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Hollande chiede meno austerity

Riunione del ministri del Lavoro Ue per il Semestre italiano di presidenza europea e della riunione dei capi di Stato. Renzi, dopo essere stato al Forum di Assago, dove ha incontrato le atlete della Nazionale di Volley, è arrivato al MiCo di Milano dove si tiene la conferenza con i leader europei.

E' ottimista il presidente del Consiglio, al quale, alla vigilia del vertice Ue di Milano, era arrivata da fonti del governo tedesco un informale sostegno della Cancelliera Merkel. La fonte berlinese, pur «non esprimendo giudizi» sulle dinamiche parlamentari di uno Stato dell’Unione e sulla riforma in sé, ha comunque detto che «semplificare l’accesso dei giovani al lavoro è certamente un modo per combattere la disoccupazione giovanile»

"Il governo italiano è fantastico, sta facendo il massimo per mobilitare gli investimenti e io sostengo il governo italiano in questo". Lo ha detto il presidente del parlamento europeo Martin Schulz arrivando alla Conferenza di alto livello sull'occupazione in Europa. I leader europei riuniti alla Conferenza di Milano devono "trovare una strategia per il rilancio dell'occupazione, velocemente". Lo ha detto il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, al suo ingresso alla Conferenza di Milano. Schulz ha ribadito che "non può esserci alcun aggiustamento di bilancio se non si sostiene la crescita", e che per sostenere la crescita occorre "un piano di investimenti pubblici e privati". "Spero che siano usati i 6 miliardi disponibili per il fondo dell'occupazione giovanile".

''Non metteremo a posto i bilanci pubblici senza crescita, pertanto stimolare la crescita attraverso investimenti pubblici e privati è la soluzione''. Lo ha detto il presidente del parlamento europeo Martin Schulz all'ingresso della conferenza. 'Fare solo tagli non ha

Siamo pronti a occupare le fabbriche lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, alla partenza del corteo contro il vertice Ue sul lavoro a Milano. Alla manifestazione partecipano sigle sindacali, lavoratori e centri sociali. "La precarietà non si combatte rendendo più facile il licenziamento ma con il tempo indeterminato e garantendo i diritti a tutti", ha aggiunto Landini. "Siamo pronti ad occupare le fabbriche perchè ci chiedono di abbassare i salari. Se Renzi pensa di fare il figo dandoci ottanta euro e se pensa che noi siamo i coglioni che accettano di firmare la riduzione, si sbaglia di grosso".

Al corteo, insieme alle sigle sindacali e ai lavoratori ci sono anche gli studenti e i militanti di alcuni centri sociali. In testa al corteo, dietro allo striscione della Fiom, Maurizio Landini. Che ha definito la manifestazione "la prima mobilitazione della stagione a cui ne seguiranno altre"

Replica dell neo eletto segretario della Cisl Furlan: 'Occupare le fabbriche è l'ultima cosa da fare'.  E la Uilm: 'inaccettabile Landini su occupazione fabbriche'

Attimi di tensione al corteo. Un gruppo di manifestanti, tra cui i centri sociali e Usb, si è staccato dal corteo principale per iniziare una marcia indipendente. Alla partenza, in via Traiano, ci sono stati alcuni secondi di contatto con le forze dell'ordine che tentavano di bloccare il fronte. Qualche spinta ed è iniziato il contro corteo.

''Abbiamo un presidente del Consiglio che sostiene che qualunque opinione diversa dalla sua sia un diritto di veto". Lo ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso. ''Le soluzioni, le mediazioni sono frutto del confronto di più opinioni diverse - ha detto - ci devono essere i luoghi dove le mediazioni le trovi esattamente come nelle aziende. Quando si vuol fare muro contro muro non si risolve niente'', ha concluso la Camusso.

''Il Mezzogiorno soffre dell'assenza di investimenti. Siamo in overdose di leggi che non diventano pratiche", ha detto la leader della Cgil. "Non c'è dubbio che troppo spesso il Mezzogiorno - ha detto - pare inesistente nei ragionamenti e nei modi in cui si affronta. Basti pensare - ha aggiunto - all'assenza di un'idea di politiche sociali, di accompagnamento al tema del lavoro, che hanno una grandissima rilevanza non solo nel Mezzogiorno ma in tutto il Paese''

Un blitz di protesta a Milano, nella sede del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sul palazzo sono state lasciate scritte contro il Jobs Act e volantini contro la 'speculazione sul lavoro', su Renzi e la Merkel

Manichini con la scritta 'Siamo tutti disoccupati' sono stati trovati, stamattina all'alba, a Milano

Al termine del vertice ci sarà una conferenza stampa congiunta del premier italiano Matteo Renzi, della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese Francois Hollande, insieme con Josè Manuel Barroso, Herman Van Rompuy e Martin Schulz.

Abbiamo fatto, stiamo facendo, continueremo a fare la nostra parte. L'Europa deve fare la propria. E' il cuore del messaggio che Matteo Renzi porterà oggi pomeriggio a Milano ai partner europei. Determinato ad arrivare al tavolo della conferenza sul lavoro, organizzata da presidente di turno dell'Ue, avendo già in tasca il voto di fiducia del Senato sul Jobs act.

A una settimana dallo scontro sullo sforamento del 3% della Francia, proprio a Milano si incontreranno Francois Hollande e Angela Merkel. Nella 'contesa' tra Francia e Germania il premier italiano ha preso con nettezza le parti del governo guidato da Manuel Valls, con cui ha costruito una solida alleanza 'socialista' per la crescita e contro il rigore in Ue.

L'incontro e la conferenza stampa congiunta saranno l'occasione per il presidente del Consiglio per rinnovare il canale di dialogo con la Merkel, tenuto sempre aperto dalla salita al governo, e cercare i margini politici per un'operazione che conquisti spazio alla linea italo-francese. E' quello il fronte, spiegano fonti italiane, su cui il premier vuole agire in prima battuta, lasciando ai tecnici e agli euroburocrati la definizione dei dettagli, ma senza consentire che dettino le regole della difficilissima partita, com'è avvenuto in passato. "Domani vediamo di individuare un ulteriore passo in avanti da fare come Unione europea" su crescita e lavoro, ha detto Renzi alla vigilia dell'appuntamento. La conferenza, che non si concluderà però con un documento formale, è in realtà tutta centrata sul lavoro, con un focus sulla 'garanzia giovani', su cui si soffermeranno i ministri. Ma il leader italiano lo dice chiaro e tondo che non si può discutere a comparti stagni, rinviando al Consiglio europeo del 22 e 23 ottobre il tema della crescita. Perché "non c'è crescita senza occupazione, non c'è occupazione se non torna la crescita"....Intanto a Roma :

E' il giorno della fiducia. La discussione in aula al Senato sul ddl delega sul Jobs act è ripresa stamattina. Oggi è attesa la richiesta di fiducia da parte del governo: il voto dovrebbe arrivare entro questa sera. Il premier tira quindi dritto sulla riforma del mercato del lavoro. «Non temo agguati del Pd - ha detto ieri - E' naturale che tutti nel partito votino come sempre».

lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi. La delega, osservano, attribuisce al governo il dovere di superare l'attuale sistema e il presidente del Consiglio ha indicato con chiarezza la direzione.

lo prevede il maxi-emendamento del governo al Jobs act, in cui si punta a promuovere il contratto a tempo indeterminato «come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti».

Sfoltire, e quindi anche cancellare, le numerose forme contrattuali previste oggi: lo prevede l'emendamento del governo al ddl delega sul Jobs act. L'obiettivo è «semplificare, modificare, superare» le forme contrattuali che non siano più coerenti con il «tessuto occupazionale e il contesto produttivo». 

«L'articolo 18 non è l'alfa e l'omega della nostra riflessione - ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. intervenendo in Aula al Senato - Io rispetto tutte le considerazioni ma credo siano forse state eccessive in senso positivo e negativo. Si tratta di un argomento rilevante ma meno decisivo».

Urla e proteste da parte dei M5S mentre parlava il ministro Poletti. «Andate a casa» è stato più volte gridato dai senatori M5S contro il ministro che è stato più volte interrotto. Tra i più accesi il capogruppo Vito Petrocelli, richiamato per ben due volte dal presidente Pietro Grasso e Paola Taverna. In piedi, nel corso della protesta, anche tutti i senatori della Lega.

Grasso alla fine ha espulso Petrocelli. L'esponente pentastellato, però, è rimasto nell'emiciclo. «Non uscirò dall'Aula - aveva detto - a meno che non mi portino via con la forza o finché il presidente Grasso non revocherà un provvedimento assurdo». Quando Grasso ha ordinato l'espulsione, i parlamentari pentastellati gli si sono messi tutti intorno, come scudi umani, per impedire che i commessi lo portassero fuori. Gli assistenti parlamentari hanno dovuto allontanare i parlamentari M5S uno a uno mentre alcune senatrici gridavano e protestavano con forza. 

«Sono stato espulso per aver mostrato in Aula un foglio bianco - ha detto poi Petrocelli - Il foglio rappresenta la delega in bianco che il governo vuole farci firmare con la fiducia sul Jobs Act. Per la prima volta un capogruppo viene espulso dal Senato per aver mostrato un cartello perfettamente bianco, rasentiamo l'assurdo».

E' poi ripresa la seduta dell'Aula, sospesa per la protesta del M5S, ma subito è stata aggiornata alle 16. «Visti gli orari, gli interventi di fine seduta li faremo dopo» ha detto Roberto Calderoli presiedendo i lavori.

al Jobs act (mantenendone 40-50 dai 300-350 iniziali). Anche M5s si è detta disponibile a ritirarne gran parte dei propri per «togliere qualsiasi alibi al governo» a porre la questione di fiducia.

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