che dallo stato attuale bisogna uscire mediante "una dimostrazione chiara di solidarietà da parte dei partner europei", anche perché le imprese italiane sono soggette ai limiti del nostro sistema produttivo, tra cui la tassazione record e la folle burocrazia. "Occorre essere consapevoli che tutto il sistema-paese sta affrontando una corsa per la sopravvivenza", ha concluso...
 
 
 
 
 
 

L’Unione ha fallito l’ennesimo appuntamento con la storia: la crisi continua e Bruxelles è paralizzata. Emerge sempre di più la consapevolezza che toccherà ai singoli governi nazionali farsi carico della parte più consistente della risposta, sperando nell’efficacia del piano di acquisti della Bce e nelle risorse garantite da istituzioni affidabili come la Bei. Il summit dell’Eurogruppo, una volta di più, ci ricorda come davanti alle crisi la responsabilità maggiore dell’Unione non sia legata agli errori ma alla tendenza all’inazione.

L’Europa è spaccata e anche la Commissione di Ursula von der Leyen risulta estremamente polarizzata. L’esecutivo Ue si divide tra i portavoce dei Paesi rigoristi la stessa von der Leyen più gli esponenti dei Paesi baltici e dell’Austria e l’asse italo-francese costituito da Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che hanno proposto un piano di rilancio molto simile alla proposta del presidente francese Emmanuel Macron.

L’Eurogruppo si è diviso sulla necessità di un intervento comune, sulle modalità con cui renderlo operativo e sulle opzioni per il finanziamento. Il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra ha duramente ricusato l’ipotesi di una solidarietà intereuropea anche con risorse già esistenti, mentre non rappresenta che una goccia d’acqua nel deserto l’ipotesi di intervento della Banca europea degli investimenti, che pure ha agito con prontezza e offrirà garanzie per prestiti alle imprese da 200 miliardi di euro

La Lega, con Salvini che è pronto a denunciare il premier: "Se il governo italiano, senza aver avuto l'ok del Parlamento e quindi dei cittadini, procederà con il Mes, lo farà al di fuori della legge e del buon senso, mettendo a rischio i risparmi, i beni, il lavoro e il futuro degli italiani". "La Lega – promette Salvini - si opporrà in ogni sede e con ogni mezzo a questo attacco al nostro Paese".

"No al Mes, sì a buoni del Tesoro 'Orgoglio Italiano’, ad alto rendimento o con fiscalità di vantaggio, destinati agli italiani che possono e vogliono investire nel futuro del Paese, senza ipotecare risparmi, lavoro e vita come accaduto purtroppo in Grecia", è il concetto, ribadito su Facebook dal leader leghista anche stamattina, mentre ieri Claudio Borghi, economista e deputato della Lega ha scritto una lettera al presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno

Nella missiva c’è un altolà al governo italiano: "La legge richiede che il Parlamento sia coinvolto in ogni negoziato e accordo raggiunto con le istituzioni, come per il Meccanismo europeo di stabilità, ma l'esecutivo italiano non si attiene a questa norma, visto che sta trattando e discutendo il ricorso dell’Italia al MES". Da qui l’avvertimento al ministro delle Finanze portoghese: "Qualsiasi accordo sottoscritto dal governo italiano deve essere considerato nullo, per mancanza di autorità e rappresentanza".

Borghi, vale anche per le eventuali "condizionalità presenti e future". Sentito da La Verità l’economista denuncia come l’ultima volta che si è parlato dell’eventualità di ricorrere al Mes è stato quasi un mese fa, durante un’audizione in videoconferenza con il ministro Roberto Gualtieri. La posizione di via XX Settembre, ricorda Borghi, era, in sostanza, quella di un ricorso alle linee di credito del Fondo, solo nel caso in cui fossero state messe a disposizione senza condizionalità.

L’Italia chiede l’accesso alle linee di credito "con l'impegno a rispettare il quadro macro-economico del semestre europeo", ma "senza riforme o austerità", mentre i Paesi del Nord Europa, capeggiati dall’Olanda, spingono per una "condizionalità in due fasi": risorse senza condizioni in un primo momento, ma poi l’austerity per tornare "ad una situazione macro-economica stabile".

Il tema del ricorso al Mes infiamma anche il dibattito interno. Possibilista l’ex premier Enrico Letta, che come il collega Mario Monti spinge per un "compromesso accettabile", pur escludendo l’ipotesi di uno scenario "Grecia". Tra i favorevoli anche i parlamentari di Italia Viva, come Luigi Marattin, economista che chiede il ricorso al Fondo Salva Stati nell’immediato, con "condizionalità leggere".

