Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 17 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:274 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:133 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:426 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:461 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:677 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1086 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1081 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1453 Crotone

Almeno settantadue morti a quaranta metri dalla riva di Steccato di Cutro. Nella notte del 26 febbraio la Guardia di Finanza rientra in porto alle 3,30 a causa del mare grosso. La Guardia Costiera non esce in tempo per i soccorsi. Il caicco blu si incaglia in una secca e affonda.

La linea di difesa di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi è chiara: "L'Italia ha fatto il possibile. Ogni giorno la Guardia Costiera salva decine di imbarcazioni. Gli scafisti hanno volutamente atteso vicino alla riva per evitare i controlli, si sono incagliati e la barca non ha retto. Nessuno può pensare che il Governo non abbia voluto agire".

La premier sottolinea il fatto che la navigazione del caicco dalla Turchia è durata tre giorni. "Perché Frontex avvisa l'Italia solo la sera del 25 febbraio? Non va bene la narrazione che l'Italia abbia fatto qualcosa di sbagliato. L'Italia ha sempre fatto tutto il possibile per i soccorsi".

Meloni chiede all'Ue un aiuto "per ridurre i movimenti primari" di migranti. "Alla Turchia la Ue ha dato sei miliardi, perché non diamo 6 miliardi anche alla Tunisia ?".

Salvini chiude la conferenza stampa: "Secondo i dati Ue e Onu il numero minimo di morti e dispersi nel Mediterraneo centrale è stato il 2019, quando l'attuale ministro dell'Interno era capo di gabinetto e Salvini ministro. Lascio a voi la riflessione sulla coincidenza: se togli agli scafisti la decisione di vita e di morte, fai il bene di tutti ma nella vita e in politica non esistono coincidenze".

Meloni ringrazia il ministro Piantedosi: "Il governo non poteva fare nulla di più o di diverso" sul naufragio di migranti sulle coste della Calabria. "Qualcuno ritiene che le autorità italiane potevano fare qualcosa che non hanno fatto? Pensare che le istituzioni si siano girate dall'altra parte è molto grave. Noi non abbiamo potuto fare di più di quello che abbiamo fatto e abbiamo assistito a una tragedia".

Alle domande dei giornalisti della Guardia Costiera che non uscì in mare la notte del 26 febbraio, il ministro dell'Interno Piantedosi replica: "La ricostruzione di quanto accaduto è contenuta in 5 informative al Parlamento, ci sono i resoconti stenografici, potete leggerli e avere tutte le opinioni possibili".

Sul decreto legge il ministro della Giustizia Nordio afferma: "È stata introdotta la nuova fattispecie che punisce con una reclusione da 20 a 30 anni quando come conseguenza non voluta da parte degli scafisti c'è la morte o la lesione grave o gravissima di più persone. Se la conseguenza fosse voluta, avremmo a che fare con il reato di omicidio aggravato".

Per Tajani, ministro degli Esteri, "per affrontare la questione dell'immigrazione illegale, anche da un punto di vista politico, serve una azione forte dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, serve una forte azione di tutti".

Stretta su trafficanti e scafisti, con pene fino a 30 anni per chi causa più morti in mare, porte aperte agli ingressi legali con il decreto flussi che diventa triennale, potenziamento della rete dei Centri per i rimpatri, compressione alla protezione speciale con un ritorno ai decreti Salvini.

Il Governo approva a Cutro - teatro del naufragio del 26 febbraio che ha fatto 72 morti - il decreto legge che prova a ridisegnare il tema dell'immigrazione considerata la "straordinaria necessità e urgenza di adottare disposizioni in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare".

Sul versante del contrasto c'è un inasprimento delle pene per chi "promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato": finora la reclusione era da 1 a 5 anni oppure da 5 a 15 anni: passerà rispettivamente da 2 a 6 anni e da 6 a 16 anni.

Cosi Giorgia Meloni arriva a Cutro per dare quel segnale "simbolico" ma anche "concreto" del fatto che il governo è determinato a "sconfiggere la tratta di esseri umani", la vera causa delle tragedie come quella che il 26 febbraio è costata la vita ad almeno 72 migranti davanti alle coste calabresi. E "non cambia linea". Anzi. Anche se ripristina i decreti flussi che, di fatto, aumenteranno gli ingressi nel nostro paese. "Legali". Ma al contempo restringe la "protezione speciale", con l'obiettivo di "abolirla" per sostituirla con misure in linea con la normativa europea. 

Linea dura contro chi pensa di entrare illegalmente in Italia, che deve sapere che "non conviene pagare gli scafisti e rischiare di morire" per entrare in Italia.E caccia globale ai trafficanti.

Meloni, nel chiostro di un vecchio convento sede del municipio di Cutro, difende il ministro Matteo Piantedosi, al centro delle polemiche di questi giorni, perché nella situazione di Cutro, ribadisce, non si poteva "fare di più". E torna a scaldarsi di fronte a chi, a suo parere, starebbe invece accusando il governo di avere deliberatamente lasciato morire in mare i migranti. "In questo momento - sottolinea ripetendo le parole di Matteo Salvini - ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane", quindi "non accetto ricostruzioni" che lascino intendere che l'esecutivo si sia "girato dall'altra parte".

