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La Camera approva la fiducia al governo con 383 voti a favore, 154 no. Quella sul decreto emergenze è la prima questione di fiducia posta dall'esecutivo Letta.

Tra i primi a dire il proprio sì all'esecutivo, è il premier Enrico Letta, che sfila davanti ai banchi della presidenza della Camera, poi esce dall'Aula. La fiducia è stata posta sul decreto emergenze. Il premier Enrico Letta compare nell'Aula della Camera solo per il tempo necessario a votare la fiducia al suo governo, tra i primi a rispondere alla chiama. Subito dopo vota anche il vicepremier Angelino Alfano, che come Letta scorre davanti al banco della presidenza, poi esce dall'emiciclo.

Immagino sia rimasto deluso ma le sue parole pubbliche sono state senz'altro corrette e collaborative". Così il premier Enrico Letta risponde ai cronisti che, dopo aver votato la fiducia, gli chiedono come giudicasse la reazione di Berlusconi alla sentenza della Consulta.

Quella di oggi sul dl emergenze è, di fatto, la prima fiducia per il governo Letta dopo quella chiesta dal presidente del Consiglio alle Camere subito dopo aver ricevuto l'incarico dal Quirinale e formato il governo. In quel caso alla Camera i sì furono 453 (i no 153 e 17 gli astenuti) ma i presenti erano 623, quasi tutti i deputati. Questa volta i sì sono stati 383 e 154 i no ma con 537 presenti, quasi 100 deputati in meno del totale. Assenze, per la verità, grossomodo, distribuite tra tutti i gruppi parlamentari. Il partito della maggioranza più assente risulta, tabulati di voto alla mano, il Pdl con il 20,62% dei parlamentari che non hanno partecipato al voto (20 su 97), seguito da Scelta Civica con il 19,15% (9 su 47). Pd tutto sommato a ranghi serrati con l'8,87% di assenti (26 su 293). Presente in massa il Movimento Cinque stelle (6 assenti su 107) con il 5,6% di non partecipanti al voto; la stessa percentuale di Sel (5,56%) con 2 assenti su 36. Per la Lega erano assenti 3 deputati su 20, 5 assenti in Fratelli d'Italia su un totale di 9 componenti e 2 deputati assenti del gruppo Misto su 20 componenti. I deputati in missione erano 19 (tra gli altri la ex capogruppo dei grillini, Roberta Lombardi, i ministri Beatrice Lorenzin, Gianpiero D'Alia e Nunzia De Girolamo e il segretario del Pd Guglielmo Epifani ieri in Sicilia per la campagna elettorale per i ballottaggi). Delega per il riassetto normativo e la semplificazione amministrativa, in materia di beni culturali, per istruzione e ricerca e per la codificazione in materia ambientale. Sono i titoli delle quattro deleghe al governo previste dalla bozza del Ddl Semplificazioni domani in Cdm.

In particolare per il riassetto normativo e la semplificazione amministrativa il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi recanti l'abrogazione espressa di disposizioni legislative statali oggetto di abrogazione tacita o implicita ovvero che abbiano esaurito la loro funzione o siano prive di contenuto normativo o siano comunque obsolete. E questo "al fine di ridurre gli oneri amministrativi a carico di cittadini e imprese, incluse quelle agricole" procedendo nella semplificazione "per settori omogenei, dei procedimenti amministrativi che prevedono adempimenti a carico di cittadini e imprese". Tutto questo "nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: semplificazione e razionalizzazione delle procedure amministrative, anche mediante l'individuazione di nuovi e più efficaci strumenti di coordinamento e di valutazione della pluralità degli interessi coinvolti; previsione di forme di coordinamento, anche telematico, attivazione ed implementazione delle banche dati pubbliche; semplificazione, razionalizzazione, snellimento e riduzione degli oneri regolatori a carico di cittadini e imprese; proporzionalità degli adempimenti alle effettive esigenza di tutela degli interessi pubblici; d)riduzione dei termini di conclusione dei procedimenti amministrativi; razionalizzazione, semplificazione, coordinamento e programmazione dei controlli da parte delle amministrazioni in modo da assicurare la tutela dell'interesse pubblico evitando duplicazioni e sovrapposizioni e da recare il minore intralcio al normale esercizio delle attività dell'impresa, definendo la frequenza e tenendo conto dell'esito delle verifiche e delle ispezioni già effettuate; disciplina organica degli illeciti, e relative sanzioni disciplinari, correlati al superamento dei termini di definizione dei procedimenti amministrativi.

Concluse le operazioni di voto sul blog di Grillo sull'espulsione della senatrice Adele Gambaro. Gli aventi diritto erano 48.292, di questi hanno votato in 19.790. Il 65,8% (pari a 13.029 voti) ha votato per l'espulsione, il restante 34,2% (pari a 6.761 voti) ha votato per il no.

"Sono umanamente dispiaciuto ma ricordo a me stesso che vanno coniugate libertà e responsabilità". Così Nicola Morra, presidente dei senatori del Movimento 5 Stelle, commentando l'espulsione della senatrice Adele Gambaro dal gruppo.

Il Blog di Beppe Grillo ha dato il via alla "ratifica" dell'espulsione della senatrice M5S Adele Gambaro. Il voto degli iscritti al portale è aperto fino alle 17 di oggi.

"La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni lesive per il M5S senza nessun coordinamento con i gruppi parlamentari e danneggiando l'immagine del M5S con valutazioni del tutto personali e non corrispondenti al vero" si legge sul blog del leader M5S dove si ricorda la 'procedura'.

"I gruppi parlamentari riuniti del M5S Camera e Senato ai sensi del Codice di Comportamento, hanno deliberato a maggioranza di proporre l'espulsione dal gruppo parlamentare del Senato di Adele Gambaro" perché "in occasione delle Parlamentarie, Adele Gambaro aveva promesso che nel caso di disaccordo con la linea del M5S, avrebbe dato le sue dimissioni dal Parlamento, cosa non avvenuta". L'espulsione della Gambaro, si legge sul blog, "va ora ratificata dagli iscritti al portale al 31 dicembre 2012 con documento digitalizzato. Gli utenti abilitati possono votare qui durante la giornata di oggi 19 giugno 2013 dalle 11 alle 17".

E' "inaccettabile" che non si trovino gli otto mld che servono per l'Imu ed evitare l'aumento dell'Iva, secondo Silvio Berlusconi, intervenuto ieri all'inaugurazione della casa di cura Villa San Mauro a Pontida."Il governo sta affannosamente cercando otto mld, ma quale azienda non riesce a tagliare i costi dell'1%..".

Berlusconi ha ribadito il no all'Imu che è una tassa "dannosa e ingiusta". "Noi vogliamo che sia abrogata - ha spiegato - per quasi un fatto simbolico, rappacificare lo stato con i cittadini". L'ex premier è però tornato a chiedere anche di evitare l'aumento dell'Iva che "secondo gli economisti che hanno la testa sulle spalle non porterebbe maggiori entrate all'erario ma un decremento" per la diminuzione dei consumi.

"Il governo non potrà mai creare lavoro, il lavoro lo possono creare solo gli imprenditori, dobbiamo sostenere questi capitani coraggiosi che oggi dobbiamo chiamare eroi", ha detto ancora Berlusconi.

Il governo vada alla Ue e dica "il limite del 3% all'anno e del fiscal compact ve lo potete dimenticare". "Ci volete mandar fuori dalla moneta unica? Fatelo. Ci volete mandar fuori dalla Ue, ma no... Vi ricordiamo che noi versiamo 18 miliardi all'anno e ce ne ridate indietro solo 10".

"Bisogna che chi va su non sbatta i tacchi di fronte a queste autorità di Bruxelles che, per nove anni di esperienza che ho io, a trattare a Bruxelles sono sempre quelli che tutti i Paesi mandano lì perché li vogliono mandare via", ha aggiunto il cavaliere.
Abbiamo bisogno del tempo necessario per adottare misure fiscali ragionate e ragionevoli". Così il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, a margine dell'evento della GdF, risponde ai giornalisti che chiedono se sia stata presa una decisione sull'aumento dell'Iva. E a chi gli chiede se il ministro Zanonato abbia passato a lui la palla, Saccomanni ha commentato: "La palla è stata sempre nel mio campo".

Lo sforzo di risanamento del bilancio dello Stato resta tra le priorità dell'azione di governo" ha detto il ministro Fabrizio Saccomanni parlando alla Gdf e aggiungendo che "l'impegno per il consolidamento delle finanze pubbliche non può essere rallentato e per il suo successo è essenziale il contributo dei cittadini".

In una fase che costringe gli italiani ad affrontare sacrifici quotidiani, il tenace perseguimento degli evasori e la facilitazione dell'adempimento degli obblighi fiscali per i contribuenti onesti costituiranno iniziative importanti per conseguire una maggiore giustizia sociale"continua il ministro Fabrizio Saccomanni alla Gdf.

La lotta all'evasione fiscale non può essere assolutamente allentata ma essa può e deve tenere conto delle esigenze dei contribuenti in difficoltà" dice il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni parlando alla Gdf evidenziando che "in tale senso vanno interpretate le misure adottate con il 'decreto del fare'".

Il prelievo deve essere agevolmente corrisposto e l'onere dello stesso equamente distribuito"ha detto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, parlando del prelievo fiscale alla scuola di polizia tributaria della Guardia di Finanza.

"Il Ministero dell'Economia sta assicurando l'attuazione concreta dell'iniziativa di accelerazione del pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione che, per la rapidità di esecuzione e la dimensione complessiva, si caratterizza come una vera e propria manovra anticiclica di sostegno all'economia" continua il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, parlando alla scuola di polizia tributaria della GdF.

Dobbiamo conciliare il contenimento della spesa, essenziale per ridurre la pressione fiscale, con la produzione di servizi pubblici di elevata qualità" ha detto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni parlando alla Gdf ed evidenziando che il ministero dell'Economia intende "accelerare l'attuazione delle procedure di spending review utilizzando i contributi di analisi e di proposta già elaborati dai precedenti governi".

Abbiamo bisogno del tempo necessario per adottare misure fiscali ragionate e ragionevoli". Così il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, a margine dell'evento della GdF, risponde ai giornalisti che chiedono se sia stata presa una decisione sull'aumento dell'Iva. E a chi gli chiede se il ministro Zanonato abbia passato a lui la palla, Saccomanni ha commentato: "La palla è stata sempre nel mio campo".

L'evasione fiscale distorce la concorrenza tra imprese, accresce l'onere fiscale per i contribuenti onesti, esaspera le disuguaglianze"ha detto il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Parlando a margine il ministro ha ribadito: "L'evasione privilegia chi evade e danneggia chi è onesto ma dobbiamo contemperare la lotta all'evasione con le esigenze di chi è in difficoltà".

fisco equamente distribuito consentirà alla popolazione italiana di guardare con fiducia alla conclusione di questo lungo periodo di crisi e di trarre benefici strutturali e sostenibili dalla ripresa economica" ha detto il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni parlando alla Guardia di finanza.

"Ho più volte detto che se qualcuno pensasse a un'assurda espulsione di Silvio Berlusconi dalla vita parlamentare, o per via giudiziaria o votando in Parlamento la sua ineleggibilità, l'indignazione per un fatto tanto grave sarebbe generale". Maurizio Gasparri precisa l'annuncio di dimissioni del Pdl se Berlusconi venisse condannato, sganciandole dalla sentenza della Corte Costituzionale prevista in giornata. "Non possiamo immaginare - dice Gasparri - che qualcuno voglia eliminare o espellere Berlusconi dalla scena politica italiana. Se ci fosse una palese violazione dei diritti di Berlusconi attraverso sentenze o decisioni definitive non potremmo rimanere inerti e per questo non ho escluso iniziative eclatanti come le dimissioni di tutti i parlamentari del Pdl". "Ribadisco che si tratterebbe di iniziative a fronte di eventi definitivi che mi auguro mai ci saranno. Le decisioni in corso in queste ore - precisa Gasparri - non sono tra quelle conclusive dei vari iter in atto".

Respinto, dalla Consulta, il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell'ex premier Silvio Berlusconi a comparire nell'udienza del processo Mediaset - del primo marzo 2010 - in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato. Ci rechiamo immediatamente da Berlusconi. La decisione travolge ogni principio di leale collaborazione e sancisce la subalternità della politica all'ordine giudiziario". Lo afferma in una nota i ministri del Pdl in merito alla decisione della Consulta. 'E' una decisione incredibile. Siamo allibiti, amareggiati e profondamente preoccupati - si legge nella nota dei ministri del Pdl - La decisione stravolge ogni principio di leale collaborazione e sancisce subalternità della politica all'ordine giudiziario"

Sì, sono favorevole": così Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, risponde a chi gli chiede dell'ipotesi di dimissioni in massa dei parlamentari Pdl nel caso che a Berlusconi fosse data l'interdizione dai pubblici uffici. "'Nel Pdl ognuno e' libero di fare ciò che vuole", ha aggiunto a proposito di chi è invece contrario. Verdini ha parlato a margine del convegno su "La fine della seconda repubblica" organizzato da ReL, la Fondazione 'Riformismo e Liberta''. Ore cruciali, quelle a venire, per Silvio Berlusconi, con l'atteso pronunciamento della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento nell'ambito del processo Mediaset - ora pendente in Cassazione - per il quale il 'cav' è stato condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione di pubblici uffici. In  particolare, la Consulta deve decidere sul conflitto tra poteri sollevato nell'aprile 2011 dalla Presidenza del Consiglio contro il Tribunale di Milano. Il primo marzo 2010 Berlusconi, allora premier, avrebbe dovuto partecipare a un'udienza del processo di primo grado secondo il calendario concordato dai legali con i giudici, ma chiese il legittimo impedimento perché un Consiglio dei ministri, fissato al 26 febbraio 2010, era slittato nella data dell'udienza. Il tribunale rigettò l'istanza e Berlusconi fece ricorso alla Corte Costituzionale. Il caso è complesso e questo - al di là delle possibili ragioni di opportunità politica che il 24 aprile scorso, nel pieno della formazione del governo Letta, possono aver indotto la Corte a far slittare il verdetto atteso per quella data - spiega perché la vicenda
si trascini da 2 anni e abbia richiesto un supplemento di attività istruttoria. Il 22 maggio 2012, infatti, ci fu una prima udienza in Consulta e la Corte chiese al tribunale di Milano ulteriori atti, tra cui le motivazioni di rinvio del Cdm e l'istanza di legittimo impedimento. I risultati di quell'istruttoria sono stati resi noti in udienza il 23 aprile di quest'anno dal giudice costituzionale relatore, Sabino Cassese: su 37 udienze del processo a Milano, 13 avevano coinvolto Berlusconi, che 4 volte non ha potuto comparire, 3 ha chiesto il legittimo impedimento, 2 se l'é visto negare. La Consulta, quindi, ha svolto approfondimenti per capire come inquadrare la tesi dei giudici di Milano secondo i quali i legali dell'ex premier avrebbero dovuto indicare, nel chiedere il legittimo impedimento, la "specifica inderogabile necessità" della sovrapposizione dei due impegni: udienza e Cdm. Sicuramente presiedere un consiglio ministri è, di per sé, un atto che giustifica il legittimo impedimento: per il premier non presiederlo sarebbe come per un presidente di Tribunale non presiedere alle udienze. Se ci si dovesse fermare qui, insomma, Milano avrebbe torto. Ma il tribunale sostiene che era stato concordato un calendario e poi c'é stato uno rinvio improvviso e arbitrario del Cdm, mentre l'avvocatura dello Stato che rappresenta la presidenza del Consiglio di fronte alla Consulta, ha motivato il rinvio con i lavori sul ddl anticorruzione.

La questione è fino a che punto il giudice costituzionale possa sindacare lo slittamento di un Cdm. "Può la Consulta addentrarsi in una sorta di indagine per stabilire se è vero che una convocazione fu spostata strumentalmente?", ha argomentato un presidente emerito della Consulta. "Le esigenze di un governo - ha aggiunto lo stesso giurista - possono mutare da un momento all'altro e la Corte non può dire: la data era quella e non si poteva spostare. Per questo ritengo che le possibilità di accoglimento del ricorso siano maggiori di quelle del rigetto". Ma ci sono anche valutazioni di segno opposto che la Corte sta soppesando. E cioé se non sia da ascrivere piuttosto all'ex premier il mancato rispetto del principio di leale collaborazione, che avrebbe minato l'equilibrio dei valori costituzionali a discapito del solo interesse giurisdizionale. Quando nel 2011, relatore lo stesso Cassese, la Consulta decretò l'illegittimità parziale della legge sul legittimo impedimento, stabilì che il premier deve indicare indicare un "preciso e puntuale impegno" ed è nel potere del giudice "valutare caso per caso". Se vincerà l'ex premier, spetterà poi alla Cassazione stabilire se l'assenza di Berlusconi a quell'udienza del primo marzo 2010 a Milano produsse un tale vulnus ai diritti di difesa, da comportare un annullamento del processo riportando indietro il calendario di oltre tre anni. Ma la Suprema Corte potrebbe dire che si trattò di un'udienza secondaria e in questo caso non ci sarebbero effetti sul processo penale.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha criticato la repressione dei manifestanti da parte della polizia turca, dicendosi "scioccata" per le violenze. In alcuni casi, ha detto, gli agenti hanno reagito "davvero troppo duramente" alle proteste. "Quel che sta accadendo non corrisponde alla nostra idea di libertà di manifestare".
Non era solo acqua quella sparata sino ad oggi dai potenti cannoni Toma usati dalla polizia turca per placare i manifestanti di piazza Taksim. Negli idranti c'era infatti una miscela con il 'Jenix', un potente liquido urticante color rosso fuoco che provoca sulla pelle di chi ne viene investito vistose e profonde piaghe oltre che fortissimo bruciore agli occhi. Stamattina alcuni dottori avevano ipotizzato l'uso di agenti chimici dopo aver soccorso alcuni dei manifestanti feriti durante gli scontri. Sospetti diventati certezze quando attivisti - italiani - hanno diffuso le foto dei poliziotti turchi che caricavano gli idranti con taniche di Jenix. Basta fare un giro su internet e dare un'occhiata alle tante foto messe sul web dai manifestanti che ne sono stati colpiti per rendersi conto di cosa può causare questa sostanza, che il governo turco ha definito "medicina". La pelle è rossa, quasi il colore del sangue, il corpo si riempie di grandi e profonde piaghe, nei casi peggiori anche il viso. Di quanti ne sono stati investiti, molti sono finiti in ospedale. Secondo il sito che lo commercializza il Jenix - contenuto in taniche blu da 10kg - viene venduto in Turchia solo a militari, polizia e gendarmeria. L'azienda assicura che il prodotto è altamente concentrato e ha un effetto immediato. Segue una spiegazione delle caratteristiche positive del prodotto: uso pratico, facile e veloce, e soprattutto - se usato in quantità ridotte - nessun effetto negativo sull'ambiente e, a lungo andare, sulla salute. Viene da chiedersi allora cosa intenda esattamente l'azienda per effetti sulla salute. E soprattutto cosa ne pensino di queste 'garanzie' i manifestanti di piazza Taksim ora ricoverati in ospedale
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha detto oggi di "non riconoscere" il Parlamento Europeo, riferisce l'agenzia Anadolu. L'assemblea Ue giovedì scorso ha approvato una risoluzione critica sulla brutalità della polizia turca e sul comportamento del governo e del premier di Ankara. "Gli avvenimenti degli ultimi giorni sono stati un test per la nostra economia e per la nostra democrazia, che è stato superato con successo", ha affermato oggi il premier turco Recep Tayyip Erdogan, citato dall'agenzia Anadolu.

La polizia turca ha bloccato nel centro di Ankara una manifestazione con almeno mille militanti dei sindacati Kesk e Disk in sciopero oggi per protestare contro l'assalto sabato notte a Gezi Park a Istanbul. Le forze antisommossa, appoggiate da blindati e cannoni ad acqua, impediscono ai manifestanti di avvicinarsi a piazza Kizilay. Manifestazioni parallele sono previste questo pomeriggio a Istanbul e in molte altre città turche.

Il fotografo italiano Daniele Stefanini è stato ferito dalla polizia turca e fermato a Istanbul durante gli incidenti della notte scorsa. Lo hanno indicato fonti dell'ambasciata d'Italia in Turchia. Stefanini, 28 anni, è stato ferito nel quartiere di Bayrampasha, soccorso da un avvocato e trasportato in ospedale. La polizia lo ha messo in stato di fermo. Il fotografo è assistito dalle autorità consolari italiane.

Stefanini è stato colpito alla testa. E' stato trovato da un avvocato dei diritti umani in stato confusionale. Parte della sua attrezzatura è scomparsa. E' stato trasportato in ospedale, poi in questura in stato di fermo. Dall'inizio delle proteste in Turchia tre manifestanti sono stati uccisi e 7500 feriti, almeno 50 dei quali sono gravi, mentre 11 hanno perso la vista. Un poliziotto è morto cadendo da un ponte in costruzione mentre inseguiva i manifestanti. Dal mondo sono arrivate numerose condanne della brutalità della polizia turca contro manifestanti pacifici. Secondo fonti dell' associazione avvocati negli scontri di ieri la polizia ha arrestato 600 persone a Istanbul e Ankara. Diversi giornalisti sono stati picchiati e arrestati.

Non destano preoccupazioni le condizioni di salute del fotografo italiano Daniele Stefanini fermato dalla polizia a Istanbul. Lo riferisce la Farnesina. "Le condizioni di salute del Signor Stefanini, che vengono monitorate attraverso i necessari controlli ospedalieri, non destano preoccupazioni", precisa la nota. Il Ministro degli Esteri Emma Bonino segue personalmente la vicenda del fotografo italiano Daniele Stefanini, dei cui sviluppi viene tenuta costantemente informata. Lo riferisce la Farnesina precisando che il ministro, confidando in una rapida soluzione positiva del caso, ha impartito istruzioni affinché il Consolato Generale a Istanbul continui a garantire costantemente la massima assistenza al nostro cittadino, che si trova attualmente in stato fermo di polizia in attesa di una decisione sul suo rilascio.

"Mio figlio? Troppo appassionato di fotografia...": si limita a dire la mamma di Daniele Stefanini, il fotografo fermato a Istanbul, senza nascondere la preoccupazione per il figlio. E' stato lo stesso Stefanini ad avvisare ieri sera la famiglia di essere stato fermato e di trovarsi in ospedale, da dove è stato poi dimesso, rassicurando i genitori e dicendo di stare bene. Il fotografo non vive più a Livorno da circa un anno e abita a Roma dove lavora per un'agenzia fotografica.

Il ministro degli interni turco Muammer Guler ha dichiarato "illegale" lo sciopero proclamato oggi dai due grandi sindacati Disk e Kesk per denunciare la violenza della polizia e ha avvertito che le forze dell'ordine "non lo consentiranno". Secondo Guler "c'é la volontà di far scendere la gente in piazza con azioni illegali come uno sciopero e un'astensione dal lavoro". Allo sciopero hanno aderito i sindacati dei medici (Ttb), dei dentisti (Tdhb) e degli architetti (Tmmob).E' caccia ai giornalisti da parte della polizia turca a Istanbul, dove diversi cronisti sono stati picchiati o arrestati dalle forze antisommossa. Sul sito di Rsf Europa sono state diffuse fra l'altro le immagini dell'arresto del giornalista turco Gokhan Bicic, fermato e buttato a terra da quattro agenti. Dalle finestre delle case la gente ha urlato ai poliziotti di lasciarlo stare, poi ha iniziato a buttare oggetti di ogni tipo, anche una sedia in plastica, sugli agenti, che hanno comunque trascinato via il cronista.

E' in questura a Istanbul, in attesa di essere ascoltato oggi dalle autorità turche, il fotografo italiano Daniele Stefanini, ferito durante gli scontri nella notte e fermato dalla polizia. Lo conferma la Farnesina, aggiungendo che il 28enne è assistito - già da ieri sera - da due funzionari del Consolato italiano di Istanbul, tra cui un interprete, in accordo con l'ambasciata di Italia ad Ankara e l'Unità di crisi del ministero degli Esteri.

La polizia ha arrestato durante gli incidenti di ieri a Istanbul e Ankara circa 600 persone, secondo gli avvocati turchi. E' salito ad almeno 460 il numero dei manifestanti arrestati a Istanbul, mentre ad Ankara sono fra 100 e 130, hanno indicato fonti dell'associazione avvocati di Istanbul. Per tutta la giornata di ieri la polizia ha fatto uso di idranti con sostanze urticanti e gas lacrimogeni contro migliaia di dimostranti antigovernativi che cercavano di radunarsi in piazza Taksim . Cinquantasei le persone fermate ad Ankara.

Oggi ad Ankara sciopero nazionale indetto dai due principali sindacati Kesk e Disk.

Il partito islamico Akp del premier turco Recep Tayyip Erdogan registra un forte calo di consensi secondo un sondaggio realizzato durante la protesta dei giovani, duramente repressa dalla polizia, reso pubblico oggi da Zaman. Stando al sondaggio Metropoll, Akp otterrebbe oggi il 35,3%, 11 punti in meno rispetto a giugno del 2012. Alle politiche del 2011 Erdogan aveva ottenuto il 50% e la maggioranza assoluta in parlamento. I partiti di opposizione otterrebbero oggi il 22,7% il Chp, il 14,5% il Mhp e il 6,2% i curdi del Bdp

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