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Mercoledì, 15 Maggio 2024

Presentato il libro su Giovanni Paolo II

A ridosso dalla sua recentissima canonizzazione, ospitata presso la sede nazionale dell’associazione civico-culturale Alleanza Cattolica, si è svolta a Roma la presentazione dell’ultimo libro dello storico milanese Marco Invernizzi su Papa Giovanni Paolo II (cfr. M. Invernizzi, San Giovanni Paolo II. Un’introduzione al suo magistero. Con una Prefazione di Padre Livio Fanzaga, Sugarco, Milano 2014, Pp. 288, Euro 18,50). La serata è stata introdotta da Francesco Pappalardo, dirigente dell’associazione ospitante l’evento, che introducendo il relatore (il sacerdote salesiano don Roberto Spataro) ha sintetizzato il lungo pontificato (27 anni) del Papa polacco spiegando che egli, semplicemente, “ha fatto la storia” e il suo nome resterà per sempre nei libri che la racconteranno agli studenti ovunque nel mondo, credenti e non. Alcuni dati significativi per comprenderlo meglio: a Giovanni Paolo II si deve anzitutto, e in buona parte, la fine del comunismo in Europa dell’Est e la caduta del Muro di Berlino (1989) che portò al crollo improvviso – e senza spargimento di sangue – dell’Unione Sovietica (1991), quindi – all’interno della Chiesa – sempre a lui si deve la promulgazione di tre documenti di straordinaria importanza, ovvero il nuovo Catechismo universale (1992) e i due nuovi Codici di diritto canonico (per la Chiesa latina e per quella orientale). Soprattutto, però, parlando da credenti, per Pappalardo il merito principale del Pontefice canonizzato è stato quello di “aver ridato [al popolo di Dio] la speranza contro la seduzione delle ideologie mondane” che hanno dominato la scena politica e sociale del ‘900 dall’inizio alla fine. A seguire è quindi intervenuto Spataro – attualmente segretario del Pontificia Accademia di Latinità – che ha definito il libro di Invernizzi “un’utilissima introduzione al Magistero di Giovanni Paolo II”, peraltro ancora in gran parte tutto da approfondire nelle comunità cristiane. Il corpus dottrinale e catechetico che lascia in eredità il Papa polacco, si pensi qui solo alle quattordici encicliche, è obiettivamente enorme: “poderoso e ricchissimo”, l’ha definito in effetti Spataro.Tracciando poi una lettura ermeneutica dell’opera di Invernizzi il salesiano ne ha rinvenuto la chiave in quattro documenti-fondamentali del pontificato wojtyliano su cui non a caso l’Autore si sofferma a lungo: le encicliche Veritatis Splendor (1993), Evangelium Vitae (1995) e Fides et Ratio (1998) e l’esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et Paenitentia (1984).

In ognuno di questi documenti troviamo infatti sintetizzate esemplarmente le grandi idee-portanti del pontificato (e che accompagneranno poi anche quello di Benedetto XVI): la riscoperta del valore della teologia morale e quindi delle verità fondamentali sull’agire dell’uomo (Veritatis Splendor), la battaglia per la difesa della vita umana innocente contro le legislazioni moderne abortiste, eugenetiche ed eutanasiche (Evangelium Vitae), il ricco contributo al dialogo costruttivo tra fede e ragione per arrivare alla contemplazione della verità tutta intera (Fides et Ratio) e infinela riflessione sulla dimensione sociale e quindi anche pubblica del peccato che ferisce non solamente l’anima individuale dei singoli che lo commettono ma anche il corpo delle Nazioni nel loro insieme (Reconciliatio et Paenitentia). Un altro grande merito di San Giovanni Paolo II è stato poi quello di aver rilanciato decisamente la Dottrina sociale della Chiesa in un momento storico (coincidente con l’avanzata del secolarismo post-Rivoluzione del 1968) in cui rischiava invece di scomparire dall’orizzonte dell’azione dei laici cristiani: anche qui grazie a tre grandi encicliche, Laborem Exercens (1981), Sollicitudo Rei Socialis (1987), e Centesimus Annus (1991) e una chiamata instancabile a quella che poi passerà alla storia come la ‘nuova evangelizzazione’, nel nostro Paese inaugurata simbolicamente dal Convegno ecclesiale di Loreto (“Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”, 1985) che segnerà un coraggioso cambio di passo rispetto alla stagione intimista della ‘scelta religiosa’ e della rinuncia all’animazione cristiana dell’ordine temporale, come invece lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) aveva esortato a fare.

Uno spazio particolare è dedicato poi da Invernizzi alle apparizioni e al messaggio di Fatima (1917) che hanno caratterizzato – come gli stessi Pontefici hanno poi dichiarato – tutto il XX secolo e che nel caso di Giovanni Paolo II, per motivi biografici (dall’attentato subìto da Alì Agca in piazza San Pietro, alla consacrazione della Russia, al successivo crollo del comunismo) e non, assumono una rilevanza tutta particolare. Come pure non va dimenticata la speciale attenzione che Giovanni Paolo II ebbe per l’Europa, la sua storia e la sua cultura: un’attenzione speciale e ben visibile in diversi gesti che va dai pellegrinaggi ai grandi santuari continentali alla riflessione sui totalitarismi del Novecento fino all’auspicio della riscoperta delle radici cristiane nell’Unione Europea. Concludendo, però, Spataro ha riassunto la vera eredità del pontificato di Giovanni Paolo II – come emerge nel racconto del libro di Invernizzi – non tanto in singoli momenti o avvenimenti storici ma nella “generalesvolta intra-ecclesiale avvenuta tra il 1978 e il 2005” che alla fine determina il definitivo superamento di quei complessi d’inferiorità verso la cultura e i costumi del mondo moderno che avevano caratterizzato la vicenda della compagine cristiana in Occidente lungo gli anni Sessanta e Settanta. Con Giovanni Paolo II il popolo cattolico, insomma, supera finalmente quella misteriosa tendenza all’‘autodemolizione’ (come lo chiamò Papa Paolo VI) che allora sembrò guadagnare campo in larghe aree del corpo ecclesiale, consacrato e non: una tendenza e un atteggiamento che finivano per dichiararsi dei ‘vinti’ sulle grandi questioni sociali, culturali e politiche prima ancora di entrare in scena e iniziare a parlare. Se tutto questo è vero, tuttavia, resta pure altrettanto vero che – come accennato – molto del grande Magistero di Giovanni Paolo II va ancora recepito, nelle parrocchie, come nei movimenti e nei singoli fedeli laici: si pensi solo alla conoscenza-media del Catechismo, ancora piuttosto insoddisfacente per usare un eufemismo, alla considerazione e al rispetto verso la legge morale universale, spesso addirittura negata in ambiti insospettabili, o alla stessa diffusione della Dottrina sociale della Chiesa (che poi sarebbe ambito proprio dei laici), che ancora stenta ad affermarsi. Compiti e sfide importanti che attendono ora come protagonista anzitutto proprio quella generazione delle Giornate Mondiali della Gioventù (la ‘generazione Giovanni Paolo II’, come fu significativamente definita dai giornalisti) chiamata a raccogliere, e fare fruttare, quello che il Papa santo ha seminato per quasi trent’anni.

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