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Non è ancora la soluzione definitiva ma sicuramente è una svolta, un significativo passo avanti": lo ha detto alle agenzie il premier Giuseppe Conte, a margine dell'assemblea generale dell'Onu, commentando l'accordo raggiunto a Malta da alcuni Paesi europei. "Sono stati affermati sicuramente dei principi che sono positivi per noi, perché sino ad oggi si stentava a tradurre il principio che chi arriva in Italia arrivava in Europa", ha spiegato il capo del governo, ricordando il nuovo "meccanismo automatico di redistribuzione che abbraccia i richiedenti asilo, quindi tutti". "In più si comincia ad affermare il principio che non può essere solo l'Italia il primo approdo, ma che ci deve essere una rotazione", ha proseguito. "Ora - ha aggiunto - bisogna vedere quanti Paesi parteciperanno a questo meccanismo e dovremo lavorare sui rimpatri".

Scrive sul suo blog Giampaolo Rossi : I media occidentali “trasmettono cliché miserevoli” di “disperati in fuga dall’inferno – che sarebbe l’Africa – ma la maggior parte dei migranti oggi proviene da paesi in crescita come Senegal, Ghana, Costa D’Avorio o Nigeria”.

Il processo è imminente perché “milioni di africani stanno per compiere questo passaggio” legato al processo di trasformazione demografica e economica della società africana: “quando famiglie numerose con alta mortalità” (tipiche delle società più povere) “si trasformano in famiglie più piccole con aspettative di vita più lunga la migrazione tende ad avvenire in maniera massiccia e l’Africa non farà eccezione”.

Quindi non profughi che fuggono da guerre o persecuzioni (fattori circoscritti) ma migranti economici che appartengono alle classi più agiate (non i poveri) che si sposteranno a fronte di una pressione demografica senza precedenti e di un miglioramento delle proprie condizioni di vita che li spingerà a salire la scala sociale dell’Occidente.

Ovviamente Smith esclude la possibilità che l’Europa possa chiudersi come una fortezza a questo processo ma avverte del rischio di non affrontarlo e non governarlo: “l’Europa deve essere parte della soluzione (…)ma non può essere la “soluzione”.

Nel 2050 l’Africa avrà 2,5 miliardi di abitanti, oltre 1 miliardo in più di oggi. L’Europa 450 milioni, 50 milioni in meno di oggi. E già ora, mentre parliamo, oltre il 40% degli africani ha meno di 15 anni. Siamo di fronte alla “più impressionante crescita demografica della storia umana”.

Lo spiega Stephen Smith conoscitore profondo dell’Africa in una recente intervista: “nel giro di due generazioni saranno almeno 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa”.

Smith spiega che è essenziale capire che non sono i poveri a migrare, ma le classi più benestanti che possono permetterselo, coloro che ormai sono “emersi dalla sussistenza” e possono pagare per intraprendere un viaggio oltre il continente; coloro che godono di “reti di supporto”, cioè comunità di africani già residenti in Europa che facilitano la migrazione.

Quindi avete capito bene? 100 milioni di essere umani, per lo più maschi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, arriveranno in Europa entro il 2050; come si possa non aver paura di questo scenario è cosa incomprensibile che sfiora la follia. E non per un retroterra razzista o per odio nei confronti di questi uomini e di queste donne che cercano il loro futuro; ma perché questo esodo destabilizzerà le nostre società non solo da un punto di vista economico e sociale ma anche culturale, perché “l’integrazione è un processo lungo e il suo successo spesso è visibile solo dopo la seconda o terza generazione”; e a volte neppure dopo quelle se le culture di provenienza sono inconciliabili con quella d’arrivo.

Intanto sono cominciate sulla banchina Norimberga del porto di Messina le operazioni di sbarco dei 182 migranti a bordo dalla Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée e Medici senza frontiere.

I profughi, tra cui numerose donne e 14 bambini uno dei quali di soli otto giorni, erano stati soccorsi la settimana scorsa al largo delle coste libiche.  

La decisione di indicare Messina come porto sicuro è stata presa dal Viminale dopo che la Commissione europea ha raggiunto un accordo sulla redistribuzione dei migranti in cinque paesi dell' Ue.

Si fionda a occupare la gran parte dei giornali (dal Corriere della Sera a Repubblica, passando pure per il Fatto Quotidiano) per rileggere la realtà sul patto tra "responsabili" per far fronte all'emergenza immigrazione. "Provocare e basta era inutile", dice tuonando contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini senza, però, nominarlo. E intima alle Ong di rispettare le leggi italiane. Peccato che l'accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi.

Un eurobidone, appunto, sottolinea il Giornale : Il solito pacco rifilato dall'Unione europea al governo italiano di turno che non è capace di far sentire le proprie ragioni ai tavoli in cui si tratta. A sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Malta è "una svolta storica". "Una svolta significativa ma non definitiva", puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei "aperture che in passato erano impensabili". Tra queste, sottolinea, la "disponibilità" sui porti alternativi che "non saranno necessariamente i più vicini". Un'apertura, niente più. 

Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste. La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, "sempre su base volontaria". Niente più. Non solo. Il meccanismo, che i ministri dell'Interno degli Stati membri stanno cercando di avviare, inquadra tutti i migranti come richiedenti asilo, senza distinzione in base ai Paesi di provenienza. Il che, di fatto, garantisce a tutti quanti il diritto di lasciare le coste del Nord Africa e tentare la fortuna nel Vecchio Continente. Verrebbe, infatti, a sgretolarsi la differenza tra i (pochissimi) profughi, che hanno effettivamente il diritto d'asilo, e i migranti economici che, ad oggi, rappresentano l'86% di quelli che sbarcano nei nostri porti.

Secondo il quotidiano il giornale, l'asse franco-tedesco e, in particolare, la Francia. Perché queste "entità umanitarie", in questi anni, sono diventate più di semplici organizzazioni: sono armi. Armi in grado non solo di modificare la politica migratoria di un continente, come dimostrato dagli accordi di Malta e dall'impatto sulle elezioni nazionali ed europee, ma anche in grado di avvantaggiare un Paese rispetto a un altro. E a Parigi, inutile negarlo, le connessioni tra Ong e Stato sono parecchie così come è impossibile negare il loro peso nella nostra pollitica.

Come racconta La Verità, Ocean Viking, gestita da Sos Mediterraneée e Medici e senza frontiere, è un caso a dir poco emblematico. Perché queste due organizzazioni hanno degli indiscutibili legami con la politica francese a tal punto sa non poter considerare enti estranei alla strategia d'Oltralpe. Sos Mediterranée ha ricevuto fondi dal comune di Parigi: ben centomila euro per salvare migranti nel Mediterraneo. E la stessa capitale francese aveva elargito fondi pubblici già nel 2016 (25mila euro) e nel 2018 (30mila euro). Soldi dello Stato quindi, pubblici, e che sono entrati a far parte del "tesoro" con cui l'organizzazione recupera migranti tra Libia, Malta e Italia e impone sbarchi nonostante le leggi più severe di un governo.

E visto che la stessa gestiva quella nave Aquarius che, nel 2018, mise alla prova l'allora governo gialloverde e il ministro dell'Interno Matteo Salvini, tutto fa pensare che queste entità abbiano un ruolo nella politica europea. E soprattutto nel fare gli interessi del centrosinistra francese (che le finanzia, pubblicamente, e le incoraggia politicamente a proseguire nel loro lavoro nel mare antistante la Libia).

Del resto i legami politici sono ben noti. Sos Mediterranée prende soldi pubblici, mentre Medici senza frontiere è stata fondata, tra gli altri, da una vecchia conoscenza di Emmnauel Macron: Bernard Kouchner. Un uomo per tutte le stagioni che ha avuto anche un passato come ministro di François Mitterrand per poi passare brevemente anche con François Fillon.

Amicizie che contano, quindi. E se a questo legame con Parigi si sommano le strane connessioni della Sea Watch con gli interessi tedeschi, qualcosa non torna. O meglio, qualcosa torna, ma non piacerà alle anime belle che credono nell'assoluta innocenza delle organizzazioni che recuperano migranti. Quando la nave Sea Watch 3 sfondava il blocco a Lampedusa mettendo in pericolo i nostri militari, la "Capitana" Carola Rackete, osannata da gran parte della sinistra, rivelò a distanza di qualche giorno che fu lo stesso ministro dell'Interno Horst Seehofer a chiederle di "far registrare e portare tutti i clandestini a Lampedusa". Lo ammise candidamente in un'intervista alla ti tedesca Zdf. E, come spiegato da il Giornale.it, "la presenza dei due giornalisti della Ard aveva spinto Maaßen a ipotizzare un diretto coinvolgimento del governo tedesco nelle operazioni di 'salvataggio' della Sea Watch". 

Una verità confermata dallo stesso ex capo dei servizi tedeschi a InsideOver, in un'intervista in cui confermò che "alcuni Paesi europei sono segretamente soddisfatti della destabilizzazione". E queste organizzazioni destabilizzano: questo ormai è chiaro.

 

 

Fathe Mahamad, 23 anni e di origine yemenita. È lui che lo scorso 17 settembre ha provato ad uccidere un militare colpendolo con delle forbici. Dopo esser fuggito dal suo Paese, dove avrebbe combattuto tra le fila dello Stato islamico, il presunto terrorista è fuggito in Libia e da qui sarebbe giunto in Italia. Ma ecco una prima anomalia in questa storia. Mahamad non sarebbe entrato nel nostro Paese con un barcone, ma con un un volo di Stato nel 2017 (Il Giorno) attraverso un corridoio umanitario (Il Corriere). Da Roma, il richiedente asilo si sarebbe poi spostato a Bergamo e da qui in Germania (a Francoforte e a Monaco di Baviera) dove ha condotto, come molti aspiranti jihadisti, una doppia vita (vendeva abiti da donna e, allo stesso tempo) spacciava il khat, un alcaloide devastante.

In Germania Mahamad avrebbe conosciuto persone vicine al terrorismo islamico e ne sarebbe rimasto affascinato. Il 12 luglio di quest'anno Mahamad torna in Italia, vivendo per un po' in un centro d'accoglienza a Mantova, da dove è scappato perché non riusciva a convivere con gli altri migranti ("parlavano tutti quanti inglese"). Il resto è (tragica) storia.

Mahamad Fathe, infatti, ha aggredito alle spalle il caporale scelto Matteo Toia. Lo ha colpito alla gola con un paio di forbici. E dopo essere stato bloccato, il folle ha urlato più volte "Allah Akbar! Allah Akbar!", l'urlo dei terroristi.

Interrogato dal pm Alberto Nobili, responsabile del pool dell'antiterrorismo della Procura di Milano, l'immigrato ha tentato di "giustificare" il folle gesto. "Ero stanco di questa vita - ha detto - l'unico modo per farla finita era con questo gesto, volevo essere ucciso per raggiungere il paradiso di Allah". Così il 23enne yemenita, con alle spalle diversi precedenti penali, ha cercato di uscire da questa situazione. Ma il video dell'aggressione diffuso in rete parla chiaro e fa rabbrividire. Una violenza inaudita, fuori controllo.

L'immigrato adesso è dietro alle sbarre ed è accusato di tentato omicidio aggravato dalle finalità terroristiche e di violenza a pubblico ufficiale. Ed è irregolare sul territorio italiano in quanto in possesso di un permesso di soggiorno ormai scaduto. Da fonti inquirenti - scrive il Corriere della Sera - spuntano dettagli allarmanti. Per dirla bene

Le autorità tedesche, infatti, avevano segnalato lo yemenita a quelle italiane. Hanno fatto il loro lavoro? Insomma. Il 23enne, infatti, era stato espulso dalla Germania e rimandato in Italia a luglio, qui da Berlino era arrivata una segnalazione. Perfetto, ma come? Era generica, incompleta e parlava soltanto di "simpatie islamiste" dell'immigrato, non di legami con l'Isis o di indagini. Cosìc e lo hanno rifilato. E qui ha aggredito il militare.

Intanto si rischia a Lampedusa anche sotto il profilo dell’ordine pubblico: ieri sera prima protesta dei tunisini che non vogliono essere rimpatriati. Alcuni di loro inscenano una manifestazione dinnanzi la locale Chiesa di San Gerlando, al centro del paese di Lampedusa. Una protesta pacifica fino a questo momento, ripetuta anche questa mattina. Il timore però è che, nei prossimi giorni, le richieste dei tunisini possano sfociare, come già in passato, in situazioni di maggior tensione.  

Tutto questo, come già sottolineato ieri, sta mettendo a dura prova anche le stesse forze dell’ordine: turni massacranti, ricerca dei migranti sbarcati autonomamente, operazioni di soccorso, così come di assistenza durante il trasferimento delle persone verso Porto Empedocle, oltre ovviamente alla sorveglianza dell’hotspot. In termini di costi, lavoro e stress, sono momenti molto delicati per chi opera a Lampedusa.  

Si da la notizia di altri 28 migranti arrivati dopo le operazioni di soccorso compiute dalla Guardia di Finanza, allertata da un peschereccio che nota, ad un miglio dalla costa, la presenza di un’imbarcazione diretta verso l’imbocco del porto di Lampedusa. A bordo cittadini ivoriani e camerunensi, suddivisi 19 uomini, 8 donne ed un bambino. Molto probabilmente dunque, a giudicare dalla nazionalità dei migranti in questione, il barcone è partito qualche ora prima dalla Libia.  

Soltanto nella giornata di giovedì a Lampedusa approdano 130 persone e non si tratta della somma degli sbarchi effettuati con piccoli gommoni, come avviene fino a qualche settimana fa. Nei dintorni dell’isola, tornano a farsi vedere anche grandi imbarcazioni con decine di persone a bordo. Giovedì, per l’appunto, la Guardia di Finanza scorta fin dentro il porto un peschereccio con 108 migranti assiepati al suo interno. Poi un altro approdo, questa volta autonomo, in una delle spiagge di Lampedusa porta il conto complessivo di un’altra difficile giornata a 130.  

E la giornata è solo all’inizio: si teme, da qui alle prossime ore, un’altra ondata di sbarchi con la paura di vedere ulteriormente crescere la tensione all’interno del centro di accoglienza di Lampedusa.

Si descrive appieno ancora una volta il contesto in cui si trova il locale centro d’accoglienza: a fronte di una capienza massima di 95 persone, attualmente all’interno sono ospitati 240 migranti. E dire che non si fermano le operazioni di trasferimento verso Porto Empedocle: lunedì 70 persone lasciano l’isola per raggiungere la Sicilia, ieri altre 80 vengono imbarcate nel traghetto di linea per il porto agrigentino, ma gli arrivi sono più delle partenze.

Su Twitter intanto, Alarm Phone denuncia una presunta omissione di soccorso da parte delle autorità maltesi, visto che il barcone in questione viene notato per la prima volta in acque di competenza di La Valletta, pur se a 38 miglia da Lampedusa: “Secondo le autorità italiane, le 28 persone in difficoltà sono state salvate – si legge poi in un tweet successivo del network telefonico – Possiamo solo sottolineare ancora una volta che ritardare le operazioni di salvataggio prolunga inutilmente la sofferenza in mare e mette in pericolo la vita dei migranti!”

Giuseppe Conte intanto ieri sera ha ricevuto a cena con tanto di stretta di mano e di photo opportunity il presidente Macron. Adesso i due sciorinano parole sul tema dell'immigrazione. Parole e promesse. Tutte da verificare. Ciò che invece è certo è che gli sbarchi aumentano e Lampedusa è al collasso.

Secondo il quotidiano il Giornale : "Dobbiamo far uscire il tema dell'immigrazione da una propaganda anche anti-europea. L'Italia non abbassa la guardia contro il traffico di vite umane e non ritiene che debba essere consentito ai trafficanti di decidere come e quando avere ingresso,. Ma abbiamo anche la necessità di gestire il fenomeno migratorio in maniera concreta, pratica", ha dichiarato il presidente del Consiglio italiano.

Che poi ha aggiunto: "L'incontro con il presidente Macron testimonia l'intenzione di contribuire insieme al rilancio dell'Europa, siamo in una fase cruciale, serve una gestione europea efficace, non solo della redistribuzione, ma anche dei rimpatri, serve un meccanismo europeo sugli sbarchi, sulla redistribuzione e una gestione efficace dei rimpatri. Dobbiamo rafforzare la nostra collaborazione anche con i Paesi d'origine da dove arrivano i migranti".

Dal canto suo il presidente francese ha affermato sorridente: "Sono molto felice di essere qui, dopo la formazione del nuovo governo, la mia presenza oggi segna la volontà di collaborare per il progetto europeo. Un messaggio forte e chiaro di amicizia fra i nostro popoli indistruttibile. Può succedere che non ci si capisca ma ci si ritrova. L'organizzazione attuale non è efficace, di fatto c'è una non-cooperazione tra i Paesi, cooperativamente siamo inefficaci nell'accogliere chi ha bisogno e nel respingere chi non ha diritto. Possiamo lavorare a un meccanismo automatico di redistribuzione coordinato dalla Commissione Europea, siamo pronti a lavorare per trovare una soluzione nuova ed efficace". Promesse, appunto.

Ma Macron ha detto la sua anche sulle politiche economiche della Ue considerando il coordinamento delle stesse "non più adeguato".

"Vediamo tutti i dati che riguardano i paesi europei e se oggi la crescita resiste ancora è però al di sotto del passato, perché ci sono incertezze politiche, conflittualità commerciale, il rallentamento della Cina e anche perché il coordinamento delle nostre politiche economiche non è più adeguato".

 

 

Il leader di Forza Italia, in occasione della trasferta europea, parla dell'integrità della coalizione di centrodestra e delle sfide che lo attendono nel prossimo futuro: "Abbiamo la consapevolezza che nel centrodestra dobbiamo svolgere un ruolo importante; noi siamo il cervello, il cuore e la spina dorsale del centrodestra e il centrodestra unito è l'unica alternativa alla sinistra. Noi l'opposizione la faremo come l'abbiamo sempre fatta, sui contenuti e in Parlamento: giudicheremo ogni provvedimento da quello che contiene. Se riterremo che c'è qualcosa di positivo per l'Italia e per gli italiani voteremo a favore. Se, invece, il governo metterà le mani eccessivamente nelle tasche degli italiani, se andrà a limitare i diritti di libertà dei cittadini, può darsi che noi giudicheremo che si debba fare una manifestazione di piazza".  

E del tutto evidente che la spaccatura all'interno del Partito democratico avrà ripercussioni anche al Parlamento europeo, con i renziani che a questo punto si domanderanno da che parte stare. Fu il loro leader, quando era a capo del Pd, a benedire il passaggio del partito all'interno della famiglia del Partito socialista europeo, ereditando l'appartenenza tradizionale dell'ala sinistra dei dem. Ma ora le cose sono cambiate: Renzi, che di certo non è mai stato ideologicamente legato ai socialisti, strizza l'occhio al centro. E i renziani aspettano le indicazioni del capo politico dopo l'annuncio della cosiddetta scissione. Che evidentemente deflagrerà anche nel Parlamento europeo e con conseguenze non da sottovalutare per capire come si orienterà cla nostra politica.  

Renzi spiega la scissione:  "Noi vogliamo riportare le persone ad appassionarsi, a impegnarsi nella politica. Dopo sette anni di impegno diretto in prima fila, non c'è stato un giorno in cui io non sia stato bersagliato dal fuoco amico. I litigi e le divisioni hanno avuto la meglio sulle idee".

Per il senatore, Italia viva nasce per presidiare "uno spazio politico grande come una prateria". Renzi, durante il programma, ha detto che non sa se può definire il suo nuovo progetto "con le tradizionali categorie della politica" e ha specificato: "Se vogliamo, possiamo definirlo riformatore o riformista, oppure di sinistra o di centro sinistra o moderato. Ma tutte queste, sono parole che lasciano il tempo che trovano se non sono inserite in una riflessione politica, in primo luogo su cosa sia la sinistra. Per me, la sinistra non è quella che attacca i ricchi ma che prova ad attaccare la povertà. Il mio governo, per esempio, ha portato il fondo per combattere la povertà da 20 milioni a 2,7 miliardi di euro. Questa è una misura di sinistra".

L'ex segretario dem ha poi fatto un riferimento chiaro e diretto agli ex colleghi di partito e ha dichiarato: "A fronte di tutto questo, come due persone che le hanno tentate tutte per cercare di restare insieme, mi sono detto: 'Per quale motivo io devo continuare a essere un intruso nella storia della Ditta che nei prossimi mesi si riprenderà D'Alema, Bersani e Speranza. Invece faranno senza di noi'".

Per certi versi, la decisione di Renzi non è molto diversa da quella di Macron, che a suo tempo decise di scindersi dai socialisti formando il suo partito con cui poi ha vinto le presidenziali. Certo, le condizioni sono diverse e Macron non era leader del partito socialista francese. E il Pd non ha subito ancora quel crollo che ha avuto invece il centrosinistra francese. Ma il filo rosso è abbastanza netto così come è chiaro che Renzi, tra i socialisti europei e i centristi-progressisti di Macron, non abbia grandi dubbi. La dimostrazione è arrivata anche da prima delle elezioni europee, con quell'endorsement di Renzi per il movimento del presidente francese e per la nascita di un cosiddetto fronte anti-sovranista. Il tutto sull'asse Firenze-Parigi con la benedizione del francese Gozi.  

Intanto, il Cavaliere commenta nel quotidiano il Giornale così la scissione di Matteo Renzi dal Partito Democratico: "A Renzi auguro di avere successo e di raggiungere i risultati che si è proposto. Staremo a vedere…". Poi, (r)assicura: nessun parlamentare azzurro – dice – seguirà l'ex dem in Italia Viva, e neppure Matteo Salvini nella Lega. Queste le parole del capo politico di FI a tal proposito: "Vedo che i giornali qualche volta dicono che c'è questa possibilità, da quello che mi risulta non esiste. Non credo che ci siano nostri parlamentari che pensino di avere maggiori possibilità di essere rieletti andando in un altro partito dove comunque verrebbero accolti come transfughi". "Mi fa ridere quando sento dire che noi siamo sottoposti alla Lega: noi siamo alleati con la Lega, ma con la schiena dritta", aggiunge ancora il Cav.

Berlusconi annuncia anche che Forza Italia sosterrà in Europa il commissario Paolo Gentolini: "Noi lo sosterremo perché Gentiloni sarà lì sia come presidente di una importante commissione e sarà il guardiano degli interessi dell'Italia".

"C'è bisogno di cambiare la nostra politica nei confronti della Federazione Russa che abbiamo colpito con delle sanzioni secondo me assolutamente indebite", ha dichiarato Berlusconi in merito alla questione russa, sempre attuale nell'agenda europea. E ha così continuato: "Spero di fare cambiare atteggiamento e di riunificare l'Occidente che ha bisogno di essere unito e quindi forte anche dal punto di vista degli armamenti nucleari per poter constatare una possibile, ipotizzabile, qualcuno dice probabile, sfida cinese all'Occidente".

Silvio Berlusconi, infine, si è così espresso sul sovranismo: "Il sovranismo, secondo me, non ha alcuna ragione d'essere. L'Europa ci sta regalando, ci ha regalato, 70 anni di pace, di confini aperti, di benessere". E a seguire: "Di questa cosa, sia Salvini che Orban, secondo me, è un mio giudizio, si sono accorti e quindi io ho un discorso aperto con Salvini, un discorso aperto con Orban, per fare capire a tutti che il sovranismo è una stupidaggine".

Il rischi per il centrosinistra sono altissimi. Lo sono per i socialisti, perché in caso di spostamento di renziani e Carlo Calenda con Renew Europe, perderebbero eurodeputati. Lo sono per il Pd, che del Pse rappresenta ancora una fetta importante. Renzi ha da tempo parlato di allargamento della famiglia socialista. è quello, del resto, che ha anche detto Nicola Zingaretti, quando parlava di una sinistra europea che guardasse da Macron a Alexis Tsipras come se vi fossero ancora differenze. Ora però il Pd trema e trema anche il governo Conte, tanto è vero che il premier ha già mostrato una certa "insofferenza". Ora dovrà discutere direttamente con Renzi quale leader di un movimento. Ma questi cambi di corsa con una fragile alleanza italiana e che hanno ripercussioni a Strasburgo mettono in pericolo la stabilità dei giallorossi. Mentre Macron, che domani sbarca in Italia, potrebbe avere un nuovo grande alleato.

 

 

 

 

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