Sulle barricate invece, ci sono i grillini che per ora sembrano dettare la linea nell'esecutivo. Stamattina il ministro degli Affari Europei, Vincenzo Amendola, su Rainews24 ha chiuso le porte al Mes: è "uno strumento inadeguato", così l'ha definito, per affrontare la crisi economica generata dalla pandemia. "Ci sarà bisogno e c'è bisogno anzitutto di strumenti nuovi", ha aggiunto.

Nel corso di una lunga intervista al quotidiano Il Messaggero, l'ex ministro dell'Economia ha subito inchiodato i giallorossi e il loro decreto legge. Sulla carta quella dell'Italia sarebbe una delle manovre più grandi d' Europa ma ci sono molte zone d'ombra che ne ridimensionano il giudizio. La prima: "Questo decreto – spiega Tremonti - ha prodotto subito un effetto annuncio, ma sarà molto dopo che produrrà forse i suoi effetti sostanziali. Per una grossa parte il decreto presuppone il passaggio a Bruxelles per l'approvazione".

Tremonti - è certo che ci saranno tanti di quei cambiamenti, e sostanziali, da paralizzare la manovra. Da quando la bozza, che oggi è ancora un fantasma, sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e poi infine approvata, passeranno più di 60 giorni. In casi come questo il tempo è strategico. Anzi vitale”. Il confronto con l'estero è impietoso: "Per essere chiari, in altri Paesi la pandemia è arrivata dopo, ma l' aiuto economico alle imprese è già arrivato".

Per quanto riguarda il contenuto del decreto, Tremonti fa notare l'astrattezza del piano italiano: "Trecento miliardi prima, 400 miliardi oggi, lottizzati tra il Ministero dell' Economia e quello degli Affari esteri, effettivamente cubano la più grande manovra della storia italiana e d' Europa. Messa giù così, se vai in Europa a chiedere gli eurobond, puoi aspettarti che una rauca voce nordica ti dica: ma se hai già tutti questi soldi, perché ne vuoi ancora?". E qui arriviamo al punto: "Un conto è parlare in televisione in Italia, dire che hai una enorme potenza di fuoco. Un conto è il giorno dopo in Europa. Tanto è vero che hai costruito procedure complicate proprio per non spenderli".

Il premier Conte è uno dei nove leader europei che ha chiesto a gran voce l'adozione dei coronabond; Berlino e Olanda sono invece i capifila di chi non vuole nemmeno sentirne parlare.Se nessuna delle due parti in campo dovesse spuntarla, non è da escludere un compromesso a metà strada tra gli estremi. Una di queste possibili soluzioni, sottolinea il quotidiano La Stampa, è quella di finanziare spese specifiche con emissioni della Banca europea degli investimenti. La Francia, per bocca del ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, chiede di operare al di fuori del bilancio europeo mentre la Germania, la cui costituzione vieta di condividere debiti, non ha alcuna intenzione di spingersi oltre  

Per evitare di finire in trappola, Conte ha provato a spiegare la situazione in questi termini: “L'Italia è pronta a prendere in considerazione il ricorso al Fondo se in prospettiva verrà elaborato in maniera diversa, e snaturato, con i soldi accessibili a tutti i Paesi senza condizionalità preventive o successive”. Tradotto: Meccanismo europeo di stabilità (Mes) senza austerità e Troika. Soltanto in un caso del genere il Mes passerebbe da “strumento inadeguato” a “strumento tra gli altri della strategia europea”. Il braccio di ferro continua ma il tempo stringe.

Il nostro Paese, che alla fine del 2020 dovrà fare i conti con un debito oltre il 150% della ricchezza prodotta (oltre a un pil al ribasso), sostiene che Bruxelles possa fare di più. Il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, ad esempio, ha annunciato che l'Italia emetterà “garanzie per le imprese fino a 500miliardi di euro”. Fatto sta che domani, mentre prosegue la trattativa in Europa, il Consiglio dei ministri italiano annuncerà il decreto con le misure per le imprese.

In ogni caso, all'orizzonte, c'è un'insidia enorme. Senza un accordo forte adesso, in autunno, a emergenza (si spera) finita e quando lo scudo Bce si indebolirà, l'Italia potrebbe ritrovarsi a fare i conti con gli spread in rialzo e la pressione degli investitori. A quel punto il rischio è che il nostro Paese possa chiedere l'assistenza del Fondo salva-Stati.