Governo compatto, via libera unanime al decreto e nessuna distanza di vedute, sottolinea Salvini, visibilmente soddisfatto anche perché, come sottolinea la premier, il nuovo provvedimento contiene "diverse delle proposte della Lega" che in commissione preme per ripristinare i vecchi decreti sicurezza. Negli ultimi giorni, nonostante le versioni ufficiali di piena sintonia, si erano registrate tensioni, testimoniate anche dall'attivismo leghista in commissione. E la mattinata era iniziata con un preconsiglio in cui molto si era discusso, raccontano, sulla proposta contenuta nelle prime bozze del decreto di un "potenziamento della sorveglianza marittima", con un ruolo preminente della marina militare. Senza venirne a capo. Notizia "priva di fondamento" si era affrettato a dire il ministro della Difesa Guido Crosetto. 

Ma proprio dal suo dicastero, nella ricostruzione della stessa premier, era arrivata la proposta - mal digerita dagli alleati leghisti ma anche dai ministri di Fi: la proposta, spiega Meloni in una conferenza stampa nella quale è viene più volte interrotta, e contestata, dai cronisti che si sono occupati della tragedia fin dai primi giorni, "è stata ritirata dal ministro Crosetto almeno per due ragioni: primo, perché il nostro sistema funziona e, poi, perché c'è un precedente non proprio fortunato che è quello di Mare Nostrum...". 

Dal testo esce quindi una revisione del sistema di coordinamento degli interventi in mare ed entra la stretta sulla protezione speciale. Arriva un inasprimento del carcere per chi provoca la morte dei migranti, un reato, precisa la premier, che il governo considera "universale" e che servirà a colpire non solo chi sta sui barconi ma anche i trafficanti: "Vogliamo cercare gli scafisti - assicura - lungo tutto il globo terracqueo". Questo tentativo sarà attuato grazie ad "accordi bilaterali con i paesi in cui la tratta viene organizzata". La contropartita saranno "maggiori flussi legali", "cooperazione e investimenti in quelle nazioni che più collaborano alla lotta alla tratta internazionale". Che sarà perseguita anche con una "campagna di comunicazione nei paesi di origine per spiegare quanto sia diversa la realtà da quella che raccontano i criminali". Questi paesi "che ci aiutano avranno quote privilegiate" per l'ingresso in Italia. Il tutto in attesa che anche l'Europa batta un colpo, che dal prossimo Consiglio europeo arrivino "passi concreti" che certifichino che "non accettiamo la tratta delle persone nel terzo millennio".

La segnalazione di Frontex dell'imbarcazione che si avvicinava alle coste italiane è delle 22.36 di sabato, il naufragio c'e' stato quasi all'alba di domenica: è un caso molto particolare quello di Cutro e se qualcuno dice che c'è stata volontà delle istituzioni di girarsi dall'altra parte, questo è grave".

Giorgia Meloni, in un lungo botta e risposta con i cronisti durante la conferenza stampa al termine del cdm, respinge con forza qualsiasi ricostruzione giornalistica che fa riferimento a mancanze del governo o alla volontà di non intervenire mentre accadeva il naufragio dell'imbarcazione piena di migranti.

La premier spiega tutti i passaggi di quella notte, a partire dalla segnalazione di Frontex, "avvenuta molte ore prima del disastro", mentre il barcone era in piena navigazione. Il disastro è avvenuto quindi all'alba, a pochi metri dalla costa, mentre gli scafisti stavano attendendo il momento opportuno per lo sbarco senza farsi scoprire dalle autorità. Il resto - spiega la premier - sono illazioni e ragionamenti che non accetto".

Intanto si introduce quindi un nuovo articolo ("Morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina"). Quando il trasporto è attuato "con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante", il reato è punito "con la reclusione da 20 a 30 anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone. La stessa pena si applica se dal fatto derivano la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone". Se muore una sola persona, prevista reclusione da 15 a 24 anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, la pena è da 10 a 20 anni. Se la condotta è diretta a procurare l'ingresso illegale nel territorio dello Stato, il reato "è punito secondo la legge italiana anche quando la morte o le lesioni si verificano al di fuori di tale territorio".

Il provvedimento riporta poi in vita la stretta sulla protezione speciale che era stata inserita in uno dei decreti sicurezza. Salvini nel 2018 aveva infatti abolito la protezione umanitaria offerta a chi non riceveva lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria ma che al contempo non poteva essere allontanato dall'Italia. E l'aveva sostituita con la protezione speciale, che prevedeva criteri molto restrittivi per ottenerla, come una malattia o una calamità nel Paese di origine. Nel 2020 il ministro Luciana Lamorgese aveva nuovamente allargato le maglie della protezione speciale che ora il nuovo decreto restringerà. Nel 2022 sono stati 10.865 i beneficiari di protezione speciale, il numero più alto tra le 3 tipologie di protezione (le altre sono lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria).

Il decreto flussi diventa triennale (2023-2025) e "qualora se ne ravvisi l'opportunità, ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio". Allo scopo di "prevenire l'immigrazione irregolare" le quote di ingressi saranno assegnate, "in via preferenziale", ai lavoratori di Paesi che, "anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari". Anche al di fuori del decreto flussi, comunque, si legge nell'articolo 3, è consentito l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all'estero che completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica.

Il decreto interviene poi sulla gestione dei centri per migranti: nel caso in cui gravi inadempimenti da parte dei gestori possano compromettere la continuità dei servizi, il prefetto può nominare un commissario per assicurare il mantenimento dei posti in accoglienza.

C'è, infine il potenziamento della rete dei Centri di permanenza per i rimpatri. La realizzazione di queste strutture si può fare anche in deroga alla legge, fatto salvo il rispetto del codice antimafia e dei vincoli europei.

Intanto "attraverso l'Europa, credo che il numero di migranti illegali sia aumentato del 60% lo scorso anno. E abbiamo ancora visto recentemente una tragedia al largo delle coste italiane. Per questo è cruciale spezzare il cerchio delle gang criminali": lo dice il premier britannico, Rishi Sunak, in un'intervista pubblicata sul quotidiano francese Le Figaro nel giorno del vertice bilaterale a Parigi tra la Francia e la Gran Bretagna.

E' una realtà - prosegue Sunak - le organizzazioni criminali facilitano i movimenti di persone. Noi vogliamo tutti offrire rifugio e santuario alle persone più vulnerabili del pianeta. E' importante per me e per tutti, penso, a non possiamo garantire questo se ci troviamo a dover gestire l'arrivo illegale di decine di migliaia di persone che non sono in pericolo. Mettono sotto pressione il nostro sistema e le nostre risorse".

E ancora: "E' quello che accade qui, attualmente. Ed è per questo che voglio spezzare il sistema delle gang. Affrontando questo problema, potremo aiutare i più vulnerabili". Per Sunak, è questa la "vera compassione, che è parte della storia del nostro Paese. Guardate ciò che è stato fatto per i rifugiati ucraini, ma anche per gli afghani o quelli di Hong-Kong dinanzi alla repressione cinese. Il Regno Unito ha accolto circa mezzo milione di persone in questi ultimi anni", conclude il premier britannico.

 

Fonte Ansa/Agi e varie agenzie

La Cina avverte gli Stati Uniti di smettere di cercare di contenere e reprimere Pechino per evitare un conflitto che diventerebbe "inevitabile" e che avrebbe conseguenze "catastrofiche". Il declino nei rapporti tra le due grandi potenze è stato al centro della conferenza stampa del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, che ha lanciato avvertimenti a Washington su tutti gli aspetti delle relazioni bilaterali, dalla questione di Taiwan alla guerra in Ucraina, puntando, infine, il dito contro gli Usa per l'incidente diplomatico innescato dalla crisi del pallone spia cinese abbattuto al largo delle coste del South Carolina il mese scorso.

Gli Stati Uniti "risponderebbero" se la Cina dovesse fornire alla Russia armi letali nella guerra contro l'Ucraina. Lo ha detto in un'intervista alla ABC il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il presidente ha anche detto che anche se ha affermato di non "prevedere" che la Cina lo faccia, nonostante gli avvertimenti dell'intelligence, la Cina potrebbe prendere in considerazione la mossa.

"Non prevedo una grande iniziativa da parte della Cina per fornire armi alla Russia", ha detto Biden. Incalzato dal giornalista sull'ipotesi che Pechino possa oltrepassare il limite, fornendo armi alla Russia, Biden ha insistito sul fatto che gli Stati Uniti "avrebbero risposto" e ha fatto riferimento alle sanzioni che altri paesi hanno ricevuto dopo aver sostenuto la Russia.

Biden ha poi respinto il piano di pace proposto dalla Cina per una soluzione della guerra in Ucraina, suggerendo che la sua attuazione avvantaggerebbe solo la Russia. "Se Putin lo applaude come potrebbe ritenersi buono?", ha commentato Biden in un'intervista con Abc News. "Non ho visto nulla nel piano che indichi che ci sia qualcosa che sarebbe vantaggioso per chiunque non sia la Russia", ha detto il presidente Usa.
Al di là delle critiche specifiche al documento avanzato da Pechino, Biden ha respinto apertamente l'idea che la Cina possa negoziare la pace durante la guerra, definendola irrazionale. "L'idea che la Cina negozierà l'esito di una guerra totalmente ingiusta per l'Ucraina è totalmente irrazionale", ha detto Biden

Pechino "non ha fornito armi ad alcuna delle due parti del conflitto ucraino.
La Cina non è l'artefice della crisi, né una parte direttamente interessata.

Xi sa bene che, in caso di invio di armamenti cinesi al Cremlino, la bilancia del conflitto potrebbe pendere in favore di Mosca; dall’altro lato, tuttavia, superare questa linea rossa metterebbe il governo cinese nella black list statunitense e occidentale. Non solo: la Cina teme che la cosiddetta operazione militare speciale lanciata da Putin in Ucraina possa aver superato il punto di non ritorno, e che ogni apporto fornito non sarebbe comunque in grado di supportare l’esercito russo.

La posizione di Pechino, nell’ottica del governo cinese, ha avuto senso per più di un anno. Restare al di fuori del ring dove si stanno scontrando il Cremlino e Kiev, continuare a fare affari con Vladimir Putin e, al tempo stesso, riprendere il dialogo con l’Unione europea per rendere di nuovo efficienti i rapporti economici, ha tenuto il Dragone – che non ha scelto di sostenere una delle parti in causa con lo stesso impegno dimostrato da Washington – al riparo dalla tempesta.

Il punto è che la lama di coltello sulla quale sta danzando la leadership cinese è sempre più sottile. Per evitare di tagliarsi, Xi Jinping potrebbe essere chiamato ad un cambio di passo o, per lo meno, ad attuare una strategia differente.

Perché minacciare allora le sanzioni alla Cina? Non è assolutamente accettabile". Il neoministro degli Esteri, Qin Gang, nel suo primo briefing con i media a margine dei lavori parlamentari annuali, ha accennato a "una mano invisibile" che sembra sostenere una crisi prolungata. "E' una tragedia che poteva essere evitata: la Cina sceglie la pace sulla guerra, il dialogo sulle sanzioni" e la de-escalation all'escalation", ha notato ancora Qin sul conflitto tra Russia e Ucraina.

Se gli Stati Uniti non "frenano e continuano sulla strada sbagliata", ci saranno sicuramente conflitti e scontri. Chi ne sopporterà le catastrofiche conseguenze?" E' il monito di Qin Gang, per il quale "contenimento e repressione non renderanno grande l'America e non fermeranno il rinnovamento della Cina".
Qi è ritornato sul pallone aerostatico transitato di recente sul territorio americano (come "incidente inaspettato") e abbattuto.
Gli Usa "hanno agito con una presunzione di colpa, reagito in modo eccessivo, abusato della forza e drammatizzato l'incidente", ha aggiunto.

Se gli Stati Uniti non "frenano e continuano sulla strada sbagliata", ci saranno sicuramente conflitti e scontri. Chi ne sopporterà le catastrofiche conseguenze?".
L'avvertimento arriva dal neoministro degli Esteri cinese Qin Gang, per il quale "contenimento e repressione non renderanno grande l'America e non fermeranno il rinnovamento della Cina".

Qin, in un briefing, è ritornato sul pallone aerostatico transitato di recente sul territorio americano (come "incidente inaspettato") e abbattuto. Gli Usa "hanno agito con una presunzione di colpa, reagito in modo eccessivo, abusato della forza e drammatizzato l'incidente", ha aggiunto.

Anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov citato dall'agenzia Ria Novosti Gli ha attaccato gli Usa sostenendo "fanno di tutto per continuare la guerra in Ucraina". Ed ha poi aggiunto di prestare "grande attenzione" all'iniziativa di pace della Cina per l'Ucraina, precisando però che ora "non ci sono le condizioni perché la situazione si avvii su un percorso pacifico" e quindi Mosca cerca di raggiungere i suoi obiettivi "continuando l'operazione militare".

Parlando della guerra in Ucraina Qin ha assicurato che Pechino "non ha fornito armi ad alcuna delle due parti del conflitto ucraino. La Cina non è l'artefice della crisi, né una parte direttamente interessata. Perché minacciare allora le sanzioni alla Cina? Non è assolutamente accettabile", ha aggiunto Qin, nel suo primo briefing con i media a margine dei lavori parlamentari annuali. Ed ha accennato a "una mano invisibile" che sembra sostenere una crisi prolungata. "E' una tragedia che poteva essere evitata: la Cina sceglie la pace sulla guerra, il dialogo sulle sanzioni" e la de-escalation all'escalation", ha notato ancora Qin sul conflitto tra Russia e Ucraina. Il rapporto tra Cina e Russia, ha aggiunto, si basa sui principi "di non alleanza, non confronto e non presa di mira di terze parti", se i due Paesi "lavorano insieme, il mondo avrà una forza trainante verso il multipolarismo e una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali", mentre "l'equilibrio strategico globale e la stabilità saranno meglio garantiti". Una relazione che, proprio perché "non minaccia alcun Paese, non è soggetta ad alcuna interferenza o discordia seminata da terzi".

La questione di Taiwan, ha poi spiegato, "è il fulcro degli interessi centrali della Cina, il fondamento politico nelle relazioni Cina-Usa e la prima linea rossa che non deve essere superata continueremo a lavorare per la riunificazione pacifica, ma ci riserviamo il diritto di prendere tutte le misure necessarie. Nessuno dovrebbe mai sottovalutare la ferma determinazione, la forte volontà e la grande capacità del governo e del popolo cinesi di salvaguardare la sovranità nazionale e l'integrità territoriale".

Fonte Ansa e Agi e varie agenzie

Emozione stamane fra i parenti delle vittime di Covid davanti alla Procura. Con loro c'era l'avvocato Consuelo Locati, che coordina il team dei legali. "C'è grande gratitudine adesso - hanno sottolineato i familiari - perché per noi si riscrive la storia in questo momento. È ormai chiaro che non è stato uno tsunami improvviso e che qualcuno sarebbe dovuto intervenire".
I familiari delle vittime hanno portato con sé gli esposti a loro tempo presentati proprio in Procura a Bergamo.

«Il sacrificio dei nostri cari non sia vano. Mai più una pandemia, una qualsivoglia emergenza, ci trovi impreparati». È l'appello lanciato da Consuelo Locati, dell'associazione "Sereni e sempre uniti" che rappresenta i familiari delle vittime di Covid, sentita oggi in audizione informale in Commissione Affari sociali della Camera nell'ambito dell'esame delle proposte di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19. «Noi vogliamo sapere che cosa è successo, non ci interessa la politica. A voi noi chiediamo un'altra verità», dice. «Voi avete il dovere ridare a tutti noi la speranza di credere in qualcosa, la verità».

«Siamo stati abbandonati, ci siamo sentiti di vivere in una realtà surreale. La Bergamasca è stato il luogo della strage più devastante dal secondo Dopoguerra. In un mese circa sono decedute più di 6mila persone come eccesso di mortalità rispetto ai 5 anni precedenti», evidenzia Locati che pone una serie di domande: «Perché non si è intervenuti almeno a partire dal 5 di gennaio del 2020 al primo alert dell'Oms? Perché non ci è stato comunicato che il virus era già nelle nostre case e, invece di metterci al corrente del rischio che correvamo, ci dicevano che tanto era poco più di una banale influenza? E nella Bergamasca perché non si è intervenuti subito a isolarci? Noi chiedevamo di essere isolati, ma nessuno lo ha mai fatto. Perché sono stati inviati i militari nella Bergamasca il 5 marzo del 2020 e poi sono stati ritirati tre giorni dopo? Non può di certo essere un segreto di Stato, questa spiegazione non possiamo accettarla».

Locati cita poi «il piano pandemico non adeguato, non attuato». La verità, incalza, «è che dovevamo essere pronti e non lo eravamo. Chi ci rappresenta ufficialmente ci dia risposte chiare, sincere, trasparenti - esorta - Riteniamo di avere questo diritto, perché riteniamo che queste risposte rappresentino il rispetto che le nostre istituzioni riconoscono a noi familiari e prima ancora ai nostri cari che non ci sono più. Noi abbiamo dato fiducia al Parlamento, ma finora questa fiducia non ci è stata ripagata. La Commissione d'inchiesta sarebbe la prova che anche le istituzioni vogliono riprendere una relazione coi propri cittadini. 

E le risposte devono essere date in tempi ragionevoli. A noi non serve un giorno per ricordare i nostri cari, perché li ricordiamo tutti i giorni e promettiamo loro che avranno giustizia e non solo nei tribunali, ma anche attraverso quelle verità che solo il Parlamento ci può dare. L'auspicio è che venga istituita una Commissione d'inchiesta bicamerale proprio per mantenere alta l'attenzione su una delle pagine più buie della nostra storia, perché analizzare ogni errore e ogni sbaglio serve perché la strage che abbiamo vissuto non si ripeta più».

A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato la Bergamasca con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell'anno precedente, è stata chiusa l'inchiesta per epidemia colposa con 19 indagati tra cui l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera.

Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la supervisione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine con cui si è cercato di far luce e individuare le responsabilità di quella tragedia che ha lasciato una profonda ferita, e di cui è ancora vivo il ricordo delle lunghe file di camion dell'esercito con sopra le bare delle vittime da trasportare fuori regione per essere cremate.

Di fronte alle migliaia di morti e le consulenze che ci dicono che questi potevano essere eventualmente evitati, non potevamo chiudere con una archiviazione": così ha detto il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani parlando dell'inchiesta appena chiusa sul Covid nella Bergamasca.

"La nostra scelta - ha aggiunto Chiappani - è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice, di un contraddittorio con i difensori perché è giusto che la ricostruzione la diano gli interessati e da tutto questo ricavare l'esperienza non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico, amministrativo" quindi "una lezione, una grandissima riflessione".

La speranza del procuratore è che "al di là delle accuse, delle polemiche che senz'altro ci saranno" questo sia "uno strumento di riflessione". C'è stata una "insufficiente valutazione di rischio. Il nostro scopo - ha detto - era quello di ricostruire cosa è successo e di dare una risposta alla popolazione bergamasca che è stata colpita in un modo incredibile, questa è stata la nostra finalità, valutare se un'accusa può essere mantenuta come noi valutiamo di fare proprio per questa insufficiente valutazione di rischio". Con un "decreto" del "23 febbraio 2020 - prosegue Chiappani - era stata richiamata la legislazione sanitaria precedente, per cui nel caso di urgenza c'era la possibilità sia a livello regionale sia anche a livello locale di fare atti contingibili e urgenti in termine tecnico, cioè di chiudere determinate zone, c'era questa possibilità e poteva essere fatto proprio in virtù di questo diretto richiamo, fatto in un decreto di emergenza del 23 febbraio".

A proposito del tema del piano pandemico, uno dei capitoli dell'inchiesta sulla pandemia di Covid, Chiappani spiega che  "il nostro problema è stato sì quello del mancato aggiornamento del piano pandemico, e questo riguardava un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi che già erano previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006".

E' stato un "lavoro mastodontico" quello della Procura di Bergamo nell'inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid. "Ci abbiamo impiegato tre anni ma mi risulta - racconta il procuratore  - che non sia stata ancora neanche iniziata una commissione parlamentare. Noi in tre anni abbiamo fatto un'inchiesta". Il lavoro ha incluso "ricostruire centinaia di vite, un insieme non solo di provvedimenti ma migliaia di mail e sms, tre consulenze durate oltre un anno - ha elencato - ricostruire tutti i rapporti anche di natura estera (ricordo il discorso dell'Oms, della mancata attuazione e aggiornamento del piano pandemico), ricostruire tutte le attività da parte delle amministrazioni". "Noi siamo in Lombardia - ha concluso - quindi anche delle singole amministrazioni lombarde: non è un gioco".

"E' vergognoso - dice il governatore Attilio Fontana - che una persona che è stata sentita a inizio indagine come persona a conoscenza dei fatti scopra dai giornali di essere stato trasformato in indagato. E' una vergogna sulla quale non so se qualche magistrato di questo Paese ritiene di indagare. Sicuramente non succederà niente. Anche in altri processi in cui sono stato assolto - aggiunge - ho saputo dai giornali cose che non sapevo". Fontana - scrive la Procura - avrebbe causato "la diffusione dell'epidemia" in Val Seriana con un "incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148 persone, pari al numero di decessi in meno che si sarebbero verificati" se fosse stata "estesa la zona rossa a partire dal 27 febbraio 2020".

Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità e altri, tra cui componenti del Cts e dirigenti ministeriali, indagati per epidemia colposa assieme anche ad Attilio Fontana e Giuseppe Conte, avevano "a disposizione", almeno dal 28 febbraio 2020, "tutti i dati" per "tempestivamente estendere" la zona rossa anche alla Val Seriana. Erano contenuti nel "Piano Covid elaborato da alcuni componenti del Cts coordinati dal prof. Stefano Merler". Documento che "già prospettava" lo "scenario più catastrofico per l'impatto sul sistema sanitario". Lo scrive la Procura di Bergamo nell'avviso di chiusura indagini.

Il direttore dell'Iss Silvio Brusaferro, nonostante le raccomandazioni e gli alert lanciati dall'Oms a partire dal 5 gennaio 2020 avrebbe proposto "di non dare attuazione al Piano pandemico, prospettando azioni alternative, così impedendo l'adozione tempestiva delle misure in esso previste". Lo scrivono i pm di Bergamo nell'avviso di chiusura dell'indagine sulla gestione del Covid in cui Brusaferro è indagato per epidemia colposa e rifiuto di atti d'ufficio con, tra gli altri, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, Claudio D'Amario ex dg della prevenzione del ministero, e con Angelo Borrelli, ex capo della Protezione Civile.

L'ex premier Giuseppe Conte e l'allora ministro della Salute Roberto Speranza, assieme ad altri indagati tra cui il Governatore lombardo Attilio Fontana, hanno «cagionato per colpa la morte» di una cinquantina di persone. Lo scrive la Procura di Bergamo nell'avviso conclusione indagini notificato a 17 persone.

Fonti Varie agenzie

"La guerra che stiamo cercando di terminare e che è stata iniziata dall'Occidente contro di noi usando gli ucraini ha influenzato la politica russa, compresa quella energetica. Ciò che è cambiato è che non faremo più affidamento su alcun partner occidentale", ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov citato dalla Tass. Lavrov ha sottolineato che la Russia non farà più affidamento sui partner occidentali nella sua politica energetica.

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha elogiato la posizione del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sul conflitto in Ucraina: "Ascoltiamo le valutazioni e le dichiarazioni di molti leader mondiali e politici esperti. Berlusconi è uno di loro. Si tratta di una persona ragionevole che non cede ai tentativi di dipingere tutto in bianco e nero, di impostare il confronto nel mondo sotto lo slogan della lotta della democrazia contro l'autocrazia", ha detto il capo della diplomazia russa in conferenza stampa da New Delhi dove ha partecipato alla ministeriale del G20.

Berlusconi, ha aggiunto Lavrov, "comprende la necessità di risolvere i problemi da cui dipende la nostra vita insieme su questo pianeta".

Intanto i servizi di sicurezza interni russi (Fsb) secondo l'agenzia ansa hanno diffuso un video che mostra le conseguenze di quello che le autorità di Mosca hanno denunciato come una infiltrazione ieri di "sabotatori" dall'Ucraina nella regione di Bryansk, che secondo il presidente Vladimir Putin hanno compiuto "un attacco terroristico".

Nelle immagini si vedono tra l'altro due auto Lada crivellate di proiettili con i corpi senza vita dei due conducenti.

Entrambi, come sottolinea l'Ansa, vestono abiti civili. Nello stesso video sono mostrate trappole esplosive di fabbricazione tedesca applicate ad un albero. Secondo le autorità russe, nell'incursione sono stati uccisi due uomini, mentre un bambino di 11 anni che si trovava su una delle due auto è rimasto ferito.

"Gli assassinii avvenuti ieri nella regione russa di Bryansk sono stati commessi con armi della Nato" e quindi è lecito chiedersi se i Paesi membri dell'Alleanza siano "complici in questi crimini e sponsor del terrorismo" si legge oggi in un comunicato il ministero degli Esteri di Mosca. "Questo crimine non resterà impunito" aggiunge la nota.

Da parte sua, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha detto che  la Russia "prenderà misure" per prevenire le incursioni ucraine sul suo territorio. aggiungendo che non è stata presa alcuna decisione di introdurre la legge marziale in alcune regioni a causa dell'attacco dei sabotatori ucraini alla regione di Bryansk. "Questa è una prerogativa del presidente russo. Per ora non è stata presa alcuna decisione", ha affermato Peskov commentando la proposta del leader della Cecenia Ramzan Kadyrov di introdurre la legge marziale in alcune regioni del Paese con il livello massimo di risposta, invece di quello medio attualmente in vigore.

Il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha ribadito oggi che Kiev non ha responsabilità nei lanci di droni in Russia né in attacchi come
quello di ieri a Bryansk, affermando che "tutte queste sono conseguenze dirette della perdita di controllo interno della Russia, conseguenze della guerra". "L'Ucraina non è coinvolta nei conflitti interni in Russia", aggiunge Podolyak in un tweet.

Fonte ansa / varie agenzie

La Cina auspica il dialogo tra Stati Uniti e Russia sul trattato Start, dopo la sospensione della partecipazione di Mosca, annunciata ieri dal presidente russo, Vladimir Putin.

Il trattato è "di grande importanza per mantenere la stabilità strategica globale, promuovere la pace internazionale e realizzare l'obiettivo di un mondo senza armi nucleari", ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin.

La Cina, ha aggiunto, "ha notato le differenze tra Russia e Stati Uniti sull'attuazione del trattato e spera che le due parti possano risolvere adeguatamente le loro divergenze attraverso un dialogo e una consultazione costruttivi per garantire la corretta attuazione del trattato".

Vladimir Putin ha annunciato che "la forza di deterrenza nucleare della Russia è dotata al 90% di armi avanzate" e che Mosca sospende la propria partecipazione al New Start.
Mentre gli Stati Uniti ne avrebbero 5.428. Di conseguenza, Usa e Russia deterranno circa il 90% del totale mondiale di questi ordigni devastanti. Ma delle quasi 6.000 testate nucleari russe, 1.500 sono ritirate e pronte a essere smantellate (sarebbero invece 1.720 quelle americane ritirate dagli arsenali). E delle rimanenti 4.500 - riportava un anno fa il Bulletin of the Atomic Scientists - sarebbero all'incirca 1.500 quelle in effetti dispiegate su sistemi strategici a lungo raggio, mentre le restanti 3.000 sarebbero "di riserva". La Russia ne avrebbe 812 dispiegate su missili balistici terra-aria, 576 su missili balistici lanciabili da sommergibili e 200 nelle basi dei bombardieri pesanti. 

Il trattato New Start tra Russia e Usa limita gli armamenti nucleari strategici fissando un tetto di 1.550 testate e 700 missili e bombardieri dispiegabili da ciascuno dei due Stati. Le armi nucleari sono spesso divise in 'strategiche' - capaci di colpire bersagli a lunga distanza - e 'tattiche', e su queste ultime le stime delle varie agenzie sull'arsenale di Mosca variano di molto: da 1.000 a 2.000 testate, sottolinea il Washington Post, secondo cui queste armi possono essere lanciate da terra, aria e mare, ma non sono dispiegabili preventivamente. Stando alla Federation of American Scientists, la Russia potrebbe avere 1.912 ordigni di questo tipo, ma questa cifra potrebbe contenere armi ritirate o in procinto di esserlo. Le testate nucleari sono armi micidiali, e anche le meno potenti sono capaci di uccidere migliaia e migliaia di persone e di rendere invivibile un'area per tantissimi anni.

Intanto un Esercitazione navale congiunta di Sudafrica, Russia e Cina è scattata al largo delle coste sudafricane; ne danno notizia sia l'agenzia stampa  russa Tass che il ministero della Difesa del Sudafrica. Le manovre, denominate Mosi-2, si svolgono nell'Oceano Indiano fino al 27 febbraio, ad un anno dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca.  Da gennaio il Sudafrica è alla presidenza dei paesi BRICS, cioè  Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
L'esercitazione navale congiunta di Cina, Russia e Sudafrica è ricca di contenuti, tra cui una dozzina di task come antipirateria, difesa aerea e l'atterraggio di elicotteri sui rispettivi natanti. 

L'esercitazione congiunta aiuterà sicuramente le tre marinerie ad approfondire la reciproca fiducia, promuovendo la cooperazione in tema di sicurezza migliorando la loro capacità di mantenere congiuntamente la sicurezza marittima per dare un contributo maggiore alla pace mondiale" : ha dichiarato alla stampa Huang Zhongxin, comandante, 42a squadra di scorta della marina cinese. Le immagini diffuse da Pechino mostrano i natanti cinesi che partecipano alle manovre. Secondo fonti russe potrebbe anche essere effettuato un lancio di prova di un missile ipersonico Tsirkon che potrà raggiungere un obiettivo di superficie ad oltre 500 chilometri di distanza.

Le relazioni russo-cinesi "stabilizzano la situazione internazionale"

Lo ha assicurato il presidente russo Vladimir Putin, incontrando a Mosca l'inviato del presidente cinese Xi Jinping che ha avuto anche un colloquio con il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov.

il tour diplomatico di Wang Yi in Europa è entrato nel vivo. Il direttore dell'Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (Pcc), ovvero il massimo funzionario della diplomazia cinese, è arrivato in Russia. A Mosca, per conto di Xi Jinping, Wang proverà molto probabilmente a sottoporre a Vladimir Putin il piano di pace cinese per risolvere la questione ucraina. Il bilaterale con il presidente russo è in programma oggi pomeriggio. Nel frattempo, il fedelissimo di Xi ha ribadito la partnership con il Cremlino in un incontro con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov.

L'emissario di Xi ha un'agenda fittissima e densa di impegni. Wang ha subito incontrato il capo del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev. I due funzionari, stando a quanto riportato dal ministero degli Esteri cinese, hanno concordato di opporsi "alla mentalità della Guerra fredda" e "al confronto tra blocchi", di voler compiere maggiori sforzi per "migliorare la governance globale" e combattere "ogni forma di bullismo unilaterale" nei rapporti tra nazioni.

L'incontro più atteso era però un altro: quello tra Wang e Sergej Lavrov. Nel loro faccia a faccia è emerso che Mosca e Pechino sono pronte a "difendere gli interessi reciproci" sulla scena internazionale.

"Le nostre relazioni si stanno sviluppando in modo costante e dinamico e, nonostante l'elevata turbolenza sulla scena mondiale, dimostriamo solidarietà e disponibilità a difendere gli interessi reciproci sulla base del rispetto del diritto internazionale e del ruolo centrale delle Nazioni Unite", ha affermato Lavrov. "Nonostante la volatilità della situazione internazionale, Cina e Russia mantengono sempre la determinazione strategica, si muovono con fermezza e fiducia in linea con la formazione di un mondo multipolare e rimangono impegnate nel multipolarismo", ha aggiunto da parte sua Wang.

A seguire Wang Yi ha avuto un faccia a faccia con Putin. Secondo il presidente russo le relazioni russo-cinesi "stabilizzano la situazione internazionale".

Dal punto di vista economico, ha sottolineato il capo del Cremlino, l'obiettivo di un fatturato commerciale di 200 miliardi di dollari tra Russia e Cina sarà raggiunto prima del previsto.

L'inviato di Xi ha affermato che Pechino è pronta ad approfondire la fiducia politica reciproca e la cooperazione strategica con la Russia.

Nel frattempo il portavoce del ministero degli Esteri cinese afferma che Pechino non sta valutando invio di armi a Mosca e chiede di smettere di diffondere falsità a riguardo. "Gli Stati Uniti e altri Paesi Nato ora stanno costantemente diffondendo che la Cina potrebbe fornire armi alla Russia, un trucco che è stato usato e smascherato all'inizio della crisi in Ucraina", ha dichiarato Wang Wenbin, ricordando che sono gli Stati Uniti ed i Paesi Nato "la principale fonte di armi nei campi di battaglia in Ucraina".

La Cina, ha detto Wang Yi secondo quanto riporta la Tass, rimane "impegnata a sviluppare le relazioni con la Russia nonostante la situazione instabile nel mondo". L'inviato cinese ha aggiunto che l'alto diplomatico si aspetta di "raggiungere nuovi accordi" con Mosca.

Putin ha revocato un decreto del 2012 che in parte sosteneva la sovranità della Moldavia nell'ambito delle politiche sul futuro della Transnistria, regione separatista sostenuta da Mosca che confina con l' Ucraina e dove la Russia ha truppe. Lo riporta il Guardian. Il decreto, che comprendeva una componente moldava, delineava la politica estera russa di 11 anni fa che presupponeva relazioni più strette con Ue e Usa. La revoca è stata pubblicata sul sito del Cremlino e afferma che la decisione è stata presa per "garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali". Nelle stesse ore la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha approvato la sospensione del trattato nucleare New Start.

Intanto la Cnn riferisce che la Russia ha effettuato un test di un missile balistico intercontinentale - SARMAT, soprannominato Satana II - che sembra essere fallito lunedì, nel momento in cui il presidente Joe Biden stava per arrivare in Ucraina, secondo due funzionari Usa vicini al dossier. Lo riporta la Cnn. La Russia ha notificato in anticipo agli Stati Uniti il lancio attraverso le linee di deconfliction. Un altro funzionario ha affermato che il test non ha rappresentato un rischio per gli Usa e che non è considerato un'escalation. Il presidente Putin non ha fatto alcun riferimento al lancio nel discorso di ieri. Il SARMAT trasporta testate nucleari.

Fonte Ansa Il giornale msn

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI