Mentre a Roma vanno in scena quelle che lui chiama "sceneggiate" sul Jobs act, Matteo Renzi incassa a Milano un coro unanime di plauso sulla riforma del lavoro.
Putin parteciperà al vertice euro-asiatico Asem di Milano in calendario il 16-17 ottobre, dove sarà possibile un suo incontro con il presidente ucraino Petro Poroshenko, con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese Francois Hollande. Lo ha ufficializzato Iuri Ushakov, consigliere diplomatico del Cremlino.
Non è escluso che Putin abbia un incontro con il premier italiano Matteo Renzi
Hollande si tiene nell'ombra. Nella conferenza stampa a sei - oltre a lui, Renzi e Merkel ci sono anche Van Rompuy, Barroso e Schulz - rinvia al mittente le 'maldicenze' della vigilia, si limita a ricordare il dramma della disoccupazione a livelli "inaccettabili" e che la crescita "è la priorità di tutti". E ricorda che per alcuni Paesi servono le riforme, come per il suo e per l'Italia. L'inquilino dell'Eliseo accenna un timido "la Francia proverà a rispettare i suoi impegni", ricordando però che "ci sono Paesi che sono in una situazione che consente di stimolare la domanda interna", con riforme già avviate: il riferimento alla Germania è evidente.
Primo tra tutti quello di Angela Merkel, che parla di "passo importante" per l'Italia mentre i vertici dell'Ue - da Barroso a Van Rompuy e Schulz - le fanno eco, con il presidente della Commissione europea che loda un intervento "di grande impatto per l'economia italiana" e quello dell'europarlamento che definisce il governo di Roma "fantastico".
Ma anche se il premier non riesce - come forse avrebbe voluto - a incassare il via libera del Senato sul Jobs act proprio nelle ore in cui riunisce a Milano i leader europei per affrontare il dramma della disoccupazione, dietro le quinte dei lavori ancora una volta aleggia e domina il tema flessibilità.
Perché senza "crescita non c'é lavoro" e un'Europa che "fa le pulci" e "pensa solo ai vincoli è arida": il "dibattito austerity-crescita rischia di uccidere la prima vittima: il buon senso", rimarca il premier nel suo intervento. Con un occhio a Frau Angela dopo le battute e le frecciatine rimbalzate tra le cancellerie di Roma, Parigi e Berlino nei giorni scorsi. Renzi ribadisce che l'Italia rispetta e rispetterà i vincoli, togliendosi anche un sassolino dalla scarpa: il 3% è un vincolo di "reputation", di credibilità, ma è antico, pensato "più di 20 anni fa, in un altro mondo, quando non c'era neanche internet", dice. E annuncia che pur non violandolo, Roma alzerà l'asticella al limite, mettendo nella Legge di stabilità quel 2,9% che gli consentirà di avere oltre 11 miliardi di risorse a disposizione.
Hollande lo guarda. La Merkel segue le sue parole. Ma ribadisce la sua posizione di sempre: sono "fiduciosa che tutti rispetteranno" le loro responsabilità e i loro impegni. "Abbiamo un patto di stabilità e abbiamo preso la decisione, come Consiglio, di rispettarlo: in questo patto ci sono elementi di flessibilità", torna a ribadire la cancelliera con parole che ormai sembrano un refrain. Aprendo però, forse, un minimo spiraglio: "Siamo disposti a cambiare le procedure" perché sappiamo che ci sono Paesi che più di altri fanno fatica a rispettare il patto di stabilità e crescita", dice riferendosi ai fondi di cofinanziamento e parlando anche dell'uso dei 6 miliardi stanziati dall'Ue per la 'Garanzia Giovani'. Parole che Renzi coglie al volo. "Importanti" le frasi di "Angela", osserva il premier, che torna a citare tutti quegli esempi - dal pagamento del saldo dei debiti alla Pa al cofinanziamento dei fondi Ue - sui quali l'Italia rischia l'apertura una procedura di infrazione se non soddisfa ma che se realizza sfora il 3% del rapporto deficit-Pil: è evidente che "c'è una contraddizione...". E Renzi parla anche di quella 'reverse charge' che all'Italia servirebbe per combattere l'evasione fiscale e che però Bruxelles, sottolinea, non autorizza.
Renzi lascia velocemente Milano - i tempi della discussione con i leader si sono allungati, facendo saltare anche la tradizionale 'foto di famiglia' - per tornare nella capitale.Intanto :
Progressi insufficienti sul fronte delle riforme strutturali nei Paesi dell'area euro rappresentano un cruciale rischio al ribasso per le prospettive economiche» È una sorta di avvertimento quello che compare nell'editoriale del Bollettino di ottobre della Bce, che sul fronte monetario conferma la disponibilità ad ulteriori misure non convenzionali. Ma proprio mentre in Italia il governo può mettere agli atti il via libera del Senato al riordino del mercato del lavoro, il testo appena sfornato a Francoforte si sofferma ad esaminare da vicino gli effetti della lunghissima crisi sull'andamento dell'occupazione. E inserisce il nostro Paese tra quelli che hanno sofferto di più, registrando un aumento particolarmente sostenuto del tasso di disoccupazione.
Gli economisti della banca centrale vanno però oltre, facendo notare che se da una parte la crescita della disoccupazione è generalizzata nel Vecchio Continente, dall'altra alcuni Paesi (tra cui la Germania ma anche la stessa Irlanda) sono riusciti a ridurla nella seconda fase della crisi, quella iniziata nel 2011. Nel caso dell'economia tedesca, questo progresso «riflette verosimilmente i continui progressi verso una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, conseguenza di ampie riforme varate prima della crisi». Mentre in Estonia Irlanda e Lettonia «va ricondotto alla tempistica della recessione, verificatasi in un momento precedente, e a misure tempestive e globali in risposta alle ripercussioni della crisi sui mercati del lavoro».
Insomma pare che - pur indirettamente - anche la Bce voglia esprimere il proprio sostegno allo sforzo di riforma intrapreso con il Jobs Act. Ma c'è poi una considerazione che forse andrebbe tenuta presente. Analizzando la fortissima caduta dell'occupazione giovanile maggiore tenuta dei lavoratori anziani, il Bollettino spiega il fenomeno, oltre che con il cambiamento delle regole pensionistiche, con «le forti tutele normative riservate ai lavoratori a tempo indeterminato, che promuovono la logica per cui si licenziano per primi i lavoratori assunti per ultimi». Un aspetto da affrontare con attenzione nei decreti attuativi della delega, che intende applicare solo ai neoassunti il nuovo contratto a tutele crescenti.
I dati delle indagini congiunturali disponibili fino a settembre confermano l'indebolimento della dinamica di crescita nell'area dell'euro, pur rimanendo coerenti con una modesta espansione economica nella seconda metà dell'anno. Guardando al 2015, continuano a sussistere le prospettive per una moderata ripresa.
Qualora si rendesse ancora necessario far fronte a rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato, il Consiglio direttivo è unanime nel suo impegno a ricorrere a ulteriori strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato.