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Domenica, 02 Giugno 2024

Nuova Commissione Ue: "Una nuova spinta per il lavoro, la crescita e gli investimenti"

Un pezzo di carta che non può essere smentito, un documento firmato da Jean Claude Juncker in persona e dal suo vice Frans Timmermans. Destinatari: Matteo Renzi (in qualità di presidente di turno dell'Ue) e il vertice dell'Europarlamento, il socialista tedesco Martin Schulz. Così Avvenire dà notizia della lettera inviata a Roma via mail il 12 novembre, di cui sono entrati in possesso anche Messaggero e Secolo XIX, con l'illustrazione del programma per il 2015 della nuova Commissione Ue. Dieci punti, ma una priorità assoluta: "Una nuova spinta per il lavoro, la crescita e gli investimenti".

Un impegno tradotto in tre obiettivi: il pacchetto da 300 miliardi pronto entro la fine del 2014, la rivisitazione della strategia 2020, la semplificazione delle regole comunitarie. In quattro pagine, commenta Avvenire, non una parola su austerità e controllo dei conti.

Anzi, il punto 5 addirittura si spinge a promuovere "una più profonda e giusta unione monetaria ed economica" che passa anche per il lavoro di "rivisitazione" (traducibile anche come "verifica") del "six pack" e del "two pack", i regolamenti sulla riduzione del debito e del deficit che tengono per la gola i Paesi del Sud Europa, Italia in testa.

E' per questo che il governo punta molto sullo scomputo degli investimenti dal debito. Se così non fosse l'effetto sulla crescita del piano da 300 miliardi sarebbe di fatto nullo e il nostro Paese, con la sua mole di debito pubblico, incontrerebbe difficoltà analoghe a quelle che registra nell'utilizzo dei fondi di coesione. Renzi è convinto di riuscire a vincere le resistenze dei falchi del rigore e ad utilizzare la leva pubblica necessaria non tanto per ridurre i costi quanto per garantire i rischi. La mancanza di fiducia, e non la liquidità, è infatti il problema principale del nostro Paese che fatica a convincere i privati ad investire. E' anche per questo che la Cassa depositi e prestiti ha lavorato con il ministero dell'Economia nella definizione dell'elenco degli oltre duemila progetti inviati a Bruxelles. Il G20 australiano ha confortato Renzi sollecitando l'Europa a riprendere la strada della crescita anche se le tensioni con Putin (che ieri ha disertato il pranzo finale) rischiano di complicare il già fragile tessuto economico italiano. In ogni caso, la conclusione del vertice apre la via a misure «che faranno crescere di oltre 2.000 miliardi di dollari il Pil mondiale, l'obiettivo è una crescita del 2,1% entro il 2018, e creeranno milioni di posti di lavoro».Pero dal altra parte

Potrebbe essere il canto del cigno dell'euro. Secondo le indiscrezioni che trapelano sempre più frequentemente dal gotha della finanza e dell'economia mondiale, i prossimi mesi sarebbero decisivi per le sorti della moneta unica.

Secondo Carlo Cambi per Libero, a Wall Street si starebbe preparando un "piano di Natale" per mettere nel mirino l'euro. A sostegno di questa tesi viene citata una fonte proveniente dal board del Comitato di Basilea, l'organizzazione per la vigilanza bancaria gestita dalle Banche centrali del G10: secondo questa ipotesi, l'offensiva Usa contro la moneta unica verrebbe a galla riflettendo sul fatto che, nei tanto famigerati stress test, i crediti in sofferenza o inesigibili vengono fatti pesare molto di più rispetto ai derivati. Con il risultato di penalizzare le banche commerciali a vantaggio di quelle finanziarie, salvando numerose banche tedesche come le Lands bank.

Anche i titoli di Stato, poi, vengono valutati diversamente negli stress test: per le banche tedesche, che li valutano a scadenza, questi vanno a patrimonio, a tutto vantaggio della banca che li detiene, mentre nel caso degli istituti di credito italiani, che li detengono al prezzo corrente, il "rischio Paese" viene valutato come una perdita.

A Wall Street secondo il il Giornale si attenderebbe solo l'occasione giusta per sferrare l'attacco decisivo, che per la verità verrebbe visto con favore anche a Pechino (e qui Cambi cita l'entente cordiale Usa-Cina degli ultimi mesi). E la Germania, il più forte degli attori europei ? Secondo Libero sarebbe "convinta che Mario Draghi voglia drenare ricchezza dagli Stati forti europei per poi sancire la fine della moneta unica e offrire un piatto ancora più ricco ai suoi referenti d’oltreoceano (in intesa con i cinesi)." Così, se gli stress test servissero davvero ad indurre le banche a drenare sempre più ricchezza, gli italiani dovrebbero guardarsi le spalle più di chiunque altro.

La nostra ricchezza privata è altissima e fa gola a molti: i continui richiami alla patrimoniale dovrebbero dirci qualcosa.

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