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Sabato, 01 Giugno 2024

Due premi Oscar, sei BAFTA, quattro Golden Globes e tre Grammy Awards sono solo alcuni dei premi vinti da Ennio Morricone, il più grande compositore dei nostri giorni di cui oggi il mondo del cinema e della cultura piange la scomparsa.

l premio Oscar Ennio Morricone è deceduto nella notte in una clinica a Roma. Celebre musicista e compositore italiano, autore delle colonne sonore del cinema mondiale come, Mission, C'era una volta in America, Per un pugno di dollari, Malena e Nuovo Cinema Paradiso.

Era meravigliosa la vita artistica di Ennio Morricone, nato a Roma il 10 novembre del 1928 e scomparso stanotte a Roma : ha composto più di 500 melodie, spesso immortali, per il cinema e la televisione, il suo tocco da arrangiatore ha caratterizzato la musica pop italiana degli anni '60,tra Edoardo Vianello, Mina Laura Pausini e tanti altri, ma la sua vera passione era la musica sinfonica, la sperimentazione e l'innovazione musicale, sulla scia di un maestro come Goffredo Petrassi e delle improvvisazioni del gruppo Nuova Consonanza cui contribuì a dare nuova linfa fin dal 1964.

La famiglia, attraverso l'amico e legale Giorgio Assumma, ha annunciato che i funerali si terranno in forma privata per "rispetto del senso di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza". Secondo la dichiarazione ufficiale Ennio Morricone è deceduto all'alba del 6 luglio a Roma.

Inoltre l'avvocato ha aggiunto che Morricone "ha conservato piena lucidità fino all'ultimo". Ha ringraziato la moglie e i figli per l'amore e la cura che gli hanno donato e ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico "dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto  la forza della propria creatività".

Morricone guadagnò grande fama grazie al sodalizio artistico con Sergio Leone, ed è proseguita con grandi collaborazioni: da Carpenter a Bertolucci. Morricone ha vinto due premi Oscar, uno nel 2007 e uno nel 2016.

Figlio di trombettista e diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia nella stessa materia e in direzione d'orchestra, Morricone siedeva da tempo nel ristretto pantheon dei più grandi musicisti da cinema di sempre come confermano la stella sulla Walk of Fame di Los Angeles, l'Oscar alla carriera del 2007, la miriade di premi che scandiscono la sua carriera e perfino l'intestazione di un asteroide

La sua musica ha da sempre un impatto trasversale che contagia le più diverse generazioni e gli ha assicurato fama oltre il cinema con più di 70 milioni di dischi venduti. Il chitarrista degli U2 The Edge dichiara da sempre di considerarlo il suo musicista di riferimento, gruppi come i Metallica o i Ramones aprono i propri concerti con un omaggio a lui, Quentin Tarantino ha saccheggiato le sue melodie ben due volte, "Kill Bill" e "Bastardi senza gloria"... rendendogli pubblico omaggio fino convincerlo a firmare una colonna sonora originale per "The Hateful 8" con cui il musicista ha vinto il suo primo Oscar dopo ben cinque nomination

Se nel mondo è proprio lo "spaghetti western" ad aprire a Morricone le porte di Hollywood con autori come John Carpenter, Brian De Palma, Roland Joffé, Oliver Stone e titoli come "Gli intoccabili" o "Mission", in Italia sono molti i cineasti che con lui vantano un rapporto quasi simbiotico. E' il caso di Elio Petri per cui Morricone inventa i suoni di "Indagine su un cittadino" o di Gillo Pontecorvo che scrive con lui la partitura della "Battaglia di Algeri" che gli ispira "Queimada" e che sarà tra gli amici più cari fino alla fine.

In primo luogo una perfetta conoscenza dei classici che lo accompagna in scorribande stilistiche di grande suggestione e gli permette di usare la grande orchestra, il piccolo gruppo, i solisti e i cori con la massima naturalezza; poi una sintonia quasi fisica con l'emozione e l'epica; infine una abitudine all'arrangiamento dei motivi che gli permette di andare di pari passo con le idee visive dei registi senza mai deviare dal proprio percorso espressivo. 

 

"Ogni volta - ha detto - cerco di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista, sia al pubblico, ma soprattutto deve piacere anche a me, perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista. Non posso tradire la mia musica". E' una fedeltà monogama che non lo lascia mai e che ogni volta lo conduce a sfide più impervie, come ha spesso dimostrato nella maturità quando ha cominciato ad esibirsi in pubblico come direttore d'orchestra delle sue composizioni..

Immediate e numerosissimi i messaggi di cordoglio per la morte del compositore premio Oscar Ennio Morricone, scomparso a Roma la notte scorsa per le conseguenze di una caduta. Dal mondo politico a quello della musica e dell'arte è unanime il dolore per la perdita del grande maestro.