Intanto l’Unione europea cambia idea, recita una sorta di mea culpa e ora dice di essere è pronta ad aiutare l’Italia. A leggere la lettera di autocritica pubblicata da Ursula von der Leyen sul quotidiano La Repubblica a nome dell’intera Ue, sembrerebbe che dai piani alti di Bruxelles abbiano finalmente capito l’entità dell’emergenza economica in corso. Eppure la sensazione è che qualcuno stia piangendo lacrime di coccodrillo, fingendo di provare compassione quando in realtà è più disinteressato che mai.

Il presidente della Commissione europea, dopo settimane passate a fare spallucce di fronte a ogni concreta proposta d’aiuto partorita dal fronte degli anti rigoristi, di cui fa parte anche l’Italia, adesso si scusa apertamente con tutto il popolo italiano. E lo fa con parole calibrate alla perfezione, così da indurre i lettori a credere in un cambio di rotta dell’attuale mamma Europa: “Scusateci, ora la Ue è con voi”. “Ora”, è bene ricordarlo, significa che fino a ieri, ovvero quando il nuovo coronavirus costringeva un disperato governo italiano a varare le prime misure anti Covid-19, l’Europa non era assolutamente “al fianco dell’Italia”.

Ad oggi l'Ue, e cioè le istituzioni europee e gli Stati membri, hanno mobilitato 2.770 miliardi di euro. E' la più ampia risposta finanziaria ad una crisi europea mai data nella storia". Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.Per aiutare i Paesi più colpiti dal coronavirus come Spagna e Italia la Commissione europea conferma la proposta di un fondo anti-disoccupazione SURE, "che potrà mobilitare 100 miliardi di crediti, sulla base di garanzie messe a disposizione dagli Stati membri, per 25 miliardi. 

L'iniziativa sarà presentata all' Eurogruppo e confido che sarà adottata velocemente", ha ribadito la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando un pacchetto di misure solidali.  'Oggi l'Europa si mobilita al fianco dell'Italia, ma va riconosciuto che nei primi giorni della crisi, di fronte al bisogno di una risposta comune, in troppi - ha sottolineato hanno pensato solo ai problemi di casa propria. La riflessione è della presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen in una lettera a 'La Repubblica' in cui fa il punto sugli ultimi interventi, ricordando fra l'altro lo strumento SURE per la salvaguardia dell'occupazione nei Paesi più colpiti. Quello passato, osserva, è stato un comportamento dannoso e che poteva essere evitato, ma ora l'Europa ha cambiato passo.

Il premier olandese Mark Rutte sta lavorando ad una proposta per un Fondo di emergenza Covid-19 per aiutare gli Stati membri più colpiti dalla pandemia a far fronte alle spese legate all'emergenza sanitaria, senza alcuna condizionalità. I Paesi Bassi - pronti a contribuire con un miliardo di euro - presenteranno l'iniziativa al prossimo Eurogruppo. Lo spiegano fonti diplomatiche all'ansa. L'iniziativa è stata presentata ieri al Parlamento olandese per una prima discussione

"La Ue deve usare tutti gli strumenti. Attivando il Mes senza stigma e con condizionalità light, cosa che dovremmo essere in grado di decidere all'Eurogruppo" ma oltre alla risposta immediata che comprende anche Bei e schema anti-disoccupazione, dobbiamo "riflettere su strumenti a lungo termine per far ripartire la crisi, dobbiamo mettere insieme risorse, perciò la Francia ha proposto di creare un fondo temporaneo che emette bond garantiti dagli Stati". A sostenerlo è il ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire.

"Non dobbiamo esitare a ricorrere a strumenti straordinari per accompagnare il rilancio anche industriale dopo la crisi, la proposta 'Sure' è un ottimo esempio degli interventi di cui abbiamo bisogno". Così il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, durante la riunione della commissione per il Mercato interno del Parlamento Ue, parlando del nuovo strumento da 100 miliardi proposto da Bruxelles contro la disoccupazione nei Paesi più colpiti dall'emergenza Covid-19.
"L'impatto" del coronavirus "sulle nostre economie sarà enorme e dobbiamo pensare anche al dopo, quando il mondo sarà molto diverso", ha aggiunto Breton, sottolineando che "l'Europa ha imparato molto dalla crisi del 2008 e alla fine ci sarà solamente una parola che dovremo ricordare: solidarietà"

Intanto una notizia che è passata un po’ sottotraccia in queste ultime ore è quella dell’arrivo in Spagna e in Italia di aiuti da parte della Repubblica Ceca per cercare di sostenere le capacità sanitarie nazionali nella lotta contro l’epidemia da coronavirus Covid-19.

