Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Domenica, 19 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:537 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:165 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:458 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:490 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:706 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1109 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1101 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1474 Crotone

l referendum in Grecia? E' la scelta tra baciare i piedi alla cancelliera Angela Merkel o darle un calcio nel sedere. Così, in un
vignetta pubblicata su Twitter, il leader del M5S Beppe Grillo fotografa il voto di Atene sulle proposte Ue. "Il referendum del 5
luglio in Grecia spiegato con una vignetta", scrive Grillo presentando la vignetta che vede protagonisti la cancelliera di Berlino e un greco che, in un caso (evidentemente quello del sì) le bacia i piedi, e in un altro (quello del no) le dà un calcio
La Francia vuole che la Grecia rimanga nella zona euro. E' quanto afferma il ministro delle finanze francesi Michel Sapin in
un'intervista a Europe 1 radio secondo cui sul referendum indetto dal governo Tsipras "il dibattito deve essere chiaro: il sì avrà delle conseguenze, il no ne avrà delle altre". Sapin ha ribadito come la situazione greca non avrà comunque impatto sulle banche francesi e che i prezzi nelle aste dei titoli di stato di Parigi sono scesi questa settimana.
Per Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco e fautore della linea dura con Atene, la Grecia potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' alle proposte della troika al referendum di domenica. Lo riferisce Bloomberg, secondo cui la posizione sarebbe stata espressa a un meeting a porte chiuse con con dei parlamentari E' in corso in queste ore un vero e proprio terrorismo nei confronti del popolo greco. Si tratta di iniziative che puntano a diffondere il terrore e il panico in Grecia. Tsipras ha fatto una cosa a cui forse i governi ormai sono disabituati: ha rimesso al centro la democrazia. È considerato inaccettabile far esprimere il popolo su scelte che riguardano la vita del popolo. Tsipras invece lo fa e per questo noi
non solo siamo solidali con lui, ma pensiamo che quella scelta riguarda tutta l'Europa e dunque anche noi". Lo afferma il
coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni. "In caso di Grexit - prosegue Fratoianni - nessuno è in grado di fare previsioni perché non è mai successo che un Paese esca dalla moneta unica. Comunque Tsipras lavora affinché questo non succeda nonostante qualcuno banalizzi la questione. Quello di domenica in Grecia - sottolinea - non è un referendum tra euro e dracma, ma è un referendum tra l'austerità, insulsa e sbagliata che ha impoverito milioni di europei, e una scelta di autonomia che vuole l'Europa ma vuole una Europa solidale", conclude.
"Io sto con Tsipras. Stare con lui vuol dire stare con la democrazia".
Parola di Daniela Santanché che, intervistata da Repubblica, premette: "E' lontano da me anni luce sul piano politico, sia chiaro, nulla ci accomuna, tranne un punto - afferma -. La difesa della democrazia. Sia lui che noi troviamo inaccettabile l'Europa dei tecnocrati, basta con la Merkel che decide da padrona e noi sudditi lì a subire". Santanché rievoca le "ferite del 2011, quando la signora Angela con qualche compagno di merenda italiano, da Napolitano a Monti a Passera, si è messa in testa di far cadere il governo legittimamente eletto e guidato da Berlusconi". Anche per lei il referendum sulle proposte dei creditori "è necessario e opportuno e anche io voterei no. Che è un no a questa Europa a trazione Merkel e austerity". E anche se con la Cancelliera Fi ha in comune la militanza nel Ppe, "ci hanno rotto! - dice - Lei, Juncker, la Lagarde. Piccoli uomini e piccole donne
guidati da piccoli interessi particolari".
"Massimo rispetto per la decisione del popolo e del governo greco, l'aspettiamo". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sul referendum proposto dal governo di Atene. "L'Italia lavorerà perché l'Eurogruppo abbia un rapporto positivo con il governo greco qualunque esso sia". Un derby euro-dracma? "Mi pare una buona definizione" econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum. L'offerta di Juncker prevederebbe in particolare l'Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche - tetto previsto nella proposta greca poi respinta dalla ex Troika, che chiedeva il 23%. Sempre se l'offerta fosse accettata, riferisce il giornale, i ministri delle finanze dell'eurozona potrebbero fare una dichiarazione per la quale un impegno già preso nel 2012, in cui si prendeva in considerazione una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, abbassamento dei tassi di interesse ed estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro sarebbe applicato dal prossimo ottobre. Un portavoce greco ha spiegato che la proposta è stata ascoltata "con interesse. Ma Alexis Tsipras voterà No domenica" La Grecia ''minaccia di cercare un'ingiunzione contro le istituzioni
europee per bloccare l'espulsione del paese dall'euro'' afferma il Telegraph. ''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di Giustizia europea. La nostra appartenenza non è negoziabile'' mette in evidenza Varoufakis. ''Una richiesta di ingiunzione - aggiunge il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che complicherebbe ulteriormente la crisi''. Secondo indiscrezioni, le autorità greche starebbero anche valutando un'azione contro la Bce per aver congelato la liquidità di emergenza per le banche greche. Varoufakis ritiene che la Grecia abbia abbastanza liquidità per andare avanti fino al
referendum ma ammette che il controllo dei capitali rende la vita difficile alle aziende greche.
Un'uscita della Grecia dall'area euro e' ora una possibilita', ''non puo' piu' essere esclusa''. Benoit Coeure', consigliere esecutivo
della Bce, apre all'ipotesi Grexit in quello che rappresenta il commento finora piu' diretto dell'Eurotower sulla possibilita' di un
addio alla moneta unica da parte di Atene. Un'apertura affidata a un'intervista a Les Echos, alla quale risponde indirettamente il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, dalla pagine del Telegraph, 'minacciando' un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare l'eventuale espulsione della Grecia dall'euro.
''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di giustizia europea. La nostra appartenenza non e' negoziabile'', afferma
Varoufakis. Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, Atene non esclude un'azione anche contro la Bce per aver congelato la liquidita' di emergenza per le banche greche. ''Useremo tutti i nostri diritti legali'', mette in evidenza Varoufakis, ammettendo che le banche greche hanno abbastanza liquidita' per andare avanti fino al referendum, anche se il controllo dei capitali imposto rende difficile la vita alle aziende greche. Una richiesta di ingiunzione alla Corte europea - riporta il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che rischia di complicare ulteriormente la crisi. Nelle prossime ore ci sara' la prima svolta: e' infatti in scadenza il rimborso all'Fmi che la Grecia non sarebbe - secondo indiscrezioni - orientata a rispettare. Intanto Fitch taglia il rating delle banche greche a 'RD', restricted default, dopo il controllo dei capitali imposto. La 'minaccia' di Varoufakis arriva mentre la Bce apre alla possibilita' di un'uscita della Grecia dall'euro. Le autorita' europee e l'Eurotower vogliono che la Grecia resti nell'area euro, ma ''sfortunatamente'' la possibilita' di un addio non puo' piu' essere esclusa. E questo e' il ''risultato della scelta del governo greco a mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum, spingendo l'Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti'', afferma Coeure', dicendosi sicuro che se al referendum prevarra' il si' le autorita' dell'area euro troveranno un modo per onorare gli impegni. Se prevarra' il no sara' difficile ristabilire un dialogo politico.
econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum.

