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Oltre 110.000 persone sono rimaste uccise in Siria

Oltre 110.000 persone sono rimaste uccise in Siria dall'inizio della rivolta contro il regime di Bachar al-Assad, a marzo 2011. Lo rende noto l' Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo, specificando che oltre 40.000 vittime sono civili, circa 22.000 ribelli e oltre 45.000 tra forze governative e le milizie lealiste....intanto

Mosca dubita delle prove fornite dagli Usa sull'uso di armi chimiche da parte di Damasco: "Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono ne' mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi": cosi' il ministro degli Esteri Lavrov.

"Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo", ha detto Lavrov. "E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate - ha proseguito - loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale". "Anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente", ha aggiunto.

"Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche" e sono "contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato", ha detto il capo della diplomazia russa in merito alla crisi siriana, ma ricordando anche altri dossier caldi come quelli iraniano e nordcoreano.
"Barack Obama, giu' le mani dala Siria": le urla di un centinaio di manifestanti hanno fatto da sfondo nel giardino delle Rose della Casa Bianca mentre il presidente degli Stati Uniti aggiornava dal podio il Paese sulla crisi provocata dai gas di Damasco. I manifestanti si erano radunati fuori dai canecelli di 1600 Pennsylvania Avenue per proclamare con slogan e cartelli l'opposizione all'azione militare con cui l'amministrazione americana intenderebbe punire Damasco.

La protesta di Washington e' stata la piu' clamorosa tra le tante organizzate negli Stati Uniti e altrove. A Londra oltre mille persone che portavano bandiere siriane hanno marciato su Downing Street e si sono radunate a Trafalgar Square.

Una manifestazione pacifista si e' svolta anche a Francoforte con 700 persone, secondo le stime della polizia: "Solo una Siria sovrana, indipendente e libera da ingerenze straniere" fara' si' che i siriani potranno finalmente dar corpo al futuro del Paese, hanno dichiarato gli organizzatori. Altri raduni sono in programma in citta' americane tra cui Houston con due proteste contrapposte, una a favore e una contro i raid.

Contro lo strike minacciato dagli Stati Uniti si sono espressi anche cittadini a Boston dopo che a New york ieri sera alcune centinaia di pacifisti avevano gridato contro la guerra nella "piazza del mondo", a Times Square, dove si trova un centro di reclutamento della Us Army. Per i manifestanti di Londra il voto del parlamento britannico e' stato una vittoria contro la partecipazione del Regno Unito all'attacco a guida Usa. "Oggi e' una vittoria delll'opinione pubblica britannica che non vuole la guerra", ha detto l'ex parlamentare laburista Tony Benn: "Le armi chimiche sono una cosa terribile ma quando pensi alle migliaia di persone che sono state uccise da truppe americane e britanniche in Afghanistan e in Iraq capisci che non e' una nuova guerra che risolvera' il problema...

La condanna della Lega Araba sull'uso di armi chimiche in Siria "non significa che siamo completamente certi che il regime di Assad abbia commesso questo crimine, ma la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano". Lo ha affermato il segretario della Lega Araba, Nabil Arabi.

Qualsiasi azione militare Usa contro la Siria non farebbe altro che "aiutare al Qaida e i suoi affiliati"dice alla Bbc il vice ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad, aggiungendo che sono stati i gruppi armati sostenuti dagli americani, non le truppe siriane, ad aver usato le armi chimiche.

E Papa Francesco ripete il suo grido di pace anche su Twitter: "Mai più la guerra! Mai più la guerra!", è il messaggio lanciato oggi sul profilo in nove lingue.

"La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l'intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C'è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali": Così mons. Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace.

L'intervento militare degli Stati Uniti contro la Siria è meno vicino e deve passare per l'autorizzazione del Congresso e il petrolio Wti segna un deciso ribasso sui mercati asiatici. Il greggio cede 3,4 dollari e segna quota 104,2 contro i 112 dollari segnati la scorsa settimana, i livelli massimi degli ultimi due anni. Ribasso anche per il Brent a 112,2 dollari.

Gli interventi finalizzati a ottenere la pace - ha aggiunto il ministro Mauro - sono la strada maestra, perché attraverso il tempo di contenimento dei conflitti la pace venga raggiunta. Quando possono scatenare rimedi peggiori del male, vanno compresi e quindi impediti. Il caso Siria a quale delle due categorie appartiene? Credo che la pausa di riflessione che i parlamenti britannico, quello francese e il congresso americano si sono presi voglia definire esattamente questo". Per trovare una soluzione alla questione siriana ''la cosiddetta Ginevra 2 deve essere vista come una tappa indispensabile'', ha detto il ministro della Difesa.

La decisione di "tagliare i legami con la Siria è stata presa in fretta (da Morsi, ndr), e non è particolarmente utile":ha detto il ministro degli Esteri egiziano Nabil Fahmi citato dalla Mena, bollando la politica di Morsi come "ideologica". Il governo provvisorio "rivedrà i rapporti con Damasco" per "rilanciare Ginevra 2".

 

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