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Venerdì, 01 Novembre 2024

Due fine settimana intensi per la Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa con la rappresentazione “Dall’altra parte” di Ariel Dorfman, andata in scena alla Maison Godot, con spettatori colpiti e commossi. Dalla storia ma soprattutto dalla straordinaria interpretazione. In scena Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, i due direttori artistici della compagnia e Alessio Barone, giovane attore formato proprio nella scuola collegata alla compagnia, e che è il protagonista di questa opera ricca di sentimenti ed emozioni e che fa palpitare il pubblico fino a portarlo alla commozione. 

La regia ricercata di Bonaccorso esalta le parole dell’autore mentre i tre attori in scena donano una capacità interpretativa davvero straordinaria. Una narrazione a metà tra il realismo di una situazione “balcanica” (o israelo-palestinese o berlinese) e la sua trasfigurazione metafisica. All’interno dell’opera c’è un’immensa solitudine che si alterna alle speranze, le paure e i sogni di ciascuno di noi. Una storia toccante che con la chiave del tragicomico e del paradosso, racconta l'attualità della guerra, che genera separazioni, confini, crisi della famiglia. Una messinscena commovente con spettatori in lacrime che ricambiano l'interpretazione degli attori con più standing ovation nelle varie serate di rappresentazione. Si replica il 18, 19 e 20 marzo per accogliere nuovi spettatori. 

“Emozioni, pelle d'oca, pubblico meraviglioso - dichiarano i direttori artistici, Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso - Un’altra tappa da ricordare nel nostro percorso difficile di questi mesi. Momenti in cui c’è tutta la commozione che unisce attori e spettatori, con applausi finali che ci hanno riempito il cuore. Bravissimo il nostro Alessio che ha dato tantissimo in questo spettacolo, ammaliando gli spettatori”. E proprio quest'ultimi lasciano recensioni e scrivono sul web, soddisfatti per quanto hanno visto sul palcoscenico. Ma anche i critici del territorio hanno scritto dello spettacolo. Come Gino Carbonaro e Roberto Farruggio. Per Carbonaro si resta incollati: “A sipario aperto, appaiono Vittorio e Federica, due coniugi, Atom e Levana, che abbracciati si confortano ascoltando un terribile bombardamento. Di fatto si capisce che si è in guerra. A sorpresa arriva il soldato, che è interpretato dal giovane attore Alessio Barone. E’ il figlio che, reduce dalla terribile guerra, non è più lo stesso. Di fatto è un automa che dà solo ordini, conosce solo ordini, e obbedisce a ordini. E dà ordini con la stessa logica disumana che gli uomini applicano in guerra. Questo personaggio interpreta la follia dell'umanità. Attore incredibile, Alessio, sostenuto da due pilastri del calibro di Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, che ad ogni passo, coinvolgono il pubblico con interminabili applausi”. Parole di elogio arrivano anche da Roberto Farruggio: “Alessio è riuscito ancora una volta a tracciare il confine netto dell'essere attore. In "Dall'altra parte" c'è tutto quel che ha a che fare con la paura, la speranza, la guerra, il nemico, lo straniero, il distacco, la sofferenza, la leggerezza, il cinismo, la tragedia, l'amore che Dorfman per me affronta squarciando davvero a metà l'animo dello spettatore”. 

 

 

Non basterebbero mille pagine per ricordare un artista di così grande levatura come Lelio Luttazzi.

Nato a Trieste il 27 aprile 1923, già dall’infanzia dimostra una notevole propensione verso la musica e sarà Don Crisman, Parroco di Prosecco, ad impartirgli le prime lezioni di pianoforte.

Il suo grande amore è il Jazz; a tredici anni ascolta per la prima volta Louis Armstrong nell’interpretazione del brano “After you’ve gone” e ne rimane fortemente affascinato.

Tornato a Trieste, frequenta il liceo per poi iscriversi all’Università presso la facoltà di Giurisprudenza e proprio in quel periodo inizia ad esibirsi in spettacoli musicali con il suo complesso “I gatti selvatici” e a scrivere canzoni per artisti in voga, come Ernesto Bonino, che accompagna spesso al pianoforte nelle sue performance canore.

Appena terminata la guerra, apprenderà con piacere dalla SIAE di aver guadagnato una cifra allettante con i diritti d’autore; inizia, quindi, una lunghissima carriera costellata di successi radiofonici e televisivi sia in Italia che a livello internazionale. Nel 1950 dirige l’Orchestra della sede Rai di Torino, inventando l’orchestra d’archi ritmica, uno stile assolutamente innovativo nel nostro Paese.

Nel frattempo, scrive decine di colonne sonore da film e interventi musicali per pellicole estremamente rappresentative del Cinema italiano, come “Detenuto in attesa di giudizio”, “Rocco e i suoi fratelli”, “La ragazza con la valigia”, tanto per citarne alcune ed inoltre commedie musicali per nomi importanti, fra cui  Macario e che vedono sul palco Dapporto, Tognazzi, Vianello ed altri.

Anche l’attività televisiva sarà intensa e foriera di enormi soddisfazioni; il suo amatissimo pubblico lo vedrà per anni accanto a partner d’eccezione, come le gemelle Kessler, Raffaella Carrà, Mina, Sylvie Vartan, Gigliola Cinquetti, Rosario Fiorello e così via.

Tuttavia, in un percorso artistico così policromo non poteva mancare il ruolo di attore in ben 13 film.

La lista dei programmi radiofonici ai quali partecipa negli anni è davvero interminabile; ma diverse generazioni lo ricordano in modo particolare per la famosissima “Hit Parade”, che conduce con ineguagliabile competenza e simpatia dagli studi radiofonici di via Asiago (Roma) nell’arco di un decennio.

Nel 1976 conosce Rossana, che sposerà poco più tardi e resteranno insieme per 36 indimenticabili anni.

Negli anni 2008/2009 Luttazzi è ospite di programmi televisivi condotti da Pippo Baudo, Fabio Fazio e Antonio Di Bella e, in occasione del “Festival di Sanremo” del 2009 accompagna al pianoforte la giovanissima Arisa, vincitrice del Premio “Nuove Proposte”.

Nel corso degli anni ha vinto numerosi premi di notevole caratura e quello certamente più amato è stato nel 1991 il “San Giusto d’Oro”, un prestigioso riconoscimento dei cronisti giuliani.

Il Musicista Lelio Luttazzi ci lascerà l’8 luglio 2010 e sua moglie Rossana continuerà incessantemente a mantenere vivo il ricordo della sua figura umana e professionale attraverso iniziative e progetti molto interessanti ed impegnativi, dando vita, fra l’altro, nel 2010 alla “Fondazione Lelio Luttazzi”.

La foto pubblicata è stata realizzata dal Ph Roberto Guberti.

Il Maestro Luttazzi rappresenta uno straordinario punto di riferimento nel panorama musicale internazionale. Artista a tutto tondo, grazie al suo indiscusso talento ha scritto una pagina estremamente ricca e significativa della Musica italiana. Mi viene in mente la canzone “Souvenir d’Italie” che, interpretata anche da artisti come Perry Como e Connie Francis, ha fatto letteralmente il giro del mondo. Vorrebbe ripercorrere alcuni momenti della carriera di suo marito?

Non è facile ripercorrere in breve una carriera professionale lunga sessant’anni… È stata certamente la carriera importante di un uomo straordinario. Nel 1950 si trasferisce da Trieste a Milano e diventa direttore artistico della mitica “CGD – Compagnia Generale del Disco”; centinaia di arrangiamenti, incisioni, direzioni d’orchestra. A Torino presso la Sede Rai crea per la prima volta in Italia l’orchestra d’archi ritmica. Intanto, il Teatro di varietà lo reclama e Lelio inizia a scrivere le musiche per le riviste di Macario, Scarnicci, Tarabusi e tanti altri.

Nel 1954 si trasferisce a Roma; con il suo gruppo Jazz esegue concerti in tutta Italia e comincia a lavorare alla Radio. Centinaia di spettacoli. Amante del Cinema, scrive una miriade di colonne sonore da film, partecipa nelle vesti di attore a film rimasti nella mente di ognuno, come “L’avventura” di Antonioni, “L’ombrellone” di Dino Risi e tanti altri. Negli anni ’60 la Tv lo vuole e partecipa come showman e direttore d’orchestra a programmi che hanno fatto la storia della televisione, da “Studio Uno” con Mina a “Doppia Coppia” con Sylvie Vartan e “Sabato sera”, ancora una volta con Mina.

Appassionato di letteratura, ha anche scritto romanzi. Perfezionista, elegante, ama suonare i suoi autori preferiti, da Cole Porter a George Gershwin, da Carmichael a Irving Berlin, Jerome Kern. Partecipa a show in Francia, A Broadway e New York. Adora Louis Armstrong, suona insieme a lui in uno spettacolo ed anche con Lionel Hampton, un altro grande del Jazz.

Nel 1957 è stato realizzato il film dall’omonimo titolo “Souvenir d’Italie” per la regia di Antonio Pietrangeli. Se ricordo bene, si tratta di una coproduzione italo-britannica che ha visto fra i protagonisti italiani Vittorio De Sica, Gabriele Ferzetti e un giovane Alberto Sordi. Qual è il suo personale ricordo del Cinema italiano degli anni ’50 e ’60, un periodo dai più definito di massimo splendore?

Sono nata nel 1950, dunque ho visto i film di quegli anni “da grande”. Dopo la stagione neorealista, credo che al Cinema di quel periodo storico si chiedesse di intrattenere il pubblico con storie vere, autentiche, che avessero a che fare con gli italiani e con la loro straordinaria voglia di rinascita. I film avevano le regie di Antonioni, Monicelli, Fellini, Pier Paolo Pasolini, Risi, Pietrangeli, tutti registi di grande spessore. Lelio – come dicevo prima – scrisse moltissime colonne sonore dei film di quegli anni.

Nel 2010, subito dopo la scomparsa di suo marito, ha dato vita alla “Fondazione Lelio Luttazzi”, un progetto finalizzato alla promozione e alla diffusione della cultura e della formazione musicale, con una particolare attenzione rivolta verso i giovani. Secondo lei, qual è il ruolo dell’educazione musicale nell’ambito di un equilibrato percorso di crescita di un ragazzo anche sotto un profilo psicologico, a prescindere dalla propria vena creativa?

Ho creato la “Fondazione Lelio Luttazzi” al fine di realizzare eventi per ricordare la figura di mio marito, ma anche per aiutare i giovani musicisti che Lelio amava tantissimo. La musica andrebbe insegnate nelle scuole, dalla materna all’università. La musica fa bene e mai come in questo periodo potrebbe rappresentare, in particolare per i più giovani, un vero toccasana. Ascoltare musica permette al nostro cervello di rilasciare grandi quantità di dopamina, un neurotrasmettitore in grado di ridurre stress e ansia.

La Fondazione ha finora realizzato eventi in ricordo della figura artistica ed umana del Maestro dello swing, un uomo che tutti ricordiamo anche per la travolgente simpatia. Fra le varie manifestazioni, il “Premio Lelio Luttazzi”. Ho notato con piacere che, nonostante l’emergenza pandemica, l’ultima edizione 2021 ha riscosso un grande successo. Sta già lavorando per la prossima edizione?

In ogni edizione del “Premio Lelio Luttazzi”, da noi promosso, abbiamo scoperto giovani pianisti Jazz straordinari. Ci sono giovani pazzeschi. L’edizione del 2021 ha avuto un ottimo riscontro e sono stati molti gli iscritti. Nonostante il periodo a dir poco complicato, siamo riusciti a realizzare la finale a Roma alla “Casa del Jazz” sia in presenza che in streaming. Ci sarà una prossima edizione all’interno di un grande evento del quale non vorrei ancora parlare per scaramanzia.

La mia generazione e le successive ricordiamo con una certa nostalgia il programma radiofonico “Hit Parade” che, affidato alla competente conduzione di suo marito, durante l’appuntamento con cadenza settimanale presentava i successi presenti nel panorama musicale del momento; ricordo bellissimi brani che restavano ai primi posti in classifica per diverse settimane e, fra l’altro, non posso fare a meno di pensare a come in pochi decenni sia cambiato il mondo della discografia. Ma torniamo al tema della domanda; a quali programmi radiofonici o televisivi Lelio è rimasto particolarmente legato?

Mio marito in primis amava la Radio e il programma del venerdì “Hit Parade” è stato, forse, il più amato e ricordato. Ma certamente ha custodito nel suo cuore anche i ricordi legati agli show del sabato sera su Rai Uno che presentava insieme a Mina, a Sylvie Vartan; personaggi eccezionali, rimasti poi amici di una vita.

Un altro aspetto che mi ha piacevolmente colpito era l’attaccamento a Trieste, sua città d’origine. Quindi, Lelio Luttazzi era un uomo che, sebbene abbia conosciuto notorietà e prestigio a livello internazionale, ha sempre conservato un grande amore verso la cultura e le tradizioni legate alla sua Terra. Qualche aneddoto della sua gioventù?

Era un legame molto importante e forte quello con la sua città. Lelio è nato a Trieste e la sua adolescenza, la sua gioventù le ha vissute nella Trieste colta e austera del tempo, che è stata la patria di Italo Svevo e la patria d’adozione di James Yoice e di quella cultura era figlio. Era un uomo molto colto e profondamente liberale ed, inoltre, di un rigore estremo e di un’umiltà disarmante, come lo erano e lo sono solo i Grandi.

A 85 anni ha voluto tornare a vivere a Trieste. Abbiamo vissuto gli ultimi anni a Piazza dell’Unità - la mia piazza più bella del mondo - così la definiva Lelio.

Un ricordo di gioventù…Lelio frequentava il Liceo Petrarca a Trieste e suo compagno di banco era Sergio Fonda Savio, nipote di Italo Svevo. Mi raccontava delle partite a pallone, delle gite in bicicletta a Barcola. Aveva 13 anni quando ascoltò per la prima volta “After you’ve gone” di Louis Armstrong e perse la testa per il Jazz. Mise insieme un piccolo complessino “I gatti selvatici” e insieme suonavano dovunque.

Attualmente sta lavorando su qualche progetto di cui vorrebbe parlare?

Le dico la verità, da mesi stiamo lavorando in Fondazione ad un grande progetto, ma come già le accennavo, per ora non ne parlo e intanto incrocio le dita e mi tocco il naso, come si dice a Trieste.

 

Sorrisi e riflessioni sollecitati da una commedia che mantiene intatto il suo messaggio. Lisistrata, la proto femminista descritta circa 2500 anni fa da Aristofane nel suo antico testo, sembra essere un personaggio dei giorni nostri. La figura di donna ribelle e combattiva è stata interpretata da Amanda Sandrelli nelle due repliche a Lamezia Terme e Catanzaro, nell’ambito delle stagioni teatrali organizzate da AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice.

Andata in scena nel 411 a.C., l’opera del commediografo greco non mostra segni di cedimento, confrontandosi con una realtà in cui troppe sono le guerre messe in atto dall’uomo. La continua lotta tra uomini e donne così come le dispute perpetrate dagli uomini, sono il centro di una storia che il regista Ugo Chiti ha saputo rendere attuale. Una scelta che non trascura la modernità del testo originale del racconto.

Affidare il ruolo di Lisistrata ad Amanda Sandrelli è stata una scelta perfetta. L’attrice si cala perfettamente nel ruolo di capo popolo. Sul palcoscenico la sua è una presenza discreta e al tempo stesso dominante. A capo del suo “esercito” la Sandrelli/Lisistrata cerca di porre rimedio a una guerra in cui sono impegnate Atene, Sparta e Corinto. Un intento messo in atto con uno sciopero del sesso, che vede arroccare lei e le sue seguaci nell’Acropoli; fortino inespugnabile per i mariti che, con vari tentativi, cercano di convincere le mogli a cambiare idea, senza alcun risultato.

Accanto ad Amanda Sandrelli un gruppo di “valorose combattenti”, Lucianna De Falco, Giuliana Colzi, Lucia Socci ed Elisa Proietti, che mostrano di essere agguerrite quanto la loro leader. A contrastarle “impotenti” Andrea Costagli, Dimitri Frosali e Massimo Salvianti. Attori che riescono a dare risalto all’idea di Chiti di rendere accattivante e coinvolgente, che già originariamente possedeva tali requisiti.

Un linguaggio “popolare” non privo di doppi sensi e di allusioni non troppo velate, ha riportato alla commedia italiana degli anni settanta. Un riferimento evidente, soprattutto, quando Elisa Proietti nei panni di Mirrina ha suscitato grande ilarità durante il suo incontro con il marito/soldato, intento a sedurla. Tentativo andato a vuoto, nonostante la goffaggine della donna, che non ha abbondonato la lotta per una giusta causa intrapresa con le compagne.

La scenografia essenziale è adeguata allo sviluppo della storia, che si dimostra abbastanza fluida e priva di momenti di pausa. Il dramma della guerra e della parità dei sessi sono argomenti trattati con leggerezza, tipica della scrittura di Aristofane. Un ruolo che il teatro ha il dovere di svolgere: divertire e far riflettere sulle cose della vita. Pur se con un pizzico di amarezza. Come accade nell’epilogo di questa lettura di Lisistrata voluta da Ugo Chiti. L’incontro tra marito e moglie, dopo l’avvenuta pace, diventati ormai vecchi mettono da parte vecchi dissapori per riscoprire il piacere dell’amore, anche se non fisico. Il lento incedere verso le quinte dei due attori lascia l’amaro in bocca per l’immagine appena accennata della solitudine che i due coniugi ritrovati affronteranno insieme. Con amore.

Gli appuntamenti di AMA Calabria proseguono al Teatro Comunale di Catanzaro e al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme con il doppio concerto di Guido Rimonda e la Camerata Ducale, rispettivamente giorno 10 e 11 febbraio.  Il famoso violinista che il mondo ci invidia, eseguirà alcuni temi delle musiche da film internazionali, accompagnato dalle immagini degli stessi.

I biglietti dello spettacolo ‘Uno Stradivari al cinema’ potranno essere acquistati presso la biglietteria del Teatro Comunale di Catanzaro, oppure s’invita a consultare il sito www.amaeventi.org, per l’acquisto on line. Per ulteriori informazioni ci si potrà rivolgere alla segreteria al numero telefonico 0968.24850 o contattandoci alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

A.M.A. Calabria si atterrà alle misure disposte dalle autorità nazionali in ordine all’emergenza pandemica consentendo l’ingresso esclusivamente agli spettatori in possesso del Green Pass e fino a esaurimento posti. E’ obbligatorio indossare la mascherina FFP2.

 

Film e registi da tutto il mondo tornano a darsi appuntamento in riva allo Jonio. Torna la kermesse dedicata alla settima arte e che dal 2016 riunisce autori e produttori internazionali sul palco della Mostra del Cinema di Taranto. Motori in azione e pellicole pronte dall’1 al 5 dicembre prossimi per l’edizione 2020 dedicata al tema «Utopia», rinviata a causa della prima ondata pandemica, che ospiterà i lavori in concorso, workshop, masterclass e giornate formative. Tutto gratuito e fruibile online su www.mostracinemataranto.com e su www.levantefilmfest.com oltre ai canali social (Facebook, Youtube, Instagram e Twitter) legati alla manifestazione.

Dopo l’appuntamento della scorsa estate con «Medioevo Prossimo Venturo», che ha rappresentato una sorta di anteprima, l’organizzazione a cura di Levante International Film Festival-Mostra del Cinema di Taranto ha pensato di raccogliere il pubblico attraverso il web e renderlo protagonista diretto. Infatti gli utenti avranno la possibilità di votare i film in gara e la loro valutazione sarà sommata a quella della giuria di esperti, composta da Corrado Azzollini, giornalista e produttore, dagli attori Azzurra Martino e Ignazio Oliva, dallo scenografo Gaetano Russo e dal regista Habib Mestiri.

La Mostra del Cinema di Taranto quindi vuole ripartire da quei film che hanno partecipato al concorso bloccato dal primo lockdown e che ora sono di nuovo in gara per il titolo e per un premio in denaro. Queste le pellicole selezionate: “Un voto all’italiana” di Paolo Sassanelli, “San Cipriano Road” di Lea Schlude, “A Vif” di Felicien Pinot, “Uva” di Roberto Moretto, “Il cammino di Taras” di Michele A.Tironi, “Mother Fortress” di Maria L. Forenza, “Kolossal” di Antonio Andrisani, “Il mio cinema” di Kazuya Ashizawa, “Tina Pica” di Daniele Ceccarini, “Aquarium” di Lorenzo Puntoni, “Memory, mask and machine in the theatre of Robert Lapage” di Annamaria Monteverdi, “Il regalo di Alice” di Gabriele Marino, “Le Petit” di Lorenzo Bianchi, “Il Natale di Greta” di Lorenzo Trane, “Six” di Anar Asimov.

Un segnale che parte da Taranto e che è indirizzato ad un settore fortemente colpito dal periodo più difficile dell’emergenza sanitaria. Attraverso le potenzialità della modalità online, si punta a guardare con rinnovato interesse alle frontiere del cinema, cercando e promuovendo opere originali e visionarie, di sicuro impatto artistico, per un pubblico attento e partecipe che potrà contribuire a rendere Taranto come punto di riferimento in Italia nella promozione del prodotto audiovisivo.

«Il tema scelto per questa edizione, a completamento del trittico iniziato nel 2016 con Identità, proseguito nel 2017/2018 con Metamorfosi, questa volta riguarderà l’Utopia – commenta il direttore artistico Mimmo Mongelli – come già scritto e sviluppato dal filosofo Valerio Meattini». A tal proposito, verrà pubblicata online una rassegna di tre film, proprio sul tema Utopia, a cura di Roberto Gambacorta. «I temi che trattiamo in questa edizione che abbiamo dovuto rinviare causa Covid – conclude Mongelli – sono fortemente legati a quella volontà di riscatto che si sta diffondendo nelle nuove generazioni tarantine e negli strati più sensibili della popolazione del territorio».

Partner della Mostra del Cinema di Taranto: Regione Puglia, Puglia 365 (Custodiamo la Cultura), Apulia Film Commission, Apulia Cinefestival Network, Comune di Taranto, Provincia di Taranto, Accademia delle Belle Arti di Bari, Università degli studi “Aldo Moro” di Bari.

E' stata una festa per tutto il cinema italiano quella che si è svolta all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Dopo lo stop dovuto alla pandemia, infatti, il Globo d'Oro, premio cinematografico della stampa estera, è tornato in presenza per la sua 61esima edizione.

Così ieri sera, nel foyer e nella sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, si è svolta in presenza, tra un ricco buffet, tanti ospiti e grandi emozioni, l'attesa festa dedicata al cinema italiano con la consegna dei premi assegnati da una giuria di oltre cinquanta corrispondenti dell’Associazione Stampa Estera in Italia.

"Abbiamo avuto uno stop, è vero - hanno spiegato i due conduttori Alina Trabattoni e Claudio Lavanga, direttori artistici del premio - ma il grande cinema non si è fermato. L'elevata qualità dei lavori giunti ha dimostrato che l'industria cinematografica ha davvero tanto da dire e merita sempre di più di essere ascoltata, e guardata".

Assegnati da una giuria di più di cinquanta corrispondenti dell’Associazione Stampa Estera in Italia presieduta da Alina Trabattoni, di Eurovision, e Claudio Lavanga, di NBC NEWS, i premi si aprono con la Miglior Regia, assegnata a Daniele Luchetti per il film “Lacci”, ispirato all'omonimo romanzo di Domenico Starnone; e con il Miglior Film, “Le sorelle Macaluso”, diretto da Emma Dante, che trionfa anche nella categoria Migliore Attrice con la vincita ex aequo delle protagoniste Donatella Finocchiaro e Simona Malato. Ed è Kim Rossi Stuart a guadagnare il titolo di Migliore Attore, per la sua toccante interpretazione in “Cosa sarà”.S

Sedici categorie che sono state aperte con la consegna della prima statuetta a "Paradise, una nuova vita", di Davide Del Degan, che ha ricevuto il riconoscimento come Miglior Opera Prima. Miglior Cortometraggio, "La Stanza più fredda", premio ritirato da Francesco Rossi, il regista, Silvia Groppa e Andrea Santonastaso. E sulla linea dell'indagine, è seguito il Miglior Documentario, un'opera che ha lasciato il segno, "Veleno" di Hugo Berkeley.

Premiata anche una delle serie più brillanti degli ultimi anni, "Speravo de mori' prima", Migliore Serie TV. Per la Migliore Colonna Sonora hanno vinto Mattia Carratello e Stefano Ratchev, per "Padrenostro". C'è stato poi l'omaggio di Andrea Morricone, figlio del compianto premio Oscar Ennio, al padre. Premio per la Miglior Fotografia a Daniele Ciprì per "Il cattivo poeta"; la Migliore Sceneggiatura è andata al film "Governance", firmata da Michael Zampino, Heidrun Schleef e Giampaolo Rugo; per la Migliore Commedia è salito sul palco il regista Sydney Sibilia per "L'incredibile storia dell'Isola delle Rose", che ha ritirato il premio insieme al produttore Matteo Rovere.

Il nuovo riconoscimento, il Globo Italiani nel Mondo, è andato a l'acclamato "Miss Marx" e per cui la regista, Susanna Nicchiarelli, ha inviato un video di ringraziamento. Ma è stato Renato Pozzetto a riportare in Italia il premio, con il riconoscimento del Gran Premio della Stampa Estera, per "Lei mi parla ancora" presente anche Vittorio Sgarbi. A seguire, uno dei registi più iconici della storia del cinema nazionale, Giuliano Montaldo, ha ritirato il Premio alla Carriera. 

Infine Globo d'Oro 2021 della Giuria a sorpresa alla giornalista Elizabeth Missland per il suo costante impegno dedicato al premio che lei ha dedicato a tutti i colleghi giurati che hanno lavorato insieme questo anno....

Presenti in sala  Renato Pozzetto il Gran Premio della Stampa Estera per Lei mi parla ancora. Kim Rossi Stuart si è portato a casa il suo terzo Globo d'Oro dopo quelli del 2005 come miglior attore per Le chiavi di casa e del 2007 per la miglior opera prima Anche libero va bene, stavolta per la toccante e ironica interpretazione di Bruno in Cosa sarà di Francesco Bruni; mentre Donatella Finocchiaro e Simona Malato hanno ricevuto ex equo quello per la miglior attrice per Le sorelle Macaluso di Emma Dante, a sua volte premiato con il Globo d’Oro 2021 come miglior film. Daniele Luchetti ha invece ritirato il Globo d’Oro per la miglior Regia di Lacci. Sul palco sono saliti anche Luca Ribuoli, Gianmarco Tognazzi e Stefano Bises per la miglior Serie e cioè speravo di morire prima dedicata a Francesco Totti

Non era presente in sala ma ha inviato un video di ringraziamenti Susanna Nicchiarelli, regista di Miss Marx che ha ricevuto il Globo Italiani nel Mondo. Il video di Nora Stassi, la Giovane Promessa, che non ha potuto presenziare alla serata, ha preceduto la premiazione della Migliore Colonna Sonora a Mattia Carratello e Stefano Ratchev per Padrenostro. Poi l’omaggio musicale del maestro Andrea Morricone al padre Ennio, premio Oscar e pietra miliare per il cinema italiano e mondiale...

 

 

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