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Quirinale, Berlusconi: patto Nazareno influenzerà la scelta

Il caffè con Renzi. Ma prima, il pranzo con John Kerry. O meglio: Romano Prodi e il segretario di Stato americano non stavano seduti, ieri, alla stessa tavola nello stesso ristorante, ma pasteggiavano in due sale attigue. A un certo punto, si sono visti. Kerry si è alzato ed è andato a salutare Prodi. Stretta di mano e abbraccio. Ed ecco che conversano con evidente affinità di Europa, di America e di scenari mondiali. Agli avventori del ristorante, sembrano due amiconi. Entrambi si mostrano soddisfatti dell'incontro e se il profilo global di Prodi è un fatto sempre più acclarato, questo incontro è la riprova di quanto anche agli occhi degli americani una figura come quella dell'ex capo del governo italiano sia una risorsa in questa fase di mutamenti generali. Ciò significa che Prodi sarebbe, per gli Stati Uniti, il candidato perfetto alla Presidenza della Repubblica ? Ma Il dibattito politico sul Quirinale. Intervenendo sul tema dall'assemblea Pd il premier Matteo Renzi ha affermato che "quando sarà il momento", non ha dubbi che "il Pd, dopo una discussione interna, andrà a parlare con le altre forze politiche e individuerà il successore" del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano, parlando alla trasmissione In mezz'ora, ha invece sottolineato che il Nuovo Centrodestra sul Quirinale ha "le idee chiare", auspicando che "Renzi non la ponga in termini di partito. Noi vogliamo uno che rappresenti tutti - ha detto Alfano -, crediamo che l'unto dal signore debba venire da fuori". "Non abbiamo difficoltà a fare una scelta comune con Forza Italia" per il presidente della Repubblica, "anzi la auspichiamo". Su Twitter il capogruppo dei deputati di Sinistra Ecologia Libertà Arturo Scotto scrive: "Berlusconi in uno dei suoi rari slanci di sincerità confessa che il nuovo capo dello Stato sta dentro il Patto del Nazareno. Lavoreremo perché questo accordo di potere salti, nell'interesse del Paese". "Il presidente Berlusconi ha sottolineato un concetto che il Pd e Renzi non hanno forse ben chiaro: l'elezione del prossimo presidente della Repubblica rientra nel Patto del Nazareno. Non accetteremo, quindi, fughe in avanti del Partito democratico, qualora intendesse procedere con un nome non condivisibile". Così rimarca Simone Furlan, leader dell'Esercito di Silvio e componente del comitato di presidenza di Fi. Come conseguenza logica del Patto del Nazareno c'è anche il fatto che "non potrà essere eletto un capo dello Stato che a noi non sembri adeguato all'alta carica istituzionale che deve ricoprire". Così Silvio Berlusconi, intervenendo con una telefonata a una cena di sostenitori a Imola nel bolognese. "Abbiamo ritenuto di dover stipulare quel patto del Nazareno che ci ha dato e ci dà tanto fastidio - ha aggiunto l'ex premier - perché ci ha impedito una opposizione vera su tutto, ha creato delle difficoltà al nostro interno, ha confuso il nostro elettorato". "Ma come facevamo a dire di no a delle riforme che erano e sono le nostre riforme?". Secondo Debora Serracchiani: la scelta del prossimo Capo dello Stato è nel Patto del Nazareno come ha detto Silvio Berlusconi? "Assolutamente no, nel patto del Nazareno ci sono impegni importanti come le riforme" costituzionali e istituzionali. Silvio Berlusconi, ad Arcore, sembra collegare l'incontro tra i due alla gara per il Colle. E con i suoi collaboratori si dice non propenso, nel caso, a votare per il suo avversario storico. Eppure, si sa, Silvio è - come dice di se stesso - «concavo e convesso». E non è affatto detto che, se si accorgesse che l'eventuale candidatura di Prodi arrivasse da forze non renziane, pur di dare un dispiacere a Matteo potrebbe avallarla magari nel segreto dell'urna al momento opportuno. Ma, appunto, i giochi appena cominciati sono ancora tutti possibili e tutti impossibili e, nella divisione interna ai partiti, Forza Italia - come è dimostrato dalle parole di Fitto ieri: «Rischiamo la marginalità e l'irrilevanza anche nel voto per il Colle» - appare ancora più dilaniata in guerre intestine di quanto lo sia il Pd. E in ogni caso, l'ottimo rapporto che Prodi intrattiene con Putin - a Renzi ieri ha ribadito che «le sanzioni contro la Russia sono autolesioniste per l'Italia e per l'Europa» - agli occhi di Berlusconi è un punto di eccellenza assai pesante da tutti i punti di vista. L'incontro di ieri, comunque, è servito più a Renzi che a Prodi. Il premier lo ha voluto per sminare il campo nel centrosinistra, per approcciare alla partita decisiva - quella sulla successione di Napolitano - in un quadro il più possibile (ma è possibile?) di chiarezza. E in questo quadro, Renzi avrebbe spiegato a Prodi di non essere affatto contrario a una sua candidatura. Mentre Prodi, nel ribadire il suo «non avrei chance», avrebbe aggiunto però che «non è in mio potere impedire che qualcuno proponga il mio nome». Nel gioco delle probabilità e improbabilità, si inserisce anche l'Onu. Renzi ha detto a Prodi che il governo potrebbe sostenere il suo nome come segretario generale delle Nazioni Unite, nel 2017, ma Prodi ha obiettato che ritiene difficile questa possibilità, anche a causa del peso dell'Italia nello scacchiere mondiale. Diverso - cioè più fattibile - l'incarico al Prof. come mediatore Onu nel caos della Libia

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