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Allo Steri i gioielli di grandi orafi siciliani e di artiste di nuova generazione

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Hanno imparato le tecniche artistiche dell’oreficeria siciliana nei laboratori di grandi maestri di Palermo, Trapani e Sciacca. Raffinati orafi, argentieri, cesellatori e corallari che l’Unesco ha voluto inserire fra i Tesori umani viventi nel Registro delle eredità immateriali (RES) come l’argentiere Antonino Amato di Palermo e il maestro del corallo Platimiro Fiorenza di Trapani. Donne artiste di nuova generazione, allieve del corso di “Tecniche artistiche dell’oreficeria siciliana” promosso dall’Università di Palermo con l’intento di recuperare le tradizioni del passato per dare un futuro alle arti decorative.

Ecco allora in esposizione, sino al 27 ottobre, nella chiesa di Sant’Antonio Abate nel complesso dello Steri, gioielli e opere di arte sacra di cinque maestri (Antonino Amato, Guido Cosentino, Laura Di Giovanna, Platimiro Fiorenza, Benedetto Gelardi) accanto alle creazioni delle loro otto allieve. Splendidi gioielli in oro, argento e corallo. In mostra anche le produzioni in argento realizzate con tecniche tradizionali dell’oreficeria da otto tra ragazzi e ragazze che hanno frequentato i laboratori della Scuola orafa del Collegio universitario Arces.

L’esposizione, a cura di Maria Concetta Di Natale, Giovanni Rizzo e Guido Santoro con il coordinamento di Laura Grimaldi, è inserita nel Festival di luoghi e idee “Le Vie dei tesori”, promosso dall’Università di Palermo in collaborazione con quaranta istituzioni e associazioni.

Da Pantelleria arrivano le monete in bronzo del primo conflitto punico. Hanno 2300 anni di storia e fanno parte del tesoretto ritrovato nel 2011 nel mare di Pantelleria, a Cala Tramontana. Il gruzzolo fa parte di un ampio ritrovamento di quasi 3500 monete.

In mostra anche fotografie, appunti originali, la tesi e il certificato di laurea di Maria Accascina, la grande storica dell’arte e autrice di studi pioneristici sulla storia dell’argenteria siciliana. A lei è intitolato l’Ossevatorio per le Arti decorative in Italia (OADI), strumento scientifico dell’Ateneo di Palermo. Il fondo Accascina, acquistato dalla Regione nel 1985, che raccoglie migliaia di importanti documenti sarà presto consultabile on line da studiosi e appassionati grazie ad una convenzione tra l’Oadi e la Biblioteca centrale della Regione. A quelle arti ingiustamente definite minori che hanno costituito nei secoli passati la più caratteristica e caratterizzante produzione artistica siciliana. “Preziose collaborazioni con istituzioni esterne che l’Università di Palermo intende coltivare e continuare per arricchire l’attività scientifica e formare nuove figure professionali – dice il rettore Roberto Lagalla -. Una sfida difficile ma vincente per dare un futuro ai giovani che sono i veri tesori della nostra società”.

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