Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 01 Novembre 2024

Mentre leggevo il libro di Giampaolo Pansa, “Poco o niente”. Eravamo poveri. Torneremo poveri”, Rizzoli (2011), mi chiedevo che utilità possa avere un testo dove si racconta per filo e per segno, la povertà più nera dei nostri nonni. Giampaolo Pansa è uno scrittore che ha pubblicato numerosi saggi e romanzi di grande successo, soprattutto quelli autorevoli dove si racconta la guerra civile dalla parte dei vinti. Pansa è uno scrittore che scrive in maniera straordinaria che non ti fa stancare mai di leggerlo. In questo saggio racconta la povertà dei nostri genitori e dei nostri nonni. E visto che anche noi siamo immersi in una grande crisi economica e finanziaria, che non sappiamo quando finisce e soprattutto quale futuro prospetta per i nostri figli, Pansa si chiede se per caso “Torneremo poveri come erano i nostri genitori e i nonni”.

Lo scrittore casalese racconta la storia della propria famiglia a cominciare da quella di sua nonna Caterina Zaffiro, povera contadina, sposata con un altro contadino povero, rimasta vedova a 33 anni con sei bambini da sfamare. “E’ la sua vita tribolata - scrive Pansa - a farmi da guida nel racconto dell’Italia fra l’Ottocento e il Novecento”.

Che cosa racconta in 343 pagine il noto giornalista di Libero?“Un mondo feroce, dove pochi ricchi comandavano, decidevano tutto e si godevano le figlie dei miserabili. I poveri erano tantissimi, venivano messi al lavoro da piccoli, poi l’ignoranza li spingeva a comportarsi da violenti”. Peraltro questi poveri secondo Pansa si comportavano in maniera rozza anche con le loro stesse donne, facendole partorire in continuazione e magari talvolta costringendole a prostituirsi. Sembrano delle esagerazioni ma non è così. Pansa nel racconto fa riferimento alle campagne del Monferrato, in Piemonte, in particolare alla sua città natale, Casale Monferrato, chiamata “La città infernale”, una descrizione impietosa dei quartieri e degli abitanti. “Una città di borghesi arroganti e superbi(…)non si accorgevano della presenza dei poveri, si mostravano freddi come il ghiaccio, attenti soltanto ai loro interessi”.Forse l’unica nota positiva per Casale è la grande squadra di calcio, i nerostellati del grande Umberto Caligaris, che riuscirono a vincere il campionato 1913-14 nella finalissima contro la Lazio.

Nelle campagne in prevalenza lavoravano soltanto braccianti, spesso avventizi, a volte erano quasi schiavi della terra e soprattutto dei padroni. Nella società agricola di allora, “erano gli ultimi degli ultimi, con la fame in corpo e con pochissimi soldi in tasca”. Dovevano provvedere a tutto, ogni mattina si presentavano sulla piazza del paese nella speranza di essere chiamati dal conduttore di un fondo o di un mediatore. Per Pansa possedevano una sola certezza, quella di non aver futuro. “Sia pure in modo confuso, i braccianti sapevano di essere condannati a una vita senza speranza, inchiodati alla miseria e all’ignoranza. Insieme alla moglie e ai figli che mettevano al mondo”.

Per la verità in questo libro di Giampaolo Pansa, si intravede la sua formazione classista e di sinistra.Infatti, esagera a far prevalere una certa lettura storica della lotta di classe tra ricchi e poveri. In queste pagine descrive quasi sempre, una ineluttabile condizione della società contadina, che difficilmente riesce ad affrancarsi dalla morsa dei ricchi padroni.

Comunque sia la Storia viene vista sempre dalla parte dei poveri. In quell’epoca gli italiani da poco unitidai Savoia, peraltro percepito da pochi, erano assediati da un’infinità di nemici, oltre la povertà, la fame, c’erano le malattie, le epidemie come il colera, e la malaria che falcidiavano migliaia di esseri umani, in particolare i più miseri. “Il tutto sullo sfondo di troppe guerre, concluse dal massacro del primo conflitto mondiale”.

Non intendo presentare tutto il testo di Pansa ma voglio sottolineare alcuni aspetti come quello legato al mestiere più antico: la diffusa prostituzione di quegli anni. A questo proposito, rammento che anche Vittorio Messori ne parla nel suo saggio, “L’Italiano serio”, quandoracconta la vita nella Torino liberale del beato Fa’ di Bruno, ma anche lo stesso don Bosco e tutti gli altri santi sociali della Torino dell’Ottocento. Furono questi uomini di Dio che si piegarono sulle sofferenze degli ultimi e quindi delle povere ragazze di strada, per farli ritornare a una vita normale.

Infine vale la pena leggere attentamente i capitoli dove il giornalista descrive la grande mattanza della Grande Guerra, secondo lo storico Arrigo Serpieri, sono oltre 700 mila i morti, in stragrande maggioranza contadini, sia del Nord che del Sud.

“Fu allora che si consumò il massacro dei poveri in divisa, - scrive Pansa - vissuto anche da mio padre Ernesto, arruolato a 18 anni. Un macello destinato a concludersi con una contesa rabbiosa tra rossi e neri, chiusa con l’avvento del Fascismo”.

Tutta gente che certamente non aveva voglia di combattere. “Tutti ritenevano di essere le vittime di una società ingiusta. Che dopo averli sfruttati nel lavoro sui campi, adesso li mandava a farsi uccidere in una guerra che non li riguardava. Capace soltanto di rendere più pesante la loro sfortuna. E quella delle loro famiglie. Avevano il terrore di rimanere feriti e invalidi. Oppure di morire, lasciando una vedova destinata a precipitare dalla povertà alla miseria”. La paura più grande era di restare mutilati e non soltanto nelle braccia e nelle gambe, ma anche nella mente. Gli arruolati volontari furono appena 8 mila e venivano guardati come marziani. Gli interventisti, una minoranza, appartenevano alla borghesia contro la quale le plebi rurali nutrivano sentimenti di odio, di diffidenza e di freddezza.

Il libro descrive accuratamente il massacro dei contadini, una vera strage dei poveri. I fanti, quasi tutti contadini, si sentivano condannati a morte. “Del resto erano soltanto loro a dover vivere, tutti i giorni, nell’inferno della trincea”. In pratica secondo Pansa era “la classe più contraria alla guerra e offriva alla patria il più alto contributo di sangue”. Poi finita la guerra, ritornati da reduci in patria, si ritrovarono più poveri di prima e per giunta scaricati da tutti.

Nel maggio scorso hanno festeggiato i 100 anni dallo scoppio, un anniversario da dimenticare altro che festeggiare. Più ragionevolmente, è stata una guerra spaventosa e nefasta, senza alcuna giustificazione, inutile e dannosa anche per i motivi che ispirarono tutti i contendenti, la prima vera e propria guerra rivoluzionaria della storia, mondiale e totale.

Il governo italiano e i poteri forti decidono di entrare in guerra, quando già peraltro conoscevano gli effetti disastrosi del conflitto: in soli dieci mesi, infatti, la guerra si era trasformata in “una guerra di trincea, che sacrificava milioni di giovani in una guerra che non assomigliava in nulla alle precedenti, che sarebbe durata a lungo e avrebbe coinvolto non soltanto i soldati ma tutta la popolazione”.Pertanto non era soltanto l’inutile strage, come la definì mirabilmente e per sempre papaBenedetto XV il primo agosto 1917,“ma fu una strage che ebbe conseguenze devastanti anche per chi sopravvisse, contribuendo a cambiare il mondo in senso rivoluzionario, favorendo l’introduzione delle ideologie di massa, l’odio nella competizione politica, lo sradicamento dai principi che avevano tenuto insieme i Paesi europei per secoli. La stessa conquista della Russia da parte del partito bolscevico fu una diretta conseguenza della guerra, che così diede inizio alla lunga guerra civile europea fra due totalitarismi contrapposti, quello nazionalista e quello comunista”.(Marco Invernizzi, “Grande guerra?”, 24.5.15, comunitambrosiana.org)

Pansa, lo scrive nel prologo, ha inteso scrivere un libro che non revocasse soltanto eventi tragici e disgrazie, ma di descrivere la realtà dell’Italia di allora. “C’è anche l’amore, spesso violento persino tra le mura domestiche. L’incontro fra i signori ricchi e le ragazze povere, con le passioni e gli intrighi che ne derivano(…)Il trionfo del sesso, non esibito come oggi e tuttavia sempre presente, anche nei racconti a mezza bocca di Caterina”.

A parte i capitoli dove vengono descritti le “conquiste” sessuali del tempo, non credo di esagerare, ma il libro potrebbe essere letto nelle scuole italiane ai nostri studenti. Proprio perché la speranza di Pansa “è che la storia di Caterina e di suo figlio Ernesto rammenti ai giovani di oggi che il benessere non è una conquista definitiva. E può essere perduto. Le vicende narrate in ‘Poco o niente’ non sono per nulla relegate in un tempo lontano. Ci riguardano da vicino, stanno ancora dentro le nostre esistenze e un giorno potrebbero bussare alla porta di ciascuno”.

 

margine dell' Eastern Economic Forum a Vladivostok, Putin ha detto ai giornalisti di aver avviato discussioni su tale coalizione anche con i leader di Turchia, Arabia Saudita, Giordania e altri paesi. "Vogliamo davvero creare una sorta di coalizione internazionale per la lotta a terrorismo ed estremismo. A tal fine, abbiamo consultazioni con i nostri partner americani: ho personalmente parlato del tema con il presidente Obama", ha spiegato Putin.

Putin ha spiegato che "la Russia ha spesso messo in guardia contro i principali problemi che l'Europa si sarebbe trovata ad affrontare in conseguenza delle politiche occidentali in Medio Oriente e Nord Africa e del terrorismo jihadista, così che la crisi dei migranti in Ue non è una sorpresa".

E' prematuro discutere un "diretto" coinvolgimento della Russia in azioni militari contro l'Isis, tanto meno l'adesione alla coalizione guidata dagli Stati Uniti: Mosca sta attualmente considerando "altre opzioni". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dall'emittente Russia Today. secondo alcuni media britannici, immagini diffuse dalla tv di Stato siriana confermerebbero che truppe russe starebbero combattendo in Siria per il regime di Bashar al Assad. Media israeliani parlano dell'imminente apertura nei pressi di Damasco di una base russa per contrastare l'avanzata dell'Isis, sempre più vicino al cuore del potere siriano. Il Cremlino ha confermato ieri l'assistenza militare fornita dalla Russia alla Siria, senza però dal precisarne l'obiettivo.

Il presidente russo propone di formare una coalizione internazionale contro il terrorismo, spiegando di aver parlato dell'iniziativa con il presidente americano Barack Obama riporta l'agenzia Reuters.

Intanto :  L'esodo di migranti e rifugiati dalla Siria e dal Nordafrica verso l'Europa e' "una emergenza enorme, una crisi reale", afferma uno dei massimi vertici del Pentagono, il generale Martin Dempesey, capo di stato maggiore delle forze armate Usa.

In una intervista esclusiva alla Abc, Dempesey si e' quindi detto "preoccupato" e ha sottolineato la necessita' per tutti di agire "sia unilateralmente che con gli alleati", considerando cio' che sta avvenendo "come un problema generazionale" e mettendo sul piatto adeguate risorse che permettano di affrontare la crisi per almeno 20 anni. A proposito della drammatica fotografia del bimbo siriano di tre anni morto su una spiaggia della Turchia, Dempesey ha auspicato che quella immagine "abbia un simile effetto a quella del 1995 del mortale attacco con i mortai alla piazza del mercato di Sarajevo, che spinse verso l'intervento della Nato in Bosnia", cioe' spinse la comunita' internazionale ad agire con maggiore efficacia per trovare una soluzione ad una drammatica emergenza.

Circa 200 rifugiati, fra cui donne e bambini, sono partiti a piedi dalla stazione di Budapest con lo scopo di raggiungere Vienna (a 240 chilometri di distanza). Il gruppo ha attraversato il Danubio e si dirige verso l'autostrada Budapest-Vienna. La polizia accompagna il gruppo fermando il traffico al suo passaggio.

Spray urticanti contro donne e bambini alla frontiera tra Ungheria e Serbia. E' la denuncia del New York Times, che documenta tutto attraverso un video. L'episodio è accaduto nella notte del 30 agosto quando un gruppo di profughi siriani è stato respinto dagli agenti di Budapest mentre supplicava l'ingresso in Ungheria. Una donna racconta: "Un agente mi ha fatto segno di venire avanti e poi ha spruzzato lo spray contro di me e il mio bambino". Le immagini mostrano i bimbi che piangono con gli occhi e il volto rossi

Secondo il Guardian, a breve annuncerà che la Gran Bretagna accoglierà migliaia di rifugiati siriani in più, direttamente dai campi profughi dell'Onu. Dall'Ungheria invece, dove oggi i migranti hanno preso d'assalto i treni alla stazione di Budapest per spostarsi verso ovest, continuano le accuse dirette alla Germania. Secondo il premier Viktor Orban, "i leader europei hanno dimostrato chiaramente di non avere la capacità di gestire la situazione". La crisi dei profughi, ha affermato, non è "un problema europeo ma tedesco", perché "è lì che tutti i migranti vogliono andare". Ed ha indicato la difesa delle frontiere come "una questione morale".

In una lettera alle autorità europee diffusa oggi da Le Monde, di Francoise Hollande e Angela Merkel chiedono la creazione immediata di "hot spot"- centri per migranti e richiedenti asilo - che dovranno essere "pienamente operativi al massimo entro la fine dell'anno".

La creazione dei centri di accoglienza per migranti, richiesti con urgenza dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca dovrà essere "accelerata in Italia e in Grecia", scrivono nella lettera i due leader. Hollande e Merkel si dicono "determinati a difendere Schengen", il trattato che "garantisce la libera circolazione" in seno all'Ue e "permette agli stati membri di meglio far fronte alle sfide che si trovano davanti".

L'Alto commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres ha esortato l'U.E a mettere in atto un "programma di ricollocazione di massa" con la partecipazione obbligatoria di tutti gli Stati membri per un numero stimato di circa 200mila rifugiati.

"L'Europa sta affrontando il più grande afflusso di rifugiati degli ultimi decenni" e servono "misure urgenti e coraggiose", ha detto. "Chi risulta avere una richiesta di protezione valida deve beneficiare di un programma di ricollocazione di massa"

Il vicepremier magiaro Janos Lazar ha rincarato la dose: "La responsabilità dei tumulti alla stazione di Budapest è tutta di Berlino". Questa volta la cancelliera non ha fatto mancare la sua risposta: "Facciamo ciò che è moralmente e giuridicamente dovuto. Né di più, né di meno". Domani Orban si incontrerà con gli altri leader del gruppo Visegrad - i premier ceco Bohuslav Sobotka, polacco Ewa Kopacz e slovacco Robert Fico - a Praga, che costituiscono il nocciolo duro del fronte contrario al meccanismo di ridistribuzione per quote. La riunione avverrà mentre al Consiglio Esteri informale Ue a Lussemburgo si discuterà del documento dei ministri italiano Paolo Gentiloni, francese Laurent Fabius, e tedesco Frank Walter Steinmeier con cui si chiede di "rivedere il sistema d'asilo" a causa dei "difetti" del sistema di Dublino, e del probabile passaggio alla "fase 2" della missione navale europea antiscafisti. Intanto Bruxelles ha preso contatti con le autorità di Praga chiedendo chiarimenti per le immagini di quei numeri tracciati dalla polizia, col pennarello, come marchi, sulle braccia dei migranti. Un altro pugno nello stomaco per il Vecchio Continente.

L'immagine di Aylan, il bimbo siriano di tre anni trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, spinge l'Europa ad accelerare le risposte sul dramma dell'immigrazione. Per l'accoglienza dei profughi "l'Unione deve agire in modo decisivo e conforme ai suoi valori", hanno affermato Francois Hollande e Angela Merkel, che oggi hanno inviato "proposte comuni" all'Ue chiedendo un "meccanismo permanente e obbligatorio" di quote. A Bruxelles Jean Claude Juncker è al lavoro per innalzare la proposta dei ricollocamenti intra-Ue da 40 a 160mila - è possibile che il quoziente dell'Italia salga da 24mila a 50mila - includendo tra i beneficiari, assieme a Italia e Grecia, anche l'Ungheria. Si studia la proposta di un sistema stabile, per quote, dal quale i Paesi più refrattari potranno astenersi, ma con tutta probabilità dietro il pagamento di sanzioni.

Di fatto un superamento del regolamento di Dublino. Le nuove iniziative della Commissione Ue saranno vagliate dal collegio dei commissari di martedì e il presidente dell'esecutivo le presenterà ufficialmente al Parlamento europeo il giorno successivo nel suo discorso sullo Stato dell'Unione

Oltre a Germania e Francia, Juncker ha dalla sua parte ovviamente anche l'Italia. Al termine del suo incontro col premier maltese Joseph Muscat a Firenze, proprio riferendosi alla foto di Aylan, Matteo Renzi ha incalzato: "L'Europa non può perdere la faccia". "E' dovere dell'Unione dare una risposta unitaria, che parta dal diritto d'asilo europeo".

"Non si tratta di una sospensione degli accordi di Schengen al Brennero, ma esclusivamente di un'intensificazione dei controlli" precisa il governatore Arno Kompatscher, rettificando così un comunicato stampa della Provincia autonoma di Bolzano.

In precedenza era stato comunicato che, su richiesta della Germania, l'Italia aveva dato la disponibilità a ripristinare i controlli al confine del Brennero "e a sospendere temporaneamente gli accordi di Schengen", analogamente a quanto avvenuto in occasione del G7. Lo aveva reso noto la stessa Provincia di Bolzano.

La Corte Ue boccia la legge italiana che impone a cittadini extracomunitari richiedenti il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno, di pagare un contributo tra 80 e 200 euro.

Secondo i giudici il costo è "sproporzionato rispetto alla finalità dalla normativa Ue, e può creare ostacoli all'esercizio dei diritti".

La Cgil e l'Inca (il patronato della Cgil) hanno chiesto al Tar del Lazio l'annullamento del decreto sul contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno per cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo, facendo valere la natura sproporzionata del contributo. Il costo per il rilascio della carta d'identità in Italia ammonta a circa 10 euro. Poiché per il permesso di soggiorno l'importo più basso fissato è di 80 euro, l'onere economico imposto al cittadino dello Stato terzo per ottenere il rilascio del titolo è circa otto volte più alto. Il Tar del Lazio ha ritenuto che fosse necessario esaminare la compatibilità delle norme italiane con le disposizioni del diritto dell'Unione. La Corte di giustizia Ue, oltre a dichiarare che la legge Ue sullo status dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo "non ammette la normativa italiana" poiché "richiede un contributo sproporzionato", ricorda che "l'obiettivo principale della direttiva è l'integrazione". Inoltre, sebbene gli Stati membri abbiano un "margine discrezionale" per fissare l'importo dei contributi, "tale potere discrezionale non è illimitato". D'altra parte, si aggiunge, l'incidenza economica del contributo italiano può essere considerevole, dato che il rinnovo dei permessi deve essere pagato di frequente.Intanto :

Di fronte alle tragedie dell'immigrazione nel Mediterraneo il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki moon sta organizzando un incontro speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro. Lo ha annunciato lo stesso Ban attraverso un portavoce. "Il tema dell'immigrazione sarà alto nell'agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per l'Assemblea Generale", ha detto Ban.

E veramente un segno Finalmente. Un pò tardivo ma lo accogliamo con tanta  speranza perché il fenomeno sarà prolungato", replica il presidente della Cei Angelo Bagnasco

E mentre  un nuovo naufragio si è verificato davanti alle coste libiche, causando almeno 37 morti, davanti alle coste di Khoms, a est di Tripoli il Pontefice ha lanciato un appello per fermare queste stragi di migranti, definite "crimini che offendono l'intera famiglia umana". Francesco ha pregato in particolare per le 71 vittime trovate in un camion sull'autostrada in Austria.

"Purtroppo anche nei giorni scorsi - ha detto il Pontefice dopo la recita della preghiera mariana - numerosi migranti hanno perso la vita nei loro terribili viaggi". "In particolare, mi unisco al cardinale Schoengen - che oggi è qui presente - e a tutta la Chiesa in Austria nella preghiera per le settantuno vittime, tra cui quattro bambini, trovate in un camion".

Ed e stata fissata per il 14 settembre la riunione ministeriale d'emergenza dell' UE sull'immigrazione "per rafforzare la risposta europea", auspicata dai ministri dell'interno di Francia, Gran Bretagna.  Lo annuncia la presidenza lussemburghese, precisando che l'incontro di terrà a Bruxelles nel pomeriggio.

I tre ministri sottolineano la necessità di "misure immediate", e premono ancora una volta per l'allestimento di cosiddetti 'hot spot' in Grecia e in Italia per registrare i migranti e identificare i richiedenti asilo. I tre governi chiedono inoltre che venga stilata una lista dei "paesi d'origine sicuri" per completare il regime di asilo comune, proteggere i rifugiati e garantire il ritorno effettivo degli immigrati illegali nei paesi di provenienza. Per queste ragioni i tre ministri chiedono alla presidenza di turno lussemburghese dell' U.E di convocare un primo Consiglio Interni e Giustizia (JAI) entro due settimane "per preparare efficacemente le decisioni" della riunione dell'8 ottobre, e "avanzare concretamente sui differenti punti".

Sull'Egeo trafficanti di essere umani hanno usato anche uno yacht per nascondere un carico di circa 70 migranti: sono stati però scoperti e hanno ingaggiato uno scontro a fuoco con Frontex, la Guardia di frontiera europea, e con quella greca.

L'incidente è avvenuto davanti all'isola di Simi, nel Dodecanneso, nei pressi della costa turca ed è stato segnalato in questi termini dalle autorità greche correggendo prime loro indicazioni che su una morte del ragazzo per soffocamento. Nel tentativo di sottrarsi alla cattura, lo yacht ha anche cercato di speronare ripetutamente l'imbarcazione di Frontex, una motovedetta lettone, che assieme a forze della Guardia costiera greca lo stavano abbordando. "Durante lo scontro con i trafficanti, sono stati sparati colpi di arma da fuoco", riferiscono le autorità greche in un comunicato. A sostenere che "la morte di un giovane di 17 anni è stata probabilmente causata da colpi di arma da fuoco" è un medico di Simi citato nella nota. Domani nella vicina Rodi sarà eseguita l'autopsia sul corpo del giovane, la cui nazionalità è al momento ignota.

Il ministro greco dei Trasporti marittimi, Christos Zois, ha espresso "dolore per la morte di un giovane. Una vita umana è preziosa e componenti della Guardia costiera greca, che quotidianamente compiono uno sforzo sovrumano in condizioni avverse per proteggere e salvare migliaia di vite, vittime di trafficanti senza scrupoli di esseri umani, lo sanno molto bene", ha dichiarato. Anche una guardia costiera greca è rimasta leggermente ferita nella colluttazione con un trafficante che stava cercando di sottrargli l'arma. I migranti, che hanno dichiarato di essere turchi, sono stati arrestati.

"Le immagini che vediamo stringono il cuore e strapazzano l'anima. Lo dico da padre prima ancora che da primo ministro". Lo ha detto il premier Matteo Renzi commentando le foto shock del bambino siriano morto sulle spiagge turche. "L'Europa non può perdere la faccia", ha aggiunto Renzi. "Bisogna recuperare un ideale europeo che non è dell'accogliere tutti indiscriminatamente, perché non è possibile, ma del tentare di salvare tutti, e questo è un dovere". Lo ha detto il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa a Firenze col primo ministro di Malta Joseph Muscat.

Migliaia di migranti si trovano nella stazione di Budapest dopo che la polizia ha tolto il blocco e in centinaia hanno dato l'assalto ad un treno fermo ad un binario e diretto alla frontiera ovest. Gli altoparlanti continuano comunque a diffondere annunci che non partiranno treni diretti in Europa occidentale.

Tutti vogliono andare in Germania. Nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia. Vogliono andare tutti in Germania"."Detto tra noi - ha proseguito Orban - il problema non è europeo, è un problema tedesco. Così il premier ungherese Viktor Orban sui migranti. Col voto di stamani in Parlamento a Budapest il premier ungherese Viktor Orban conta, "a partire dal 15 settembre, passo dopo passo", di riprendere "il controllo delle frontiere", lo spiega in una conferenza stampa a Bruxelles. "Ora c'è una settimana in cui informeremo tutti sulle nuove regole" e dopo - avverte - le metteremo in pratica".
"I leader europei hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione", ha detto il premier ungherese Viktor Orban dopo aver incontrato il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. "E' noto che tocca ai singoli Paesi controllare le frontiere esterne. E questo sta facendo l'Ungheria".
In Ungheria, la polizia stamattina ha tolto il doppio cordone davanti alla stazione ferroviaria Keleti, e i migranti hanno subito invaso la sala grande. Nello stesso tempo, la direzione delle ferrovie ha annunciato il blocco di tutti i treni internazionali. Nonostante questo, i migranti si sono riversati in un treno, destinato ad una linea interna, diretto verso la frontiera ovest, a Sopron, non sapendo che non andrà oltre. Molti si sono aggrappati alle porte dei vagoni non potendo entrare, ed invaso anche la banchina lungo il treno che non si sa se e quando potrà partire. I migranti dicono ai giornalisti che con questo treno raggiungeranno la Germania.
Intanto una iniziativa dei Merkel-Hollande sull'emergenza migranti. Dopo una telefonata tra il capo dello Stato e la cancelliera, l'Eliseo rende nota la decisione "di trasmettere fin da oggi proposte comuni per organizzare l'accoglienza di rifugiati e una ripartizione equa in Europa". La proposta all'Europa è di un "meccanismo permanente e obbligatorio" di quote per i migranti, ha spiegato il presidente francese parlando con i giornalisti del suo colloquio telefonico con la cancelliera tedesca

Sono centinaia i profughi seduti ai margini della piazza Baross di Budapest, in attesa di poter accedere di nuovo alla stazione Keleti, col sogno di poter raggiungere paesi dell'Ovest europeo. "Vogliamo partire!", "Siamo siriani!" "Germany" si legge su cartelloni che hanno preparato in inglese, per manifestare le loro speranze. La polizia ha blindato con delle balaustre i tre ingressi dello scalo ferroviario da cui ieri sono partiti migliaia di migranti verso Austria e Germania. I profughi non vengono più lasciati entrare. Il caos legato all'emergenza ha provocato anche evidenti disagi alla circolazione ordinaria dei treni, con forti ritardi su tutte le linee.

La polizia ungherese ha sgomberato la piazza davanti alla stazione Keleti, nel centro di Budapest. Contro i migranti che si erano accalcati nella speranza di poter partire gli agenti hanno usato anche lacrimogeni. Un doppio cordone chiude le entrate della stazione.

Il vicepremier ungherese Janos Lazar, intervenendo in Parlamento, oggi, ha incolpato la cancelliera tedesca Angela Merkel del caos e dei disordini avvenuti alla stazione Keleti di Budapest. I profughi siriani chiedono di partire per la Germania senza registrazione, facendo riferimento alle dichiarazioni della Merkel.

Dopo un'ora di chiusura la stazione Ostbahnhpf di Budapest è stata riaperta dalle forze dell'ordine ungheresi. I migranti però non sono stati lasciati entrare. La decisione di chiudere lo scalo ferroviario era stata presa a causa di tumulti provocati da migliaia di persone che vogliono raggiungere Paesi dell'Europa occidentale come Germania e Austria.

Nella giornata di ieri 3.650 migranti e profughi sono giunti in treno a Vienna da Budapest, secondo quanto riferito oggi dalla polizia austriaca, citata dai media a Belgrado. Le autorità magiare hanno autorizzato centinaia di migranti a salire sui treni per l'Austria, dove ora vengono esaminate le domande di chi intende chiedere asilo.

"Non vedo corresponsabilità" nella situazione che si sta verificando in Ungheria, dove migliaia di migranti chiedono di andare in Germania. È quello che ha risposto Angela Merkel, a Berlino, in conferenza stampa con Mariano Rajoy. La cancelliera ha sottolineato che le regole di Dublino in Europa valgono ancora, anche se la Germania ha annunciato che di fatto rinuncerà a mandare indietro i siriani in arrivo nel Paese.

Dopo lo stop dei controlli della polizia in Ungheria, sono arrivati a Monaco di Baviera fra i 2000 e i 2200 migranti da Budapest in treno nelle ultime 24-30 ore. Lo ha reso noto il portavoce del presidio della polizia federale di Potsdam.

 

Considerato che l'Ue non è stata ancora in grado di affrontare il drammatico problema degli arrivi in massa di tanti disperati nel Vecchio Continente, David Cameron ha deciso di proteggere i confini del proprio Paese vietando l'ingresso a qualunque straniero privo dei requisiti, il più importante dei quali è un reddito sicuro che soltanto una occupazione sicura è all'altezza di fornire.

Lo sbarramento voluto dal premier è stato criticato da varie Nazioni, inclusa l'Italia, che tuttavia non hanno saputo indicare un'alternativa, cosicché le accuse rivolte all'Inghilterra si sono rivelate sterili, infondate, gratuite. Matteo Renzi e la sua maggioranza di centrosinistra sono in difficoltà; non avranno di certo il coraggio di rivolgere ai sudditi della regina gli stessi insulti lanciati, ogni due minuti, a Salvini e al centrodestra: razzisti, egoisti, insensibili eccetera.

Attribuire ai britannici il desiderio di ascoltare maggiormente i brontolii della pancia che non le ragioni del cuore sarebbe come ignorare la loro storia di secoli e secoli, sfiorando così il ridicolo.

Non solo. Per leghisti e affini d'ora in poi sarà un gioco difendersi dai progressisti adusi a liquidarli quali sfruttatori, a fini elettorali, degli istinti più bassi del popolo. La strada indicata da Cameron avrà presto molti Paesi pronti a seguirla, essendo l'unica praticabile subito. Dopodiché, se diminuirà la disponibilità di accoglienza in Europa, diminuiranno proporzionalmente le partenze dei disperati che ora si azzardano ad attraversare il mare in quanto consapevoli, stante l'attuale dominio buonista, della tendenza vigente dalle nostre parti ad aprire le braccia a chiunque.

Intanto : Ha fatto il giro del mondo la foto dell'abbraccio fra una turista greca a bordo di una barca nell'Egeo con alcuni amici e un profugo siriano stremato, salvato dal gruppo di vacanzieri dopo 13 ore in balia delle onde. "Era quasi incosciente quando l'abbiamo avvistato", racconta Sandra Tsiligeridu sul suo profilo Facebook, dove ha pubblicato l'immagine che la ritrae in un gesto che ha commosso tante persone.

La donna protagonista di questo salvataggio, divenuta un'eroina nei social network, è una ex top model, sposata con un medico, Dimitri, e madre di tre figli. Era a bordo di una barca con il marito e alcuni amici, di ritorno da un'escursione nell'isola di Pserimos, nei pressi di Kos. La foto la ritrae con cappello di paglia e occhiali da sole, mentre stringe a se' l'uomo stremato, avvolto da teli da mare.

Il profugo - nome dichiarato Mohamed - era partito dalla Turchia su una barca insieme ad altri 40 connazionali, direzione Kos, quando ancora in alto mare gli scafisti hanno perso uno dei remi. L'uomo a quel punto si è tuffato per recuperare il remo ma a causa delle correnti non è riuscito a risalire a bordo. Il siriano è rimasto in acqua per 13 ore ed è vivo solo grazie al giubbino di salvataggio che gli è stato gettato in mare dai connazionali e poi soprattutto grazie all'aiuto provvidenziale dei turisti che lo hanno avvistato, all'inizio scambiandolo per un sub, e poi facendolo salire a bordo per portarlo sulla terraferma.

La foto dell'abbraccio è stata condivisa, solo dal profilo Facebook di Sandra Tsiligeridu, quasi 300 volte e ha ricevuto oltre 2.300 'mi piace', ed è stata ripresa dai media internazionali. Un'immagine simbolica di quanto sta accadendo e, almeno questa volta, una storia a lieto fine

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI