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vignetta di Marcello Sartori sulla 'Presidenta' Boldrini

«Certe pubblicità che noi consideriamo normali, con le donne che stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano, danno invece un’immagine della donna che non è normale e non corrisponde alla realtà delle famiglie». Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo ieri alla consegna a Roma del "Premio Immagini Amiche", riconoscimento alle pubblicità “rispettose” delle donne. L’immagine di una donna e madre di famiglia che si prende cura, anche in cucina, dei suoi cari, sarebbe quindi da bandire in quanto “anormale”.

Cosa dire alle 5 milioni di casalinghe che, in Italia, sono già discriminate da tanti punti di vista? Il numero delle donne che si dedicano prevalentemente al “lavoro familiare”, nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, infatti, resta molto alto, anche se negli ultimi anni in sensibile un calo (negli ultimi dieci anni la riduzione è stata solo di 3-400 mila unità).

Con tutti i problemi che ci sono in termini di strumentalizzazione della donna e del suo indispensabile ruolo materno e sociale, questa della “pubblicità progresso”, ci sembra davvero una assurdità. Ci si sarebbe aspettato piuttosto dal Premio promosso dall'Unione Donne in Italiaun discorso sui media e cartelloni pubblicitari che «usano» il corpo femminile. Per vendere occhiali, jeans o hi-fi, ci troviamo spesso di fronte a gigantografie insensate. Queste, sì, che offendono le donne e la famiglia, paragonando il corpo femminile ad un oggetto “di contorno” di beni materiali e di consumo.

Una lancia, da questo punto di vista, se la meriterebbe il sindaco di Roma Ignazio Marino che, se rispetterà il senso della delibera approvata dal Campidoglio nel luglio 2014, dovrà vietare gli spazi pubblicitari del Comuneai cartelloni e manifesti pubblicitari che associno il corpo della donna«ad immagini che lo equiparano ad un oggetto ed in maniera sessista».

Questo annuncio è stato dato dal primo cittadino proprio durante la cerimonia di consegna del “Premio Immagini Amiche” ma, dalla presidente della Camera, ci si poteva aspettare qualche parola (e iniziativa)in più in questo senso. E invece ecco il catechismo vetero-femminista secondo il quale «È mortificante per il paese che non ci si accorga di quanto il pregiudizio sia entrato nel nostro modo di pensare; consideriamo normali pubblicità che in altri paesi non andrebbero mai in onda sulla tv pubblica perché propongono uno schema e un assetto di famiglia non rispettoso dei ruoli all'interno delle famiglie, in cui ciascuno fa la sua parte», ha aggiunto la Boldrini.

Il 5 marzo scorso la presidente della Camera aveva detto anche di peggio, affermando di ritenere inaccettabili «quelle pubblicità che valorizzano solo il focolare domestico: c’è nella nostra vita ma non c’è solo quello. Se la donna la riduci ad un oggetto ne fai quello che vuoi».

L’esaltazione della famiglia tradizionale equivarrebbe quindi ad uno spot “sessista”? Sì, secondo la nostre più alta caricaistituzionale al femminile. Tanto che nel novembre scorso in un convegno la Boldrini invitò addirittura le aziende italiane ad evitare gli “spot sessisti”. Ma di che stiamo parlando? Certi palcoscenici servirebbero piuttosto per denunciare la violazione, da parte di non poche imprese in Italia, del divieto di licenziamento per la donna in maternità che, ricordiamolo, secondo il nostro ordinamento dovrebbe andare dall'inizio del periodo di gestazione e fino al compimento di un anno di età dei figli.

Con la schiavitù della tratta internazionale a fini sessuali (comprese le baby-prostitute!), o quella “nuova” degli uteri in affitto, soprattutto per le donne dei Paesi poveri, la terza carica dello Stato ci viene a propinare la “crociata” per non far trasmettere più miss Italia dalla Rai-Tv? Nel luglio 2013, infatti, la Boldrini si guadagnò una mareadi critiche definendo una «scelta civile» quella della televisione pubblica dieliminare dai propri palinsesti quella kermesse colpevole, a suo avviso, di far sfilare «le ragazze italiane in tv con un numero». No comment.

Le 5 milioni di casalinghe italiane, comunque, “ringraziano” la terza carica dello Stato per l’attestazione di stima verso il “lavoro familiare”. Che, in realtà, è una vera e propria missione. Ma quelle delle donne reali, evidentemente, sono solo pretese destinate ad essere superate dai “miti del progresso” nei quali, tanto cecamente, crede anche il “nostro” presidente della Camera.

Un commando armato ha preso in ostaggio un magistrato nella sede del Palazzo di Giustizia di Caglayan, sul versante europeo di Istanbul. E' il  procuratore Mehmet Selim Kiraz, responsabile delle indagini sulla morte di Berkin Elvan, un quindicenne colpito alla testa da una capsula di gas lacrimogeno nel giugno 2013, durante le proteste anti-governative a Gezi Park, e deceduto in ospedale nel marzo dell'anno scorso senza mai essere uscito dal coma. Autori del rapimento sarebbero militanti del Dhkp-C, un gruppo fuori legge di estrema sinistra. Nell'edificio sono entrate le forze speciali e la polizia ha avviato trattative.  L'ufficio del primo ministro turco ha imposto il silenzio stampa sull'operazione.

