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La sensibilità artistica di Louis Salvatore Bellanti

COPERTINA LOUIS SALVATORE BELLANTI

In questi giorni ho incontrato Louis Salvatore Bellanti, autore, sceneggiatore e giornalista di origine italiana, che vive a Parigi. Attraverso i racconti ho subito percepito la profondità della sua sensibilità artistica, confermata dalla lettura dei suoi libri, all’interno dei quali, pagina dopo pagina, questo aspetto emerge fortemente.

Ho avuto il piacere di apprezzare la sua ultima fatica editoriale Romanzo di un attore (2015, Yvelinedition), la storia di un attore che, ormai giunto ad una certa età, troverà la forza di reagire alla perdita della memoria, elemento essenziale per la sua attività. Nonostante i cambiamenti ambientali, una volta trasferitosi nella casa di riposo situata in un caratteristico borgo marinaro della Sicilia, Adriano ritroverà se stesso e una grande forza interiore, per gioire ancora dei piaceri della vita. Una storia interessante, con un registro attento, puntuale ed umano, costantemente guidato dalla straordinaria sensibilità di Louis, eccellente scrittore dall’animo generoso.

Apprezzo molto il suo amore per l’Italia, per la Toscana e la Sicilia, dove nacquero i suoi genitori. La necessità di ritrovare le sensazioni legate all’infanzia lo riporta puntualmente a Palma di Montechiaro, cittadina nella provincia di Agrigento, dove da molti anni risiede sua madre, dopo una lunga permanenza in Francia con la famiglia per motivi di lavoro.

Le pagine dei suoi romanzi sono fotogrammi di vita, mai scontati, ma sapientemente descritti, con particolari carichi di simbolismi che avvolgono il lettore di intense emozioni, sulle quali fermarsi poi a riflettere ed imparare (finalmente) ad apprezzare ogni istante della vita.

Sin dalle prime pagine, sono stata letteralmente ammaliata dal suo ultimo libro Romanzo di un attore (2015,Yvelinedition), la storia di Adriano Conti, un attore sul viale del tramonto. Potrebbe fare qualche cenno sulla trama?

La storia è ispirata a un attore di teatro, che ho conosciuto e che soffriva di una sindrome neurologica legata alla perdita della memoria. Credo che questa sia la cosa più drammatica che possa succedere ad un attore. Dopo aver interpretato tanti personaggi, è molto doloroso non essere più in grado di riconoscere la propria identità. Nella vita di un attore, al di la delle apparenze, spesso vi sono ferite interiori e drammi personali, nonostante i successi. Dietro la maschera si nasconde la paura di non essere più amato, desiderato dal pubblico…

Parafrasando una considerazione presente nel suo romanzo, che mi ha particolarmente colpita - crede che l’ispirazione venga a comando? – le chiedo: l’ispirazione nasce dalla necessità di esprimere emozioni, stati d’animo, dolori, gioie, oppure da una sorta di incontrollata, fiorente creatività?

In merito all’ispirazione, secondo me, esiste sempre qualcosa di misterioso e inspiegabile, oltre ad una casuale combinazione. Quando si inizia a scrivere una storia, si presta maggiore attenzione verso il prossimo, per tutto ciò che ci circonda e per quello che succede; vengono fuori una serie di informazioni, che hanno una loro utilità. Ritengo che l’ispirazione, al pari della fantasia, richieda un esercizio quotidiano. In altre parole, più si scrive e maggiore sarà la capacità di immaginare storie, inventare destini.

È nato in Francia, da genitori italiani, che tanti anni or sono emigrarono per motivi di lavoro. Vorrebbe parlarmi delle sue origini e di quanto influiscono le radici italiane nel suo originale registro artistico, intriso di passione e sentimento?

Sono cresciuto all’interno di una famiglia modesta, ma con autentici valori etici e morali. I miei genitori emigrarono in Lorena per motivi di lavoro. Ricordo che, sin da piccolo, ero sempre motivato e incuriosito da tutto; desideravo sapere e conoscere. Nell’adolescenza è iniziata la mia passione per il Cinema italiano e la scoperta delle opere di grandi registi, come Fellini, Scola, Risi, ha accompagnato tutta la mia vita. Questo il motivo principale per cui è nata in me la voglia di scrivere. Inizialmente, ho esitato fra essere attore o regista e una volta terminati gli studi, mi trasferii a Parigi, mentre i miei genitori tornarono in Sicilia. Quindi, imbevute delle mie due culture, ho cominciato la mia esperienza artistica.

Se dovessi trovare un’espressione per delineare il tuo profilo umano e professionale direi: una vita per la scrittura, dal momento che è autore, sceneggiatore e brillante giornalista. Quando ha acquisito consapevolezza che questo sarebbe stato il tuo percorso?

Direi che, come autore, sceneggiatore o giornalista, la mia unica preoccupazione è scrivere storie, descrivere momenti che possano destare interesse fra i miei lettori, condividere con loro emozioni, farli sognare e viaggiare… Lavoro per la rivista La Voce, destinata agli italiani che vivono in Francia e per me è un vero piacere poter parlare della cultura italiana e, ove necessario, difenderla.

Nei suoi romanzi, spesso tradotti e distribuiti anche in Italia, vi sono impronte autobiografiche?

Vero è che c’è sempre un po’ di me stesso nei miei libri. M’ispiro a luoghi a me familiari e ad avvenimenti che hanno impresso un segno nella mia vita. La Sicilia è spesso presente; frequentare con continuità i due Paesi mi ha arricchito ed aperto gli occhi su due culture diverse fra loro, ma fondamentalmente complementari.

Molto toccanti le pagine dedicate a Villa Verde, la casa di riposo situata in un pittoresco borgo marinaro della Sicilia, dove il protagonista si trasferirà ad un certo punto della sua vita. Questa parte del suo romanzo rimanda efficacemente al delicato tema delle persone anziane, che spesso versano in precarie condizioni di salute. La situazione ambientale e il calore umano aiuteranno in protagonista ad inserirsi in questa nuova situazione?

In Francia, come in Italia, le aspettative di vita si sono notevolmente alzate. Oggigiorno, le persone anziane si interessano sempre più alla cultura e conducono uno stile di vita molto dinamico, qualora le condizioni di salute lo consentano; spesso si associano a progetti interculturali. Insomma, l’età anagrafica è diventata solo un numero, un dettaglio! Bisogna mantenersi con lo spirito fanciullesco; ritengo che per condurre una buona vecchiaia sia importante rimanere giovani dentro, sempre e non avere paura di realizzare i propri sogni. Il protagonista della storia farà esattamente tutto questo!

Quando Carla, la figlia del protagonista andrà in Sicilia per riportare l’anziano padre a Roma la attenderà un’inaspettata reazione. Vuol essere una lezione di vita?

Adriano è stato ferito dall’atteggiamento di Carla, sua figlia, la quale è convinta che gli anziani debbano stare con altri anziani; al contrario, lui desidera vivere ancora intensamente, comunicare, salire sul palcoscenico. Quando sua figlia acquisterò consapevolezza dell’errore fatto, sarà troppo tardi.

Non vorrei parlare del finale della storia, anche se devo confessarle che mi ha molta emozionata; non mi sembra corretto privare i lettori della curiosità di leggere questa sua splendida opera, ricca di suggestioni, puntuali descrizioni ambientali e simbolismi. Cosa vorrebbe aggiungere?

La fine è un po’ una favola, all’interno della quale vorrei far passare questo messaggio: anche un incontro del tutto casuale può cambiare una vita. E quando Adriano propone a Laura un gelato al pistacchio, vuole dire che nella nostra esistenza non bisogna mai perdere un attimo prezioso, magari raro.

Cosa prova quando rientra in Italia?

Spesso mi reco a Montecatini Terme, in Toscana. Nel tempo, ho intrecciato veri legami di amicizia con le persone del luogo; oramai ho tanti amici. Ogni volta che vado, la gioia di vivere degli italiani mi trasmette uno straordinario benessere. In questa città soggiornano molte persone anziane, anche per sottoporsi alle cure termali e posso dire che si respira entusiasmo, buonumore ed anche tanta nostalgia.

In Sicilia risiede sua madre, un motivo in più per andare. Potrebbe spiegarmi la sensazione che evoca in lei questa affascinante Terra?

Ritorno frequentemente a Palma di Montechiaro in Sicilia, mentre mia madre vive stabilmente lì. In questi luoghi ritrovo le mie radici, la mia famiglia, i miei amici, gli odori che mi riportano all’infanzia e alle vacanze, la luce, il mare… Mi piace il buon vino della mia regione, in particolare quello di G. Milazzo. Per me è il migliore del mondo! Apprezzo molto anche la buona e genuina cucina… L’avrà capito, per me la Sicilia rappresenta una vera passione, che non mi lascerà mai. Una passione che ho ereditato da mio padre.

FOTO LOUIS SALVATORE BELLANTI

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