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Genova, la più importante città marittima in Italia e il più grande porto commerciale del Mediterraneo, ospita il traguardo dell'edizione 2022-23 di The Ocean Race. È la prima volta che la regata intorno al mondo culmina nel Mediterraneo, nonché la prima volta che la flotta tocca l'Italia, Paese che, tuttavia, non è nuovo a The Ocean Race. Durante la prima edizione, tenutasi nel 1973-74, infatti, erano tre le imbarcazioni battenti bandiera italiana, e le 13 edizioni della regata hanno visto la partecipazione di 11 equipaggi e oltre 130 velisti italiani.
Nel giugno 2021, inoltre, Genova ha ospitato con successo l'arrivo dell'edizione inaugurale di The Ocean Race Europe, una regata di tre settimane e in tre tappe partita da Lorient, in Francia e con scali a Cascais e ad Alicante.
The Ocean Race 2022-2023 ha come tappa finale Genova per le due classi di barche partecipanti: la categoria IMOCA- ha fatto 7 tappe partendo insieme ad altri da Alicante per fare il giro del mondo e il vincitore è la barca americana “11th Hour Racing Team”. Mentre l’altra categoria è V065 con sole 3 tappe della regata con partenza da: 1) Alicante(Spagna) verso Capo Verde (Africa); 2) Aarhus Danimarca)-Aia (Olanda); 3) Aia-Genova (Italia). I vincitori delle 3 tappe della classe V065 della regata sono WINDWHISPER Racing Team e si aggiudica la V065 SPRINT CUP di Ocean Race mentre la barca mexicana VIVA MEXICO è arrivata al 3 posto all’ultima tappa a Genova.
Il Team di VIVA MEXICO è composto dal Skipper ERIK BROCKMANN; Juanito Varela -prua; Juan Vila, Roberto Bermudez, Jaime Arbones (navigatori), Nadir Balena, Miguel Fernandez (grinder); Carlos Robles, Juan Luis Medina (trimmer).
Ci hanno concesso una breve intervista in esclusiva dopo l’arrivo della loro barca VO65 nel porto di Genova: Erik capitano skipper, Juanito Varela,

Il brand Puglia attrae sempre più e il modello di sviluppo sostenibile della regione, basato sull’armonia fra crescita economica e benessere sociale, continua a catturare l’attenzione degli osservatori nazionali e internazionali. La terza edizione del workshop “Puglia, a way of life”, terza edizione che si è tenuto a Roma nella sede della Stampa Estera, ha registrato un successo di risultati. 

Nel corso del workshop si sono approfonditi i temi più rilevanti della programmazione regionale, quali investimenti produttivi, attrattività turistica e benessere sociale, con i protagonisti di questa stagione: dagli assessori regionali Alessandro Delli Noci (Sviluppo economico), Gianfranco Lopane(Turismo) e Rosa Barone (Welfare) ai responsabili dei dipartimenti Aldo Patruno (Turismo e cultura) e Valentina Romano (Welfare).

Sono stati presentati due casi esemplari della strategia verso le aree interne: Accadia, piccolo borgo finanziato con 20 milioni di euro dal PNRR, e la mostra di Caravaggio a Mesagne. Una centralità della regione testimoniata dalla scelta di organizzare il G7 del prossimo anno in Puglia e confermata dal direttore generale dell’Università LUISS Guido Carli, Giovanni Lo Storto di origine pugliese.

“Puglia, a way of life” è stato aperto da un ospite a sorpresa: l’ambasciatore d’Italia in India, Vincenzo De Luca, collegato da Nuova Delhi. Un testimone diretto dei rapporti commerciali dell’Italia (terzo partner commerciale del Paese asiatico) e della Puglia, in particolare legati al wedding tourism, che ha ricordato come in India l'interesse per il turismo nelle Regione Puglia è cresciuto recentemente in maniera esponenziale con oltre 130.000 visti rilasciati solo nel 2019 e ha sottolineato come la Puglia dimostri di detenere tuttora un ruolo da leader nelle mete italiane preferite, con un flusso di turismo dall’India che si focalizza soprattutto nel periodo aprile-giugno, diviso tra eventi corporate, turismo di gruppo e matrimoni organizzati in cornici straordinarie. 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, è intervenuto in collegamento video per sottolineare la crescita del brand Puglia, evidenziando in particolare l’importanza della mostra di Caravaggio a Mesagne. “Questo evento – ha commentato Emiliano – attirerà l’interesse dell’Italia e del mondo su Mesagne, città importante e simbolo della Puglia che ha saputo rimettersi in piedi, rispettare se stessa e tutti quelli che sono venuti e continuano a venirci a trovare. Noi siamo felici che le persone vengano in Puglia a trascorrere le vacanze, ma questa terra è capace di accogliere anche chi non può permettersi di pagare e magari viene da noi per dare alla sua vita un senso diverso, per cercare riscatto o proteggere i propri figli. Per noi, l’accoglienza è una delle cose più importanti da realizzare”. 

La Puglia ha voluto ringraziare per l’ospitalità l’Associazione della Stampa Estera in Italia con un dono consegnato dall’assessore Alessandro Delli Noci al vicepresidente, Maarten Van Aalderen, di un’opera d’arte in ceramica appositamente creata per l’occasione dalle artiste Angela Tomasicchio e Floriana Fallacara, che rappresenta una simbiosi tra il tipico “pumo” pugliese e il “mondo” della stampa.

Il workshop si è mosso su due direttrici: sviluppo economico e benessere sociale. Mondi che nell’idea di “way of life” pugliese devono convivere e autoalimentarsi in armonia. 

Sviluppo economico. I trend economici positivi sono stati raccontati dall’assessore regionale allo sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, che ha anche sottolineato come “la Regione Puglia è impegnata per una crescita blu sostenibile e, oltre a fornire supporto e incentivi all'innovazione e agli investimenti da parte delle aziende che operano nel settore dell'economia blu, adotta costantemente misure per garantire la conservazione e la protezione delle aree costiere e delle risorse marine".

Da anni alla crescita economica regionale contribuisce in modo significativo il fenomeno turistico. La Puglia anche nel 2023 è fra i top trend e punta sempre più su un turismo sostenibile, come ha evidenziato nel suo intervento l’assessore al turismo, Gianfranco Lopane“Accrescere gli standard qualitativi lungo la filiera dell’ospitalità e dell’accoglienza puntando su un turismo sostenibile e su modelli che valorizzino le aree interne e le destinazioni meno note: questa la bussola della nuova strategia del turismo della Puglia, di una visione condivisa con gli operatori dell’ecosistema turistico che nasce dall’evoluzione dei mercati e dai bisogni dei viaggiatori che scelgono una destinazione sempre più internazionale”. E investimenti e turismo rappresentano risorse importanti per il sostegno ai più fragili, come ha confermato l’assessora al Welfare, Rosa Barone: “Grazie all’impegno comune e al confronto costante con tutti gli attori interessati, la Puglia sta diventando ogni giorno di più un laboratorio di ricerca e innovazione per un effettivo miglioramento dei servizi sociali, un settore di intervento che diviene sempre più centrale”.

Cultura. Arte e riqualificazione del territorio hanno animato la seconda parte di “Puglia, a way of life”. Pierangelo Argentieri della Rete di imprese Micexperience e il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli hanno presentato la mostra “Caravaggio e il suo tempo – Tra naturalismo e classicismo” in programma nel Castello di Mesagne (Brindisi) dal 16 luglio all’8 dicembre 2023. Grande interesse ha suscitato anche il progetto pilota per riqualificare il medievale Rione Fossi di Accadia (Foggia), piccolo centro dei Monti Dauni finanziato con 20 milioni di euro dal PNRR, una delle 21 iniziative in Italia per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi, di cui ha parlato il sindaco di Accadia, Agostino De Paolis.

La terza parte del workshop ha visto in campo i responsabili dei cosiddetti bracci operativi del modello di sviluppo regionale. Grazia D’Alonzo, presidente di Puglia Sviluppo, ha illustrato le opportunità di investimento e innovazione per le imprese: "L'esperienza dei bandi conclusasi a maggio 2023 ha evidenziato risultati efficaci dovuti ad una strategia che ingloba alcuni fattori fondamentali: da una parte l'inclusione sia di grandi aziende che piccole realtà imprenditoriali; dall'altra la concessione di fondi strutturali "a sportello", cioè senza un termine di scadenza, il che consente alle aziende di riuscire a misurarsi senza fretta con tutti gli stakeholders".

Turismo. Le occasioni per il territorio derivanti dal boom turistico regionale sono state analizzate da Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia: “Un quinto della ricchezza che si produce nella nostra regione è determinato da cultura e turismo, il che è dovuto ad una continuità delle politiche di investimento nel turismo che si attua da 15 anni e che oggi incide per il 14% sul PIL. Fino al primo decennio del XXI secolo la cultura era basata su un sistema associazionistico e di volontariato ma solo da un decennio a questa parte tutto lo sforzo è stato orientato a costruire impresa culturale creativa. Oggi, dopo la pandemia, possiamo dire di aver restituito dignità al settore dello spettacolo dal vivo e stiamo lavorando ad un codice per questa categoria che rischiava in epoca Covid di uscire distrutta: l'abbiamo invece salvata dando fondo a tutte le risorse dei bilanci pubblici, vincolati e non vincolati - per un totale di circa 100 milioni di euro".

Welfare. Infine, Valentina Romano, direttrice del Dipartimento al Welfare e politiche di benessere sociale della Regione Puglia, ha messo in luce le iniziative messe in campo per il sociale: “La nostra visione del welfare punta sul capitale sociale dei territori e sulla valorizzazione delle reti,  in grado di prendere globalmente in carico le persone e accompagnarle in un percorso multidisciplinare; in tale prospettiva occorre consolidare il sistema delle imprese sociali e favorire la creazione di nuove, incentivando anche l'auto-imprenditorialità delle fasce deboli”.

Parte del merito di questi risultati ottenuti è da attribuire anche a una narrazione efficace e capace di coinvolgere. E infatti quest'anno la Puglia è diventata la seconda Regione in Italia per la comunicazione sui social media, grazie ai numeri raggiunti e alla capacità di coinvolgimento della community. Un grande balzo rispetto all'ottavo posto del 2022. Per questo motivo l'Associazione “Valore Impresa Puglia” ha assegnato un riconoscimento a Rocco De Franchi, direttore della comunicazione istituzionale della Regione Puglia.

Il workshop, realizzato in collaborazione con la Regione Puglia, è stato moderato dalla giornalista Antonella Millarte.

 

E’ disponibile su cartaceo e digitale per Le Trame di Circe “Di vento e d’Aurora”, nuovo romanzo della scrittrice e docente Rossella C.Nunziata, calabrese di Rovito (Cosenza).

Potrebbe sembrare una privilegiata Aurora, ragazza bene dell’aristocrazia calabrese, con un padre che la ama profondamente ed il fido Arturo, il suo cane mascotte che la accompagna e la protegge. Ma anche per lei arriva il giorno di confrontarsi con la sua condizione di donna, in un ambiente che riconosce al maschio il diritto di determinazione sull’altro sesso; un diritto incondizionato, cui anche le giovani donne di buona famiglia devono sottostare. Si muove lungo la traiettoria di legami familiari traditi, illusioni spezzate precocemente, sentimenti e corpi violati la trama di un romanzo avvincente, un tascabile che fa della denuncia il suo valore più grande, dimostrando come il più delle volte, anche oggi, le donne pagano sulla loro pelle la ribellione allo status quo. In primo piano il corpo con le violenze subite e con le somatizzazioni di quelle mortificazioni psicologiche che ogni donna più o meno conosce anche in tempi di riconosciuto progresso.

Ambientato negli anni Sessanta, nel Sud del nostro Paese, tra Calabria e Campania, lo scritto di Rossella C. Nunziata ha il pregio di una peculiarità linguistica che ripercorrendo i canoni del verismo, con l’uso sapiente del dialetto, porta il lettore a stretto contatto con le vicende narrate, per un’esperienza molto simile a quella filmica.

Le contraddizioni dei legami familiari, le ferite profonde di carenze affettive e soprattutto un fondamentale sbilanciamento tra il femminile e il maschile, alcuni dei temi portanti del romanzo, che attraverso la vicenda di Aurora, ragazza bene dell’aristocrazia calabrese, mette a fuoco i mali di una società patriarcale e maschilista che relega le donne in ruoli precostituiti, mortificando la minima volontà di autodeterminazione. In primo piano il corpo femminile, sia come oggetto di violenza maschile, sia come ricettacolo di un malessere psicologico che trova nella malattia mentale il suo naturale approdo. Un romanzo duro e delicato assieme sulle tante sfaccettature dell’animo femminile, che ha vissuto e continua anche oggi a vivere nella dialettica col maschile una lotta impari, segnata da ingiustizie e profonde disuguaglianze.

L’ambientazione è quella degli anni Sessanta, periodo di proteste e cambiamenti, che sembrano tuttavia non scalfire la grettezza di un pensiero arcaico e antiprogressista che, soprattutto al Sud, tocca tutte le donne di qualsiasi ceto sociale. La protagonista Aurora, intelligente e vivace, reagisce in modo punitivo, istintivo alla violenza sessuale subita dalla sorella, ma pagherà caro il suo gesto di ribellione. È il prezzo del riscatto che tuttavia tarda a venire anche per la difficoltà delle donne a vivere una solidarietà di genere.    

Le vicende della trama si sviluppano lungo una traiettoria che nella fusione tra Calabria e Campania fa cogliere la differenza con un Nord apparentemente più tollerante verso la donna, ma toccato nel profondo da un pensiero ancora conservatore. Senza la pretesa ingenua di generalizzare, ma col coraggio di raccontare elementi ispirati a storie reali e sconosciute, il volume confessa l’altro lato di una medaglia che fu la rinascita del nostro Paese.

Una lettera con parole dolci e affettuose, da parte di un uomo che vedeva la fine avvicinarsi. Dopo l'apertura del testamento di Silvio Berlusconi, emerge un retroscena su una lettera allegata al documento, e indirizzata ai figli: tra le disposizioni dell'ex premier c'è la volontà di lasciare 100 milioni al fratello Paolo e all'ultima compagna Marta Fascina, 30 milioni a Dell'Utri, e la Fininvest a Marina e Piersilvio, figli di primo letto.

Svelato il testamento di Silvio Berlusconi: ai figli maggiori Pier Silvio e Marina va la maggioranza di Fininvest, ci sono poi un lascito di 100 milioni rispettivamente alla compagna Marta Fascina e al fratello Paolo Berlusconi, 30 milioni all'ex senatore e amico personale Marcello Dell'Utri che si è detto colpito dal gesto. L'Ansa ha potuto visionare in esclusiva il testamento.

Avendo ricevuto l'intera quota disponibile, i due figli di primo letto di Berlusconi raggiungono insieme il 53% del gruppo con quote paritarie.  La decisione su Fininvest e sul patrimonio era già stata presa nel 2006. Su un blocco note, color giallo paglierino, con l'intestazione Villa San Martino, Silvio Berlusconi, il 2 ottobre, ha scritto a mano le sue volontà. Undici righe su un foglio e dieci su un altro per il suo testamento, con uno stile asciutto e chiaro. "Lascio la disponibile in parti uguali ai miei figli Marina e Pier Silvio. Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei 5 figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi". Nel 2020 ha aggiunto le disposizioni a favore del fratello.

La lettera ai figli: "Grazie, tanto amore a tutti voi, il vostro papà". Così Silvio Berlusconi, nel suo testamento ringraziando i figli dopo aver dato le disposizioni che riguardano Marta Fascina e Marcello Dell'Utri: "Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me".

La decisione su Fininvest e sul patrimonio era già stata presa nel 2006.
Su un blocco note, color giallo paglierino, con l'intestazione Villa San Martino, Silvio Berlusconi, il 2 ottobre, ha scritto a mano le sue volontà.
Undici righe su un foglio e dieci su un altro per il suo testamento, con uno stile asciutto e chiaro.

"Lascio la disponibile in parti uguali ai miei figli Marina e Pier Silvio. Lascio tutto il resto in parti eguali ai miei 5 figli Marina, Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi". Nel 2020 ha aggiunto le disposizioni a favore del fratello.

Come spiegano fonti vicine al dossier, nel 2006, ancora sposato con Veronica Lario da cui ha avuto Barbara, Eleonora e Luigi, Berlusconi per garantire equilibrio decise di cedere la sua quota disponibile del patrimonio ai figli di primo letto, Marina e Pier Silvio. Risorse la cui entità residua è difficile da valutare poiché, come hanno evidenziato anche vari analisti in queste settimane, Silvio Berlusconi negli anni ha provveduto a contributi e donazioni verso il partito che ha fondato, Forza Italia, e anche altri soggetti.

 

Fonte Ansa e varie agenzie

 

Alla festa del settimanale “Tempi”, a Caorle, è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri onorevole Alfredo Mantovano. Intervistato dal direttore Emanuele Boffi ha risposto alle domande sulla politica nazionale e internazionale, sulla riforma della giustizia e utero in affitto, inverno demografico e programmi del governo Meloni. Il sottosegretario davanti a un pubblico numeroso e attento ha parlato di “Politica alla prova”, è stato il protagonista del primo appuntamento di “Chiamare le cose con il loro nome”, seconda edizione del Premio Luigi Amicone nella cittadina veneta, provo a sintetizzare le importanti dichiarazioni del sottosegretario.

Il Governo Meloni nel mirino.

Mantovano ha parlato delle sfide e delle responsabilità di questi primi mesi a Palazzo Chigi: «Per la prima volta dopo anni c’è un governo sostenuto da una maggioranza chiara, intenzionato a rispettare gli impegni assunti in campagna elettorale. Dovrebbe essere la regola, ma gli ultimi undici anni hanno dimostrato che questa regola non è stata rispettata, avendo avuto governi non espressione di una manifestazione di voto».

Questa cosa non piace, ha spiegato Mantovano: «C’è un “partito” anti-italiano, che non si presenta alle elezioni, un raggruppamento trasversale con una precisa visione della storia, che pensa che l’Italia sia un paese sbagliato», un “partito” che si riconosce nel “Manifesto di Ventotene”, un documento troppo citato e troppo poco letto, in cui gli autori, Spinelli e Rossi, dicono chiaramente che il popolo non sa con precisione cosa volere e cosa fare: «Il popolo non è in grado di operare le sue scelte, se lo fa è pericoloso e va riorientato, persino il colore dei fiori da piantare nel giardino qui fuori deve essere deciso a Bruxelles – è questa la logica del Pnrr: se non fai come dico io ti tolgo i fondi».

Pertanto «il governo Meloni è pericoloso, perché rompe questa logica. Il paradosso è che siamo accusati di deriva autoritaria quando governiamo in forza dei voti. Silvio Berlusconi è stato il bersaglio numero uno di questo partito fino a che ha governato. Oggi Meloni è nel mirino per lo stesso peccato originale: non essere in sintonia con questi presupposti ideologici».

La politica estera del governo Meloni.

Chi governa “non ha più il diritto di lamentarsi e ha il dovere di affrontare problemi. E i problemi sono enormi, penso alla crisi dei migranti, e possono essere affrontati con la solidarietà internazionale». È il caso della Libia, in crisi a causa delle scelte che l’amministrazione Obama e la Francia di Sarkozy hanno fatto nel 2011 imponendole a tutto l’Occidente. È il caso anche della Tunisia, dove c'è una forte crisi economica e finanziaria. “Tra un mese il governo tunisino non avrà più soldi per pagare i dipendenti pubblici, polizia compresa: dunque i migranti partiranno da porti gestiti soltanto dalla criminalità». Naturalmente il rapporto con la Tunisia non è facile, non si tiene conto che la Tunisia non è il Canton Ticino e che i suoi governanti non sono delle suore marcelline. Tuttavia fa notare Mantovano che l'Italia sul piano internazionale sta assumendo un maggiore peso. Come si è visto con le trattative con la Tunisia.

 «A luglio», ha annunciato Mantovano, «organizzaremo a Roma una conferenza internazionale per parlare di progetti di sviluppo nell’area sud del Mediterraneo e in nord Africa, con i paesi del Golfo disponibili a fare la loro parte». Questo perché «i traffici di esseri umani non si frenano con i poliziotti sulla spiagge, ma con una strategia d’insieme».

Giustizia, «il governo non si fa ricattare dai magistrati»

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità la proposta di riforma della giustizia del ministro Nordio. «Una riforma della giustizia in senso garantista va costruita gradualmente, questo ddl è un primo decisivo segnale per ribadire che la politica decide, fa le sue scelte senza mettersi al tavolino e attendere la dettatura da parte delle correnti della magistratura associata, pondera e sceglie senza condizionamenti. Quando si è insediata alla presidenza del Consiglio Giorgia Meloni ha detto «non sono ricattabile»: questo governo non è ricattabile, a partire dalla giustizia. A leggere certi giornali sembra che abbiamo smantellato tutti presidi della legalità».

 «Tutti i sindaci», ha commentato l’ex magistrato oggi al governo parlando dell’abolizione dell’abuso d’uffico, «inclusi quelli del Pd, hanno salutato con un “finalmente” il varo di una norma» che abolisce un reato per cui quasi nessuno degli indagati viene condannato.

«Giusto combattere la battaglia contro l’utero in affitto»

Il Parlamento sta votando una legge per rendere l’utero in affitto un reato universale. Ma non è una battaglia ormai superata, ha chiesto il direttore di Tempi, Emanuele Boffi, a Mantovano? «Sta scomparendo l’identità della donna, ed è una tragedia». Con la pratica dell’utero in affitto «siamo alla linea di confine, siamo consapevoli che questa è una battaglia che non può essere combattuta solo con una norma penale, ma è una modifica normativa che dà il segno di un cambio di passo». Il divieto di utero in affitto in Italia è sancito con una legge che ha vent’anni, ma che è stata aggirata andando in nazioni dove la pratica è permessa e tornando in Italia per farsi riconoscere il figlio così “prodotto” grazie a sindaci «che dicono che va tutto bene. Noi vogliamo che se un italiano ha questa condotta all’estero valga come se fosse fatta qui».

La battaglia non è superata, non è troppo tardi combatterla e «va fatta sul piano culturale, descrivendo cosa è una pratica di utero in affitto, raccontando quante donne vedono il proprio corpo devastato, umiliato. Il Parlamento sta facendo la sua parte, attorno a questa proposta c’è un consenso più ampio della maggioranza, ma sappiamo che da sola non risolve. Sarà l’occasione per discussione mediatica, stiamo pronti. Non è una faccenda da preti, non c’entra la fede, c’entrano la donna, l’uomo, il dato antropologico. È una battaglia laica che va fatta coinvolgendo più energie possibili, cercando coesione, solo così si può partire alla riscossa per ricostruire i fondamentali di una sana antropologia. Se la perdiamo sarà tutto più complicato».

La sfida dell’inverno demografico. E' la sfida più importante che l’Italia deve affrontare, l’inverno demografico. Il governo, ha ricordato Mantovano, si è dato l’orizzonte temporale dei cinque anni, «nella legge di bilancio abbiamo messo quello che si poteva, ma stiamo pensando a misure con carattere di stabilità. Anche questa comunque è una battaglia culturale. Il successo di un popolo ci sarà quando la curva demografica riprenderà a crescere. Perché succeda dobbiamo tornare al ratzingeriano “vivere come se Dio esistesse”, guardare alla tradizione e trarne spunto. È una sfida che riguarda tutti noi, non solo il governo o le maggioranze. Mettere al mondo un figlio è l’atto di speranza più grande che si possa fare, fuori dalla retorica e da ogni predica».

A quanto sembra per queste parole chiare e precise Mantovano è stato messo sotto accusa dai giornali “Domani” e “Il Fatto quotidiano”. Il 21 giugno scorso ha risposto alle accusa in un editoriale il direttore Emanuele Boffi. (Mantovano, l’identità italiana e quelli che «la democrazia è un peso morto», 21.6.23, Tempi)

Certo nessuno si aspetta che questi giornali sostengano Tempi, Mantovano o la linea del governo Meloni. Ma almeno potrebbero provare a “chiamare le cose con il loro nome”. Ma poi ancora più grave questi giornali senza leggere integralmente quello che ha detto il sottosegretario si accontentano di qualche lancio di agenzia e poi ripetono le solite fanfaluche come quelle che la destra che vorrebbe «picconare i pilastri della Repubblica nata dalla Resistenza», «pensionare Mattarella» e impossessarsi di «tutto; in casa la repubblica presidenziale e rompere la solidarietà tra nord e sud, fuori disfare quanto l’Europa ha costruito con sapienza istituzionale, per esportare la restaurazione e sgretolare la Ue assieme ai regimi autoritari dell’Est».

Reazionari e nostalgici. Intanto Padellaro sentenzia che Mantovano ha un pensiero reazionario, «teorico del pensiero tradizionalista e reazionario. Al confronto del quale il dio, patria e famiglia di stampo mussoliniano appare come una pericolosa e sbarazzina fuga nella modernità». E' evidente che Mantovano parla di altro, basta leggere o ascoltare il suo intervento.

Italiani popolo “sbagliato”. Tuttavia i problemi non sono quelli evocati dai giornalisti, non è nemmeno il governo Meloni, che, come ha detto lo stesso Mantovano, «oggi c’è e domani non ci sarà», ma l’identità italiana. Per questo il rapido excursus storico di Mantovano, che è partito dalla riforma luterana per parlare poi dei Lumi e delle politiche anticlericali di metà Ottocento, è servito per spiegare che non è storia di oggi, ma secolare, quella che vuole bollare come “sbagliato” un popolo che, grazie anche alla sua radice cattolica, poco sopporta di genuflettersi a un potere che sente come disumano e coercitivo. Il sottosegretario da un volto a questo potere, a questo partito, identificandolo come partito anti-italiano, spesso identificato come il manifesto fondativo dell’Europa, il Manifesto di Ventotene.

La democrazia è un peso morto. Siccome anche a Mantovano piace “chiamare le cose con il loro nome”. Ha letto tre significativi passaggi del Manifesto, dove sostanzialmente dice che i democratici (cioè quelli del Partito d'Azione), « si sentono smarriti non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultare di passioni. (…) La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria». «Il partito rivoluzionario (…) attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna». In pratica secondo Boffi l'analisi di Mantovano non è banale o superficiale, citando il Manifesto e poi il Diritto mite, un libro del 1992 di Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Consulta, il sottosegretario ha mostrato come esista una linea di pensiero secondo cui i conflitti sociali «non è bene che si risolvano in parlamento», ma devono essere sciolti attraverso asettiche procedure di giudici ed esperti.

In altre parole: poiché il popolo è “sbagliato”, non capisce, è stupido e “sbaglia a votare” (ricordate Calenda?, guarda caso, capo di un partito che si chiama “Azione”), allora bisogna fare in modo di limitare al massimo il «peso morto» della democrazia e fare in modo che i conflitti in seno alla società siano dissipati da esperti, che sanno cos’è il bene, o da giudici, che sanno cos’è il giusto.

 

 

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