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La Grecia scivola di nuovo in recessione con due trimestri consecutivi di crescita negativa. Nel primo trimestre (primo rpt) il Pil di Atene ha segnato un -0,2% dopo il -0,4% dell'ultimo trimestre del 2014. A pesare lo stallo dei negoziati con i creditori internazionali.
Intanto ha assegnato titoli di Stato a 3 mesi per 1,138 miliardi di euro con un rendimento stabile al 2,7%. Stabile anche la domanda con un rapporto di copertura pari a 1,30.

I creditori della Grecia chiedono al governo Tsipras ulteriori tagli alla spesa per circa 3 miliardi di euro entro fine anno in modo da raggiungere il livello minimo di bilancio richiesto. Lo scrive Bloomberg che cita fonti vicino al dossier secondo cui i tagli dovrebbero portare il surplus primario appena sopra l'1% del Pil nel 2015, un livello che oggi il ministro dell'Interno greco Nikos Voutsis ha definito "accettabile". Senza nuove misure - stimano le fonti - la Grecia chiuderebbe il 2015 con un deficit/Pil attorno allo 0,5%

Il governo greco spera di raggiungere un accordo con i creditori entro la fine di maggio. E' quanto riferisce oggi la stampa ateniese citando
dichiarazioni rese da fonti governative al termine della riunione del Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio. Il primo ministro Alexis Tsipras, che ha presieduto la riunione, ha spiegato che vi sono stati progressi significativi in occasione della recente riunione dell'Eurogruppo e ha sottolineato che finora la Grecia ha aderito agli accordi del 20 febbraio. In tal modo, ha aggiunto Tsipras, la Grecia ha dimostrato di rispettare le procedure, le normative e l'ambito operativo dell'eurozona, il che significa che è giunto il momento per i partner del Paese di dimostrare il loro rispetto nei confronti delle decisioni democratiche del popolo greco nel comune ambito europeo.

Tsipras ha sottolineato inoltre che il suo governo deve proteggere i lavoratori, i pensionati e le famiglie che hanno sofferto a causa dell'austerità provocata dal piano di salvataggio dell'economia del Paese. Le fonti hanno comunque reso noto che nel corso della riunione non si è discusso della possibilità di indire un referendum o elezioni anticipate. Prima della riunione, un ministro - parlando con i giornalisti - aveva dichiarato che la discussione sulla riforma del sistema pensionistico e dell'Iva è ancora aperta, che esiste una sorta di accordo sul ripristino del contratto nazionale del lavoro e che la questione dei licenziamenti di massa è stata risolta. Stando però alle recenti dichiarazioni dell'Eurogruppo, sembra che alcune di tali questioni siano ancora irrisolte e che da parte di Atene siano necessari ulteriori sforzi per giungere ad un accordo finale con i creditori. Tsipras ha convocato una nuova riunione del Consiglio dei ministri per le 18:00 di oggi nell'apparente tentativo, scrivono i giornali, di risolvere tutte le questioni ancora aperte e raggiungere un accordo entro la fine di maggio.

Il Pil dell'Eurozona nel primo trimestre di quest'anno è cresciuto di +1,0% rispetto allo stesso periodo del 2014 secondo le stime pubblicate oggi dall'Istat. Nello stesso periodo di confronto, il Pil dell'Italia è rimasto invariato, quello della Spagna è cresciuto di +2,6%, in Germania +1,0%, in Francia + 0,7%, in Grecia +0,3%

Yanis Varoufakis, al termine vertice che aveva sul tavolo proprio la questione di Atene, dell'accordo con i partner internazionali per sbloccare 7,2 miliardi di aiuti in cambio di riforme ha detto: L'accordo per gli aiuti alla Grecia "si sta avvicinando" e con i partner europei c'è "notevole convergenza". Quanto all'ipotesi di un referendum sulle future misure di austerità, ha spiegato: "Attualmente il governo ha un mandato chiaro e non ne serve un altro per negoziare e per quanto mi riguarda un referendum non ha nulla a che vedere con ciò che in questo momento abbiamo sul radar". Al tempo stesso ha lanciato un allarme: "Il problema di liquidità  è terribilmente urgente".

In attesa dei dettagli ulteriori da Bruxelles, i mercati digeriscono l'Eurogruppo che ha certificato solo parziali passi avanti sulla risoluzione della questione greca. Serve altro tempo per arrivare a definire un accordo e liberare così i 7,2 miliardi di aiuti internazionali per Atene, in cambio di un programma di riforma, hanno concluso ieri sera i ministri delle Finanze dell'area con la moneta unica. Intanto, però, si scioglie la tensione sul pagamento da parte del governo ellenico di una tranche da circa 760 milioni per rimborsare il Fmi: i funzionari del ministero dell'Economia hanno confermato di aver dato l'ordine di versare i denari, in tempo per la scadenza odierna.

Secondo il quotidiano greco Kathimerini, avrebbero usato 650 milioni di riserve depositate proprio presso il Fmi, che vanno ricostituite entro un mese. Resta il fatto che di qui a pochi giorni la situazione - senza un accordo e quindi gli aiuti - si ripeterà: tra giugno e luglio ci sono scadenze ben più significative, di nuovo verso il Fondo e anche verso la Bce. Proprio alla Banca centrale sono arrivati a questo punto i segnali che aspettava: i piccoli progressi e il pagamento della rata permetteranno a Draghi, domani, di confermare il programma di liquidità d'emergenza per le banche elleniche. Intanto:

I piccoli passi avanti dell'eurogruppodi ieri, la volontà di Atene di rimborsare le tranches di prestiti, la possibilità di indire un referendum sul memorandum, i rapporti greci con Mosca, i mal di pancia della Lista Tsipras. Francesco De Palo, direttore di Mondo Greco, ha fatto il punto sulla crisi greca ieri intervenendo alla trasmissione "Voci transnazionali" su Liberi Tv condotta da Gianni Colacione.

L'occasione è stata utile per analizzare i progressi dei negoziati tra Atene e il Brussels Group, anche alla luce delle nuove strategie ellenico-russe legate al gasdotto Turkish Stream (che dal Mar Nero porterà gas in Europa attraverso la Grecia) e al dossier privatizzazioni. "Anche se il clima in Europa sembra cambiato dopo l'affiancamento a Varoufakis di un altro negoziatore - osserva De Palo - l'emergenza dei conti ellenici resta intatta. Da un lato c'è la buona volontà del governo di pagare il dovuto e di combattere la corruzione così come sta facendo il ministro Nikoloudis. Dall'altro restano sul tavolo i nodi legati a pensioni e aumento iva, su cui le distanze paiono immutate. L'auspicio è che le privatizzazioni e il dossier gas possono venire in soccorso alla Grecia". Intanto in Europa:

Più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio per chi fa le riforme, scorporo degli investimenti co-finanziati dalla Ue ma solo se non si sfora il tetto del 3% di deficit, risanamento meno duro nei momenti di difficoltà dell'economia: queste le nuove linee guida sulla flessibilità della Commissione Ue. "La Commissione non propone nessuna modifica delle regole esistenti, quindi non sarà fatto nessun passo legislativo e queste linee guida saranno applicabili immediatamente", precisa la Commissione nella comunicazione sulla flessibilità. Lo scopo, precisa, è "incoraggiare l'attuazione delle riforme, promuovere gli investimenti, soprattutto nel contesto del nuovo fonda strategico (EFSI) del piano Juncker, e prendere meglio in considerazione il ciclo economico in ogni Stato".

Tre gli aspetti principali della comunicazione. Primo, la Commissione "prenderà in considerazione l'impatto positivo delle riforme", sia per chi è nel braccio preventivo del Patto di stabilità (cioè ha un deficit sotto il 3%) sia per chi è nel braccio correttivo (cioè è sotto procedura per deficit). Le riforme devono essere "importanti, con impatto positivo verificabile sul bilancio, e devono essere attuate". La Commissione valuterà le riforme prima di consentire una "deviazione temporanea dall'obiettivo di medio termine o dal percorso verso esso". Tale deviazione non può essere maggiore di 0,5%, e deve essere assicurato un "margine di sicurezza" in modo che il 3% di deficit non venga mai superato.

Il secondo aspetto è definito "clausola per investimenti" e chiarisce che i Paesi che sono nel braccio preventivo possono deviare temporaneamente dall'obiettivo per fare investimenti in progetti co-finanziati dalla Ue a patto che rispettino alcune condizioni. Il loro pil deve essere sotto il potenziale (output gap maggiore di -1,5%), la deviazione non deve portare al non rispetto del 3% di deficit. Il terzo aspetto chiarisce come calcolare gli 'up' e i 'down' dell'economia, creando una nuova 'matrice' che consentirà di aggiustare il passo degli sforzi strutturali richiesti in base al ciclo economico di ognuno.

"Nessuno sottovaluti la nostra determinazione ad avere successo" nel negoziato con l'Ue nell'interesse "dei lavoratori inglesi e di tutta l'Unione". Lo dice a Bruxelles il cancelliere dello scacchiere George Osborne a margine dell'Ecofin. "Diamo il via al negoziato puntando ad essere costruttivi e impegnati ma anche risoluti e convinti".

È scontro tra la Rolex e il governo italiano. Un "inaccettabile affiancamento dell'immagine di Rolex alla devastazione di Milano e all'universo della violenza eversiva". È questo, secondo il colosso svizzero dell'orologeria di lusso, il risultato delle parole di Matteo Renzi e Angelino Alfano, che all'indomani della manifestazione no-Expo hanno parlato di 'teppistelli col Rolex' e 'figli di papà con il Rolex' in riferimento ai facinorosi. La società ha pubblicato una lettera aperta sui principali quotidiani, con un avviso a pagamento a tutta pagina, in cui chiede al premier e al ministro dell'Interno una "cortese dichiarazione di rettifica".

Nella lettera Gianpaolo Marini, amministratore delegato di Rolex Italia, si rivolge a Renzi e ad Alfano esprimendo "profondo rincrescimento e disappunto per l'associazione insita nelle vostre parole fra la condizione di 'distruttori di vetrine' ed il fatto di portare un orologio Rolex al polso".

"Se, personalmente e come cittadino di Milano, ho apprezzato il sacrificio e la dedizione delle forze dell'ordine, debbo, invece, per la mia carica esprimere profondo rincrescimento e disappunto per l'associazione insita nelle Vostre parole fra la condizione di 'distruttori di vetrine' e il fatto di portare un orologio Rolex al polso ". È quanto scrive l'amministratore delegato della Rolex Italia, Gianpaolo Marini. Il quale chiarisce che l'azienda non ci sta ad essere associata con i black bloc che il primo maggio hanno messo a ferro e fuoco Milano.

Dopo gli incidenti e la guerriglia del primo maggio a Milano per l'inaugurazione dell'Expo erano state pubblicate su alcuni quotidiani e in rete le foto di una manifestante con un cappuccio scuro e una sciarpa sul volto immortalata mentre imbrattava la vetrina di una banca con due bombolette spray. Al polso aveva quello che è sembrato un orologio Rolex.

Il giorno dopo il ministro dell'Interno Angelino Alfano aveva detto: "Ieri in piazza ho visto farabutti con il cappuccio e figli di papà con il Rolex". Il 3 maggio, alla Festa dell'Unità di Bologna, era intervenuto sulla questione anche il premier Matteo Renzi: "Agli amici del Pd di Milano dico grazie: mentre quelli col Rolex andavano a distruggere le vetrine loro si sono messi a pulirle. Quattro teppistelli non la vinceranno, siamo più forti noi".

"Al di là del fatto che, dalla qualità delle foto e dei video che sono stati diffusi dai media, è altamente improbabile poter desumere un'affidabile identificazione come Rolex e ancor più come Rolex autentico dell'orologio indossato dai facinorosi che stavano commettendo evidenti reati, credo che il dettaglio dell'essere - o non essere - quest'ultimo di marca Rolex, sia obiettivamente cosa marginale rispetto al 'cuore' delle vostre dichiarazioni", scrive Marini. Tuttavia, visto che l'eco è stata "straordinariamente vasta", "ho preso la libertà di pubblicare la presente a doverosa autodifesa, nell'immediato, della reputazione del marchio e dell'immagine di Rolex".

E conclude Marini, "Rolex Italia Spa è da sempre ossequioso della legalità e molto spesso chiamato a collaborare con le forze dell'ordine in indagini relative al nostro settore". Interpellato sulla lettera, il Viminale risponde "no comment".

 

 

Attimi di paura la scorsa notte all'aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino, lo scalo aereo più importante di Roma.Era da poco passata la mezzanotte quando un violento incendio si è sviluppato al terminal 3, partendo dalla cucina di un punto di ristoro

Il presidente dell' Enac Vito Riggio nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato  :  Un testimone avrebbe visto le fiamme divampare da un quadro elettrico.
"Tra poco partiranno anche i voli Alitalia, speriamo la situazione si regolarizzi a breve". ha confermato Riggio I prossimi aerei pronti al decollo sono: ore 15.40 per Praga e alle 16 per Dubai. Alle 14 sono riprese, come annunciato, tutte le partenze a Fiumicino. Unico terminal operativo è il T1, dove sono stati invitati a recarsi tutti i passeggeri in attesa di imbarco e si sono formate lunghe code all'esterno del terminal.

E l'ad di Adr Lorenzo Lo Presti ha precisato: "C'è stato un corto circuito che ha scatenato l'incendio nella zona commerciale, abbiamo 18 mila centraline che rilevano il fumo che sono scattate e sono arrivati i vigili. Il Terminal 3 è distrutto dopo i varchi di sicurezza cioè la parte commerciale, il resto è agibile e non è stata interessata l'area del cantiere per il nuovo molo". Non ci sono feriti, solo tre intossicati lievi "ma in codice giallo e non sono dei passeggeri - ha precisato Lo Presti - L'obiettivo primario era la sicurezza delle persone
Le fiamme e il fumo in pochi secondi hanno riempito tutto il terminal 3, un terribile odore acre e l'allarme antincendio è subito scattato creando il panico tra operatori e viaggiatori. Paura all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. Un rogo si è sviluppato nella notte, precisamente alle 00.04, nello scalo romano, dalla cucina di un bar interno al terminal 3, voli internazionali, provocato "probabilmente da un corto circuito".
Dopo l'incendio divampato in nottata lo scalo è stato chiuso e i viaggiatori hanno dovuto attendere nei casi più fortunati 12 ore, per potersi imbarcare. Traffico in tilt anche nella zona a sud della capitale con strade e autostrade bloccate. Ma problemi si sono registrati anche alla stazione dei treni di Termini dove si sono riversati moltissimi viaggiatori. Alcune compagnie hanno già fatto sapere che chi ha perso il volo sarà rimborsato. Voli cancellati in tutta Italia. Le associazioni di consumatori invitano i passeggeri a chiedere rimborsi.
Le indagini, che inizialmente hanno considerato tutte le ipotesi, hanno già escluso che possa essersi trattato di una azione dolosa. Le fiamme hanno provocato una colonna di fumo altissima, visibile anche a chilometri di distanza. L'Enac in una conferenza stampa ha spiegato che la causa del rogo potrebbe essere stato un "corto circuito" nell'area dei negozi. Sono in corso le indagini e saranno sentiti alcuni testimoni. Il vice questore Antonio Del Greco ha spiegato che na teste che ci ha indicato l'origine dell'incendio in "un vano dietro il frigorifero di un esercizio commerciale". "La dipendente del bar ha fatto subito allontanare le persone e poi è scattato l'allarme, attorno a mezzanotte -ha aggiunto- è una testimonianza che stiamo valutando secondo gli elementi che hanno i vigili del fuoco".
Dopo una lunga mattinata di disagi, anche l autostrada Roma Fiumicino chiusa al traffico e tra passeggeri disorientati, addetti impegni a fornire assistenza e lo scalo bloccato tra ingressi transennati e un intenso odore di bruciato, alle 13.50 è partito il primo volo Iberia per Madrid.

veglia 1io

In questo weekend appena trascorso abbiamo assistito a Milano a degli eventi più o meno contradditori: al mattino l’apertura dell’Expo, doveil mondo capitalista celebra se stesso, nonostante la crisi economica, e che vorrebbe estendere a tutti il suo benessere sconfiggendo definitivamente la “fame nel mondo”,nel pomeriggio, una piccola minoranza di potenziali assassini mette la città a ferro e fuoco, come accadde a Genova nel 2001. E’ una scena che ormai si ripete ogni qual volta ci sono incontri importanti del capitalismo internazionale. In un interessante fondo pubblicato da comunitambrosiana.org, Marco Invernizzi, a proposito dei cosiddetti blackbloc, scrive:“Appaiono come contestatori di un mondo del quale, invece, sono in qualche modo il prolungamento, o forse un aspetto contiguo”.Infatti “i due mondi sono accomunati dal rifiuto di quei principi fondamentali che soli possono tenere insieme una società e garantirne il bene comune, fra cui quella solidarietà verso gli ultimi che i “capitalisti” vorrebbero aiutare e i blackbloc rappresentare.

Pertanto, per Invernizzi, “gli ultimi” che dovrebbero essere aiutati concretamente sono quelli che“guardano con sufficiente distacco l’Expo ( che considerano a torto o a ragione una passerella dei potenti senza riscontri veramente concreti sul mondo reale) e guardano con profonda e motivata ostilità i potenziali assassini che dilagano come animali impazziti e vigliacchi nella città impaurita”.
E fra “questi ultimi (gli “scartati” per usare le categorie di papa Francesco) vi sono i padri e le madri delle famiglie ancora normali, quelle che fanno i figli secondo la natura umana e pure li fanno crescere con sacrifici consistenti, “persino” andando a lavorare tutti i giorni. Gli ultimi sono i poveri del terzo mondo, che assistono a queste maestose rappresentazioni con un certo scetticismo circa la possibilità reale di ricavarne dei benefici”. Inoltre gli ultimi sono soprattutto tutte le forze dell’ordine, dai poliziotti ai carabinieri che per quattro soldi rischiano la vita.
Ma sicuramente gli ultimi in questo momento sono soprattutto i cristiani nel mondo che vengono perseguitatie massacrati in tutti i modi possibili e immaginabili e che nessuno fa niente per difenderli. Sabato scorso ho partecipato alla manifestazione-vegliache ha organizzato Cristina Cappellini, assessore alla cultura, della Regione Lombardia, che poi ha presentato la serata, nell’avveniristica piazza “Città di Lombardia”.“Ho fortemente voluto organizzare, con il sostegno del presidente Maroni, una serata importante su un tema attualissimo, su cui c'è ancora troppo silenzio”, ha detto la Cappellini. Augurandosi che questo gesto possa contribuire ad accendere i riflettori e la discussione su un tema così importante e attuale. Ha aggiunto:"Speroche le parole di Paul Bhatti e la sua testimonianza, come pure la visione del film 'Cristiada' nel nostro Auditorium 'Testori', che racconta la persecuzione e la rivolta dei Cristiani nel Messico tra il 1926 e il 1929, aiutino a scuotere le coscienze di molti e a far parlare di questo tema".

locandina regione

Bisogna dareatto al segnale importante che viene dalla Regione motore del Paese, e da una forza politica, che all’esordio di Expo ha voluto mostrare al mondo che Regione Lombardia è anche culla di principi e valori forti con cui desidera “nutrire” il pianeta. L’assessore Cappellini, fa un appello forte e sincero a tutti i cittadini, di qualsiasi appartenenza religiosa, perché condividono un gesto importante di solidarietà e di ferma condanna delle atrocità che il terrorismo islamico sta compiendo in diverse aree del mondo.

Ha preso la parola per primo, monsignor Luca Bressan, vicario episcopale, che rappresentava il cardinale Angelo Scola, ha letto i messaggi del Santo Padre Francesco, e quello del cardinale. Il Papa invita ad avere un “sussulto di consapevolezza”, per non dimenticare i tanti cristiani perseguitati. Papa Francesco “ha voluto ribadire la sua «intensa partecipazione al dolore di tanti fratelli e sorelle – martiri del nostro tempo – esiliati, uccisi e decapitati per il solo fatto di essere cristiani».
Mentre nel messaggio il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola scrive: “Impegni già in calendario mi impediscono di partecipare di persona, ma sono vicino nella preghiera a tutti i presenti al momento di sensibilizzazione su fatti tanto drammatici”.

Subito dopo sono intervenuti il governatore lombardo Roberto Maroni, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, il senatore Mario Mauro, e l’ospite d’onore, Paul Batthi, fratello di Shahbaz, il ministro cattolico pakistano per le minoranze, assassinato tre anni fa, dai fondamentalisti islamici a Islamabad, per aver difeso Asia Bibi e tutte le minoranze nel Paese. Paul Bhatti, così come aveva fatto al convegno di Alleanza Cattolica, ha ancora una volta raccontato la sua vicenda personale e il suo impegno per la libertà religiosa in Pakistan.

Dopo l’accensione delle candele sotto la sede della Regione e la simbolica veglia in silenzio, è stato proiettato, nel vicino auditorium “Testori”, “Cristiada” il film sulle persecuzioni dei cristiani in Messico. Un film ben fatto, diretto da Dean Wright, che dovrebbe essere visto da tutti, in particolare nelle scuole, ma soprattutto da quei cristiani tiepidi che continuano a illudersi che basta solo andare a messa la domenica per essere a posto. Invece credere in Nostro Signore Gesù Cristo, a volte obbliga a fare scelte difficili, come quelle che hanno dovuto fare nel 1926, molti cattolici messicani, i cosiddetti Cristeros.

Il film si basa sulla guerra dei cristeros (1926 – 1929), combattuta dai cattolici messicani contro il governo anticlericale e massonico del presidente Plutarco ElíasCalles che osteggiò e perseguitò violentemente la Chiesa cattolica. Il dittatore, fanatico robespierriano ed emulatore della Rivoluzione francese, adottò una Costituzione ossessivamente laicista, la cui ideologia massonico-leninista intendeva “modernizzare” il Paese liberandolo dalla «superstizione».  Vennero espulsi preti e vescovi che si opponevano al progetto di una «chiesa nazionale» scissa da Roma e agli ordini del solo governo (come oggi in Cina). Seguirono abolizione degli ordini religiosi, confische, divieto di ogni attività per i cattolici. Chiese, conventi, seminari, scuole, istituti di carità, furono chiusi o confiscati, fino ad impedire l’accesso ai sacramenti ai fedeli. La popolazione cominciò così una protesta non violenta, ma la totale assenza di libertà religiosa fece impugnare le armi ad alcuni, sostenuti dal popolo e dai sacerdoti. Se Cesare diventa un tiranno, il popolo ha diritto di difendere la propria libertà, la propria anima. I generali dell’Esercito Federale pensavano di sconfiggere in breve tempo quegli insorti inesperti e male organizzati, guidati dal generale ateo ed eroe di guerra Enrique Gorostieta. Nonostante l’appoggio logistico degli Usa che consentiva ai federali di non cedere, l’organizzazione si consolidò in pochi mesi, anche perché sostenuta da gran parte della società civile. Parteciparono milioni di persone ma la reazione dello Stato fu rabbiosa: massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa.

 

 

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