Sulla Grecia hanno sbagliato tutti e da molto tempo, un compromesso ragionevole era possibile. Le riforme ad Atene sono necessarie per ridiscutere il debito ma imporre un'austerità estrema è impossibile perché corrode il capitale sociale di cui c'è bisogno per attuarle", detto questo, "il governo greco si è dimostrato incapace di produrre proposte costruttive e si è dimostrato prigioniero delle fazioni opposte che lo sostengono": questa l'analisi dell'economista Lucrezia Reichlin, in un'intervista a Repubblica sulla crisi greca. "Spero - aggiunge - che la Grecia risponda sì nel referendum, che poi faccia un
governo di unità nazionale e che a quel punto la troika sia più flessibile, ma non vedo per ora le condizioni perché tutto ciò
avvenga". Reichlin sottolinea che "l'Europa dovrebbe essere capace di dare a tutti una prospettiva di prosperità", invece "ha continuato a finanziare un paese in bancarotta ma allo stesso tempo imponendo un programma che ha ucciso l'economia e ridotto allo stremo la sua popolazione". Così "ha dato un segnale a tutti i cittadini europei di non avere né lungimiranza né forza politica per proporre un piano capace di dare speranza a chi ha pagato i prezzi più alti della crisi.
Con l'uscita della Grecia entrano in crisi le stesse fondamenta del progetto europeo". Inoltre, "una volta stabilito il principio che
dall'euro si può uscire, tutti i paesi fortemente indebitati sono a rischio di attacchi speculativi".
L'Italia non fa 'una brutta fine' se cambiamo l'impostazione economica e sociale: abbiamo buoni fondamentali, ma se continuiamo sulla strada che la Merkel ha disegnato, e che Renzi continua a perseguire, dopo Monti, non andiamo da nessuna parte: nel Vecchio Continente, inoltre, sta crescendo un forte sentimento antieuropeo che non possiamo permetterci". Lo ha detto, stamani a Potenza, il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, in riferimento alle dichiarazioni del Premier, Matteo Renzi, sull'Italia al riparo da eventuali conseguenze del default greco. Ai cronisti che gli domandavano quale posizione assumere rispetto al referendum proposto da Tsipras, Barbagallo ha risposto di voler chiedere "a Renzi, ai francesi, agli spagnoli e ai
portoghesi di associarsi ai greci nel voler ridiscutere la politica economica europea, invece di andare lì a dare lezioni di democrazia: noi - ha concluso - siamo quelli che se lo possono permettere di meno,
visto che non abbiamo un governo votato dal popolo".
I tribunali della Grecia saranno chiusi da oggi fino all'8 luglio: lo ha deciso il ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos come
riferiscono i media locali. La decisione, annunciata ieri, è stata presa a causa del fatto che saranno necessari ufficiali giudiziari per monitorare il referendum indetto per domenica sulle proposte dei creditori della Grecia in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio del Paese. In base alla decisione ministeriale, per tutto il periodo in cui i tribunali resteranno chiusi non saranno eseguiti ordini di sfratto né pignoramenti

Questa mattina la Polizia Italiana ha arrestato un pachistano  accusato di essere uno degli esecutori dell'attentato del 28 ottobre 2009 al mercato di Peshawar, in Pakistan, quando esplose un'autobomba facendo oltre 80 morti e 150 feriti. L'uomo è accusato di associazione con finalità di terrorismo ed è stato fermato all'aeroporto di Roma-Fiumicino in arrivo da un volo proveniente da Islamabad. L'operazione, condotta dagli agenti della Digos di Sassari in collaborazione con la Digos di Roma e la polizia di frontiera di Roma-Fiumicino, rientra nel quadro della vasta operazione antiterrorismo del 24 aprile, quando furono arrestati 18 tra pachistani e afgani che facevano parte di una organizzazione criminale transnazionale che operava in buona parte del territorio italiano anche per finanziare le principali organizzazioni terroristiche internazionali

Intanto in Italia sale l'allarme. I servizi di intelligence mettono in guardia il governo, anche se non sono in possesso di "alcun segnale di allarme specifico per il nostro Paese". "Gli attacchi - sottolinea lo stesso premier Matteo Renzi - hanno confermato che c’è una emergenza sicurezza che parte nell'area più calda del Mediterraneo".continua Renzi "Il terrorismo non è fatto solo di attacchi in grande stile - spiega il premier nel corso della conferenza stampa conclusiva del Consiglio Ue - ma anche da parte di piccole cellule e condotto anche da piccoli gruppi che muovono con mezzi non particolarmente ingenti, ma con piccola organizzazione e convinzione molto forte

E, se nel Belpaese l'intelligence è riuscita fermare per tempo l'attacco, lo stesso non è successo in Francia, Tunisia e Kuwait. :

Uomini armati di kalashnikov hanno fatto irruzione in due hotel di Hammam-Sousse, l'Imperial Marhaba (di proprietà, pare - di una deputata) e del Soviva nella zona turistica di Kentaoui, e ha aperto il fuoco sui turisti. Secondo il ministero dell'interno ci sarebbero "almeno 27 vittime" e sei feriti, tra cui ospiti stranieri dei resort e uno dei killer. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno di Tunisi, Mohamed Ali Aroui, ci sarebbero tra i morti sette turisti inglesi e tedeschi.

"Era circa mezzogiorno e ho visto a circa 500 metri da me una piccola mongolfiera venire giù e poi subito una sparatoria", ha raccontato una turista di Dublino alla radio pubblica irlandese Rte, "Poi ho visto alcune persone correre verso di me, pensavo fossero fuochi d’artificio. Ho pensato oh mio Dio, sembrano colpi d’arma da fuoco, così sono corsa in mare, ho acchiappato i miei figli e le nostre cose e mentre correvo verso l’hotel i camerieri e il personale gridavano correte! correte! Così siamo corsi verso il nostro bungalow e siamo ancora intrappolati qui dentro.

Nel giorno in cui due persone volevano far esplodere una centrale del gas vicino Lione, ci sarebbe stato un altro attentato con sparatoria in due resort a Susa in Tunisia

La notizia è stata annunciata prima da una radio locale e dalla tv satellitare al-Arabiya - che parla di un "attacco terroristico" a circa 140 chilometri da Tunisi, teatro di un altro attentato il 19 marzo, quando un commando era entrato prima nel parlamento e poi al museo del Bardo - e infine confermata da una fonte della sicurezza..

È stato arrestato dopo una fuga di qualche ora il secondo presunto terrorista, come riferiscono i media locali che hanno anche diffuso le foto dell’uomo, visibile tra due poliziotti."Era un giovane vestito in short, sembrava un turista", dice al Guardian un impiegato dell’Imperial Marhaba Hotel.

Proprio a Susa alla fine di ottobre del 2013, un kamikaze si fece esplodere sulla spiaggia davanti al Rihad Palm, uno degli hotel più famosi della città. Nell’attentato morì solo il kamikaze e nessuno rimase ferito.

Intanto in Francia uno o due uomini sono entrati in un impianto di gas industriale, la Air Products, e poi provocato un'esplosione all'interno della struttura. Secondo gli inquirenti il veicolo aveva l'autorizzazione necessaria per superare i controlli.

È di un morto e due feriti il bilancio definitivo del attentato messo a segno questa mattina a Saint-Quentin-Fallavier nord dell'Isère, sud est della Francia, non lontano da Lione

Poco dopo all’interno del complesso industriale è stato ritrovato un corpo decapitato vicino l’impianto. La testa mozzata, trovata infilzata sulla recinzione dello stabilimento, è ricoperta di scritte in arabo. L'uomo è stato identificato come il proprietario di una società di trasporti di Chassieu, che si trovava nella fabbrica per una consegna.

 

Il ministro dell’interno francese, Bernard Cazeneuve, si sta recando sul luogo dell’attentato, che si trova a 30 km da Lione. Con lui anche il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Sul posto c’è già il prefetto del dipartimento d’Isere. "Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggere i suoi cittadini", ha detto il sindaco di Bordeaux, l'ex premier Alain Juppé.

Intanto il governo francese ha rafforzato la sicurezza in tutti i siti sensibili della regione di Lione, e in particolare nei tre comuni vicini al luogo dell’attentato, Valencie, Romans-sur-Isere e Montelimar dans la Drome. Questo pomeriggio, alle 15.00, una riunione del Consiglio della Difesa. Anche il premier Manuel Valls è tornato in Francia, da una missione a Bogotà.

I dipendenti dell’impianto, in stato di choc, sono stati trasferiti in una palestra in un comune vicino.

Una persona è stata fermata dalla gendarmeria: è sospettato di essere l'autore dell'attentato.

 

Trentacinquenne, era già noto ai servizi anti-terrorismo. Per un periodo - dal 2006 al 2008 - era stato sotto sorveglianza, ma non avrebbe precedenti penali.

Dopo essersi rifiutato di fornire le sue generalità agli uomini delle forze dell'ordine, si è fatto identificare. Si tratta di Yacine Salhi. Secondo le prime informazioni sarebbe sposato e con tre figli, originario di Pontarlier e residente a Saint Priest.

Salhi avrebbe avuto in passato legami con ambienti dell'islam salafita. Nel 2013 e nel 2014 due note dei servizi segnalavano lui e alcuni amici. Nelle loro discussioni frequenti riferimenti al Mali e al jihad.

L'aggressore avrebbe detto di essere un uomo dell’Isis, mostrando un drappo con scritte in arabo. Su questo aspetto non c'è però al momento nessuna certezza. Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve ha sottolineato che la bandiera deve ancora essere analizzata e tradotta e che altre persone, compreso l'autista dell'auto, sarebbero state fermate.

Gli inquirenti hanno aperto un'inchiesta per terrorismo su quanto successo

I creditori non accettano le proposte elleniche. Tsipras twitta che stanno facendo di tutto per far fallire gli accordi … se mai ci saranno. Secondo te cosa potrebbe succedere il giorno dopo di un Grexit?

Accadrebbe che il minuscolo granello di sabbia greco, che incide solo per il 2% sul pil continentale, farebbe scoppiare il gigante dell’Ue, ancora senza unione politica e governato teutonicamente alla giornata. Non erano questi “i patti” dei padri fondatori dell’Unione Adenauer, Spinelli e Schuman come ho sostenuto nel mio pamphlet “Greco eroe d’Europa”. Venendo alla trattativa il brussels group chiede altre misure di spending review mentre non dice una parola sul vero grande punto: il taglio del debito. Tutti sanno che il debito greco non è sostenibile e che il Paese non sarà in grado di onorarlo. Occorrerebbe un passo in avanti, serio, da entrambe le posizioni. Il tema, semmai, è relativo al rapporto eletti-elettori. Tsipras ha vinto le elezioni con un programma anti austerità e contro nuovi tagli. Come spiegherà ora ai greci che si è impegnato per nuove misure?

Pensi che i creditori accetteranno la proposta Tsipras /Varoufakis su Iva e pensioni? E quali potrebbero essere le conseguenze in un rifiuto da parte dei creditori?

Varoufakis è stato osteggiato da più parti. Avrà certamente commesso alcuni errori, ma quando osserva che dopo altri tagli la Grecia non avrà la forza di rialzarsi ha ragione, tesi sostenuta dal suo mentore, l’economista James Galbright. Il Fmi ha già detto che quella proposta non è sufficiente. Sin dall’inizio della crisi ellenica ho raccontato, credo con onestà intellettuale, tutti i difetti della politica greca e tutte le deficienze strutturali del Paese, numerose e in parte ancora irrisolte. Ma vedere che in quel piano le tasse sono aumentate per chi guadagna più di 30mila euro annui mi sembra un paradosso: non è tra chi ha uno stipendio mensile di 2000 euro che si nascondono i grandi evasori, ma nella Lista Lagarde, affollata di quegli stessi personaggi (deputati, ministri, giornalisti, faccendieri) che hanno affondato la Grecia acquistando anche un sottomarino con timone rotto. Quelli che si vorrebbe tassare oggi sono gli unici che spendono ancora un euro nelle taverne greche: aumentare le tasse su di loro, così come l’iva sul turismo, è controproducente. Invece ci vorrebbero due mosse coraggiose: una politica industriale vera e strategica, per evitare che la Grecia importi persino olio e cotone, presenti copiosi in loco; un netto cambio di mentalità per chi sino ad oggi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Ma, come don Abbondio, uno il coraggio non se lo può dare. In caso di un altro no secco da parte dei creditori sarebbe default e quindi, come osservato dai creditori, si aprirebbe la navigazione in acque inesplorate: tanto per la Grecia quanto per l’Europa.

In caso di Grexit che prevedi, elezioni o referendum?

Dipende. Un referendum sarebbe inutile, i cittadini greci hanno scelto già da che parte stare lo scorso gennaio in occasione delle elezioni politiche. Hanno ancora validità le urne nel nostro continente o no? Altre elezioni ci potrebbero essere solo in caso di crisi di governo, ovvero qualora Tsipras non avesse i voti del suo partito per far passare in aula le misure. Quindi temo che il solito governo di larghe intese possa insinuarsi ancora una volta tra cittadini e voto. Ma il tema non è solo questo: la Grecia rappresenta plasticamente lo specchio in cui l’Ue si scopre debole e controversa, dove non si decide sul caso libico e si lascia solo sulle spalle italiane il dramma dell’immigrazione. La tragedia è l’assenza di un leader vero: ieri c’erano i De Gaulle, i Churchill e i De Gasperi. Oggi…

Quale il ruolo della Russia in questa vicenda?

Mosca vorrebbe partecipare al processo di privatizzazione delle utilities greche, come le ferrovie di Trainose e il porto di Salonicco. Si aggiunga l’accordo per il Turkish Stream che passerà dalla Grecia già siglato tra i due ministri dell’energia. Anche Scalfari, qualche settimana fa, lo ha scritto nella sua rubrica domenicale su Repubblica: è un errore non cercare il dialogo con Putin. L’Eurasia è ormai un dato di fatto e i paesi Brics sono il futuro, non un appestato da evitare.

In caso di Grexit come cambierà la vita della gente?

Innanzitutto ricordo che il primo a parlare di fallimento pilotato fu il già Nobel per l’economia Christopher Pissarides, che nel 2012 propose un default controllato per Atene ma non fu ascoltato perché in quel caso le banche tedesche e francesi avrebbero subito molti danni. Oggi fa specie che si riparli di crack e quindi di Grexit. Ma cosa ci sarebbe di strano? Già Londra è fuori dalla moneta unica per altri motivi. Atene vi è entrata truccando i conti, come riportò un’interessante inchiesta del Messaggero alla vigilia delle Olimpiadi del 2004. In quella commissione che curò il passaggio della Grecia dalla dracma all’euro vi era l’economista Iannis Stournaras, ministro per due volte dal 2012 al 2014 e da quest’anno governatore della Banca di Grecia. Senza dimenticare il premier socialista Kostas Simitis, vero registra di quella folle operazione. Una Grecia con la dracma vivrebbe un inizio duro, con una svalutazione del 40% ma poi, forse, diventerebbe fiscalmente sexy per nuovi investimenti. Ma a patto che ricominci a produrre qualcosa di vendibile, dal momento che non le mancano le forze, se non quelle mentali. Ciò fa però paura a chi teme esperimenti e novità. D’altronde senza cambiamenti il mondo morirebbe di noia (e anche i commentatori).

Secondo te - direttore di due prestigiosi giornali e giornalista di vari media nazionali innamorato della Ellade - i nostri colleghi Italiani presentano in modo giusto la tragedia Greca e quello che succede con il debito?

Ho trascorso quasi per intero il 2012 in Grecia per le doppie elezioni e la frequento assiduamente ormai da 18 anni. Ho letto molta approssimazione e molti, forse troppi, luoghi comuni in questi quattro anni di crisi. Come quella notizia, poi smentita dall’Istituto Mondiale di Sanità, che i tossicodipendenti greci si iniettavano dolosamente il virus dell’hiv per avere la pensione. Quando lessi l’indiscrezione sui social, la prima telefonata che feci su negli Usa per chiedere conferma. Che ovviamente non arrivò. Nessuno però ha sfatato ancora quei tabù. Non è vero ad esempio che i greci sono fannulloni, sono stati solo “drogati” da un sistema compiacente per tutti, ma fior fior di imprenditori mondiali sono greci, come il patron di Easyjet. Non è vero che i tedeschi sono tutti “brutti e cattivi”, stanno solo esercitando fino in fondo il potere assoluto che oggi hanno. Ricordo però a tutti, greci e nordeuropei, che se la nostra meta è una casa comune europea allora non servono regole uguali per Paesi ancora diversi, un passaggio che la grande stampa non approfondisce. La verità è che il nostro Paese si è perso tra salotti televisivi e inaugurazioni di locali, o nei dibattiti infiniti su Italicum o presunte rivoluzioni. Mentre alla cultura e alla paedia non si riserva neanche una briciola. Certo, se poi l’obiettivo è ognuno per sé, allora che si continui così in questo medioevo 2.0. Con tanti saluti all’eurorinascimento mediterraneo che servirebbe come l’aria al mondo intero.

È sicura Federica Mogherini: il piano Ue sull'immigrazione sarà approvato e sarà una vera e propria rivoluzione nella solidarietà in Europa

 

Ne è sicura, ma non ha fatto i conti con il Consigliu Ue che non ha alcuna intenzione di accettare il meccanismo della redistribuzione in base alle quote.

"Se il vertice Ue andrà come previsto sull’immigrazione sarà una soluzione non perfetta ma comunque rivoluzionaria nell’accogliere il principio di solidarietà che sino a qualche giorno fa non era sul tavolo", ha detto l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini al suo arrivo al summit a Bruxelles.

Eppure sono giorni che si inseguono le voci di un piano tutt'altro che già approvato. "Non c’è consenso tra gli Stati membri sulle quote obbligatorie di migranti", ribadisce oggi il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, secondo cui il meccanismo volontario che potrebbe sostituire quello obbligatorio "è credibile soltanto con significativi e precisi impegni entro la fine di luglio".

Matteo Renzi prova a scaricare sulle Regioni l'emergenza immigrazione. "Siamo un Paese serio, solido - dice - la nostra risposta sul tema immigrazione deve essere condivisa e congiunta"

"Sul tema dell'accoglienza ci vogliono soluzioni che rispondano a requisiti etici e criteri di ragionevolezza" ha detto il premier Matteo Renzi, secondo quanto riferito da alcuni presenti, aprendo l'incontro con le Regioni e l'Anci. "I richiedenti asilo si accolgono, i migranti economici vengano rimpatriati", ha aggiunto il presidente del Consiglio che ha lanciato un appello ai goverantori riuniti a palazzo Chigi: Bisogna "provare insieme" a risolvere il problema immigrazione. "Ci vuole condivisione in Europa. E più l'Italia si mostra compatta, meglio è". Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a quanto si apprende, aprendo l'incontro con le Regioni. "Siamo un Paese serio, solido, la cui risposta sul tema immigrazione deve essere condivisa e congiunta".

 

Peccato che la ricetta del premier non coincida con quella che hanno in mente i governatori che, questa mattima, si sono presentati all'incontro a Palazzo Chigi. "È lui il capo del governo - taglia corto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni - deve andare in Europa e imporre una linea che finora non è riuscito a far condividere a nessuno". D'altra parte, a Bruxelles, il governo Renzi (e, quindi, l'Italia) viene preso in giro e sbeffeggiato un giorno sì e l'altro pure.

Dopo il braccio di ferro, Renzi prova a tendere le mani alle Regioni. Lo fa perché non sa più che pesci pigliare per risolvere l'emergenza immigrazione. Ma a Palazzo Chgi i governatori di centrodestra si presentano sul piede di guerra: non sono disposti a cedere di un millimetro per venire incontro a un premier che, insieme al ministro dell'Interno Angelino Alfano, è responsabile dell'invasione. "Per la prima volta - prova a difendersi il premier - l’Europa riconosce il problema immigrazione, si apre una finestra di opportunità". E, dopo aver imposto un'accoglienza forzata a tutte le Regioni d'Italia, parla di "condivisione" e chiede compattezza sulle decisione prese arbitrariamente da Palazzo Chigi.

"L'incontro con Renzi è stato assolutamente deludente e inutile: nessuna risposta concreta ai problemi. Continua il caos immigrazione. Il premier ha chiesto unità ma sono solo chiacchiere, io chiedo risposte concrete a piani concreti", è il commento del presidente della Lombardia, Roberto Maroni, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi.

Ma la posizione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, non sembra lasciare molti margini di trattativa: "I prefetti devono ribellarsi, rispettare le istanze dei territori, rappresentare, nel mio caso, i veneti fino in fondo e non rispondere più al telefono al governo", aveva detto il governatore arrivando a Palazzo Chigi. "Sull'immigrazione paghiamo l'incapacità di un governo che non si è accorto che nel 2012 aveva 13mila immigrati, 43mila nel 2013, 170mila nel 2014 e oggi 200mila", ha proseguito Zaia, secondo il quale "il governo si è occupato troppo tardi del problema e i prefetti", dovrebbero "ribellarsi" alle direttive del Viminale e "rispettare le istanze dei territori e non rispondere più neanche al telefono al governo".

Sulla vicenda immigrazione "servirebbe più spirito nazionale e meno spirito di parte": così il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi di Regioni e Comuni con il Governo sull'immigrazione.

Stamani, nel porto di Catania, è attraccato il pattugliatore d'altura svedese "Poseidon" con a bordo 497 migranti tratti in salvo in tre distinte operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Sulla nave anche il cadavere di una donna e una donna ferita. Non sono chiare le modalità del decesso e del ferimento.

La Bce ha alzato la liquidità d'emergenza (Ela), fornita dalla banca centrale greca agli istituti ellenici, a circa 89 miliardi di euro, secondo quanto riferisce il Financial Times

Tanti summit con la Grecia inutili e costosi. I ministri delle finanze europei hanno espresso il loro disappunto per il tempo e i soldi sprecati.

Il ministro delle Finanze finlandese pro-austerity, Alex Stubb, ha definito l’incontro straordinario di lunedì scorso"uno spreco di miglia aeree". Anche il ministro delle Finanze austriaco, Hans Jörg Schelling, che vola sempre a Bruxelles su aerei commerciali, si è lamentato degli innumerevoli meeting tra Riga, Lussemburgo e Bruxelles, che non hanno prodotto alcun risultato. "A un certo punto dovremmo decidere chi pagherà il conto di tutti questi viaggi", ha detto Schelling

Il lavoro tecnico sulle nuove proposte greche è già ripartito. Il nuovo documento, ha spiegato il ministro dell'Economia greco Giorgios Stathakis, contiene nuove tasse sui ricchi e sulle aziende, un aumento dell'Iva su alcuni prodotti - elettricità esclusa - ma non ulteriori tagli a pensioni e stipendi pubblici, come volevano le istituzioni. Atene, ha spiegato, ha accolto le richieste dei creditori di raggiungere un avanzo primario dell'1% del Pil quest'anno, del 2% l'anno prossimo e del 3% nel 2017. E, per ora, è consapevole che non ci sarà un accordo sulla ristrutturazione del debito, nonostante le pressioni di Syriza. Ma si aspetta che i partner la mettano in agenda per i prossimi mesi. "Oggi non abbiamo parlato dei dettagli, ma la questione della sostenibilità finanziaria del debito deve far parte dell'accordo" e "in seno all'Eurogruppo bisognerà anche parlare delle condizioni di finanziamento", ha detto la Merkel precisando però che "non si discute di ristrutturazione".

Tsipras ci ha assicurato che continuerà a collaborare, le nuove proposte sono un passo molto positivo", ha detto il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che aveva convocato il summit affinché tutti mettessero "le carte sul tavolo", in modo da "mettere fine alle strategie e a questo gioco d'azzardo politico". Per il premier Matteo Renzi "Atene deve far fronte ai suoi impegni che sono di natura economica, ma anche l'Ue deve far fronte ai suoi obblighi morali nei confronti di un Paese come la Grecia", anche perché "non è solo una discussione di natura economica", ma anche "su che tipo di comunità vogliamo per il nostro futuro".

"Quella presentata da Atene è una buona proposta ma bisogna lavorarci su e ci resta molto poco tempo", ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel a fine lavori. Concetto ribadito dal direttore generale del Fmi Christine Lagarde: "C'è ancora molto, moltissimo lavoro". Il presidente Francois Hollande spiega che due ministri greci resteranno a Bruxelles per limare le misure e lavorare alle proposte alternative al taglio delle pensioni minime che Tsipras non vuole toccare. Tutto questo entro le prossime 48 ore. Anche Tsipras vuole vedere altre aperture da parte dei creditori. "La palla è ora nel campo della leadership europea", ha detto al termine dell'Eurosummit. Del resto Atene ha inviato le nuove proposte "molto, molto tardi" ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. E' per questo che le istituzioni non hanno potuto valutarle, e i ministri da lui presieduti non hanno potuto dire la loro per preparare l'Eurosummit, come prevedeva il programma. L'Eurogruppo si è quindi confrontato solo un paio d'ore, per poi darsi appuntamento nuovamente a mercoledì sera. Pur senza risultati tangibili, l'Eurosummit è stato comunque un momento importante nel negoziato greco. E' la prima volta che i leader dell'Eurozona hanno discusso apertamente del caso Grecia, assieme al presidente della Bce Mario Draghi e alla Lagarde
L'Eurosummit sulla Grecia fa progressi, questa volta sembrano reali e si punta ad un'intesa in settimana. "Dobbiamo trovare un accordo questa settimana semplicemente perché non abbiamo i tempi supplementari", ha detto il presidente Jean Claude Juncker al termine della riunione a tarda sera. Pur essendo arrivate tardi, tanto che né le istituzioni né l'Eurogruppo hanno potuto esaminarle, le nuove proposte greche sono considerate una buona base su cui lavorare. Domani (mercoledì) sera si riunirà quindi un altro Eurogruppo e giovedì i leader dovrebbero mettere il sigillo finale nel summit Ue. Ma nonostante un altro rinvio, i mercati non si scoraggiano e chiudono positivi, e le banche greche ottengono una nuova iniezione di liquidità dalla Bce

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI