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Charlie Hebdo, il mondo unito alla Francia

Il mondo, da Barack Obama a Angela Merkel, si stringe attorno alla Francia. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio ad Hollande parlando di "gesto vile ed esecrabile", mentre Matteo Renzi, in segno di solidarietà, si è recato all'ambasciata francese a Roma: "Oggi siamo tutti francesi", ha detto il premier.

Le vittime dell'attacco a Charlie Hebdo, i feriti, le loro famiglie e chi è loro vicino "sono oggi i nostri eroi". Lo ha dichiarato in un messaggio televisivo il presidente francese Francois Hollande proclamando per domani il lutto nazionale. Domani in Francia sarà "una giornata di lutto nazionale" e a mezzogiorno ci sarà un minuto di silenzio generale in memoria delle vittime dell'attacco a Charlie Hebdo, ha detto Hollande, aggiungendo che tutte le bandiere saranno a mezz'asta per tre giorni.

Lo scrittore Michel Houellebecq, del quale è uscito oggi "Sottomissione", polemico romanzo sull'avvento al potere in Francia di un partito islamico nel 2022, è stato messo sotto scorta. La sua casa editrice, Flammarion, evacuata. Charlie Hebdo, la sua satira graffiante, la voglia di scherzare su tutto e su tutti, dal Papa all'Imam, è stato ferito a morte, i suoi vertici decapitati nel mezzo della riunione di redazione del mattino. Ma la sua celebre matita, simbolo di libertà d'espressione, è stata impugnata idealmente da tutti i francesi, che la mostrano nelle loro mani levate verso l'alto, in segno di 'non sottomissione'.

Tra le 11 e le 11.30 almeno due uomini armati entrano nella sede di Charlie Hebdo, al numero 10 di rue Nicolas Appert, nell'XI arrondissement. Subito prima, secondo quanto ha riferito un agente ai media, gli assalitori avevano sbagliato obiettivo entrando al numero 6.

 

Una donna ha raccontato di essere stata minacciata dai due davanti alla porta dell'edificio sede del giornale, costringendola ad aprire con il codice numerico. Una volta entrati i terroristi hanno ucciso un uomo al piano terra, poi sono saliti al primo piano. L'attacco è avvenuto mentre era in corso la riunione di redazione del mattino, a cui erano presenti tutti i principali giornalisti e disegnatori del settimanale. All'uscita dal palazzo il mini-commando s'imbatte nella polizia. In due finiscono un agente a sangue freddo, già ferito per terra sul marciapiede e poi fuggono a bordo di una Citroen scura. Si dirigono verso nord-est e a rue de Meaux, nel XIX, vanno a sbattere contro un marciapiede. Secondo testimoni, gli attentatori ancora armati e incappucciati sono stati costretti a lasciare la vettura incidentata e a impossessarsi di "una Clio chiara, parcheggiata lì dietro, al grido di Allah è con noi", per riprendere la fuga verso Porte de Pantin, sempre in direzione nordest.Intanto :

Si sarebbe consegnato spontaneamente, dopo aver visto il suo nome circolare sul web, presentandosi al commissariato di Charleville-Mèzières, nel nordest della Francia, Mourad Hamid, il 18 enne fermato per la strage al Charlie Hebdo. Lo riferiscono i media francesi. Secondo Bfmtv, il ragazzo sarebbe il cognato di uno dei due ricercati. Prosegue in tutta la Francia la caccia ai killer.
I suoi compagni affermano che ieri mattina il giovane era regolarmente a scuola. «Nessuna accusa» è stata ancora formulata nei suoi confronti, scrive il sito di Le Monde.

Nell'ambito dell'inchiesta ci sono stati «diversi arresti» e alcune persone legate ai killer sono da stanotte in stato di fermo, ha detto il premier francese Manuel Valls. Secondo fonti giudiziarie citate dai media, i fermati sono 7, tra cui Hamyd Mourad, sospettato di essere l'autista del commando.

Uno dei presunti terroristi della strage è conosciuto anche dalle forze di polizia americane, ha riferito un funzionario della sicurezza Usa alla Cnn, secondo cui l'Fbi e le agenzie di intelligence degli Stati Uniti stanno tracciando le conoscenze dei sospetti alla ricerca di indicazioni tramite contatti, e-mail, post sui social media e altre comunicazioni.

Intanto una buona notizia: i quattro feriti gravi nell'attacco a Charlie Hebdo non sono più in pericolo di vita. Lo riferisce la rete all news Bfm Tv.... Secondo ricostruzioni giornalistiche questa sarebbe ;a dinamica del assalto dei terroristi :

 

Hanno scelto Charlie Hebdo, una rivista storica, che della satira ha fatto negli anni un vessillo, che a più riprese, negli ultimi tempi, aveva preso di petto senza nessun timore proprio i temi dell'islamismo più radicale e più oscuro. L'hanno fatto in un giorno speciale, nel giorno della riunione settimanale di redazione e nel giorno in cui in tutta la Francia usciva il libro «Sottomissione», l'ultima opera di Houellebecq, in cui si immagina che entro qualche anno la Francia possa avere un presidente islamico.


Niente per caso, quindi, neanche l'orrore. Hanno approfittato di Coco, una delle disegnatrici più conosciute, l'hanno avvicinata in due mentre aveva una bambina per mano, sua figlia, e l'hanno costretta ad aprire il portone del palazzo, digitando il codice che di solito si usa in tutti i palazzi di Parigi, e soprattutto lì, in rue Nicolas Appert, una strada dell'Undicesimo benestante e di sinistra, l'arrondissement del Père Lachaise, il cimitero dei vip.

Sono entrati minacciando violentemente quella donna, armati di khalasnikov, e hanno fatto una strage: dodici morti, undici feriti, cinque sono gravissimi. Fra quei dodici morti c'è il direttore di Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier, ma ci sono anche Jean Cabut e Georges Wolinski, tutte le matite di punta di Charlie. Soprattutto Wolinski, conosciuto molto anche in Italia per aver collaborato con il Male.

Una strage, come avrebbero documentati gli scampati, come avrebbe testimoniato il video girato dai tetti da Michel Bodout, che fissa due dei tre uomini neri mentre si allontanano, mentre uno di loro uccide a freddo un poiziotto già finito per terra. Lui e un altro agente erano lì a protezione del direttore, perché le minacce andavano avanti ormai da mesi, sempre più precise, sempre più serie, al punto che Carbonier aveva profeticamente avvertito gli amici: «Aspettate per farci gli auguri, c'è tempo tutto gennaio».

Otto i giornalisti uccisi, il prezzo più alto che la categoria abbia pagato mai in un colpo solo, e due i poliziotti appunto: gli altri due morti sono un invitato speciale a quella riunione di redazione e il portiere dello stabile. L'impronta è inequivocabile, purtroppo.

Li hanno sentiti gridare «Allah è grande», li hanno sentiti ancora annunciare: «Vendicheremo il Profeta», in un francese che ai testimoni è sembrato perfetto, senza particolari inflessioni, senza nessuna concessione al dialetto. Hanno programmato e portato a termine la strage in neanche cinque minuti.
Ci sarà solo da scoprire, nel corso delle indagini, come potessero conoscere così bene quelle stanze al secondo piano e soprattutto quei giornalisti, fino a chiamarli per nome a uno a uno, prima di abbatterli come birilli. Neppure quest'atrocità si sono risparmiata.

Coco con la sua bambina è riuscita a salvarsi riparando sotto una scrivania per quei cinque lunghissimi minuti. E' accaduto tutto fra le undici e mezza e le undici e trentancinque. Ad aspettare i due sicari, proprio all'ingresso, c'era una Citroen nera con i vetri oscurati, e il terzo del commando alla guida. Nei video girati dai giornalisti di Charlie scampati alla strage si nota bene una scarpa da ginnastica proprio accanto alla portiera, la scarpa che uno dei killer raccoglierà prima di fuggire.

È l'inizio di una folle corsa. L'allarme è appena scattato e loro sono già a Porte de Pantin, direzione nord, fuori Parigi. Hanno investito e ferito gravemente un pedone -lo ricovereranno in ospedale in fin di vita -, sono stati costretti a ricorrere a un'altra macchina, una Renault Clio nera presa all'angolo di una strada. Al povero proprietario hanno fatto una specie di rivendicazione: «Dillo a tutti che siamo Al Qaeda dello Yemen». E con quell'auto sono spariti.

La Francia intera è sconvolta. In tv e su Internet campeggiano quei volti sorridenti, si raccontano le storie delle loro battaglie, la storia stessa del giornale che affonda negli anni '70, tutti in Francia ancora ricordano una memorabile vignetta sulla tomba di De Gaulle.

Il presidente Hollande si precipita sul posto, la gente comune decide di uscire di casa perché un affronto così alla liberta di espressione non si può sopportare. Alla fine si riverseranno a migliaia alla République, con tante matite alzate, proprio per ricordare quei giornalisti, quei disegnatori. È la più triste delle sere, la sera in cui la Francia decide di non arrendersi al terrorismo islamico.

L'allarme si estende all'Europa intera, ma la polizia francese segue subito una sua traccia precisa, che porta a Reims, dritta a quel terzetto. La notte che arriva è una notte di voci che si rincorrono: il sito di Libération poco prima della mezzanotte dà praticamente per certo che siano stati fermati. Proprio loro, proprio i macellai di rue Nicolas Appert. Ma la polizia non si decide a confermare. Sarebbero giovanissimi, due imparentati fra loro, forse fratelli. Sono stati sicuramente «localizzati» e poi identificati. Ma la conferma non arriva, il ministero dell'Interno resta prudente, la caccia continua.

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