Addio al maestro Ennio Morricone". Giorgia Meloni da romana e da italiana piange la scomparsa di "un grande romano e di un grande italiano", come lei stessa lo definisce in un post di cordoglio su Twitter dopo la morte del compositore. Morricone - prosegue - ha dato lustro a Roma e all'Italia e ha fatto sognare il mondo con la sua meravigliosa musica". La presidente di Fratelli d'Italia poi promette: "Il suo genio e la sua arte immortale meritano di essere onorati e ricordati degnamente. Presenterò oggi stesso in Assemblea capitolina una mozione per avviare subito l'intitolazione di una strada o di una piazza a Roma. È il minimo che la nostra città possa fare per omaggiare uno dei suoi figli più grandi".

"Un commosso addio al Maestro Ennio Morricone, genio italiano che con la sua arte ha fatto la storia della musica e del cinema e reso grande il nostro Paese nel mondo". Lo scrive su twitter Matteo Salvini.“

"La scomparsa di Ennio Morricone ci priva di un artista insigne e geniale". Lo afferma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Musicista insieme raffinato e popolare, ha lasciato un'impronta profonda nella storia musicale del secondo Novecento. Attraverso le sue colonne sonore ha contribuito grandemente a diffondere e rafforzare il prestigio dell'Italia nel mondo. Desidero far giungere alla famiglia del Maestro il mio profondo cordoglio e sentimenti di affettuosa vicinanza"

"Ricorderemo sempre, con infinita riconoscenza, il genio artistico del Maestro Ennio Morricone. Ci ha fatto sognare, emozionare, riflettere, scrivendo note memorabili che rimarranno indelebili nella storia della musica e del cinema". Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

"Ci lascia un grandissimo artista, un genio della musica, un compositore straordinario che con le sue indimenticabili colonne sonore ha fatto la storia anche del cinema. Un simbolo e un orgoglio dell'Italia nel mondo, conosciuto e ammirato ovunque. Un gigante dalla carriera lunghissima e pluripremiata. #EnnioMorricone". Così il Sottosegretario ai beni culturali Anna Laura Orrico ricorda su Twitter il Maestro Ennio Morricone.

Mi porterò dentro la musica di C'era una volta in America e di infiniti altri capolavori. Addio Maestro. #EnnioMorricone". Lo scrive su Twitter il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci

"Uno dei più grandi compositori di colonne sonore di film del Novecento, genio inimitabile, ci ha lasciati a 91 anni Ennio Morricone. A noi resta la sua stupenda musica, patrimonio dell'umanità, simbolo di arte e creatività - lo scrive sulla sua pagina Facebook Ettore Rosato, Presidente di Italia Viva. - Buon viaggio Maestro, l'orgoglio del nostro Paese."

"Se n'é andato oggi un grande maestro e compositore italiano stimato in tutto il mondo. Ennio Morricone, nel corso della sua lunghissima carriera, ha appassionato intere generazioni. Il suo ricordo, attraverso le sue straordinarie opere, resterà per sempre indelebile. È grande il vuoto che lascia. Un abbraccio alla famiglia". Lo scrive in un messaggio di cordoglio il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo.

La morte di Ennio Morricone "è un grande dolore ma pensiamo anche alla vita che ha fatto, una grandissima vita, e questo deve rimanere. Ci ha lasciato molto ed è ha avuto una vita molto felice". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "E' stato un artista straordinario che ho visto l'ultima volta due anni fa a Milano", ha ricordato.

"Dolore per la morte di Ennio Morricone, grande musicista e compositore del nostro tempo. Le sue colonne sonore hanno segnato la storia del cinema, in Italia e nel mondo, e continueranno a emozionarci. Roma era la sua città e oggi piange la scomparsa di un artista molto amato". Così in un tweet la sindaca di Roma Virginia Raggi.

"Addio a un grande poeta della musica, che con le sue note ha saputo emozionare e far sognare l'Italia e il mondo intero. Buon viaggio maestro. #EnnioMorricone". Lo scrive sul suo profilo Twitter la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.

"Grande dolore per la morte di Ennio Morricone. È scomparso un genio. Ci lascia un immenso patrimonio di musica ed emozioni. Con i suoi capolavori ha reso l'Italia orgogliosa nel mondo, ha ispirato e dato voce alla nostra cultura, al talento, alla creatività di intere generazioni. Un abbraccio a sua moglie Maria, ai figli e ai nipoti. Grazie di tutto immenso e indimenticabile Maestro!". Lo scrive su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

"Caro Maestro, ricordo la Tua e soprattutto la mia emozione nel consegnarti la onorificenza come Cavaliere di Gran Croce. La Tua musica è consegnata alla storia, le emozioni che ci hai regalato rimarranno con noi per sempre. Per me la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso resta la più bella di tutta la storia del cinema. Ti sia lieve la terra e grazie dal profondo del cuore". Così l'esponente di Italia Viva, Maria Elena Boschi.

"Addio, Ennio Morricone. Artista sublime. Maestro di emozioni". Così in un post su Facebook il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

"Un genio assoluto della musica che, scrivendo la colonna sonora di film memorabili, ha scandito con le sue note anche tanti passaggi della nostra vita. L'Italia perde oggi uno dei suoi simboli più alti e apprezzati nel mondo". Lo scrive Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ricordando il maestro Ennio Morricone.

"Se ne va Ennio Morricone, uomo simbolo della cultura italiana e del suo ruolo nel mondo. Da 'Il buono, il brutto, il cattivo' a 'Django Unchained', da Sergio Leone a Quentin Tarantino, parliamo di note che hanno attraversato intere generazioni, diventando parte integrante della nostra identità. Rip Maestro". Così su Facebook il deputato questore del MoVimento 5 Stelle Francesco D'Uva.

"Con Ennio Morricone ci lascia un artista che ha portato il genio e l'orgoglio di essere italiani in tutto il mondo. I suoi spartiti sono patrimonio dell'umanità, le sue note un inno alla bellezza. Grazie Maestro per tutta l'arte che ci hai donati. Ai suoi familiari vanno le nostre condoglianze e il nostro affetto". Così in una nota la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

"Svegliarmi e apprendere che ci ha lasciati Ennio Morricone è stato un pugno nello stomaco" lo scive su Twitter la cantante Francesca Michielin, che sottolinea. " Con lui se ne va un assoluto genio della cultura italiana di cui essere orgogliosi. Buon viaggio maestro!!"

"Ennio Morricone con la sua musica ha fatto grandi il cinema, la sua Roma e l'Italia nel mondo". Così il commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni ha voluto ricordare su Twitter il maestro.

"Addio al Maestro Ennio Morricone. La poesia della sua musica resterà per sempre un regalo immenso a tutti noi. Ha portato l'Italia nel mondo e le sue note echeggeranno nell'eternità". Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini in una nota ha ricordato Ennio Morricone.

Ennio Morricone "ci lascia ma non ci abbandona, tutta la sua narrazione musicale incancellabile e incancellata dal grand schermo per la quale continuerà a vivere per tutti in eterno". Eì il ricordo su twitter del teatro La Fenice di Venezia.

"È volato via Ennio Morricone, oltre i confini della terra come la sua musica. Un musicista unico, compositore di brani immemorabili, un genio e uomo di profonda sensibilità. Perdiamo un grande italiano". Così in un tweet il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

"Conserverò per sempre magnifici ricordi degli incontri con il Maestro #Morricone. Una persona gentile e meravigliosa: un genio assoluto. La sua morte priva il mondo di un enorme artista che ha inventato bellezza e poesia senza tempo.Con la sua scomparsa se ne va una parte di noi". E' il ricordo ,su Twitter , del conduttore Fabio Fazio.

"Piangiamo una grande persona, un grande artista, un'eccellenza italiana nel mondo, il cui nome rimarrà legatissimo all'Arena di Verona, palcoscenico eccellente per il suo genio: la scomparsa di Ennio Morricone è una notizia dolorosa per il Paese e per la nostra città". Lo afferma in una nota il deputato Lorenzo Fontana, segretario della Liga Veneta e vicesegretario federale della Lega.

"Firenze piange Ennio Morricone, grande testimone e protagonista della musica del Novecento, da compositore, con il suo linguaggio inconfondibile, ha portato l'Italia nel mondo. Lascia un segno indelebile. Oggi siamo molto tristi e ci uniamo al dolore della sua famiglia e dei suoi amici. Buon viaggio maestro". Questo il messaggio del sindaco di Firenze Dario Nardella per la scomparsa di Morricone.

"Addio ad Ennio #Morricone, esempio del genio italiano. Il suo nome resterà impresso in maniera indelebile nella storia del cinema e della musica. Grazie per le emozioni che ci hai regalato, maestro". E' quanto afferma il senatore di Italia Viva, Ernesto Magorno.

"Il mio doloroso addio al M° Ennio Morricone. Negli anni d'oro della RCA, lui compose e arrangio' per me molti brani .Ricordo uno di pezzi più divertenti del mio repertorio , " Pel di carota" e poi la splendida " Non è facile avere 18 anni". Grazie Maestro!". Lo scrive su Twitter Rita Pavone.

"Con Ennio Morricone se ne va un pezzo di cinema mondiale. Una testimonianza di quanto gli italiani possano essere protagonisti ovunque. La musica, un legame universale per unire tutti in un abbraccio globale d'amore e di comunanza ideale". E' il ricordo del produttore Aurelio De Laurentis

"Non c'è stato giorno della mia vita in cui le note di #EnnioMorricone non abbiano risuonato. Risuoneranno ancora oggi, domani, per sempre. Un compositore immenso se ne va, ma la sua eredità, quelle musiche di capolavori del cinema che sono oggi patrimonio dell'umanità, rimarranno". Lo scrive su twitter il capo politico M5S Vito Crimi.

"Ennio Morricone è stato senza dubbio il più grande musicista 'italiano nel mondo' della nostra epoca. Perché è riuscito a sfondare? Perché ha trovato l'equilibrio perfetto tra la musica classica e il pop senza mai rinunciare all'una per l'altra". Lo afferma Morgan, commentando la scomparsa del Maestro, a 93 anni. "Nella musica di Morricone c'è audacia, il suo approccio gli ha permesso di maneggiare sia la 'canzonetta' - trasformandola in un gioiello (il cielo in una stanza, se telefonando, cuore, il barattolo...) e sia il grande sinfonismo - rendendolo fruibile per tutti - aggiunge ancora il musicista -. Tutto il cinema americano degli ultimi 50 anni deve qualcosa a Ennio Morricone così come la musica leggera.

