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Marò, il 10 febbraio sarà il giorno della verità

Ci dispiace per la perdita di due vite umane, ma non ci sentiamo assolutamente responsabili" ha dichiarato a New Delhi il fuciliere di Marina Salvatore Girone, in merito alla morte di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012. "E' un dispiacere umano ma siamo innocenti", ha ribadito.

"E' un'accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini" è invece l'opinione di Massimiliano Latorre, rispondendo a una domanda sulla possibile applicazione di una legge antiterrorismo al loro caso. "Come militare professionista italiano che combatte la pirateria - ha precisato in un incontro con i giornalisti a New Delhi - questo mi rammarica molto". Il sostegno degli italiani "c'è stato fin dall'inizio, ma ora è incontenibile. Quando vogliamo sappiamo essere uniti", ha aggiunto il fuciliere di Marina ricordando anche il sostegno e l'impegno del presidente Giorgio Napolitano
Intanto, con una lettera in prima pagina sul Tempo, il premier Enrico Letta è tornato a ribadire il forte impegno del governo italiano per "riportare a casa i marò", come scritto sulla striscione affisso da alcuni giorni sulla facciata del palazzo che
ospita il giornale a Roma. "La posizione dell’esecutivo è chiara, da mesi lavoriamo affinché si possa giungere al più presto a una soluzione equa della vicenda. Ci aspettiamo ora segnali concreti e coerenti da parte dell’India. Ci aspettiamo, prima di tutto che la Corte Suprema si pronunci il 10 febbraio, senza più rinvii, in merito alle nostre richieste. Il governo continuerà a operare senza sosta e senza proclami velleitari per riportare a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre", ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Lunedì "non è il giorno del giudizio, ma quello della verità". Lo ha detto oggi all'ansa l'inviato del governo Staffan de Mistura riferendosi alla prossima udienza della Corte Suprema che dovrà chiarire la posizione del governo in merito all'utilizzo di una legge anti terrorismo (Sua Act) nel caso dei marò.

De Mistura ha ipotizzato tre scenari: il primo è che "il Procuratore generale dirà che la polizia Nia può usare il Sua Act e in questo caso noi ci opporremo con tutta la nostra forza". Il secondo è che l'accusa "proponga una formula diversa in cui compare il Sua, ma senza la pena di morte, nella speranza di ottenere un allentamento della pressione internazionale". Anche in questo caso "per noi è inaccettabile perchè noi contestiamo l'applicazione della legge anti terrorismo". L'inviato ha poi fatto riferimento a una terza opzione che è quella "che l'India possa ritardare ulteriormente la decisione". "Ma in questo caso - ha concluso - un altro rinvio non può che giocare a nostro favore perchè già abbiamo denunciato i lunghi ritardi accumulati in questo caso".

Sulla questione è poi intervenuta in giornata anche Emma Bonino, ministro degli Esteri italiano. "I marò - ha detto - non sono né terroristi né pirati". "Secondo come saranno le posizioni lunedì (alla Corte Suprema indiana, ndr), tutte le opzioni sono sul tavolo", ha aggiunto. Dopo la sentenza della Corte suprema indiana sui marò, "prenderemo delle decisioni come squadra, presieduta del premier, che saranno seguite da tutti: bisogna agire in modo coerente e disciplinato con messaggi unici", ha concluso Bonino..Intanto :

Il governo indiano fa retromarcia. Almeno a parole. Niente pena di morte in caso di condanna dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Il ministero dell'Interno, che sembrava non voler abbandonare la linea dura, ha alla fine raggiunto su questo specifico tema il campo delle 'colombe' degli Esteri e della Giustizia. Ma a credere alle solite fonti governative citate dalla stampa locale, lo stesso ministero sarebbe irremovibile nella volontà di usare la legge che reprime la pirateria (Sua Act) per costruire i capi di accusa nei confronti dei due marò. Soprattutto perché essa è applicabile, in certi casi, fuori dalle acque territoriali. Tutto questo mentre resta forte la mobilitazione delle massime autorità italiane. A Strasburgo, dove ha incontrato gli eurodeputati italiani, il presidente Giorgio Napolitano ha confermato oggi di essere impegnato in contatti internazionali a sostegno dei due Fucilieri di Marina che, ha detto, "non erano in mare a pescare ma in missione internazionale di sicurezza". E a Roma il ministro della Difesa Mario Mauro, in una audizione in Parlamento, ha avvertito che "la partecipazione italiana a future missioni antipirateria è legata alla positiva soluzione della vicenda giudiziaria dei due marò, che dovrà concludersi con il loro rientro a casa, con onore". "La pronuncia della Corte Suprema indiana sulla nostra petizione, il 10 febbraio, avrà una particolare rilevanza sugli scenari futuri. Ci riserviamo pertanto - ha assicurato Mauro - di valutarla con estrema attenzione". "Prendo atto con soddisfazione delle dichiarazioni del ministro Mauro sulle missioni antipirateria
Al coro si è aggiunto ieri anche Fabrizio Cicchitto (Ncd), che ha esortato «a internazionalizzare la vicenda». che musica.. Che dire ? Era ora. Ci domandiamo soltanto dov'erano tutti questi signori che parlano oggi,  Cicchitto compreso quando due anni fa arrestarono i marò? Dov'erano quando gli indiani li hanno sbattuti in carcere senza alcun diritto? Dov'erano quando sui giornale e specialmente quelli di destra, chiedevamo tutti  a gran voce di internazionalizzare la vicenda e di minacciare il ritiro dell'Italia dalle missioni internazionali ?
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