In ogni caso, la notizia è che dopo settimane di silenzio assordante, alternato a mezze prese di giro, l’Europa “vuole dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione”. Proclami al vento? Assolutamente no, sottolinea von der Leyen. Che mette le mani avanti e spiega come “l’Unione stanzierà fino a cento miliardi di euro in favore dei paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto”.

Un aereo da trasporto militare C-130 con 10mila tute protettive e 90 respiratori per la ventilazione polmonare donati dal governo di Praga è atterrato domenica 29 marzo a Madrid, mentre un convoglio carico di altri 10mila dispositivi di protezione individuale di questo tipo è arrivato lunedì 30 a Milano, sempre proveniente dalla Repubblica Ceca.

Queste prime spedizioni rientrano nella richiesta, partita da Spagna e Italia, di aiuto nel quadro del sistema della Nato per la gestione delle emergenze civili che si chiama Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre (Eadrcc). Il centro di comando, che funge da organo di coordinazione sovranazionale per i Paesi dell’Alleanza e per i suoi partner, è attivo, come si legge nel sito ufficiale “tutto l’anno su base 24/7”.

 

 

 

 

 

Sale la tensione in vista della riunione-chiave dell’Eurogruppo, in programma domani martedi. Inizialmente schierata a fianco dell‘Italia – dopo il ruolo di mediazione con la proposta del Fondo europeo – la Francia è tornata a strizzare l’occhio alla Germania con i due Paesi che avrebbero trovato un’intesa sugli strumenti che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza coronavirus.

Secondo la bozza dell’accordo,  visionata dall’agenzia tedesca Dpa, i ministri dell’Economia dei due Paesi, Le Maire e Scholz, si presenteranno con una posizione comune dando semaforo verde a tutte le misure a breve termine, incluso l’utilizzo del Mes con condizionalità molto alleggerite. A supporto il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi, e il fondo Sure per i cassintegrati.

Prosegue anche il pressing del Premier che marca stretto l’Europa. E nella replica alla lettera inviata dalla Presidente della Commissione UE von der Leyen – che poche ore prima aveva chiesto scusa al nostro Paese per il ritardo con il quale si era mossa l’Europa – torna a chiarire un concetto, proprio in vista della prossima decisiva riunione: “Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato, scrive Conte.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. E’ il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio”, sottolinea Conte secondo il quale il 2020 sarà un vero e proprio spartiacque nella storia della UE

L'Eurogruppo di martedì rappresenta una giornata cruciale non solo per comprendere come reagirà l'Unione europea alla imminente crisi economica provocata dal Covid-19, ma anche per il futuro stesso dell'Ue, forse mai così in bilico come nell'ultimo periodo.

Il sentimento degli italiani verso il progetto europeo è stato segnato da un graduale disammoramento. Come riporta La Repubblica, infatti, dal 2000, in un solo decennio, la fiducia verso l'Ue è crollata di ben 20 punti percentuali. Si è ridotta al 37%, nel 2011 (secondo le indagini sul Rapporto fra gli Italiani e lo Stato, di Demos-Repubblica). E oggi, per via del coronavirus, si è ridotta ancora, arrivando al 30%. Sul banco degli imputati la Germania e i Paesi del Nord Europa e del rigore, tra cui l'Olanda. 

Anche il Financial Times si chiede se il coronavirus porterà l'Italia lontano dal progetto europeo: "L'Ue ha un fondo di salvataggio chiamato meccanismo europeo di stabilità che i Paesi possono utilizzare" scrive il quotidiano a proposito del Mes. "Ma nonostante le assicurazioni da parte dell'amministratore delegato dell'Esm, Klaus Regling, molti italiani temono che i prestiti da parte dell'istituzione presentino condizioni difficili per il paese. A molti sembra che il loro Paese sia stato punito per un disastro che era al di fuori del suo controllo".

Inutile girarci attorno: gli italiani sono sempre più delusi dall'Unione europea e dalla scarsa solidarietà mostrata dai Paesi europei in questa fase di grave emergenza sanitaria per via del Covid-19

I ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz in un editoriale pubblicato La Stampa, sottolineano che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è scusata ufficialmente con l'Italia, ammettendo che "in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria" e che ora l'Unione europea sarà a fianco del nostro Paese. In queste settimane, infatti, la fiducia degli italiani nei confronti dell'Ue è letteralmente crollata: secondo un sondaggio condotto da Tecné lo scorso 13 marzo, la maggior parte degli italiani (67%) riteneva che far parte dell'Unione europea rappresenti uno svantaggio. Solo un anno e mezzo fa (novembre 2018) la percentuale era molto piu’ bassa (47%). Contestualmente era diminuita anche la percentuale di chi vedeva nell’Europa un’occasione vantaggiosa per l’Italia: nel novembre 2018 erano il 37%, a metà marzo il 21%.

Intanto a Berlino lo sanno benissimo e così, anche per ingraziarsi le opinioni pubbliche dei Paesi del sud europa, i ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz hanno deciso di pubblicare un editoriale (in edicola domani) su cinque giornali di altrettanti stati membri. Per l'Italia è La Stampa, che ne anticipa anche parte dei contenuti. I ministri del governo di Angela Merkel ammettono che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" ma che la La Germania è pronta a fare la sua parte non solo sostenendo la proposta di allentare i criteri del patto di stabilità, ma estendendo "il programma di acquisto di titoli di Stato e di stanziare somme miliardarie provenienti dai fondi straordinari del bilancio Ue".

Inoltre, aggiungono Maas e Scholz nel loro editoriale, per stabilizzare i Paesi più colpiti dalla crisi "bisogna agire in modo rapido e non complicato". La proposta di Maas e Scholz è dunque quella di provvedere a "sufficiente liquidità in tutti gli Stati Ue" in modo da non far dipendere "la tutela dei posti di lavoro dagli umori degli speculatori". L'importante, spiegano da Berlino, "è che i mezzi finanziari non siano vincolati a condizioni inutili", pena "la ricaduta nella politica dell’austerità" subito dopo la crisi che "porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri". I ministri tedeschi difendono il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che a loro dire "mette a disposizione i mezzi senza bisogno di troika, controllori o commissioni", ma va adeguato "in modo ragionevole".

Paolo Gentiloni e Thierry Breton fanno asse contro la crisi del coronavirus. Il commissario italiano agli Affari Economici e quello francese all’Industria rilanciano pubblicamente una proposta da loro elaborata per dotare la Commissione di Ursula von der Leyende gli strumenti adatti per fronteggiare lo tsunami economico in corso per mezzo di un editoriale pubblicato da diversi quotidiani europei, tra cui il Corriere della Sera.

Secondo i due commissari tre sono i principi chiave da seguire: “Nessun Paese deve essere lasciato indietro; nessuna economia può restare la vittima isolata della pandemia; tutti gli Stati membri devono avere un accesso equo e in condizioni simili al debito necessario per finanziare i loro piani”. Propositi che interiorizzano una visione estremamente diversa da quella del fronte del rigore di ispirazione tedesca e che ha nell’Olanda di Mark Rutte il suo maggior sostenitore

La proposta di Gentiloni e Breton rilancia e amplia l’iniziale piano del presidente francese Emmanuel Macron, che tra stanziamenti Bce (750 miliardi di euro), fondo anti-disoccupazione Sure (100 miliardi) e nuovi strumenti proponeva di portare a 1.300 miliardi di euro il maxi-pacchetto europeo anticrisi. Ora sul piatto si punta a mettere tra gli 1,5 e gli 1,6 trilioni di euro che, nell’intenzione dei commissari, dovrebbero rappresentare l’equivalente europeo dello stanziamento tedesco da 356 miliardi approvato dal Bundestag, corrispondente al 10% del Pil

L’ultimo colpo basso all’Italia secondo Andrea Indini  nel suo blog arriva nella trattativa sugli aiuti per l’emergenza economica scatenata dall’epidemia da coronavirus. Mentre nelle nostre città muoiono a migliaia, a Bruxelles si sono messi a litigare su quanti soldi in più si possono spendere per salvare le vite in pericolo o per far ripartire un sistema in ginocchio. Si sta cavillando anche (e questo è sicuramente il punto più rischioso) sulle clausole per la restituzione di questi soldi. Perché in Europa nessuno dà niente per niente. 

E così, mentre il presidente Donald Trump inonda l’America di dollari, Conte si è andato a invischiare in una lite senza senso con la Merkel per trovare lo strumento più adatto a far entrare in Italia qualche euro in più. Sul tavolo le ipotesi dei coronabond e dell’accesso al Mes ma senza quelle condizionalità che portano alle riforme lacrime e sangue imposte dalla Troika.
Macron e Sanchez si sono subito schierati al fianco di Conte. Sembrava fatta: la Merkel, dopo tutto, era in minoranza. Ma poi? Poi è finita come doveva finire. Ha deciso ancora una volta la Germania.