"Ciao Ennio! Grazie per ogni tua nota, per la tua amicizia. Ci hai reso fieri di essere italiani. Per me il più grande di sempre". Il presidente del Coni, Giovanni Malagò

"Grazie, maestro Ennio Morricone. Emozione fortissima e privilegio enorme. Ispirazione costante". Lo scrive sui social Cesare Cremonini, postando anche una foto in bianco e nero di qualche anno fa che lo ritrae insieme al Maestro, scomparso nella notte a Roma.

"Oggi con la scomparsa di Ennio Morricone piangiamo la morte di un artista leggendario, un compositore ineguagliabile e un musicista sublime. Ai suoi familiari il nostro più sentito cordoglio. Le sue opere resteranno immortali, segno indelebile di una genialità tutta italiana che ha segnato in maniera inconfondibile il cinema, la musica e la cultura tutta". Così in una nota gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura al Senato.

"Il maestro Ennio Morricone ha lasciato un segno nella storia del cinema mondiale e nelle nostre vite con le sue indimenticabili colonne sonore. Oggi, purtroppo, ci ha lasciati, e l'Italia perde uno dei suoi piu' grandi artisti, ma il suo genio e la sua musica rimangono con noi a farci compagnia. A i suoi familiari e amici le mie condoglianze". E' quanto afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa.

 

 

 

 

Lo hanno scritto in tanti dopo il virus, l’Italia ma anche il mondo non sarà più lo stesso. E allora le importanti analisi del professore Luca Ricolfi, sulla società italiana, saranno ancora valide? Mi riferisco al suo ultimo libro, uscito alla fine dell’anno scorso: “La società signorile di massa” , La nave di Teseo editore (Milano 2019). Un ipotetico marziano che sbarcasse in Italia secondo il professore dopo aver ascoltato notiziari, guardando inchieste televisive, sfogliando i quotidiani, o leggendo libri di economia e sociologia, trarrebbe un quadro della nostra società più o meno di testo tipo: negli ultimi vent’anni, nel mondo, in Italia, le disuguaglianze fra gli esseri umani sono cresciute. L’Italia è un paese povero, in cui una massa di disoccupati cerca invano un lavoro per vivere dignitosamente. Milioni di persone sono privi dei più elementari diritti, come quello della casa, della salute, del cibo. 13 milioni di pensionati vivono con un assegno inferiore ai mille euro al mese. I giovani sono esclusi dal mercato del lavoro regolare.

Gli immigrati vengono impiegati nei campi in lavori massacranti, per pochi euro al giorno. A questo punto Ricolfi suppone che lo stesso marziano di prima, anziché guardare la Tv e leggere libri, decidesse di fare un giretto per la penisola.

«Con suo grande stupore la vedrebbe piena di gente che non lavora, oppure lavora e trascorre degli splendidi fine settimana in luoghi di villeggiatura. Grandi città con le piazze piene di giovani che ‘apericenano’, spiagge invase dai bagnanti, luoghi d’arte presi d’assalto dai visitatori, eventi culturali e musicali che registrano tutto esaurito. Famiglie che hanno due case di proprietà, o un televisore per stanza, o una barca ormeggiata in qualche porto turistico».

Il professore continua nella descrizione più o meno reale di quello che l’ipotetico marziano potrebbe vedere girando l’Italia.

Allora, Ricolfi, pone la domanda: a chi bisogna credere? Al racconto martellante e sostanzialmente uniforme di studiosi e mass media o a quello che ha visto con i miei occhi? In fondo, siamo marziani un po' tutti “quando giriamo per le nostre città e piccoli borghi anche noi ‘vediamo’ qualcosa che sembrerebbe contraddire la narrazione ufficiale, quella degli studiosi e dei mass media” .

Anni fa fece scalpore la frase di Berlusconi, e forse oggi suona come una beffa, “ci sarà la crisi, ma io vedo i ristoranti pieni”. Ancora ieri sera in Tv, seppure con qualche limitazione, si vedevano certe spiagge piene e che dire delle varie movide dove i giovani tutte le sere sostano o si ciondolano davanti ai locali notturni.

Tuttavia Luca Ricolfi, recentemente intervistato da Gianni Del Vecchio su Huffingtonpost.it., sembrerebbe aggiustare le tesi sostenute nel libro, ma non è così:“La nostra società, se non si cambia rotta, molto molto alla svelta (ma forse è già tardi), è destinata a trasformarsi in una ‘società parassita di massa’, che non è il contrario della società signorile di massa, ma ne è uno sviluppo possibile, una sorta di mutazione ‘involutoria’, come forse la chiamerebbe un matematico”. Si spiega meglio il professore:  «nella società signorile il parassitismo di chi non lavora convive con un notevole benessere, che accomuna la minoranza dei produttori e la maggioranza dei non produttori. Nella società parassita di massa la maggioranza dei non lavoratori diventa schiacciante, la produzione (e l’export) sono affidati a un manipolo di imprese sopravvissute al lockdown e alle follie di stato, e il benessere diffuso scompare di colpo, come inghiottito dalla recessione e dai debiti. I nuovi parassiti non vivranno in una condizione signorile, ma in una condizione di dipendenza dalla mano pubblica, con un tenore di vita modesto, e un’attitudine a pretendere tutto dalla mano pubblica, con conseguente dilatazione della “mente servile”, per riprendere l’efficace definizione di Kenneth Minogue».

Ritornando alla società prefigurata da Ricolfi, la tesi che difende nel libro è quella di una società del benessere, che è il prodotto di un innesto tra capitalismo ed elementi tipici delle società signorili del passato, feudale e precapitalistico. Sostanzialmente è «società opulenta in cui l'economia non cresce più e i cittadini che accedono al surplus senza lavorare sono più numerosi dei cittadini che lavorano».

Tuttavia per Ricolfi occorrono tre condizioni per avere una società signorile di massa: 1 il numero di cittadini che non lavorano ha superato il numero dei cittadini che lavorano; 2 la condizione signorile, ovvero l'accesso a consumi opulenti da parte dei cittadini che non lavorano, è diventato di massa; 3 il sovraprodotto ha cessato di crescere, ovvero l'economia è entrata in un regime di stagnazione o di decrescita.

Nel primo capitolo il professore fornisce la definizione analitica precisa di società signorile di massa. Nel secondo descrive i pilastri economici e sociali della società signorile di massa, con una attenzione particolare alla sua infrastruttura paraschiavistica. Nel terzo, illustra i fenomeni del consumo signorile e i processi che li hanno resi di massa. Nel quarto si sofferma sulla forma mentis della società signorile di massa. Nell'ultimo il professore torinese si interroga sull'unicità del caso italiano e soprattutto quale futuro aspetta a queste società signorili.

A questo punto vediamo qualche passaggio significativo del libro. Intanto occorre distinguere chi ha il diritto alla cittadinanza, la popolazione residente e una parte, quella costituita da stranieri immigrati (nativi o acquisiti), tra questi in minima parte costituita da persone che vivono sotto la soglia di povertà assoluta. Pertanto 5 milioni di non-cittadini (gli immigrati) e circa 3 milioni di poveri di nazionalità italiana, «i cittadini non-poveri sono più o meno 52 milioni di individui (su 55), ovviamente si distribuiscono - scrive Ricolfi – su un amplissimo spettro di condizioni economiche e sociali, dall'operaio che guadagna poco più dello stretto necessario per vivere, al manager che guadagna parecchi milioni di euro l'anno».

La società signorile di massa sono quei 52 milioni di italiani, che vivono al di sopra della soglia della povertà (l'87% dei residenti, ma ben il 94% di quanti hanno la cittadinanza italiana). Il suo nucleo economico è semplicemente il binomio opulenza+stagnazione, mentre il nucleo sociale è tutta interna ai cittadini italiani non poveri, «fra una minoranza di produttori, che lavora e genera surplus, e una maggioranza di inoccupati, che al surplus può accedere senza contribuire a produrlo». Tra le società avanzate, la nostra per tasso di occupazione totale è al penultimo posto, peggio di noi solo la Grecia. L'altro indizio della società signorile, è la presenza di un'ampia infrastruttura paraschivistica, di cui la popolazione straniera è quasi sempre una componente  essenziale.

Naturalmente per spiegare meglio queste tesi Ricolfi propone delle interessanti figure statistiche, schede che illustrano visivamente quello che lui sostiene. Inoltre il libro è pieno di cifre, di numeri, di comparazioni.

Per avere l'idea del cambiamento della nostra società rispetto al passato, cioè a 60 anni fa, Ricolfi fa l'esempio di una quindicina di esigenze che allora potevano permettersi solo i “signori”, come le cure mediche, la luce elettrica, l'acqua potabile, i servizi igienici in casa, il telefono, l'abitazione di proprietà, l'automobile, gli elettrodomestici. «Si tratta di conquiste che ora ci appaiono naturali o scontate ma che in Italia, anche solo un cinquantina di anni fa, all'apice del miracolo economico (1963),non lo erano affatto, perchè coinvolgevano solo una minoranza della popolazione, l'élite dei borghesi e – appunto – dei 'signori'».

E oggi quali sono i consumi che possono essere definiti opulenti? Certamente non la Tv, gli elettrodomestici, il bagno in casa. Ricolfi, fa l'elenco: la seconda casa, la seconda auto, la palestra, le lezioni private per i figli, baby sitter, colf. Per non parlare del variegato cibo alternativo. Oggi la casa di proprietà e l'automobile è diventata un bene di massa nei primi anni settanta, circa l'80%, mentre per le vacanze lunghe circa il 65%. Certo sono delle generalizzazioni poi occorre vedere tante altre cose. Una cosa certa è che la maggioranza che non lavora quasi sempre è legata alle relazioni familiari (coniuge, figlio, genitore).

C'è un aspetto che il sociologo fa notare nel libro: l'italiano nonostante questo benessere, è portato al vittimismo, a lamentarsi che gli manca qualcosa. Infatti per Ricolfi ci sono «sempre possibili due registri, uno vittimistico, l'altro stigmatizzante, ed entrambi sono attivabili sia per descrivere la condizione del produttore, sia per descrivere quella del non-produttore». Di solito sono possibili due racconti, ma prevale sempre quello vittimistico.

Un altro dato che viene evidenziato dal sociologo è che il sistema economico ha cessato di crescere, questo fattore è iniziato negli anni novanta. Ricolfi fa notare che nel nostro tempo, cambia tutto rapidamente: «il fatto che internet mette tutti davanti agli occhi di tutti [la competizione] è diventata più feroce che mai».

E' un esperimento senza precedenti nella storia: “cambiare tutto incessantemente, ma senza crescere”.

I tre pilastri della società signorile di massa secondo Ricolfi sono l'enorme ricchezza, reale e finanziaria, accumulata in mezzo secolo da due precise generazioni: quelli che hanno fatto la guerra e quelli che hanno fatto il Sessantotto. Il secondo è la distruzione della scuola, o meglio l'abbassamento degli standard dell'istruzione, che hanno prodotto l'inflazione dei titoli di studio, riduzione della mobilità sociale, frustrazione collettiva.

Il terzo pilastro, il più recente, è la formazione in Italia di una infrastruttura paraschivistica.

Per avere più chiara la situazione, il professore offre qualche rozza cifra, nel 1951, il potere di acquisto delle famiglie italiane era, ai prezzi attuali, di 12.800 euro l'anno, una cifra che con le dovute cautele, corrisponde alla attuale soglia di povertà assoluta per la famiglia tipo. Oggi rispetto ai primi anni cinquanta, il potere d'acquisto medio è quasi quadruplicato: la famiglia media ha un reddito annuo di 46.000 euro, e per di più è molto meno numerosa.

Dunque la generazione che ha visto la guerra e in parte quella dei suoi figli «nel giro di trentacinque anni (dal 1946 al 1992), con il lavoro e con il risparmio, ha consentito a un paese povero e ancora largamente agricolo di diventare una delle prime potenze industriali del pianeta». Ma a far aumentare questo benessere, altro fondamentale ingrediente che rileva Ricolfi, è il risparmio delle famiglie italiane, che ha permesso ai nostri padri di accumulare un patrimonio ingente, fatto di case, depositi, azioni, obbligazioni.

Luca Ricolfi, essendo insegnante Analisi dei Dati all’Università di Torino, nonché responsabile scientifico della Fondazione Hume, non può non sottolineare l'aspetto fondamentale della progressiva distruzione della scuola con la conseguente disoccupazione volontaria. Tutto ha inizio negli anni sessanta. «Quello dell'istruzione è l'unico settore della società italiana in cui la produttività è in costante diminuzione da oltre mezzo secolo». Sarebbe interessante toccare alcuni aspetti del declino della scuola italiana, del resto abbiamo visto come è stata trattata dai nostri governanti dilettanti allo sbaraglio a causa del covid 19.

Comunque sia l'abbassamento degli standard scolastici ha danneggiato i ceti popolari, ha messo in difficoltà i datori di lavoro, ma ha creato anche un fenomeno nuovo: la disoccupazione volontaria, specie giovanile. Per disoccupazione volontaria, Ricolfi intende, la condizione di chi non lavora non già perchè non trova alcun lavoro, bensì perchè non è disposto ad accettare i lavori che trova, o che potrebbe trovare.

Nei decenni la scuola ha continuato a rilasciare certificati che nulla garantiscono. Abbiamo formato un esercito di disoccupati volontari, ma questo, secondo Ricolfi, grazie anche all'aumento del benessere e della ricchezza. E così in Italia abbiamo un insolito record europeo, il numero dei NEET, ossia giovani che non lavorano e non studiano, non sono impegnati in nessun percorso di formazione.

A tutto questo occorre aggiungere il terzo pilastro, quello dell'infrastruttura paraschiavistica. Qui Ricolfi fa riferimento al vasto panorama di uomini e donne che svolgono lavori di tipo schiavistico, i vari segmenti che ormai conosciamo bene.

La condizione signorile, ha la necessità di riempire il tempo libero, anche qui Ricolfi, fa una interessante ricognizione della nostra società. In questo caso nota una difficoltà nell'uso positivo del tempo libero. Nota che questo uso spesso si riempie con i consumi, c'è un bisogno di animare il tempo libero con una miriade di consumi che costano. Allora si possono fare diversi elenchi, dall'iPod per la musica ai massaggi, ai centri yoga, alle vacanze, al cibo, all'ordinazione di articoli vari su Amazon.

Inoltre Ricolfi fa notare tutto il settore legato a internet, usato spesso per lo svago e il divertimento, molto meno per lo studio e la ricerca. Altro strumento di evasione usato dagli italiani sono le droghe legali e non. 6 milioni per quelle cosiddette leggere e 2 per quelle pesanti. Andiamo avanti, gli italiani, sono un popolo di giocatori, c'è tutto un “mondo gaming”, da considerare. Il professore rileva una crescita impetuosa di giochi elettronici sul web e poi soprattutto il gioco d'azzardo che non è diminuito, anzi, negli ultimi quindici anni è letteralmente esploso.

Secondo i dati ufficiali che si riferiscono al gioco legale, per una spesa complessiva di 107,3 miliardi di euro, una spesa che vale quanto meno la spesa pubblica per la sanità. Gli italiani se smettessero di giocare potrebbero finanziare interamente la sanità pubblica (la voce più importante dello stato sociale, dopo la spesa pensionistica). Spendiamo per il gioco quasi quanto spendiamo per mangiare.

Ricapitolando, il 60% delle famiglie italiane che risiedono in Italia, per la ricchezza accumulata, secondo Ricolfi, stanno bene.

Come funziona la mente signorile? A questa domanda risponde nel 4° capitolo. Sul piano psicologico si instaura un doppio legame che si estende tra i produttori e i non-produttori. Ricolfi per spiegare meglio questo rapporto utilizza un esempio che trova in natura, la relazione tra un uccello (il bufago) e l'ippopotamo. E' una relazione di sostentamento, il bufago è un parassita che vive con il cibo che trova sull'ippopotamo, non ha bisogno di cercarlo, non fa nessuna fatica.

La relazione tra il Bufago e l'ippopotamo è di doppio legame, entrambi sono intrappolati, in una relazione positiva e negativa. Naturalmente l'esempio serve al professore per spiegare il rapporto tra il padre e il figlio, definito “bamboccione”, un parassita che rimasto in casa, disoccupato ed escluso dal mercato del lavoro, emblema di un'intera generazione. Ricolfi peraltro fa notare che di solito i figli “parassiti” sono i maschi, da molto le donne studiano di più e si danno da fare. Da sociologo il prof torinese cerca di descrivere la mentalità signorile, principalmente individualista, con riferimento al politicamente corretto, a un certo volontarismo, tanto in voga oggi, in una certa cultura borghese.

Nell'ultimo capitolo si analizza il futuro delle società signorile di massa, in pratica dove molti consumano e pochi producono. Esiste un paese straordinario dove non sono presenti i cromosomi del non-lavoro, ma sono assenti tutti gli altri tratti che caratterizzano la società signorile di massa. Questo paese è Israele, con un livello di benessere considerevole, dove ha tutti i tratti anti-signorile: pochi anziani, un tasso di fertilità eccezionale (il più alto del mondo sviluppato), con piena adesione al lavoro. Israele è l'esatto contrario dell'Italia, che secondo Ricolfi, è in uno stato di continuo declino, si profila una sorta di “argentinizzazione” del paese.

«L'Italia del XXI secolo è una società signorile di massa che rifiuta di prendere coscienza di sé, forse anche perchè, se lo facesse, i suoi cittadini nativi non potrebbero più raccontarsi come vittime, e dovrebbero semmai riconoscere le ombre del benessere, compresa l'infrastruttura paraschiavista su cui esso in parte riposa».

 

A Lampedusa e conclusa la consultazione popolare in merito alla presenza dei migranti ed alla reale esigenza di una struttura sanitaria locale.
Il referendum ha evidenziato la chiusura totale dell'hotspot sull'isola siciliana. Più di 900 abitanti hanno partecipato attivamente al referendum indetto due settimane fa e terminato alle 20 di ieri sera (28 giugno ndr). Il risultato? 988 cittadini hanno votato a favore della chiusura dell’hotspot a Lampedusa. Soltanto 4 i lampedusani favorevoli al centro per migranti.

Nel frattempo l'ennesimo barcone è stato soccorso in mare. Sono circa 40 i migranti che sono stati salvati nel tardo pomeriggio di ieri nelle acque antistanti di Lampedusa. Il gruppo, come sempre, è stato prima portato a molo Favarolo, e poi all'hotspot di contrada Imbriacola. Quello di ieri è stato il secondo sbarco nell'arco di circa 18 ore.

“Non è nostra intenzione ignorare la gravità del problema migratorio. Riteniamo però che, a partire dalla rivendicazione dei diritti e della serenità per i lampedusani e le lampedusane, possa iniziare un percorso di messa in discussione dell'intera governance delle migrazioni”. Conclude il Comitato cittadino.

le organizzazioni che operano nel Mediterraneo centrale operano indipendentemente da quelle che sono le scelte di natura politica fatte a Roma, già in queste prime settimane d'estate le navi cosiddette umanitarie sono a largo e sono prossime a portare centinaia di migranti all'interno dei nostri porti. Che, in linea teorica, per via dell’emergenza coronavirus dovrebbero essere considerati non sicuri od almeno così ufficialmente è stato dichiarato dal governo lo scorso 8 aprile.

Nelle ultime ore l’Ong tedesca Sea Watch, la stessa sulla cui nave nei giorni scorsi erano presenti 28 migranti positivi al Covid-19, ha lanciato da Lampedusa il nuovo aereo da ricognizione. Si chiama Seabird e sostituirà per alcune settimane Moonbird, il mezzo usato fino a pochi giorni fa per individuare i migranti.

Ad annunciarlo è stata la stessa Ong dal proprio canale Twitter, mostrando anche la foto del nuovo piccolo velivolo che a breve sorvolerà la rotta da cui transitano i migranti partiti dalla Libia: “Mentre #Moonbird si ferma per manutenzione, #Seabird ci permette di continuare a individuare imbarcazioni in pericolo, prestare assistenza nei soccorsi e documentare violazioni di diritti umani nel Mediterraneo”.

Il nuovo aereo di #SeaWatch decolla oggi per la sua prima missione!
Il lancio del nuovo mezzo è quasi una prova di forza da parte di Sea Watch, volta a lanciare il messaggio secondo cui l’Ong tedesca, nonostante la nave sia stata fermata con l’equipaggio in quarantena in rada a Porto Empedocle, continuerà ad operare.

A distanza di un anno esatto dallo speronamento a Lampedusa della motovedetta della Guardia di Finanza, giunto a seguito di un'azione dell'allora capitano della Sea Watch Carola Rackete, l’Ong quindi vuol sapere di non fermarsi. Un messaggio che è lanciato in primis al governo italiano: ben presto, sembrano voler dire dall’organizzazione, altri migranti verranno portati lungo le nostre coste. E questo nonostante le varie vicissitudini che il nostro Paese sta attraversando negli ultimi disgraziati mesi.

Intanto però più di 900 abitanti hanno partecipato attivamente al referendum indetto due settimane fa e terminato alle 20 di ieri sera (28 giugno ndr). Il risultato? 988 cittadini hanno votato a favore della chiusura dell’hotspot a Lampedusa. Soltanto 4 i Lampedusani favorevoli al centro per migranti. Si legge una nota del Comitato spontaneo cittadino: “In queste settimane abbiamo portato avanti...

Ebbene a favore della chiusura vi è stato un plebiscito di voti, 988 per la chiusura e solo 4 lampedusani a favore dell'apertura del centro per i migranti.
La popolazione residente sull'isola di Lampedusa e Linosa al 1 gennaio 2020 è di 6.556 persone secondo i dati ufficiali dell'Istat.

Nel comunicato emesso dal Comitato di cittadini, che ha sostenuto la consultazione pubblica comunale, si legge che i due obiettivi che si prefiggono sono: la realizzazione di un ospedale sull’isola e il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (LEA) a Lampedusa e a Linosa; e la chiusura dell’hotspot perché si cessi di usare Lampedusa come piattaforma militarizzata per la gestione dei migranti.

Alle istituzioni locali, rende noto il comitato, abbiamo più volte chiesto un confronto nelle sedi di rappresentanza ma ci è stato sempre negato il Comitato spontaneo cittadino, guidato dal duo Sperlazzo-Lucia.

"In queste settimane - si legge in una nota - abbiamo portato avanti due rivendicazioni fondamentali per le isole Pelagie: la  realizzazione di un ospedale sull'isola e il rispetto immediato dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) a Lampedusa e Linosa e la chiusura dell'hotspot e la fine dell'utilizzo di Lampedusa come piattaforma militarizzata per la gestione delle migrazioni. Abbiamo, in più di un'occasione, chiesto alle istituzioni locali di avviare un confronto all'interno delle sedi di rappresentanza democratica locale; purtroppo però questo ci è stato più volte negato.

Riteniamo sia necessario che tutta la popolazione partecipi attivamente alla vita democratica della comunità. Per questo abbiamo indetto una consultazione popolare sul tema delle migrazioni. Da trent'anni, a fronte della continua violazione dei diritti più essenziali per la popolazione e per migranti, Lampedusa viene utilizzata come piattaforma militare, di gestione per le migrazioni e come "palcoscenico del confine", da parte dei vari governi nazionali, europei e della Nato. Tutto questo con la complicità delle amministrazioni locali e attraverso una strategia ricattatoria morale ed economica, ai danni della popolazione locale.

Tutto ciò ha fatto sì che settori della comunità locale cedessero a questi ricatti, traendo a loro volta vantaggi dalla situazione venutasi a creare. La consultazione ha come obiettivo quello di dare voce alla reale opinione degli abitanti di Lampedusa, cercando così di rompere l'immagine retorica e politicamente funzionale che negli anni è  stata costruita intorno a quanto si verificava sull'isola.

Le narrazioni dominanti dell'isola improntate alla continua emergenza, da quella edulcorata dell'accoglienza e degli eroi, a quella piena di stigma dell'isola razzista e xenofoba, sono state tutte caratterizzate da grossolane semplificazioni, sempre lontane anni luce dalla complessità dei fenomeni e delle dinamiche realmente in atto. Non è nostra intenzione ignorare la gravità del problema migratorio.

Riteniamo però che, a partire dalla rivendicazione dei diritti e della serenità per i lampedusani e le lampedusane, possa iniziare un percorso di messa in discussione dell'intera governance delle migrazioni: a partire dall'intervento sulle cause che spingono migliaia di persone a lasciare il proprio paese nelle condizioni a cui abbiamo assistito in questi anni, fino alla regolarizzazione dei viaggi, superando così le attuali normative nazionali ed europee, con particolare attenzione al tema dei diritti dei lavoratori,comunitari ed extracomunitari".

 

 

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