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Tra Clinton e Trump è scontro totale su armi, tasse, Isis e aborto

Tra i due ormai c'è un odio profondo, e non poteva essere altrimenti dopo una campagna che, mai come questa volta, è stata densa di veleni, fango e continue delegittimazioni. "Sei il candidato più pericoloso nella storia delle elezioni americane", dice Hillary a Trump durante uno scambio di accuse scatenato da una domanda sull'offensiva per la riconquista di Mosul. "Sei tu a non essere adatta alla presidenza", ribatte repubblicano, citando il contenuto delle ultime mail diffuse da Wikileaks

Tema, quello delle e-mail svelate dall'organizzazione di Assange, che viene usato diverse volte da Trump per cercare di screditare l'avversaria, evidenziandone le gravi pecche. Hillary risponde infastidita: "C'è il governo russo dietro l'attacco degli hacker che sono entrati in possesso delle email private, passando poi le informazioni. Diciassette agenzie di intelligence, militari e civili, lo confermano. Putin vuole condizionare le nostre elezioni". Poi spara un siluro: Putin "vuole un bamboccio come presidente americano", ribadendo che il suo avversario fa il gioco del presidente russo. "Non lo conosco, non è mio amico - ribatte il tycoon - ma sarebbe positivo se andassimo d'accordo con la Russia, nella lotta contro l'Isis e non solo". Incalzato dal moderatore, che gli chiede se intenda condannare, o meno, l'attività degli hacker, Trump dichiara: "Certo che lo faccio, da qualunque parte arrivi questa attività". Ma insiste: "Lei Hillary, ndr è stata messa da parte dai russi su varie questioni internazionali di grande importanza".

Il Paese ha seguito con il fiato sospeso. E’ probabile che questo terzo dibattito abbia superato ogni record di ascolto. Tanto era alta l’attesa, che centinaia di sale cinematografiche hanno cancellato i programmi per trasmetterlo in diretta, gratuitamente sugli schermi.

Hillary è arrivata al dibattito con un vantaggio di almeno cinque punti nei sondaggi. E tutti scommettevano che i trucchetti che Trump aveva pensato per metterla in imbarazzo non sarebbero riusciti. Dopotutto Hillary non aveva fatto una piega al secondo dibattito, quando Trump aveva portato quattro donne che negli anni Novanta avevano accusato Bill Clinton di molestie sessuali. Per questo terzo appuntamento il magnate ha invece invitato la madre di una delle vittime degli attacchi terroristici di Bengasi dell’11 settembre 2012, oltre alla ex candidata alla vicepresidenza Sarah Palin e al fratellastro di Barack Obama, Malik Obama. Bengasi rimane una freccia nell’arco dei repubblicani contro Hillary, accusata di non aver mandato soccorsi agli americani assediati dai terroristi. Per quanto 9 inchieste del Congresso abbiano confermato che non c’era nulla da fare, i conservatori continuano a considerare Hillary colpevole.

Sarah Palin è stata una dei primi sostenitori di Trump, ed è molto cara all’ala conservatrice del partito. Non era chiaro però come Malik Obama, un personaggio dubbio che Israele considera un nemico pericoloso per le sue simpatie per Hamas, potesse mettere in imbarazzo Hillary: più probabile che Trump lo abbia invitato solo per fare uno sgarbo a Obama, con il quale oramai è ai ferri corti.

Per il sollievo di Trump, dal passato, è ricomparso però uno scandalo sessuale che invece colpisce Bill Clinton, ripreso dal sito ultraconservatore Breitbart, vicino a Trump: una ex giornalista, Leslie Millwee, ha denunciato che negli anni Ottanta, quando era governatore dell’Arkansas, Bill la molestò in tre diverse occasioni, al punto che lei, spaventata, fece venire a vivere con sè la propria nonna.

I problemi di Hillary dal canto loro promettono di continuare come una tortura della “goccia cinese”, e potrebbero incidere sull’affluenza alle urne e sulle possibilità di successo della ex segretario di Stato. I curatori di Wikileaks promettono infatti di continuare a mettere in rete il materiale hackerato probabilmente da individui al soldo di Vladimir Putin. Finora Hillary si è trovata davanti a vari elementi imbarazzanti, che confermano da parte sua opportunismo e alle volte pura e semplice doppiezza, ad esempio nei confronti dei poteri forti di Wall Street. Non c’è dubbio però che le rivelazioni sul suo carattere avrebbero più peso sull’opinione pubblica se non ci fossero le clamorose testimonianze di dodici donne contro Trump. 

Cosi niente stretta di mano tra i due candidati alla Casa Bianca, né all'inizio né alla fine del terzo e ultimo dibattito prima del voto dell'8 novembre. La tensione è alta nell'auditorium dell'University of Nevada di Las Vegas: Hillary Clinton e Donald Trump evitano accuratamente ogni contatto fisico. Sul palco lo scontro è totale su ogni argomento sollevato dal moderatore, l'ottimo Chris Wallace Fox News. Segno di due visioni dell'America molto distanti. Ma non solo.

Il dibattito si apre affrontando il tema della Corte suprema. "Deve essere dalla parte degli americani - dice Hillary -, di tutti gli americani e non solo dei grandi gruppi di potere. Le personerò che nominerò saranno persone che nella vita hanno sempre difeso tutti, a partire, ad esempio, dalla sentenza che garantisce il diritto all'aborto e i diritti civili". Poi anticipa che, se eletta alla Casa Bianca, confermerà la scelta di Obama, che mesi fa indicò il giudice Merrick Garland per il posto lasciato vuoto da Antonin Scalia. Trump prende subito le distanze: "Sono state fatte scelte non corrette da Obama,ndr. 

E fa sapere che intende nomuinare un giudice che sappia difendere la vita, in primo luogo, e poi la Costituzione. Indica espressamente la difesa del II emendamento (diritto a possedere armi) come caposaldo da tutelare. Trump ribatte: "A Chicago, dove c'è una delle leggi più restrittive sulle armi, c'è il maggior numero di morti". E ammette di godere del sostegno della Nra (lobby delle armi): "Ne sono fiero". La promessa a questo punto è d'obbligo: "Nomineremo giudici che sono molto vicini al secondo emendamento". Clinton prova a recuperare terreno: "Capisco e rispetto le nostre tradizioni sul possesso di armi, fa parte della nostra storia, ma credo ci debba essere una regolamentazione". E cita, in particolare, le armi d'assalto e, più in generale, la necessità di fare maggiori controlli prima della vendita.

Sull'aborto, altro tema legato alla Corte suprema, Trump insiste che intende tutelare la vita ma, innanzitutto, vuole che a decidere siano i singoli Stati. Clinton agli antipodi: "Io sostengo la sentenza della Corte che difende il diritto costituzionale su un tema così importante. Il governo può regolamentare ma non intromettersi in una decisione". Il repubblicano la incalza: "Sulla base di questo ragionamento il feto si può eliminare in qualsiasi momento, ma questo non va bene": Hillary ferma sulle proprie posizioni: "Decidono le donne e le loro famiglie. Difenderò sempre questo diritto".

Trump ribadisce senza mezzi termini che il voto è truccato "perché Clinton non avrebbe potuto concorrere" a causa dello scandalo delle email. Clinton "ha distrutto 33mila email dopo essere stata citata dal Congresso. Ha mentito centinaia di volte al popolo, al congresso, all'Fbi, e invece di andare in prigione la fa franca e concorre alla presidenza americana". 

Trump rincara la dose attaccando i media e non si sbilancia sulla decisione di riconoscere, o meno, il risultato delle elezioni in caso di sconfitta: "Deciderò al momento". Da parte sua Hillary osserva che negli Usa "ci sono sempre state elezioni democratiche e il risultato è sempre stato accettato, anche se non piaceva", e accusa Trump di essere "il candidato peggiore della storia delle nostre elezioni". Quanto allo scandalo delle email ricorda che dopo un anno di indagine l'Fbi non ha formulato alcuna accusa a suo carico.

Il candidato repubblicano ribadisce la necessità di "costruire un muro" per contrastare l'immigrazione clandestina e il traffico di droga. "Dobbiamo avere confini forti e sicuri". Clinton risponde che non vuole dividere i genitori dai figli "le deportazioni" che invoca il suo avversario sono "inaccettabili". Trump prova a mettere in difficoltà l'avversaria ricordando che lei nel 2006 voleva il muro. Pronta la replica: "Ho votato a favore (da senatrice, ndr) per la sicurezza delle frontiere, in alcuni posti si possono aumentare i controlli". E rinfaccia al repubblicano di aver fatto lavorare i clandestini per costruire la Trump Tower di New York

Sulla politica estera Trump punta il dito contro l'amministrazione Obama, ricordando che la strategia su Mosul è sbagliata perché l'annuncio dell'offrensiva con mesi di anticipo ha permesso ai leader dell'Isis di scappare e ha affermato che "il vero vincitore sarà l'Iran". Clinton difende la linea del presidente e, a precisa domanda del moderatore, dice che non intende inviare soldati americani in Iraq.

Un altro tema sempre molto sentito dagli americani, quello delle tasse. Trump ribadisce l'intenzione di effettuare "massicci tagli delle tasse". "Il tuo piano invece le aumenterà, è un disastro - dice rivolto a Hillary -. Con Obama il debito nazionale è raddoppiato". Clinton ha pronta la replica: "Trump vuole le tagliare tasse solo ai ricchi e alle grandi aziende, ma questo farebbe aumentare il nostro debito, ci spingerebbe verso una nuova recessione". "Il mio piano - aggiunge l'ex segretaria di Stato - produrrà più opportunità e il suo ci costerebbe in termini di costi di lavoro. Parla di tagli enormi che non si sono mai visti neanche con Bush. Io invece non aggiungerò neanche un centesimo al nostro debito e ho tutte le coperture per il mio piano".

Non poteva mancare, anche questa volta, il tema delle molestie sessuali e delle gravi accuse che sono state rivolte a Trump nelle ultime settimane. Lui ricorda che le sue accusatrici "sono state fortemente sconfessate". E ribatte: "Non ho mai incontrato queste donne, vogliono un quarto d'ora di notorietà oppure sono state pagate da loro" (i democratici, ndr). La Clinton rintuzza la polemica, ricordando che "in numerosi comizi Trump ha detto di non aver fatto quelle cose a quelle donne perché non erano abbastaza carine per essere molestate". E ancora: "Crede che denigrare le donne lo renda più forte, io non penso. Qualsiasi donna sa cosa significa essere trattata in questo modo, ecco come Donald tratta le donne, le denigra".

Intanto volete sapere in quale Paese si concentra il maggior interesse per la candidatura di Hillary Clinton ? La risposta è: il Canada, per vicinanza geografica ma anche per affinità ideologiche con la candidata democratica. E per quella di Donald Trump ? La risposta è: sempre il Canada, per ragioni uguali e contrarie. Se vi sorge il dubbio che delle elezioni presidenziali americane si interessino soprattutto i canadesi siete in errore. Il tema appassiona semmai soprattutto il mondo anglosassone nel suo insieme: dopo il Canada infatti vengono l'Irlanda, la Nuova Zelanda, l'Australia e il Regno Unito. In Africa, oltre al Sud Africa che possiamo considerare parte del gruppo di cui sopra, spicca per livello d'interesse il Kenya, che evidentemente sente vicini i temi americani per il tramite del presidente Obama, il cui padre era keniota.

I giornalisti si spremono le meningi per evitare banalità e repliche, ma un «aiutino» - confessiamolo - è sempre utile. Per i veri maniaci della materia, il sito «World Potus» (Potus, per chi non lo sapesse, è la sigla che identifica il President Of The United States) è una miniera di informazioni molto specifiche, con un occhio particolare per la percezione che nei diversi angoli del mondo si ha della campagna per la Casa Bianca, per i suoi temi e i suoi protagonisti. I dati sono ottenuti valutando le ricerche effettuate dagli utenti del motore di ricerca Google nel mondo.

«World Potus» è interessante da spulciare soprattutto perché mostra nel dettaglio quali sono i Paesi in cui è più viva la curiosità per i singoli candidati in rapporto a temi specifici. 

L'Italia? Confermando una tendenza piuttosto provinciale, compare raramente tra i Paesi più presenti. É al nono posto per l'incrocio Trump-rifugiati ma di quel che pensa la Clinton sull'argomento pare non interessarsi ; sale al settimo per quello tra Trump e il petrolio e mostra una piuttosto sorprendente attenzione per le attitudini di entrambi i candidati verso la politica estera settimo gradino mondiale in entrambi i casi. Stimolano un po' di curiosità tra gli internauti italiani anche i temi della Brexit e dell'aborto.  

Un esempio concreto: quale Paese manifesta più interesse per conoscere l'opinione di Trump sul controllo delle armi? Norvegia e Svezia, per misteriose ragioni. E in quale si cercano più informazioni sulla posizione dei due candidati sul matrimonio omosessuale ? Nettamente il Belgio, per ragioni ancor più oscure. E via così.

Le ricerche non mancano di fornire risultati anche più inattesi di questi: ci si aspetterebbe, ad esempio, che fossero i Paesi europei o quelli arabi a interessarsi all'incrocio tra i due candidati alla Casa Bianca e lo Stato islamico. E invece no: al primo posto c'è largamente il Sud Africa, seguito dal solito Canada, e solo sul quinto gradino troviamo il Libano. Il tema dei rifugiati in rapporto a Trump e Clinton non stimola tanto la curiosità degli europei, quanto quella dei lontanissimi australiani, mentre i coinvoltissimi tedeschi sono solo al terzo posto, evidentemente convinti che decida tutto Angela Merkel.

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