Gli interessi dell’Italia,scrive Intini, insomma, non sono in cima agli interessi di chi comanda in Europa. E Parigi non può essere l’alleato con cui fermare gli egoismi di Berlino. Il gatto e la volpe non si faranno mai la guerra sul serio. Continueranno a tramare alle nostre spalle per fare i propri interessi. Ora non resta che lo capisca anche Conte che non deve fidarsi di certe persone… almeno finché in Europa ci saranno politici, come il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che credono che “in passato il Fondo Salva Stati ha dato ottimi risultati”.

 

 

 

 

 

 

 

“L’Europa ha il dovere di difendere l’Italia dal dumping fiscale degli altri Paesi europei: bisogna stimolare la cooperazione e non la contrapposizione interna, specialmente in questo momento di emergenza legata all’epidemia. Il Garante della Concorrenza e del Mercato stima che il nostro Paese perda ogni anno tra 5 e 8 miliardi di euro a causa della concorrenza di paradisi fiscali interni all’Ue, quali Irlanda, Lussemburgo e Olanda, che attraverso offerte a società estere di tassazioni su dividendi e profitti di capitale estremamente convenienti, attirano investimenti in molti caso fittizi, atti esclusivamente a ridurre il peso fiscale in capo alle multinazionali, generando situazioni di concorrenza sleale e perdite fiscali per gli stati in cui la ricchezza viene effettivamente prodotta. Questo e’ inaccettabile e Paesi come l’Olanda, prima di voltarci le spalle o farci lezioni, dovrebbero guardarsi in casa propria: ho presentato una interrogazione alla Commissione Europea per chiedere come pensa di agire per tutelare Paesi come l’Italia dal dumping fiscale degli altri partner europei, cosi’ che gli Stati membri danneggiati possano riappropriarsi delle risorse perse per utilizzarle, ad esempio, per affrontare la crisi Coronavirus, garantendo che le imprese multinazionali paghino i tributi nei Paesi dove realmente operano e generano profitti”.
 
Lo dichiara in una nota Vincenzo Sofo, europarlamentare della Lega al Corriere del Sud, che ha presentato l’interrogazione alla Commissione Europea, firmata anche da Marco Zanni (presidente gruppo ID), Marco Campomenosi (capo delegazione Lega) e dagli europarlamentari della Lega in commissione ECON Francesca Donato, Valentino Grant, Antonio Maria Rinaldi.
 

Giuseppe Conte entra nelle case dei tedeschi per spiegare il suo punto di vista sulla necessità di un'azione comune da parte dell'Unione europea per gestire l'emergenza sanitaria ed economica legata alla pandemia di coronavirus. Lo fa con un'intervista alla tv tedesca Ard come riferisce Ansa.

"Io e la Merkel abbiamo espresso due visioni diverse durante la nostra discussione. Ne approfitto e lo dico a tutti cittadini tedeschi: noi non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia, stiamo scrivendo una pagina di un libro di storia".

"E' un' emergenza della quale non è responsabile nessun singolo Paese, non si tratta di tensioni finanziarie. L'Ue come risponde? L'Ue compete con la Cina, con gli Usa che hanno stanziato 2 mila miliardi per reagire, in Ue cosa vogliamo fare? Ogni Stato membro vuole andare per conto suo? Se la reazione non sarà coesa, vigorosa, coordinata, l'Europa diventerà sempre meno competitiva nello spazio globale di mercato".

"L'Italia non sta chiedendo ai cittadini olandesi di pagare il debito italiano. Non chiediamo neanche un euro ai contribuenti olandesi. L'Europa deve poter agire in modo solidale ed efficace, perché è impensabile che qualcuno possa giovarsi di questa crisi". Così il premier Giuseppe Conte, secondo l ansa in un'intervista al quotidiano olandese De Telegraaf. "Gli european recovery bond sono il modo migliore per rispondere, anche per i cittadini olandesi. Anche loro hanno bisogno di garanzie". La recessione ci sarà "pressoché ovunque".

Dal primo decreto che iniziava ad introdurre misure veramente limitative alla libertà personale e di circolazione (11 marzo), fino ad oggi, pur avendo il governo annunciato un primo intervento di 25 miliardi, in tasca agli italiani non è arrivato neppure un centesimo. Certo, stanotte i lavoratori autonomi hanno presentato domanda dei 600 euro una tantum, ma prima di un mese nessuno vedrà un euro.

A parte i dipendenti pubblici, che lo stipendio ce l’hanno garantito, così come pure i pensionati fino a quando non si sa, i lavoratori autonomi (bar, ristoranti, negozi, librerie, parrucchieri, studi professionali etc), dal 12 marzo sono chiusi e non vedono un centesimo. Gli affitti commerciali vanno comunque pagati ma di incassi, causa la chiusura per decreto, nemmeno l’ombra

Eppure bollette e rate condominiali continuano ad arrivare. Anche gli affitti abitativi vanno pagati, sono stati sospesi gli sfratti (fino al 30 giugno), non l’obbligo di pagare il canone. Per ottenere invece la sospensione dei mutui prima casa, bisogna autocertificare una riduzione del fatturato del 33% nei tre mesi successivi al 20 febbraio 2020 rispetto all’ultimo trimestre 2019. …  

State a casa, mi raccomando, suonate e cantare sui balconi, ma qui sono passate tre settimane e dei 25 miliardi nemmeno l’odore. Per di più, la UE ci ha messi spalle al muro imponendoci sostanzialmente di accettare il Mes il vecchio Fondo Salva-Stati con le condizionalità capestro che non sto a ripetervi.
Di condivisione del debito – i cosiddetti coronabond – Germania, Austria e Olanda non ne vogliono neppure sentir parlare.

Intanto la Germania allenta la presa sull’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) per far fronte all’emergenza economica provocata dal nuovo coronavirus. Le proposte che Berlino metterà sul tavolo nelle prossime riunioni si preannunciano interessantissime, soprattutto per il fronte guidato da Italia, Francia e Spagna.

Secondo quanto riferisce l’agenzia Agi, i tedeschi sono pronti a concedere tanto la massima flessibilità sulla condizionalità per accedere a una linea di credito del Fondo salva-Stati quanto un meccanismo leggero di verifica di come gli Stati membri spendono i soldi

Germania e Paesi del Nord Europa continuano insomma a ritenere follia pura adottare i coronabond. Ecco perché il citato Consiglio europeo si è concluso con il mandato all’Eurogruppo di presentare proposte nelle prossime due settimane per rispondere alla “sfida eccezionale rappresentata dal coronavirus”, ha affermato Merkel. Berlino ha preso tempo ma gli altri leader non intendono tergiversare. Nel frattempo il clima si è fatto sempre più teso ed emblematica, a questo proposito, è stata l’invettiva del premier portoghese, Antonio Costa, all’indirizzo di Wopke Hoekstra, ministro delle Finanze olandese.

Secondo il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier spagnolo Pedro Sanchez la Bei, adeguatamente ricapitalizzata, potrebbe essere un volano per un’energica emissione di titoli comunitari unificati per i Paesi membri. Un’altra chiave di lettura la vede in sinergia con altre due istituzioni operative, il Fei e il Feis, per coordinare una “troika buona” capace di favorire politiche per la crescita.

Curioso, in un certo senso, che l’istituzione basata in Lussemburgo e esistente dal 1958 venga ripescata solo ora nelle discussioni di dominio pubblico. Parliamo di un vero e proprio colosso con una capitalizzazione da oltre 240 miliardi di euro, 600 miliardi di euro di prestiti attivi e un giro d’affari che annualmente varia tra i 60 e i 70 miliardi di euro. Il motivo di questa scarsa popolarità della Bei nelle discussioni europee ad alti livelli e nell’informazione economica è forse legata alla sua natura profondamente pragmatica, operativa e in netta controtendenza con l’ideologia del rigore e dell’austeritàsu cui i Trattati europei hanno modellato l’Unione Europea dagli Anni Novanta ad oggi.

Alla competizione sfrenata sotto l’ombrello del mercato comune la Bei contrappone solidarietà e cooperazione negli investimenti; al mito del rigore il sostegno all’investimento produttivo in capitale fisso; all’architettura barocca delle istituzioni di Bruxelles un’organizzazione agile e flessibile. Forse, adeguatamente ricapitalizzata, la Bei potrebbe benissimo procedere a fare ciò che, da tempo, porta avanti: promuovere la crescita sfruttando una dimensione operativa dieci volte maggiore di quella della Banca Mondiale

A Pasqua l’Italia sarà stremata, con la piccola-media impresa e le partite Iva distrutte, e Conte sarà costretto (in realtà lo sa già) ad accettare il Mes. Chiederà piccole modifiche – non rilevanti – che gli verranno concesse, e farà passare la cosa come una grande vittoria. Ma in realtà le condizionalità più importanti resteranno, soprattutto quella della ristrutturazione del debito (alias consolidamento fiscale e tagli selvaggi alla spesa pubblica).

Pd e ItaliaViva sono già uscite allo scoperto:  Marattin ha detto esplicitamente che non vi sono alternative al Fondo Salva-Stati. Gentiloni idem.

A resistere è solo la “parte buona” del M5S, che capitolerà per non rendersi responsabile di far restare, tra 10-15 giorni, gli italiani senza soldi. In Parlamento, ma anche prima, il MoVimento darà il suo assenso al ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità per non lasciare il Paese senza soldi: i 15 giorni di vantaggio dati alla Germania sono stati un errore gravissimo, del Presidente del Consiglio. Gli sarà più facile farci accettare il Mes portando a casa piccole modifiche non rilevanti (un Mes mascherato), ma cantando vittoria nonostante le condizionalità più pesanti resteranno invariate! Il resto lo faranno i media, esattamente come fecero con Mario Monti nel 2012 quando sottoscrisse il Mes.

Intanto come riferisce il Giornale due avvocati denunciano Conte: "Migliaia di morti per le misure prese in ritardo" - "Stamattina ho depositato presso la Procura della Repubblica di Roma la denuncia contro Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, a firma mia e dell’avvocato Alfredo Lonoce", scrive sulla sua pagina Facebook Augusto Sinagra, magistrato e accademico, per oltre dieci anni ordinario di diritto dell’Unione europea nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma.

L’accusa a Conte è quella di aver sottovalutato l’emergenza e di non aver agito in modo tempestivo "omettendo nei tempi e nei modi necessari ogni misura di contenimento e di prevenzione" , consentendo, quindi, la "enorme diffusione" del virus "con l'impressionante numero avutosi di contagiati e di deceduti". La tesi sostenuta dai due avvocati nell’esposto è più o meno la stessa degli analisti americani: il governo avrebbe dovuto fare attenzione a quello che stava succedendo in Cina, dove per contenere il contagio era stato messo in campo, già nel mese di gennaio, un lock down totale.

Da noi però nessuno si è preoccupato, denunciano i legali e le prime misure sono arrivate a venti giorni di distanza dalla dichiarazione dello stato di emergenza. Sarebbe stata proprio questa "sottovalutazione del problema" a far adottare "in ritardo" provvedimenti cruciali come la chiusura delle province del Nord maggiormente colpite e l’estensione della zona rossa a tutto il territorio nazionale. Quando è stato pubblicato il decreto dell’8 marzo, accusano gli avvocati nell’esposto, il virus ormai stava viaggiando in tutta Italia, anche a bordo dei treni presi in tarda serata da decine di persone in fuga dalla Lombardia dopo la circolazione della bozza del decreto che avrebbe disposto l’isolamento della regione.

Insomma, come gli accademici statunitensi, anche i due legali accusano Conte di aver "inseguito il virus", più che prevenirne la diffusione. E poi l’esposto, visionato dal quotidiano La Verità che ne riporta alcuni stralci, continua con l’accusa al ministro dell’Interno, di aver continuato a tenere i porti aperti consentendo lo sbarco dei migranti. Persone, continua la denuncia "affette in molti casi da gravi patologie, come per esempio la Tbc", con "il rischio di nuovi e diversi focolai di infezione oltre a quelli del Covid-19".

In breve avrò il numero di registro generale e subito dopo pubblicherò il testo con le relative istruzioni per la presentazione da parte di chi voglia", scrive Sinagra su Facebook invitando i cittadini a seguirlo nell'iniziativa. "Matteo Salvini? È stato indagato per molto meno", incalza il collega Lonoce, intervistato da La Verità. Anche il direttore del quotidiano, Maurizio Belpietro, fa il paragone con il processo al leader della Lega.

"Per aver lasciato dei migranti qualche giorno in mezzo al mare, un ritardo allo sbarco a quanto pare ingiustificato, Matteo Salvini dovrà rispondere addirittura di sequestro di persona, dunque è possibile che per la stessa ragione, un ritardo dell'istituzione politica nella predisposizione delle misure contro l'emergenza, nell' acquisto dei dispositivi di protezione e nell'emanazione dei divieti di circolazione possa essere oggetto di un giudizio", scrive il giornalista in un editoriale pubblicato stamattina.

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