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Carissimi,

l’acqua “in sé” è inodore, ma l’acqua dello stagno, quella no! Semplicemente perché, “ferma”, diventa ricettacolo di tanti elementi contaminanti che ne corrompono la sua trasparenza, la sua limpidità. “In sé”, invece, il denaro non è mai inodore. Perché? Perché mentre per l’acqua è possibile immaginare la sua esistenza (“in sé” inodore)– magari ignota in tante parti “remote” della terra e magari anche in qualche “pianeta gemello” di qualche galassia in questo meraviglioso universo in espansione-, l’in-sé del denaro è sempre una relazione di scambio tra esseri umani (il denaro è una convenzione/convenienza sociale). Animali divini, questi esseri umani, sono disponibili nel loro “in-sé” ad altalenare tra le vette più alte dell’amore, della solidarietà, del mutuo soccorso, della prossimità, della cura e gli abissi senza fondo della indifferenza, della crudeltà, dell’immiserimento di popolazioni, dello sfruttamento e della mercificazione. Historia docet (la storia insegna) e perciò dovrebbe essere magistra vitae (maestra di vita). E da dove, allora, il cattivo odore del denaro sporco? La sua fonte è la perversione della corruzione. Il primo scritto di Papa Francesco che ho divorato e poi riletto tre volte (anche perché gustoso e divertente nel suo procedere riflessivo) ha per titolo “Guarire dalla corruzione”. Invito a leggerlo, ne avrete grande beneficio per l’intelligenza e per il cuore. La corruzione è un concetto chiave per la perversione della ricchezza, per capire cosa è “mammona”. Peccato che l’ultima traduzione della CEI ha tolto di mezzo il termine “mammona”. Non si leggerà più - “non potete servire  Dio e mammona”-; ora leggeremo: “non potete servire Dio e la ricchezza”. Questa lacunosa interpretazione rischia di “demonizzare la ricchezza” e questo è sbagliato, perché il demone non sta nella ricchezza, ma nel cuore dell’uomo, che per la ricchezza si corrompe o che attraverso la corruzione accresce la propria ricchezza. Non la ricchezza, ma la sua perversione è il nemico dell’umano dell’uomo. E’ mammona l’alternativa alla solidarietà, alla condivisione che il comandamento di Dio stabilisce, per rigenerare il tessuto della società con una nuova fraternità. L’acqua deve scorrere per restare limpida e trasparente… così è per la ricchezza del denaro…, deve circolare a favore del benessere di tutti.

Con affetto

mons. Tonino Staglianò

Vescovo di Noto

 

Carissimi,

quelli che non vanno tanto per il sottile nel ricevere il denaro “sporco” proclamano il classico adagio:  Pecunia non olet (=i soldi non hanno odore/”cattivo”). Insomma, il denaro è solo denaro. Si racconta che Vespasiano raccolse da uno dei bagni (i famosi “vespasiani”) alcune monete gettate dal figlio Tito, il quale protestava perché il padre aveva messo una tassa sull’urina raccolta nelle latrine, allo scopo di ricavarne l’ammoniaca, utile per la concia delle pelli. Dopo averle raccolte, le annusò e pronunciò la famosa frase. Tutti i cinici la usano per affermare che la provenienza del denaro non ha importanza, essendo il denaro solo un mezzo, uno strumento. Eppure, il denaro può addirittura “puzzare”. Prescindiamo dal fatto che pecunia (=denaro) deriva da pecus-pecoris (bestiame/pecora), un tempo utilizzato come baratto, costituendo l’unica ricchezza posseduta, insieme ai polli (così, la frase ai romani suonava come un ossimoro: “le pecore non hanno odore”, …il che è falso). Concentriamoci sul fatto, invece, che il denaro può essere “sporco”, macchiato delle più terribili barbarie, spesso del sangue dei fratelli. Per non dire che questo suo stato maleodorante può assumere dimensioni globali, a considerare – in sintesi- quanto Papa Francesco afferma su “questa economia che uccide”. L’ingiustizia diffusa nel pianeta si manifesta, soprattutto, nel possesso del denaro e nel suo uso: 80% della popolazione mondiale vive di stenti; la cultura dello spreco interessa la ricchezza dei sempre più pochi che hanno tutto e sfruttano la quasi totalità delle risorse della terra. A ben pensarci, allora, anche l’euro che ho in tasca comincia a emanare “qualche strano odore”: vi pare? Attenzione però che anche i nostri “soldi puliti” possono diventare sporchi. E non mi riferisco solo alla corruzione sempre più lampante nella società e nella politica, ma piuttosto penso alle nostre amministrazioni parrocchiali: se all’interno delle nostre parrocchie, e delle nostre diocesi, il denaro viene capitalizzato per il profitto, invece  di socializzarlo nella carità e nella solidarietà…. se i soldi raccolti per il bene comune sono utilizzati per “interessi personali”…., allora anche i “soldi puliti” diventano “sporchi”. D’altronde è stato scritto per sempre: “l’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali”. Camminiamo per purificare il cuore…il cuore grande ha un “olfatto sviluppato” e, perciò, riesce a sentire la puzza del denaro sporco anche a distanza. Il denaro, infatti, è come l’acqua: in sé inodore, ma quando “è stagnante”…

Con affetto

Mons. Tonino Stagliano

Vescovo di Noto

Carissimi,

il “potere come servizio” è impossibile senza “decidere nel proprio cuore il santo viaggio della conversione del cuore”, senza “desiderio di santità” (che non è desiderare di diventare angeli, ma semplicemente di restare umani e vivere da esseri umani, secondo la statura alta di umanità di Gesù). Gesù ha portato quella vera rivoluzione che cambia tutto nella nostra vita: cieli e terra nuove. E dov’è la novità? E’ un Novum più che una novità, l’immersione in una bellezza che rende nuovo tutto: lo sguardo, i legami, le relazioni, gli affetti, l’impegno, gli altri e soprattutto il mio “io”. La faccia non cambia, ma il volto si. In realtà si trasforma anche la faccia, semplicemente perché comincia a far intravedere il volto. La nostra faccia (disponibile a tutte le operazioni di camuffamento “botulinico”) troppo spesso maschera il nostro vero volto: la bellezza che siamo e che splende solo nel bene che facciamo, nella nostra capacità di prenderci cura degli altri, nel vegliare sul dolore di altri (come i discepoli non seppero fare, mentre Gesù agonizzava nell’orto degli ulivi). La bellezza del nostro volto dice tutta la nostra santità, “questa misura alta della vita ordinaria del cristiano” (Giovanni Paolo  II). Siamo belli, non perché siamo eroi, tali da compiere grandi gesta. Viviamo il quotidiano, persino la routine con un sentimento nuovo: “Ci impegniamo perché noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perpetuamente”(Primo Mazzolari). Siamo belli perché siamo chiamati quotidianamente alla santità, “un modo sovversivo e sorprendente di vivere le solite cose” (don Giussani). Che grandi maestri di vita “umana”.

Buona giornata

Mons. Tonino Staglianò

Vescovo di Noto

Carissimi,

se Dio ha misericordia – sempre, ogni volta sempre- è perché la misericordia è la sua realtà e non tanto un suo atteggiamento, parola di Gesù. E per l’essere umano, non dovrebbe essere lo stesso, se “come Dio” è la sua vocazione? Così, “l’anima mia ha sete del Dio vivente”, dovrebbe significare che l’uomo “è” questa sete. In verità a ben guardare le cose, la sete di Dio “costituisce e determina” l’uomo nel suo essere. Non è un bisogno, ma è l’originario di ogni bisogno. Qualunque soddisfazione di ogni bisogno non potrà mai bastare: l’infinito regge l’impianto umano. L’animale uomo è divino e per questo è umano. Il divino è il “come Dio” che è già dentro la vita di ogni uomo e costituisce la logica originaria della ragione, il suo logos profondo, la legge (nomos) interiore di ogni bellezza umana, l’orizzonte di ogni aspirazione, l’universo di ogni mondo, la mappatura completa delle misteriose equazioni dell’amore, l’occhio potente di ogni visione, l’anima smisurata di ogni utopia, lo spirito semplice di ogni gesto di solidarietà, la forza feconda di ogni generatività e bontà. L’uomo è umano non perché “razionale”, piuttosto perché è divino, “come Dio”. E perché dirle queste cose? Perché scriverle? “Amor mi mosse che mi fa parlare” (Dante Alighieri). Forse, pensandoci, potrebbe cambiare lo sguardo su di noi” e – nella nostra “graziosa” conversione quaresimale-, potremmo decidere di “agire in grande nell’amore”. Insomma, un uomo che è così divino non si potrebbe accontentare certo di un “fioretto” (come… non mangiare dolci in quaresima), ma oserebbe tutte le strade della misericordia corporale e spirituale, attraversando le porte strette di quelle opere difficili certo, ma alla sua portata, mete inevitabili della sua santità, del suo agire “come Dio”. Il coraggio di osare non mancherà per chi pensa in grande, per chi è così grande.

Con affetto mons. Tonino Staglianò

Vescovo di Noto

 

 

I Marines della base americana di Sigonella, in veste di volontari, si cimenteranno per la pulizia straordinaria del sito archeologico di Noto: la Villa Romana del Tellaro.

Armati di decespugliatori, sacchi, guanti e rastrelli ed accompagnati dal Cappellano militare Derrick Horne e dal Responsabile delle Relazioni Esterne Alberto Lunetta, interverranno alla Villa del Tellaro venerdì prossimo, 26 febbraio, nell'ambito di un'iniziativa coordinata dalla soprintendente Rosalba Panvini della Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa e dal Sindaco di Noto Corrado Bonfanti.

<<In occasione di una precedente visita nella nostra Città - dichiara il sindaco Bonfanti - avevo chiesto un contributo della loro attività anche per il nostro territorio. Il progetto avrà un'importanza simbolica particolare per questa unità di Marines che si trova in servizio dallo scorso agosto a Sigonella perché ne sancirà il centesimo progetto di volontariato civico ed ambientale da essa effettuato in Sicilia presso scuole, chiese, case famiglia e siti storici>>.

Per questa motivazione il Sindaco di Noto consegnerà ai responsabili dei Marines ed al Comandante della Base USA Chris Dennis una targa di ringraziamento a nome di tutta la comunità siciliana per l'impegno sociale profuso. All'evento interverranno il Prefetto di Siracusa e le altre autorità civili e militari.

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