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La vendetta dell'Europarlamento si abbatte su Macron

Macron è su tutte le furie. "Goulard è vittima di un gioco politico che colpisce l'intera Commissione", fa filtrare il presidente francese dall'Eliseo prima di prendere direttamente posizione durante una conferenza stampa in cui scarica di fatto le responsabilità della sconfitta proprio su von der Leyen. "L'avevo avvertita delle inchieste e mi ha detto che voleva lavorare con Goulard e mi aveva assicurato un accordo con i gruppi politici", tuona Macron. "Adesso ho bisogno di capire e chiederò spiegazioni".

La vendetta del Parlamento europeo si consuma fredda. E scatena una guerriglia trasversale all'interno della 'maggioranza' europeista, tra Popolari e Liberali (leggi Emmanuel Macron) e una contrapposizione tra lo stesso presidente francese e Ursula von der Leyen che apre scenari difficilmente prevedibili. Rischiando di far slittare l'entrata in carica del nuovo esecutivo Ue, previsto per il 1 novembre.

La Commissione è appesa a un filo e assieme ad essa il disegno di Emmanuel Macron, che immaginava un’Europa sempre più gravitante attorno all’asse franco-tedesco attraverso il depotenziamento delle prerogative delle istituzioni non controllate direttamente dagli Stati. Nominare un leader della Commissione fedele alle direttive dei governi e, in questo modo, spogliare l’Europarlamento del potere di scrutinio sugli Spitzenkandidaten è stata ritenuta da Macron una premessa fondamentale di questa strategia. Ora colpita probabilmente in maniera irrimediabile.

Per salvare la faccia dopo il cocente affronto subito a causa della rivolta del parlamento guidata dal Partito popolare europeo, Macron ora è pronto a tutto. Perfino a negare il suo sostegno alla stessa von der Leyen, facendo cadere sulla sua incapacità a negoziare con i gruppi di Strasburgo il fallimento della nomina della Goulard. Per contrappasso, però, tale strategia non potrebbe cominciare in altro posto al di fuori del Parlamento europeo, che può esercitare il massimo delle sue prerogative sovrane prima dell’entrata in vigore della nuova Commissione.

La capogruppo Socialista a Strasburgo, Iratxe Garcia lo smentisce a stretto giro: "mai consultata Von der Leyen su Goulard", dice. E la stessa presidente eletta non risponde a Macron direttamente, ma consegna alla stampa una nota piuttosto contraddittoria in cui parla di "fase parlamentare, democratica e trasparente" ma dice allo stesso tempo che "bisogna fare presto" per la sostituzione dei commissari bocciati oltre a Goulard sono stati esclusi dalla corsa anche il popolare ungherese Laszlo Trocsanyi e la socialista romena Rovana Plumb e contemporaneamente chiede che "tutte le persone implicate" nel processo di nomina della nuova Commissione abbiano "tempo sufficiente per preparare con cura le prossime tappe".

La vendetta dell'Europarlamento si abbatte su Macron. Caos a BruxellesLa bocciatura di Goulard apre anche una crepa anche nella politca tedesca e mostra una Angela Merkel che non controlla più il gruppo Popolare e di fatto subisce la bocciatura di un commissaria pesante della Commissione a guida Ppe.

La 'maggioranza Ursula' insomma, è nel caos e nessuna sa di preciso cosa potrà accadere. Dopo lo stop di ier dal punto di vista procedurale, spetta alla presidente eletta della Commissione decidere come procedere. Quasi certamente Macron, dovrà nominare un nuovo commissario. Si parla dell'attuale ministro delle Finanze Bruno Le Maire, anche se la parità di genere richiederebbe una donna. Il 23 ottobre la plenaria del Parlamento dovrebbe dare il via libera alla Commissione nel suo insieme, Commissione che teoricamente dovrebbe entrare in funzione dal 1 novembre. Ma la crepa politica è aperta e sarà complicato ricomporla a breve. Un rinvio non è escluso.

La bocciatura di Goulard apre anche una crepa anche nella politca tedesca e mostra una Angela Merkel che non controlla più il gruppo Popolare e di fatto subisce la bocciatura di un commissaria pesante della Commissione a guida Ppe.

Le commissioni Mercato Interno e Industria dell'Europarlamento, a voto segreto, con 82 voti contrari, 29 a favore e 1 astensione, hanno respinto la candidatura della francese Sylvie Goulard come commissario al mercato Interno della squadra von der Leyen. Votano contro i Popolari, i Verdi, la sinistra radicale della Gue e il gruppo sovranista di ID.

La designata di Parigi era stata contestata per una serie di guai giudiziari e potenziali conflitti di interesse: Goulard è sotto indagine in Francia e all'Olaf (l'organismo anti-frode dell'Ue) per l'uso dei fondi dell'Europarlamento destinati agli assistenti. Ed era stata messa sotto la lente dei deputati a causa di una consulenza per un think thank dell'investitore americano-tedesco Nicolas Berggruen, il Berggruen Institute, per la quale Goulard è stata remunerata mentre era eurodeputata. Diversi parlamentari inoltre, in particolare tedeschi, avevano messo in dubbio la sua capacità di gestire un portafoglio enorme, che include il Mercato Interno, l'Industria, la Difesa e i Servizi audiovisivi.

Intanto scrive inside over che l’ex cementificio Lafarge è uno dei nodi da sciogliere degli intricati rapporti tra servizi segreti francesi, Stato islamico e forze della Coalizione internazionale. Numerose inchieste hanno individuato alcuni inquietanti legami tra alcune cellule dell’Isis e dirigenti della Lafarge che, a quanto rivelato dai giornali e confermato anche dalla procura francese, avrebbero versato delle tangenti ad alcuni gruppi terroristi per continuare a lavorare nello stabilimento di Jalabiya. I giornalisti di Le Monde avevano addirittura trovato un lasciapassare dato dalle cellule dell’Isis ai camionisti che trasportavano cemento dall’impianto proprio per evitare che i miliziani fermassero il trasporto. Come riportò il Fatto Quotidiano, il messaggio contenuto nel lasciapassare non dà adito ad alcun tipo di dubbio: “Si pregano i fratelli combattenti di lasciar passare ai checkpoint questo veicolo che trasporta il cemento di Lafarge, sulla base di un accordo che abbiamo concluso con quell’impianto”. Un documento che ha incastrato tutto il gruppo (poi diventato svizzero a seguito della fusione del 2015 con la Holcim), tanto che la magistratura transalpina ha voluto vederci chiaro.

 

Ma le perplessità 'tecniche' continua il Giornale dei deputati nei confronti di Goulard sono solo un aspetto del problema. Il tema più rilevante è quello politico. Il Parlamento a luglio si era visto strappare di mano la possibilità di designare un suo uomo alla guida della commissione, il cosiddetto Spitzenkandidat. Manfred Weber che i Popolari avevano indicato per sostituire Jean-Claude Juncker, era stato affossato da diversi Stati membri, con la Francia di Macron in prima linea. Il Parlamento, e in particolare i Popolari non avevano digerito l'imposizione di una candidata esterna da parte dei governi. E oggi si sono presi la loro rivincita.

 

Secondo Inside Over un raid chirurgico, di quelli che devono essere perfetti, in grado di non lasciare traccia. È questo l’ordine ricevuto dai piloti dei due F-15 che si sono alzati in volo sulla Siria nella giornata di ieri per bombardare non una postazione jihadista, non un covo di terroristi né tantomeno una milizia legata a un nemico, bensì un’ex base della Coalizione internazionale: l’ex cementificio Lafarge, a Jalabiya.

I piloti hanno eseguito gli ordini impartiti continua inside over (forse americani, come riportato da The Aviationist). Questa notte, il portavoce di Inherent Resolve, il colonnello Myles B. Caggins, ha pubblicato un tweet che non lascia dubbi: “Il 16 ottobre, dopo che tutto il personale della Coalizione e l’equipaggiamento tattico essenziale hanno abbandonato la posizione, due F-15Es  della Coalizione hanno condotto con successo un attacco aereo di precisione pre-pianificato presso la fabbrica di cemento di Lafarge per distruggere un deposito di munizioni e ridurre l’utilità militare della struttura”. Un comunicato scarno, quasi anonimo, ma che racchiude uno dei punti più oscuri di questo ritiro degli Stati Uniti e soprattutto della trama misteriosa che si nasconde nell’intricato ginepraio del nord della Siria. Perché quella base non è soltanto un ex cementificio, ma la struttura dove sono stati presenti per anni i reparti speciali e i servizi segreti dell’intelligence francese. Di quella stessa Francia che adesso vuole ritirarsi insieme agli Stati Uniti non avendo più il supporto logistico degli americani.

I governi francesi hanno sempre mostrato una certa dose di imbarazzo nel dare spiegazione secondo il giornale . L’inchiesta del resto è una vera e propria spina nel fianco per Emmanuel Macron e per il suo predecessore, François Hollande, che per molti anni hanno continuato a operare in Siria e a non far luce su questo mistero che potrebbe anche voler dire che Parigi ha visto (e forse tollerato) passaggi di denaro dai dirigenti francesi allo Stato islamico vicino Aleppo. L’ex ambasciatore francese in Siria, Eric Chevallier, ha continuato  a ribadire per anni di non aver tenuto incontri con i dirigenti di Lafarge. Testimonianza ben diversa da quella di Christian Herrault, che all’epoca era dirigente di Lafarge, e che invece ha rivelato che ogni sei mesi i rappresentanti facevano visita ai rappresentati del Qaui d’Orsay, la sede degli Esteri di Parigi. E che per molto tempo da Parigi è arrivata una sola indicazione: rimanere a operare in Siria.

Che questi incontri siano avvenuti o meno, sottolinea inside over quello che è certo è che il pagamento c’è stato (si parla di una tangente di 123 milioni di euro). Come è altrettanto vero che i reparti speciali francesi hanno preso possesso dell’ex cementificio trasformandolo nella base dei servizi segreti della Francia nel nord-est della Siria. Il Dgse non poteva ovviamente non sapere cosa fosse quel cementificio. E come gli Usa hanno bombardato la base americana a Kobane, prima che le milizie filo-turche (o i russi) arrivassero nell’area, così hanno fatto i due F-15 con la base di Jalabiya. Un raid che può rivelare molto sui segreti di Macron.

 

 

 

 

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