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Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“I giornali riferiscono che il Consiglio dei ministri approverà a breve un pacchetto di semplificazioni contenente al primo punto la previsione dell’invio ai contribuenti del modello 730 precompilato. Si tratterebbe – se fosse confermata – di una iniziativa fondamentale, del tutto positiva e di grande civiltà. C’è da sperare, però, che il progetto non si risolva in un annuncio privo di attuazione concreta, come è invece avvenuto per i tributi locali, che si sono dimostrati ben più complessi di quelli erariali e quindi ancor più bisognosi di semplificazioni per i cittadini. La legge di stabilità, a proposito di IUC (IMU-TASI-TARI), demanda a uno o più decreti Finanze-Entrate il compito di stabilire le modalità di versamento, «prevedendo, in particolare, l'invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori». Il decreto del 23 maggio scorso ha disposto in merito ai versamenti tramite gli uffici postali. Per i pagamenti con diversa modalità, occorre ancora che il Governo dia attuazione alla legge affinché anche per questi casi vi siano tutti gli strumenti per far sì che i Comuni inviino ai contribuenti – come non è avvenuto per la scadenza di ieri – i moduli precompilati. E’ anzi da sperare che il Governo faccia gli atti che ad esso competono perché almeno per le prossime scadenze i Comuni siano posti in condizione di rispettare l’obbligo di legge per l’invio da parte loro dei moduli IMU-TASI precompilati. Altrimenti, parlare di semplificazioni fiscali con questo precedente è del tutto inutile”.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“Le nostre Associazioni territoriali ci stanno segnalando da tutta Italia code interminabili dinanzi agli sportelli abilitati a ricevere i versamenti delle due imposte comunali sulla casa per le quali oggi (salvo proroghe disposte dai Comuni) scade il termine per il pagamento della prima rata: l’IMU e la TASI. La situazione – a causa delle mille incertezze che hanno caratterizzato in particolare le vicende della TASI – è insostenibile (vi è anche qualche cittadino che chiede come e quando si debba pagare la IUC, incolpevolmente ignaro del fatto che si tratta solo di una sigla vuota!). Ed è concreto il rischio che molti cittadini non riescano entro oggi ad effettuare il versamento. Alla luce di questa gravissima situazione, è indispensabile che i Comuni riuniscano d’urgenza le proprie Giunte per deliberare – per lo meno nei circa 2.200 centri in cui è dovuto entro oggi (sempre salvo proroghe comunali) l’acconto della TASI – il rinvio del termine di versamento, così da rassicurare i contribuenti sul fatto che non saranno soggetti a sanzioni. Rinvio che la legge rende possibile per tutti i Comuni attraverso l’articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997. Per il futuro, vi è poi un unico modo per evitare di far ricadere sui cittadini le contraddizioni e i ritardi causati da una legislazione nazionale e locale farraginosa e confusa, ed è quello di recapitare ai contribuenti i moduli di pagamento preventivamente compilati, come prevede la legge di stabilità per tutti e tre i tributi che compongono la IUC (IMU, TASI e TARI). Per quanto riguarda i versamenti tramite gli uffici postali, vi è già lo strumento, fornito con il decreto Finanze-Entrate del 23 maggio scorso. Per i pagamenti con diversa modalità, occorre che il Governo dia attuazione a quanto da tempo dispone la legge di stabilità perché anche in questi casi i Comuni inviino (ed è un loro obbligo sulla base della citata legge) i moduli precompilati. I Comuni si attrezzino e diano seguito a queste norme di civiltà già in occasione degli acconti della TASI (il 16 ottobre per i Comuni che non hanno deliberato entro maggio e nelle altre date singolarmente decise dai Comuni che autonomamente hanno deciso e decideranno di spostare il termine del 16 giugno)”.

 

Arriva dall’ISTAT il sigillo ufficiale sul disastroso stato delle politiche per l’inclusione e la disabilità in Italia su cui da anni FISH chiede un intervento radicale e di sistema.” Questo il commento a caldo di Vincenzo Falabella, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, a margine della pubblicazione del rapporto annuale 2014 ISTAT sulla situazione del Paese.

I dati più preoccupanti si leggono nel quarto capitolo del Rapporto che ci offre uno spaccato delle condizioni di vita delle famiglie e delle politiche di welfare del nostro Paese.

Tra i 28 Stati membri dell’UE, l’Italia è settima per la spesa in protezione sociale che comprende la spesa in Sanità, Previdenza e Assistenza.

Nel 2011, l’Italia ha destinato per questa funzione il 29,7% del proprio Prodotto Interno Lordo, valore al di sopra della media europea, pari al 29% del PIL.

Sembra una buona notizia ma questa settima posizione è caratterizzata da forti disomogeneità rispetto alle voci di spesa: in pensioni di anzianità e vecchiaia se ne va il 52% contro la media europea del 39,9 e pone l’Italia in cima alla classifica.

Il nostro Paese è invece penultimo per la voce “Famiglia, maternità e infanzia” con il 4,8% (la media europea è l’8%). Tradotto: 1,4 del PIL.

Va molto male per la spesa destinata alle persone con disabilità.

Nel 2011, è stata pari in Italia al 5,8% della spesa complessiva in protezione sociale, a fronte del 7,7% della media europea. Si tratta di pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo, servizi finalizzati all’assistenza e all’inclusione sociale e strutture residenziali.

Questo ci colloca tra i Paesi con le percentuali più basse di spesa destinata alla disabilità. A spendere percentualmente meno dell’Italia sono solo Grecia, Irlanda, Malta e Cipro. Prestazioni che pesano solo per l’1,7% sul nostro Prodotto Interno Lordo.

Di questa percentuale l’1 per cento è destinato alle provvidenze (pensioni e indennità) per l’invalidità civile e solo lo 0,7 del PIL è destinato ai servizi per l’inclusione sociale o per strutture residenziali.

Chi ha ipotizzato che sia sufficiente razionalizzare la spesa sociale, magari spostando la spesa per voci, è smentito dalle cifre. È necessario aumentare l’intervento economico per allinearci almeno alla media europea, cioè investire sulla disabilità come minimo un altro mezzo punto di PIL e altrettanto su famiglia, infanzia, maternità.”

I dati di raffronto con l’Europa si sommano a quelli drammatici sull’impoverimento e sulla fortissima sperequazione fra Nord e Sud del Paese. Solo per citarne uno, nell’area disabilità le differenze territoriali risultano insostenibili: mediamente un Cittadino con disabilità residente al Nord-Est usufruisce di servizi e interventi per una spesa annua pari a 5.370 euro, contro i 777 euro del Sud. La FISH entra nel dettaglio dell’analisi dei dati nel proprio sito www.condicio.it

La disabilità e la non autosufficienza – ricorda Falabella – sono uno dei primi elementi di impoverimento e di rischio di povertà delle famiglie e degli individui. È a rischio la coesione sociale, un insidioso pericolo figlio dell’esclusione su cui bisogna intervenire poiché è un’emergenza e una priorità.”

Oggi, a nostro modesto avviso, il vero pericolo informatico è il cosiddetto “furto di identità digitale” ad opera degli hacker. Peraltro, non a caso, in Italia, secondo l’Osservatorio Crif , sono stati registrati 26mila casi di frodi creditizie, a seguito di furti di identità digitale. In sostanza, agli hacker, ormai, interessano solo le nostre vite online, ovvero, i dati sempre, più, digitali del nostro conto in banca, in genere, tutte le informazioni che mettiamo in Rete, da semplici cittadini e da quando siamo sul posto di lavoro. Un’indagine del “Financial cyber threats “, nel 2013, ha messo in evidenza due filoni principali di cyber attacco: i programmi creati per rubare i file dei portafogli virtuali e le applicazioni progettate per installare, su pc infetti, il software che genera “bitcoin”(leggi:moneta virtuale). Ma c’è di più. Una delle cause principali con cui i cyber criminali riescono ad accedere alle informazioni personali, è l’estrema facilità di accesso, attraverso documento cartacei o in forma digitale e attraverso i dati e profili scaricabili dai social network. Ancora, va rilevato che circa la metà dei casi di frodi creditizie, il 52,5%, viene scoperta entro 12 mesi, mentre il restante 47,5% negli anni successivi(cfr.www.ilsole24ore.com./finanza del 3.6.2014). Ma oggi, qualcosa sta cambiando. La tecnologia consente di eseguire una completa verifica antifrode su un documento d’identità attraverso una semplice foto fatta con uno smartphone. Nel nostro Paese, il Garante della Privacy fornisce le istruzioni per una perfetta “armatura digitale”: sul sito istituzionale del Garante della Privacy c’è la nuova guida che aggiorna quella del 2009, sulle problematiche dei social network e sulle precauzioni da prendere per difendere i propri dati personali. E dulcis in fundo, noi diciamo che il problema si potrà risolvere con l’identità digitale sulla quale, anche, l’Unione europea sta, già, lavorando a livello normativo e molti operatori si stanno già attrezzando.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“La richiesta dell’Unione europea di aumentare la tassazione su beni immobili e ambiente è roba da burocrati europei fuori dal mondo indotta da studiosi di macroeconomia totalmente distanti dalla realtà. Se poi vogliono distruggere del tutto l’immobiliare, ci mandino addirittura le ruspe. Solo loro non hanno ancora capito che discriminare da impresa a impresa non serve, se non ad aumentare l’impoverimento. A parte gli equivoci fra il testo inglese e il testo italiano (che non risultano in tutti i casi coincidenti), ci pare che, quanto all’immobiliare, la richiesta di aggiornare il Catasto sia già del tutto soddisfatta. E’ comunque sintomatico che i burocrati europei abbiano diffuso queste loro perniciose idee – che hanno già ridotto l’immobiliare e l’ambiente, in Italia, al punto in cui sono – ad elezioni avvenute, all’evidente scopo di evitare che l’euroscetticismo si manifestasse in forme ancora più pesanti”.

 

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