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Juncker all'attacco di Renzi: 'Sbaglia a vilipendere Ue'

Matteo Renzi impallinato da Jean-Claude Juncker. Nella conferenza di inizio anno il presidente della Commissione Ue accusa apertamente il premier italiano di vilipendere l'Unione europea. 

"Ha torto a vilipendere la commissione Ue", ha detto Juncker. E ancora: probabilmente "a fine febbraio mi recherò in Italia, perché l'atmosfera tra l'Italia e la Commissione non è delle migliori". Juncker ha parlato nella conferenza di inizio anno a Bruxelles. La replica arriva dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che spiega che da parte dell'Italia non c'è nessuna volontà di offesa.

"Da parte del governo italiano non c'è nessuna volontà di offesa, ma atteggiamento costruttivo". Così il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan replica a Jean Claude Juncker a Bruxelles.  "Sulla flessibilità è evidente che è stata la Commissione Ue a introdurla con la comunicazione sulla flessibilità, ma ricordo che si è arrivati là con il dibattito che è stato sviluppato durante il semestre di presidenza italiana". "L'Italia dà pieno sostegno all'azione di supporto alla Turchia per la gestione dei flussi migratori", l'Italia "non blocca niente ma quello che consideriamo da chiarire è se ancora c'è spazio dal budget europeo in modo che quei 3 mld siano pienamente coperti senza usare contributi degli Stati"

E cosi per sanare le tensioni tra Matteo Renzi e Jean-Claude Juncker  Pier Carlo Padoan prova a fare da paciere e, al termine dell'Ecofin, spiega: "I rapporti fra Italia e Unione europea rimangono cordiali e costruttivi e il governo italiano non ha nessuna volontà di offesa nei confronti di nessuno e tantomeno della Commissione europea o dei suoi membri".

E ancora, specificando di aver parlato col premier, Padoan ha aggiunto: "Come spesso accade ci sentiamo, ci siamo sentiti su questo e abbiamo condiviso le cose che vi ho detto".

"Sulla flessibilità è evidente che è stata la Commissione Ue a introdurla con la comunicazione sulla flessibilità, ma ricordo che si è arrivati là con il dibattito che è stato sviluppato durante il semestre di presidenza italiana, le clausole di flessibilità Ue non devono essere interpretate come lassismo fiscale, ma come incentivo alle riforme strutturali e l'Italia continua in modo sostenuto con l'agenda delle riforme", ha aggiunto il ministro. Che poi è tornato sulla decisione di stanziare tre miliardi di euro per la gestione dei migranti in Turchia: "L'Italia dà pieno sostegno all'azione di supporto ala Turchia per la gestione dei flussi migratori, l'Italia non blocca niente ma quello che consideriamo da chiarire è se ancora c'è spazio dal budget europeo in modo che quei 3 miliardi siano pienamente coperti senza usare contributi degli Stati".

"Esito sempre - ha detto Juncker - a esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me, perché non aggiusta sempre le cose". "Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perché lo faccia" perché "l'Italia a dir la verità non dovrebbe criticarla troppo" in quanto "noi abbiamo introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l'Europa". "Sono stato molto sorpreso - ha proseguito - che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché sono stato io, io sono stato".  "Su questo - ha aggiunto - voglio che ci si attenga alla realtà". "Io mi tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo", ha detto ancora.

Juncker si è detto "impressionato" dalle fragilità dell'Unione europea e dalle rotture che si sono consumate in passato accadute o che si preannunciano. Per il presidente della commissione Ue è in corso una "policrisi non ancora interamente controllata".

"Ho difficoltà a capire la riserva stupefacente dell'Italia a finanziare i 3 miliardi alla Turchia, perché questi non vanno alla Turchia stessa ma per i rifugiati siriani in Turchia", ha aggiunto.

Dall'emergenza immigrazione al terrorismo di matrice islamica, fino ai conflitti in Ucraina e ai rapporti con la Russia, il Vecchio Continente sta vivendo il momento di maggiore divisione. "Farò di tutto - promette Juncker - per evitare questo sentimento di inizio della fine dell'Europa". Il cammino di disgregazione, però, è già iniziato. E il braccio di ferro che si sta consumando sull'applicazione del trattato di Schengen mostra tutta la fracilità e la vacuità dell'Unione europea.

Per evitare che saltino gli accordi sulla libera circolazione, Juncker fa leva ancora una volta sulle conseguenze economiche derivate dalla fine del sistema Schengen. "Conseguenze gravissime per l'economia europea - dice il presidente della commissione Ue - con un aggravio della disoccupazione". È la prima volta che Juncker indica chiaramente i rischi economici di una chiusura generalizzata delle frontiere interne nell'Unione europea fra i Paesi che aderiscono all'accordo di Schengen. "Chi oggi blocca le frontiere - ha aggiunto - deve sapere quali sono le conseguenze per tutti".

Renzi ha torto a criticare la Commissione", ha tuonato il capo dell'esecutivo europeo facendo notare che "a introdurre la flessibilità sono stato io, non Renzi" e ammettendo che, in questo momento, "il mood tra l'Italia e il resto dell'Unione non è al suo meglio".

I toni di Juncker nella risposta alle posizioni di Renzi sulle scelte di Bruxelles sono stati forti. "Renzi è mio amico e io esito a esprimermi con il suo stesso vigore perché non serve a risolvere le cose", ha subito messo in chiaro il presidente della Commissione spiegando che sull'Italia potrebbe anche "fare grandi dichiarazioni di amore". "Sono cresciuto con gli italiani - ha ricordato - sono stato coeducato con loro nel sud industriale del Lussemburgo, con gli immigrati italiani la convivenza era intima".

Ma adesso "il mood tra l'Italia e il resto dell'Unione non è al suo meglio". "Renzi ha torto nell'offendere la Commissione europea - ha continuato - non capisco perché lo faccia, da tempo ho lasciato il teatro della politica interna e non seguo in dettaglio i suoi movimenti, comunque non sono un ingenuo". Infine Juncker ha poi detto di aver deciso di "lasciare l'irritazione nella tasca, ma non sono un ingenuo".

In realtà i grigi burocrati di Bruxelles ora temono il collasso dell'Unione europea. Il grimaldello per far crollare un'unità in tutto e per tutto fragile potrebbe essere la chiusura delle frontiere sulla spinta di un'incessante marcia di clandestini e profughi. "Nessuno parla del legame tra Schengen e la libera circolazione dei capitali - ha tuonato Juncker - la fine di Schengen rischierà di mettere fine all'Unione economica e monetaria e il problema della disoccupazione diventerà ancora più importante, bisogna guardare alle cose nel loro insieme".

Quello che per Juncker è un cattivo presagio, per molti potrebbe essere un auspicio. Lo è, per esempio, per l'Italia. Che dal trattato di Schengen e dall'euro ha solo incassato problemi. Tanto che viene da sperare che i leader europei iniziano a chiudiere le frontiere per liberarci dall'insopportabile giogo della moneta unica.

 

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