Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 01 Giugno 2024

Un anno fa, la coalizione di Centrodestra vince le elezioni e Giorgia Meloni diventava Capo del governo. 365 giorni dopo, la Premier fa una riflessione su Facebook, respingendo ogni accusa di fallimento e di errori. Scrive: “Il 25 settembre di un anno fa dagli italiani arrivava una indicazione chiara: un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia. Abbiamo dato il massimo per raggiungere la vittoria, consapevoli che quella non sarebbe stata un punto d’arrivo ma un punto di partenza. A distanza di un anno non mi sento di fare ancora bilanci, quello spetta ai cittadini. Ma una cosa la posso dire: avevo promesso di consegnare un’Italia migliore di come l’avevo ricevuta e posso affermare che oggi la nostra Nazione è più credibile, stabile e ascoltata”.

E ancora: “Sono soddisfatta dei risultati raggiunti, a partire dai dati economici che ci consegnano il record del numero degli occupati e quello dei contratti stabili. Penso anche a tutte le risorse che abbiamo concentrato per aiutare famiglie e imprese e ai provvedimenti che abbiamo attivato in materia di sicurezza e legalità. L’Italia cresce più della media europea e di questo ne vado fiera”.

“Il 2024 sarà un anno molto importante, l’anno delle grandi riforme di cui questa Nazione ha bisogno: la riforma fiscale in primis, ma anche l’avvio della riforma costituzionale e quella sulla giustizia. E poi, la grande riforma del merito, in particolare nella scuola. Di fronte a noi abbiamo un grande lavoro da fare ma questo è ciò che faremo nel rispetto degli impegni presi con gli italiani. L’Italia ha scelto noi e noi non la tradirei".

In questi primi 12 mesi dall'affermazione nelle urne c'è anche l'alluvione di maggio che ha piegato la Romagna: quindici morti, oltre 30mila sfollati e aziende in ginocchio. Il governo ha varato un decreto ad hoc con le risorse per sostenere la ricostruzione, poi lo scontro tra centrodestra e Pd sulla nomina del commissario e le accuse di Bonaccini sui ritardi dei fondi destinati ai privati. Altra accelerazione sulla delega fiscale ("era attesa da 50 anni", ha detto la premier) diventata legge a inizio agosto e ora entro 24 mesi ci saranno i decreti attuativi. La riforma fiscale, tra le altre cose, prevede la revisione graduale delle aliquote Irpef, che diventeranno tre, nella prospettiva della transizione verso l'aliquota unica.

Così Giorgia Meloni, tra i leader mondiali nel Palazzo di Vetro o nel fango della Romagna alluvionata. Nel 'cimitero dei barchini' a Lampedusa o al G20. Emergenza e agenda programmatica vanno in tandem nel primo anno di Giorgia Meloni da presidente del Consiglio. L'underdog della politica, così si è definita la stessa premier, determinata "a cambiare il Paese" ha sin qui operato in un contesto interno e globale condizionato dalla coda della pandemia da Covid, dalla guerra in Ucraina, dalla fiammata dell'inflazione, da sbarchi senza sosta di migranti sulle coste italiane, solo per accennare ai dossier di maggior spicco.

Proprio la questione migranti - il confronto è aspro con le opposizioni che accusano il governo di avere seppellito l'accoglienza diffusa - al momento rimane, insieme al varo della nuova legge di Bilancio, tra i dossier principali del governo. Sia sul fronte della politica estera, con il tentativo della premier di coinvolgere l'Europa - con Francia e Germania che alternano chiusure e dialogo - e l'Onu nel frenare le partenze dai Paesi di origine, sul modello dell'accordo con la Tunisia, e sia a livello interno, con il piano per la costruzione di nuovi Cpr e l'allungamento dei tempi di trattenimento fino a 18 mesi (norme inserite nel decreto Sud).

Contrasto al caro energia (22 miliardi di euro) e politiche per il lavoro e misure pensionistiche (8,7 miliardi), sono sul podio nel totale degli stanziamenti previsti dalle disposizioni legislative dell'esecutivo per l'anno finanziario 2023, secondo quanto si legge nella terza relazione, aggiornata dal 30 giugno scorso, del Dipartimento per il Programma di governo di Palazzo Chigi. Manca poco ai 12 mesi dal primo Cdm operativo, dopo la 'cerimonia della campanella' tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, quello che approvo' il 'decreto Rave' con il giro di vite per i raduni illegali e la stretta sui benefici sull'ergastolo ostativo.

Una misura che ha segnato anche l'inizio, dal punto di vista del dibattito politico, di un acceso confronto tra il centrodestra e le opposizioni. Come le polemiche per il rinvio della discussione sul salario minimo, per l'abolizione del Reddito di cittadinanza o per la riforma della giustizia. Tra i principali provvedimenti del governo, fino a oggi, anche il nuovo Codice della strada con multe più' salate (fino a 2.600 euro) per chi guida usando lo smartphone. La prossima sfida del governo si giocherà su crescita, sostegno a famiglie e lavoratori, e capacita' di mettere a terra i fondi del Pnrr. Una partita non disgiunta dal dossier europeo sulla riforma del Patto di Stabilita'. "Il tempio della velocità diventa anche per noi fonte di ispirazione, perché' anche noi abbiamo bisogno di correre di più per far correre la nazione", ha detto Giorgia Meloni tra i box del Gran premio di Formula 1 a Monza.

Smantellata, infatti, la misura 'bandiera' M5s, il Reddito di cittadinanza considerato dal centrodestra "una forma mascherata di assistenzialismo" e ridimensionato il Superbonus ("una voragine per i conti pubblici", attacca il centrodestra). Altro provvedimento di spicco, la tassa sugli extra profitti delle banche (norma inserita nel dl Asset ora in esame al Senato) nonostante i malumori degli istituti di credito, il parere contrario della Bce e anche qualche mal di pancia tra gli alleati di Forza Italia.

Nel decreto Caivano - ancora da convertire in legge dal Parlamento - si prevede una stretta sulle baby gang (daspo e arresti in flagranza) e il carcere per i genitori che non mandano i figli a scuola, oltre a risorse per riqualificare l'area del Parco Verde. Ma a tenere banco è ovviamente anche il dossier immigrazione. I pezzi di legno del caicco e i corpi che galleggiano in mare, le bare bianche ammassate nella chiesa di un piccolo paese della Calabria: la scossa è arrivata a fine febbraio. Sulla scia della strage di migranti - oltre 90 le vittime - a Steccato di Cutro, il Cdm ha varato una serie di misure contro l'immigrazione illegale. Il Dl Cutro - già convertito in legge - prevede, ad esempio, nuovi reati e pene maggiori per gli scafisti oltre a una stretta sulla protezione speciale.

Così il sostegno ai redditi più bassi per combattere il carovita, con il taglio del cuneo fiscale, le misure per il lavoro e il contrasto alla criminalità, anche minorile, hanno catalizzato l'azione dell'esecutivo che si avvia alla boa dei primi dodici mesi, quando il partito del presidente del Consiglio celebra invece un anno dalla vittoria delle elezioni. In 'viaggio', a proposito dell'iter parlamentare, le riforme sull'Autonomia differenziata e sulla Giustizia (ddl Nordio) che prevede l'abolizione del reato di abuso di ufficio e un giro di vite sulle intercettazioni.

Procede anche il confronto sulle riforme costituzionali. La ministra Casellati lavora sull'elezione diretta del premier, assetto istituzionale con il quale però resta acceso il confronto con l'opposizione. Se la prima legge di Bilancio ("realistica" e "prudente") ha segnato una certa continuità con l'esecutivo Draghi - soprattutto in conseguenza dei tempi ristretti - la cesura con il Conte bis è stata sin da subito netta.

 

Il 25 settembre 2022 il centrodestra vinceva le elezioni politiche. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si imponeva con il 26% e la leader iniziava il suo mandato da prima presidente del Consiglio donna italiana. Anniversario che Meloni ha ricordato con un post su Facebook: "Il 25 settembre di un anno fa dagli italiani arrivava una indicazione chiara: un governo di centrodestra a guida Fratelli d'Italia. Abbiamo dato il massimo per raggiungere la vittoria, consapevoli che quella non sarebbe stata un punto d'arrivo ma un punto di partenza", ha scritto Meloni, spiegando che "a distanza di un anno non mi sento di fare ancora bilanci, quello spetta ai cittadini. Ma una cosa la posso dire: avevo promesso di consegnare un'Italia migliore di come l'avevo ricevuta e posso affermare che oggi la nostra Nazione è più credibile, stabile e ascoltata".  

 

Fonte Agi e varie agenzie 

 

 

Mentre la UE lavora nell'ambito del sostegno alla Tunisia per gestire le migrazioni ed e allo studio anche l'istituzione di un'area Sar e un centro di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc) di competenza tunisina. E lo rende noto una fonte diplomatica europea. "Attualmente non hanno un'area Sar e li dobbiamo aiutare per averla. E lo possiamo farne fornendo gli asset necessari che ci chiederanno, parliamo ad esempio di imbarcazioni ricondizionate, pezzi di ricambio, carburanti, equipaggiamenti. E ovviamente la formazione necessaria", spiega la fonte.

L'attività rientra nell'ambito dell'attuazione del memorandum Ue-Tunisia di cui si è parlato in una colazione di lavoro tra i rappresentanti permanenti Ue e il dirigente della Commissione per il Vicinato, Gert Jan Koopman. "Italia e Francia hanno insisito in particolare affinché ci sia un aggiornamento costante sull'attuazione del memorandum", spiega la fonte.

Il dossier “migranti potrebbe dissolvere l’Europa”. Non nasconde i suoi timori l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera Josep Borrell, secondo cui l’incapacità di arrivare ad una politica comune mette in evidenza le profonde differenze culturali dei vari Paesi che compongono l’Unione. “Alcuni membri Ue hanno uno stile ‘giapponese’: non vogliamo mescolarci. Non vogliamo migranti. Non vogliamo accettare persone dall’esterno. Vogliamo la nostra purezza”, ha sottolineato Borrell osservando come, invece, l’Europa abbia bisogno dei migranti contro il calo demografico.

Ai timori di Borrell fanno da eco le nuove tensioni tra Italia e Germania proprio sui migranti. A scaldare gli animi è stata la notizia diffusa dall’Ansa circa una dichiarazione del ministero degli Esteri di Berlino secondo cui la Germania si appresterebbe a finanziare Ong per salvare i migranti in mare. Inoltre lo stesso ministero si sarebbe detto pronto a bloccare la ricezione di immigrati se l’Italia non rispetterà il trattato di Dublino, definito dal capo dello Stato Mattarelle “preistorico”.

Si acuiscono le tensioni tra Italia e Germania dopo la scoperta che Berlino finanzia le Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo.  "È ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l'Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare", ha affermato il premier Giorgia Meloni in una lettera inviata al Cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Occorre "concentrarsi nel costruire soluzioni strutturali al fenomeno migratorio"., ha aggiunto Meloni. "Ritengo che gli sforzi, anche finanziari, delle Nazioni Ue interessate a fornire un sostegno concreto all'Italia dovrebbero piuttosto concentrarsi nel costruire soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, ad esempio lavorando ad un'iniziativa Ue con i Paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo, che peraltro necessiterebbe di risorse inferiori rispetto a quella da tempo in essere con la Turchia", ha scritto il premier.

"In queste settimane - premette il presidente del Consiglio - il governo italiano è impegnato in prima linea nel fare fronte ad una pressione migratoria eccezionale. Tale impegno si esprime sia sul fronte interno per dare il massimo sostegno alle regioni italiane più coinvolte, a partire dall'Isola di Lampedusa, sia su quello internazionale, dove abbiamo moltiplicato i contatti, da ultimo a New York, con i Partner internazionali ed i Paesi di origine e transito nonché con le Istituzioni e gli Stati membri Ue. Particolarmente importanti sono stati la visita della presidente della Commissione Europea von der Leyen a Lampedusa lo scorso 17 settembre e i progressi concreti nell'attuazione del Memorandum d'intesa Ue-Tunisia che ne sono scaturiti".

"Governi stranieri, che finanziano associazioni private straniere, per riempire di clandestini l'Italia. Vergognoso, inaccettabile", ha scritto su Instagram il vicepremier leghista e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini."

Per quanto riguarda i salvataggi in mare, voglio rammentare agli amici tedeschi che quelli effettuati dalle Ong rappresentano appena il 5%", ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto. All'Agi, Crosetto ha detto che "anche l'Italia salva, e ha salvato, migliaia di persone, anche senza l'aiuto delle Ong. Far finta che le migrazioni si affrontano solo finanziando le Ong e non stando accanto alle nazioni amiche è un modo poco congruo" di affrontare il problema".

Il ministro della Difesa italiano, ha espresso delusione per il fatto che la Germania stia finanziando le ONG invece di fornire aiuto diretto all'Italia.

Ha sottolineato che gli italiani sono noti per la loro solidarietà verso le nazioni in difficoltà e si aspettava lo stesso in cambio. Dall'altra parte, la Germania sta affrontando i propri problemi.

Con una recessione in corso, un aumento significativo del debito privato e un boom di lavoratori poveri, il Paese sta attraversando uno dei periodi meno favorevoli della sua storia recente. Inoltre, l'aumento dei flussi migratori verso l'Europa è una minaccia che preoccupa il cancelliere Olaf Scholz.

Il governo "semaforo" tedesco (composto da socialdemocratici, verdi e libdem) sta perdendo popolarità, mentre cresce il consenso per l'AfD, che ha sfruttato il malcontento per l'elevato numero di immigrati nel Paese.

In sintesi, c'è un bel po' di tensione tra Italia e Germania su come gestire la questione dei migranti.

Giovedì 28 settembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani sarà a Berlino per parlare con l'omologa tedesca di quello che ha definito "un atteggiamento strano". "Cercheremo di capire perché si muove in questa maniera", ha detto il vicepremier. "Il problema c'è ma va affrontato in maniera solidale, non in modo egoistico. La frontiera sud dell'Europa siamo noi".

Intanto si allenta la tensione con la Francia, dopo che Macron ha teso la mano alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni proponendole di lavorare insieme. "L'Italia si sta assumendo le sue responsabilità, ha fatto una scelta forte e sta svolgendo il suo ruolo di 'primo porto sicuro" ma, ha detto Macron, "la risposta deve essere europea''.

L'apertura è stata accolta dalla premier "con grande interesse". "È evidente che Italia, Francia e UE debbano agire insieme per sostenere gli Stati di origine dei migranti e per aiutare gli Stati di transito a smantellare le reti criminali di trafficanti di esseri umani. È la direzione che il governo italiano ha già intrapreso e che vuole perseguire insieme alle istituzioni europee e ai propri alleati europei", ha commentato Meloni.

Fonte agi e varie agenzie

La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha bocciato i respingimenti dei migranti da parte delle autorità francesi al confine con l'Italia. Per i giudici di Lussemburgo - che si sono pronunciati su un ricorso di un gruppo di associazioni - la direttiva sui rimpatri va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni.

il 31 agosto 2018 quando ministro dell’Interno e vicepremier era Matteo Salvini il 30 agosto aveva scritto su Facebook: “Da inizio 2017 ad oggi la Francia del ‘bravo Macron’ ha respinto più di 48.000 migranti alle frontiere con l’Italia, comprese donne e bambini”.

Secondo i dati che ha comunicato  l’ufficio stampa al epoca del Ministero dell’Interno – e che non risultano pubblicati sul sito del Viminale - nel 2017 sono stati respinti dalla Francia verso l’Italia 30.911 migranti (di cui 10.407 in possesso di un titolo di soggiorno valido in Italia).

Nel 2018, tra il primo gennaio e il 28 agosto, sono stati respinti 17.476 migranti, di cui 6.561 in possesso di permesso di soggiorno.

Dunque in totale si tratta di 48.387 migranti in circa 20 mesi.

Secondo il quotidiano francese le Monde, che riporta i dati del ministero dell’Interno francese sempre di quel periodo ottenuti dall’associazione di sostegno ai migranti la Cimade, i respingimenti francesi sono aumentati moltissimo da quando sono stati introdotti i controlli alle frontiere nel novembre 2015, per far fronte alla minaccia terroristica dopo gli attentati di Parigi.

In particolare, secondo i dati riportati da le Monde, nel 2017 nel dipartimento delle Alpi Marittime - quello al di là del confine di Ventimiglia - sarebbero stati 44.433 gli stranieri a cui è stato impedito l’accesso nel territorio francese (tra cui 13.500 minori), contro gli appena 1.193 del 2015.

Ma non solo. A questi quasi 45 mila stranieri respinti a Ventimiglia si possono aggiungere i 6.036 respinti ai valichi della Savoia, i 2.074 dell’Alta Savoia e i 1.899 delle Alte Alpi. Il totale dei respinti dalla Francia verso l’Italia arriva così a 54.442.

Ad ogni modo, questa politica di chiusura dei confini da parte di Parigi ha suscitato aspre critiche in Francia. Médecins sans frontières ad esempio, ancora a luglio, ha parlato di “pratiche illegali”, da parte di Parigi, che “respinge sistematicamente i migranti verso l’Italia”....pensate quanti saranno stati respinti questo difficile periodo...


Il migrante irregolare deve quindi "beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio". L'allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza". La Corte ha dichiarato che, in una situazione del genere, un provvedimento di respingimento può essere adottato sulla base del codice frontiere Schengen ma che, ai fini dell'allontanamento dell'interessato, devono comunque essere rispettate le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva "rimpatri", il che può condurre a privare di una larga parte della sua utilità l'adozione di un siffatto provvedimento di respingimento.

La direttiva rimpatri - hanno spiegato i giudici - si applica in linea di principio, a partire dal momento in cui il cittadino di un Paese terzo, in seguito al suo ingresso irregolare nel territorio di uno Stato membro, è presente in tale territorio senza soddisfare le condizioni d'ingresso, di soggiorno o di residenza, e vi si trovi dunque in una situazione di soggiorno irregolare. "Ciò vale anche qualora, come nell'ipotesi in esame, l'interessato sia stato sorpreso ad un valico di frontiera situato nel territorio dello Stato membro di cui trattasi. Una persona può infatti essere entrata nel territorio di uno Stato membro anche prima di aver attraversato un valico di frontiera".

La Corte ricorda inoltre che gli Stati membri possono trattenere un cittadino di un Paese terzo, in attesa del suo allontanamento, in particolare qualora il cittadino costituisca una minaccia per l'ordine pubblico, e che essi possono reprimere con la pena della reclusione la perpetrazione di reati diversi da quelli attinenti alla sola circostanza dell'ingresso irregolare. Inoltre - ricordano i giudici - la direttiva rimpatri non osta all'arresto o al fermo di polizia di un cittadino di un Paese terzo il cui soggiorno è irregolare quando egli sia sospettato di aver commesso un reato diverso dal semplice ingresso irregolare nel territorio nazionale, e in particolare un reato che può costituire una minaccia per l'ordine pubblico o la sicurezza interna dello Stato membro interessato.

 

 

Fonte Agi

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI