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Tana libera per tutti, la storia si ripete

Ieri, giovedì settembre la notizia: il Giudice del Tribunale di Crotone, Bianca Maria Todaro, ha assolto tutti e otto gli imputati, accusati di disastro ambientale colposo e omicidio colposo plurimo. Secondo l’accusa avrebbero causato la morte di otto persone: lavoratori alle dipendenze del vecchio stabilimento industriale Montedison, nel quale sarebbero rimasti esposti alle polveri d’amianto, e in parte loro familiari che avrebbero comunque respirato quelle stesse polveri.

Fra gli imputati, c’erano cinque ex direttori dello stabilimento, un funzionario, un capo reparto ed un medico. Tutti in servizio presso la fabbrica tra il 1974 ed il 1997, sino alla chiusura dell’impianto.

Tutti assolti: Maurizio Aguggia, Giancarlo Savorelli, Giuseppe Agliata Cavallasca, Luigi Ferretti, Dario Capozzi, Giulio Verri, Alfonso Pezziniti e Ottorino Sapere.

Il Giudice Todaro ha dichiarato la prescrizione del reato per disastro ambientale; l’assoluzione per gli omicidi colposi perché il fatto non sussiste e, in un solo caso, “per non aver commesso il fatto”.

Tutti assolti per cinque casi di omicidio colposo e non luogo a procedere per reato di disastro ambientale.

Occorrerà aspettare il deposito delle motivazioni della sentenza, per tentare di capire ed andare oltre l’ovvio, ma la notizia di ieri, riporta alla mente un’altra vicenda giudiziaria di qualche anno fa, che al pari di questa, ha umiliato e mortificato la dignità delle persone, la storia di questa città ed il nostro senso di giustizia.

La memoria ritorna alla mattina di martedì ottobre , alla notizia che nelle aule del Tribunale di Crotone si era conclusa con un non luogo a procedere, l’Udienza Preliminare dell’Inchiesta “Black Mountains” nella quale erano coinvolti 45 imputati ai quali venivano contestate a vario titolo, ipotesi di reato che andavano dal disastro ambientale, all’avvelenamento delle acque, allo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi.

Tutti prosciolti perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o per intervenuta prescrizione dei termini.

Tana libera per tutti, di nuovo.

È disarmante cogliere tanti elementi comuni tra la sentenza di ieri del processo amianto e la sentenza del 2012 dell’Udienza Preliminare Black Mountains: un Giudice donna in entrambe i procedimenti; un padre imputato ed un figlio avvocato difensore; l’intervenuta prescrizione dei termini.

Ma fra tutti questi elementi, sovrasta la totale indifferenza della città: ieri come oggi, sembrano storie per “addetti ai lavori”. Se per Black Mountains siamo cittadini, famiglie, parti di quartieri e parrocchie a ridosso dei siti extra Sin e poche associazioni sensibili, in questo processo invece, sembrano essere solo le famiglie che hanno vissuto sulla propria pelle i decessi per mesotelioma, insieme alle solite e poche associazioni.

La città, ancora una volta si è girata dall’altra parte. Ma non lo ha fatto da sola, ha trovato schiere di amministratori ciechi e sordi; sindacati muti; società civile indifferente.

Una città assente, senza memoria storica che in qualche modo ha la responsabilità anche di questa ennesima vergogna.

Speriamo solo che questa volta ci venga risparmiata la passerella mediatica degli imputati e dei loro difensori; dei tuttologi bravi solo sui social e degli aspiranti politicanti.

Genitori Alcmeone

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