La polizia ha avviato trattative con i presunti membri del gruppo Dhpk-C che tengono in ostaggio il magistrato Mehmet Selim Kiraz al sesto piano del palazzo di Giustizia di Istanbul, ha indicato il vice-procuratore capo della megalopoli del Bosforo Vedat Yigit citato da Hurriyet. Il gruppo  ha lanciato un ultimatum alle autorita' turche chiedendo che entro le 15.36 locali l'agente che nel 2013 sparo' un candelotto lacrimogeno che colpi Berkin Elvan alla testa faccia una confessione 'in diretta'

Nell'edificio sono stati sentiti colpi di arma da fuoco. Una foto fatta circolare sui social media mostra Kiraz con un uomo alle spalle che con una mano gli tiene tappata la bocca e con l'altra gli punta una pistola alla tempia. Sul muro dietro di loro si vede la bandiera del Dhkp-C.

Il movimento armato di estrema sinistra turco Dhkp-c, che oggi ha rapito in tribunale il magistrato Mehmet Selim Kiraz, è inserito nella lista dei gruppi terroristi di Turchia, Ue e Stati Uniti. Secondo le agenzie di stampa il Gruppo fondato nel 1978 con il nome di Sinistra rivoluzionaria, è un movimento di ispirazione marxista-leninista. Nel 1994 ha preso l'attuale nome di 'Fronte-Partito di liberazione del popolo rivoluzionario'. Nel 2008 la sua leader Asuman Akca fu arrestata con l'accusa di voler assassinare l'allora premier Recep Tayyip Erdogan. Rilasciata nel 2012, è stata uccisa poco dopo da un uomo identificato dalle autorità come un membro del Pkk.

Dagli anni '70 a oggi il gruppo ha compiuto e rivendicato diversi omicidi e attentati. L'ultimo risale allo scorso 6 gennaio, quando una donna kamikaze si è fatta saltare in aria in una stazione di polizia a Istanbul, uccidendo un agente e ferendone un altro in modo serio. Nel rivendicare l'attentato il Dhkp-C dichiarò la volontà di "punire gli assassini di Berkin Elvan", il quattordicenne ucciso durante le manifestazioni di Gezi Park, sulla cui morte ha indagato il magistrato sequestrato oggi. Il primo febbraio del 2013 in un altro attacco kamikaze all'ambasciata americana ad Ankara morì una guardia addetta alla sicurezza. L'attacco più sanguinoso perpetrato dal gruppo terroristico sino ad ora è avvenuto il 10 settembre 2001 quando una donna kamikaze si fece esplodere davanti alla sede della polizia nella centrale piazza Taksim, ad Istanbul, uccidendo tre persone e ferendone almeno 20.

"Per l'amor di Dio, apri la porta!". Sono queste le ultime parole del comandante della Germanwings, rivelate dalla scatola nera dell'aereo caduto sulle Alpi. Lo riferisce la Bild am Sonntag. Secondo il tabloid, nella registrazione si sente urlare anche "Apri questa maledetta porta!".

Non si finisce di scavare nella vita del copilota ma prove reali non ce ne sono ha riferito Kumpa. "Non ci sono prove che abbia annunciato precedentemente le proprie intenzioni e non abbiamo trovato lettere che contengano una confessione da parte sua", ha spiegato il procuratore. Insomma non si può speculare. E quello che si continua a scoprire tra le macerie non allevia il male o la paura. La clinica universitaria di Duesseldorf ha consegnato proprio oggi alla procura - invece che venerdì come previsto - le cartelle cliniche del copilota. A confermarlo è stata una portavoce dell'ospedale, dove il 27enne era andato alcune settimane fa per il "chiarimento di una diagnosi", di cui però non sono stati forniti ulteriori dettagli e nemmeno in quale reparto sia stato. Tra febbraio e il 10 marzo, Lunitz è stato almeno in tre occasioni nelle strutture mediche. La scorsa settimana, l'ospedale ha smentito che fosse stato curato nella clinica per depressione.

Intanto è giallo sul certificato di idoneità di volo di Lubitz. Quello del 2014, ancora valido al momento della catastrofe, è stato rilasciato dall'Aeromedical center della Deutsche Lufthansa di Monaco. Ma la compagnia di volo reagisce: Lufthansa ha tre centri aeromedici, ma non ha comunque accesso agli atti. Alla fine sa soltanto se un pilota è idoneo o no e l'idoneità prevede comunque il consenso dell'ufficio federale del Luftfahrt-Bundesamt (Lba). "Lufthansa ha tre Aeromedical center e 20 medici specializzati, ma anche se un pilota si rivolge a uno di questi centri, il che peraltro non è obbligatorio, la compagnia non ha accesso agli atti medici: è a conoscenza soltanto dell'idoneità o meno a volare", fa sapere la compagnia di volo. Intanto la Bild am Sonntag ha pubblicato un'altra indiscrezione, secondo la quale qualcuno, "un buon conoscente di Lubitz", potrebbe aver avvertito la compagnia, mettendo in dubbio la capacità di volare del giovane. Una circostanza smentita dalla compagnia e non confermata dagli inquirenti: "E' assolutamente escluso che i vertici della compagnia o della flotta o qualsiasi carica rilevante sia stata raggiunta da una notizia del genere".

Secondo la Bild la ragazza di Andreas Lubitz è incinta. Titola infatti: "La ragazza di Lubitz aspetta un bambino?". Sabine L., ma il nome non è quello vero, viveva a Düsseldorf con il copilota della Germanwings. Secondo Spiegel, avrebbero voluto sposarsi. Sabine è un'insegnante di matematica e inglese, e avrebbe raccontato nella scuola in cui lavora nel Nordreno-Westfalia, qualche settimana fa, di aspettare un bambino. La coppia si era conosciuta in un Burger King di Montabaur, cittadina di origine del copilota, dove entrambi lavoravano da ragazzi. Lubitz a 18 anni aveva questo piccolo impiego, retribuito 400 euro al mese, proprio per potersi pagare le ore di volo.

Secondo tanti giornali e agenzie di stampa puo essere che aveva una malattia nascosta che è improvvisamente riemersa dopo una banale crisi di coppia, provocando una strage. Andreas Lubitz, il co-pilota dell'Airbus 320 della Germanwings che ha causato lo schianto dell'aereo con 150 persone a bordo contro una montagna francese soffriva di depressione, ma nessuno dei suoi datori di lavoro lo sapeva. ''Un giorno - aveva confidato alla ex fidanzata - farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno. Lo ha fatto - ha detto - perché si è reso conto che a causa dei suoi problemi di salute il suo grande sogno di lavorare per Lufthansa, di un lavoro come capitano e come pilota di voli a lungo raggio sarebbe stato praticamente impossibile''

''Durante i voli era una persona carina e aperta. Privatamente era molto tenero, un uomo che aveva bisogno d'amore. Era una brava persona, in grado di essere tanto dolce. Mi regalava fiori'', racconta sotto anonimato la ventiseienne, che fa l'assistente di volo. Poi il quadro cambia: ''Abbiamo parlato sempre molto anche di lavoro e in quei frangenti era un'altra persona. Si arrabbiava per le condizioni in cui dovevamo lavorare. Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressione''.

Da quando ho sentito del disastro mi torna sempre in mente una frase che ha detto. 'Un giorno farò qualcosa che cambierà l'intero sistema e tutti allora conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno'. Non ho mai capito cosa intendesse, ma ora ha un senso''. La relazione è durata cinque mesi, in cui i due hanno spesso volato insieme e condiviso stanze d'hotel nascondendo la relazione ai colleghi, racconta Bild. ''Ci siamo conosciuti l'anno scorso su un volo, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo rimasti in contatto. Di lì le cose sono cresciute, ma non ho mai voluto che diventasse ufficiale. Per questo ci incontravamo in hotel, perché non mi piace mischiare l'amore con il lavoro''.

Andreas Lubitz, il copilota del volo Germanwings schiantatosi sulle Alpi francesi, prima di iniziare la carriera professionale di pilota era stato classificato come ''a rischio suicidio'' ed era per questo in terapia. Lo ha reso noto la procura di Duesseldorf. Il trattamento psicoterapeutico era stato comunque concluso prima dell'inizio del percorso che lo ha portato alla licenza di volo professionale, ha precisato ancora il portavoce parlando durante un incontro con la stampa convocato in procura nella città tedesca.

Gli investigatori hanno trovato antidepressivi nell'appartamento di Andreas Lubitz, il copilota responsabile dello schianto dell'Airbus A320 con 150 persone a bordo. Lo riferisce il quotidiano tedesco Die Welt am Sonntag. Quest'ultimo cita uno degli investigatori il quale ha detto che Lubitz soffriva di una "grave malattia psicosomatica" e la polizia ha trovato farmaci per curarla. La stessa fonte ha aggiunto che il copilota soffriva anche di "una grave depressione e sindrome da affaticamento".

Andreas Lubitz si era sottoposto ad un trattamento perché aveva un problema agli occhi che potrebbe aver messo in pericolo la sua capacità di continuare a lavorare come pilota. Lo riferisce il New York Times che cita due fonti vicine alle indagini. La rivelazione del possibile problema agli occhi fornisce un nuovo elemento sul 28 enne pilota che ha fatto schiantare l'Airbus contro le alpi francesi con 150 persone a bordo. Non è chiaro quanto grave fosse il problema o se sia legato alle sue condizioni psicologiche.

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