Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 14 Giugno 2024

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:407 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:1150 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:504 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:782 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:837 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:1034 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1377 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1368 Crotone

"Oggi gli Alleati hanno concordato un pacchetto di tre elementi per avvicinare l'Ucraina alla Nato. Innanzitutto, un nuovo programma di assistenza pluriennale per l'Ucraina. Consentire la transizione dall'era sovietica agli standard, all'addestramento e alle dottrine della Nato", ha spiegato Stoltenberg. "Per aiutare a ricostruire il settore della sicurezza e della difesa dell'Ucraina. E per coprire esigenze critiche come carburante, attrezzature per lo sminamento e forniture mediche".

"In secondo luogo, un nuovo Consiglio Nato-Ucraina, un forum per le consultazioni in caso di crisi e il processo decisionale, dove ci incontreremo alla pari", ha aggiunto. Infine, gli Alleati hanno "accettato di rimuovere il requisito per un piano d'azione per l'adesione". Ciò cambierà il percorso di adesione dell'Ucraina da un processo in due fasi a un processo in un'unica fase", ha assicurato Stoltenberg. "Nessuno conosce meglio di te la situazione che stiamo affrontando", cosi' lo aveva 'benedetto' Biden al suo arrivo.

"Tutti gli alleati concordano che l'Ucraina sarà un giorno nella Nato. Io e Zelensky abbiamo parlato delle garanzie che possiamo dare nel mentre e ringrazio i leader del G7 per le garanzie di sicurezza: aiuteremo l'Ucraina a costruire una forte difesa, in modo che sia una fonte di stabilità nella regione". Lo ha detto il presidente Usa Joe Biden chiudendo la riunione dei leader del G7 a margine del vertice Nato a Vilnius, in Lituania.

"Siamo tutti d'accordo che il futuro dell'Ucraina è nell'Alleanza" e la dichiarazione del G7 garantisce "il nostro impegno per il futuro", ha aggiunto Biden. "Zelensky e io - ha spiegato - abbiamo parlato delle garanzie che possiamo stabilire nell'attesa" e "oggi i membri del G7 dichiarano che il nostro sostegno durerà a lungo nel futuro".

Il portavoce del Cremlino denuncia una "forte posizione anti-russa alla vigilia del vertice" e preannuncia una reazione negativa anche alla prevista adesione svedese all'Alleanza

Un processo accelerato di adesione dell'Ucraina alla Nato porrebbe grossi rischi di sicurezza all'Europa. A sottolinearlo è il Cremlino. "E' potenzialmente molto pericoloso per la sicurezza europea", ha affermato il portavoce Dmitry Peskov, citato dall'Interfax.

Peskov ha poi denunciato "una forte posizione anti-russa" nella fase preparatoria del vertice di Vilnius ed ha preannunciato una reazione negativa alla prevista adesione svedese all'Alleanza, con l'adozione di misure paragonabili a quelle adottate dopo che la Finlandia è entrata a far parte della Nato.

"La Russia è percepita da loro (i membri della Nato, ndr) come un nemico, un avversario e la discussione sarà precisamente in questo spirito. Seguiamo questo evento molto da vicino, molte dichiarazioni saranno analizzate attentamente per adottare misure dirette a garantire la nostra sicurezza", ha sottolineato Peskov.

La Russia adotterà "misure adeguate" per garantire la propria sicurezza di fronte all'allargamento della Nato, ha fatto sapere poi il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. "Trarremo conclusioni a seconda di quanto velocemente e profondamente si svilupperà la Nato nel territorio di Finlandia e Svezia", ha sottolineato, ritenendo che Helsinki e Stoccolma stanno negoziando il dispiegamento di "infrastrutture" dell'Alleanza vicino al confine con la Russia.

Saremo in grado di estendere un invito all'Ucraina ad aderire all'Alleanza quando gli alleati saranno d'accordo e le condizioni saranno soddisfatte". Sono le ultime tre righe del paragrafo undici della dichiarazione conclusiva del vertice della Nato.

Tre righe che, sposando la linea della Casa Bianca, gelano le ambizioni del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, di bruciare le tappe verso un pieno riconoscimento come membro dell'Alleanza atlantica.

"È senza precedenti e assurdo che non sia fissato il calendario né per l'invito né per l'adesione dell'Ucraina. Mentre allo stesso tempo viene aggiunta una formulazione vaga sulle 'condizioni' persino per l'invito. Sembra che non ci sia disponibilità né a invitare l'Ucraina alla Nato ne' a renderla membro . Ciò significa che viene lasciata una finestra di opportunità per negoziare l'adesione alla Nato nei colloqui con la Russia. E per la Russia, questo significa motivazione per continuare il suo terrore. L'incertezza è debolezza", aveva criticato il presidente ucraino ancora prima di mettere piede al vertice, dove è atteso oggi alla cena con tutti gli altri 32 leader (c'è anche lo svedese che ieri ha ottenuto la promessa di ratifica da parte del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan).

Al segretario generale, Jens Stoltenberg, è toccato il compito di spiegare ai giornalisti quanto sia importante il passo compiuto e come in realtà le cose siano cambiate molto rispetto alla dichiarazione di Bucarest del 2008, quando la Nato aprì le sue porte - sulla carta - a Kiev. "Oggi abbiamo rimosso il requisito del piano d'azione per l'adesione" e questo "trasforma un processo, che si è sempre basato su due passaggi, in un solo passaggio", ha spiegato.

"Non è stata una decisione facile da prendere, sono lieto che gli alleati abbiano trovato l'accordo", ha assicurato. "Una seconda differenza" rispetto al documento del 2008 "è che adesso abbiamo un programma su come sostenere e aiutare l'Ucraina ad avvicinarsi alla Nato. Si tratta dell'interoperabilità con le forze armate Nato, "ma anche del rafforzamento dei nostri legami politici". Inoltre, ha aggiunto, "nel testo che abbiamo concordato oggi, si fa riferimento al fatto che i ministri degli Esteri valuteranno regolarmente i progressi" di avvicinamento di Kiev all'alleanza euroatlantica.
"L'ultima differenza è che nel 2008 l'Ucraina era piuttosto lontana dalla Nato, ma quanto successo da allora l'ha già avvicinata molto".

 

Fonti agi, e varie agenzie

Marine Le Pen ha dichiarato di essere aperta a possibili accordi con Giorgia Meloni, in vista delle elezioni del Parlamento europeo previste per il 2024. Intervistata da La Verità, la presidente del Rassemblement National ha affermato di conoscere la premier italiana “da molto tempo”, sostenendo che “potremmo avere punti di vista diversi, ma meno di quanto pensa il presidente del Consiglio”. L’obiettivo di Le Pen sarebbe quello di unirsi in “un gruppo ampio, unito e forte nel Parlamento europeo”.

Durante l’intervista, la presidente francese ha espresso grande ottimismo per un’alleanza con Meloni in occasione delle prossime elezioni europee. “In materia di politica estera, ad esempio, le nostre differenze sono molto meno importanti della caricatura che se ne fa”, ha affermato Le Pen, sottolineando che “ciò che ci divide è secondario rispetto a ciò che ci unisce”. Secondo la presidente francese, la formazione di un “gruppo ampio, unito e forte” nel Parlamento Ue, che vedranno protagoniste le due presidenti, sarebbe possibile nel rispetto ovviamente delle “particolarità di ciascun partito, che ha le proprie tradizioni e il proprio contesto sociale”. Poi ha specificato: “Cerchiamo alleati, non cloni”.

Intanto Giorgia Meloni fa quadrato. La Premier si sente accerchiata e se la prende, in stile berlusconiano, con la pressa della magistratura. Se il Mes sembrava aver messo in imbarazzo il governo tutto quello che è arrivato dopo è quasi uno tsunami: da Santanché a Delmastro fino a La Russa (il figlio) ognuno, a modo suo, alle prese con la giustizia. È in questo quadro che ci si appresta ai tatticismi vari, già iniziati, in vista delle prossime elezioni europee. Lega e Forza Italia sono già usciti allo scoperto lasciando intendere che, seppure l’alleanza interne non sia in discussione, i piani in vista delle europee sono diversi. Con Identità e Democrazia il primo partito, con il Ppe il secondo.

Con Identità e Democrazia il primo partito, con il Ppe il secondo. Euroscetticismo contro europeismo. In mezzo c’è Fratelli d’Italia che media e fa sintesi con un sogno nel cuore: quello di creare un campo, più largo possibile, che possa battere la sinistra europea. Marine Le Pen, già alleata con Matteo Salvini, deve averlo capito e cerca di tendere una mano a Giorgia Meloni. In un’intervista a La Verità, la numero uno del Rassemblement National, ha detto : "Insieme alle Elezioni 2024 per cambiare l'Europa"

Intanto "Sul necessario sostegno militare all'Ucraina ci muoveremo nel pieno rispetto dei Trattati internazionali. Non è che se dalla Russia c'è una violazione dei trattati internazionali, noi dobbiamo fare lo stesso".
Lo ha detto il commissario Ue alla Giustizia Diedier Reynders rispondendo, nella conferenza stampa dopo il Consiglio Affari Generali, ad una domanda sull'invio di bombe grappolo all'Ucraina.

Joe Biden vola in Europa per il summit Nato di Vilnius, un nuovo test sulla sua leadership e sull'unità degli alleati, che rischia di essere minata dalle divisioni sul percorso d'ingresso di Kiev nell'Alleanza e dal veto di Turchia e Ungheria all' entrata della Svezia.

Ma anche dalle critiche alla decisione del commander in chief di inviare le controverse munizioni a grappolo all'Ucraina, bandite da due terzi dei Paesi Nato perché pericolose per la popolazione civile.

Un tour di quattro giorni che comincerà oggi a Londra, dove incontrerà il premier britannico Rishi Sunak a Downing Street e poi Carlo III a Windsor - per la prima volta dopo la sua incoronazione - partecipando ad un evento sul clima con filantropi ed investitori.

Prima di tornare, il presidente americano farà tappa giovedì ad Helsinki, che in aprile è diventato il 31/mo membro della Nato, mettendo fine al suo storico non allineamento, a causa dell'invasione russa in Ucraina.

Ma l'appuntamento clou è il vertice martedì e mercoledì con i leader della Nato, presente anche la premier Giorgia Meloni.
Biden dovrà fare esercizi di acrobazia per evitare crepe. Per questo ha già tirato una linea netta sull'Ucraina, frenando le spinte dei Paesi del fianco nordorientale per un suo rapido ingresso nell'Alleanza. Tre i motivi, spiegati in una intervista alla Cnn alla vigilia della sua partenza: "Kiev non è pronta a far parte della Nato... deve soddisfare altri requisiti", "non c'è unanimità tra i Paesi membri" e farlo ora "nel mezzo di un conflitto significherebbe entrare in guerra con la Russia", dato l'impegno alla mutua difesa "di ogni centimetro del territorio Nato".

Il presidente americano suggerisce invece di "tracciare un percorso razionale affinché l'Ucraina possa qualificarsi per poter entrare nella Nato" e promette che nel frattempo gli Stati Uniti, insieme agli alleati, continueranno a fornire sicurezza e armi all'Ucraina, "come fanno per Israele". Biden si è invece detto ottimista sull'ingresso a breve della Svezia nell'Alleanza, bloccato in particolare da Ankara, che rimprovera a Stoccolma l'ospitalità di militanti curdi e recentemente anche il corano bruciato impunemente in piazza. Il leader dem ha evocato una possibile leva di scambio, assecondando il desiderio turco di ammodernare la flotta di F-16 insieme a quello analogo della Grecia (i due Paesi hanno rapporti tesi), rafforzando così complessivamente le capacità militari della Nato. "Ma è una cosa ancora in corso", ha avvisato. Biden parlerà pubblicamente almeno due volte durante il suo viaggio in Europa: una dopo il vertice Nato, e un'altra dopo la tappa a Helsinki, dove è previsto un summit Usa-leader nordici.

L'attenzione è sull'incontro che Biden avrà a Vilnius con l'omologo turco Recep Tayyip Erdogan che dovrà convincere a togliere il veto all'adesione della Svezia alla Nato. Ieri sera il presidente americano ha parlato con il leader turco, come ha fatto sapere la Casa Bianca: "È stata una conversazione di 45 minuti e hanno parlato di una serie di questioni legate all'imminente vertice, tra cui la guerra in Ucraina (...) Hanno anche parlato dell'adesione della Svezia e hanno concordato di avere l'opportunità di sedersi insieme a Vilnius", ha dichiarato ai giornalisti il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan.

In un comunicato, la stessa Casa Bianca ha spiegato che nella telefonata i due leader hanno espresso il loro impegno comune a continuare a sostenere l'Ucraina e hanno esaminato i loro sforzi per rafforzare i legami bilaterali. "Il Presidente Biden ha anche espresso il desiderio di accogliere la Svezia nella Nato il prima possibile", si legge. All'inizio della scorsa settimana, Biden aveva ricevuto il primo ministro svedese Ulf Kristersson alla Casa Bianca per segnalare il pieno sostegno di Washington all'adesione del Paese nordico alla Nato.

L'invasione russa dell'Ucraina, iniziata nel febbraio 2022, ha spinto Finlandia e Svezia a cambiare la loro posizione di neutralità che dura da tre decenni e a chiedere l'adesione alla Nato. Mentre la Finlandia è diventata il 31 membro lo scorso aprile, la domanda di adesione della Svezia è stata bloccata da Turchia e Ungheria.

La Turchia accusa la Svezia di assumere una posizione troppo permissiva nei confronti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), un gruppo di guerriglieri che ha lanciato una lotta armata contro lo Stato turco nel 1984 per chiedere una maggiore autonomia per i curdi e che è considerato un gruppo terroristico da Turchia, Svezia, Unione Europea e Stati Uniti.

L'indiscrezione arriva dal quotidiano francese Liberation: il capo e fondatore del gruppo di mercenari russi Wagner, Evgheni Prigozhin, si trova a Mosca dal 1 luglio. Vengono citate fonti di intelligence occidentali che però non hanno certezze sulle sorti del comandante, dopo il tentato ammutinamento di fine giugno. Si sa che è stato convocato al Cremlino dove ha incontrato il presidente Vladimir Putin, e ha avuto colloqui sul futuro della Wagner col generale Viktor Zolotov, comandante della Guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del capo di Stato, come anche con Serghei Naryshkin, capo del servizio di intelligence estero.

Dopo qualche ora arriva la conferma del presidente russo. Vladimir Putin, attraverso il suo portavoce Dmitri Peskov, fa sapere di aver incontrato al Cremlino Evgheni Prigozhin, il 29 giugno.

"Sì ha avuto un incontro del genere", ha detto alla stampa Peskov, spiegando che vi hanno partecipato "tutti i comandanti dei distaccamenti e la direzione della compagnia, compreso lo stesso Prigozhin. Questo incontro si è svolto al Cremlino il 29 giugno. È durato quasi tre ore".

Secondo Peskov, Putin all'evento "ha dato una valutazione delle azioni della compagnia al fronte e ha anche dato la sua valutazione degli eventi del 24 giugno, ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e ha offerto loro ulteriori opzioni per la loro attività".

 

Fonte Ansa e varie agenzie

L'organizzazione, che ha sede in Lussemburgo, ha una capacità di prestito massima di € 500 miliardi. Il MES viene finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla rispettiva importanza economica: la Germania contribuisce per il 27 %, seguita dalla Francia con il 20,3% e dall'Italia, con il 17,8%. Le modalità d'azione del fondo sono definite dall'articolo 3 del suo trattato istitutivo: lo Stato in difficoltà avanza la richiesta di assistenza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo, che a sua volta chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese in questione, definire il suo fabbisogno finanziario e analizzare (insieme alla Banca centrale europea) se la crisi può contagiare o meno il resto dell'eurozona. Una volta ottenuto il via libera dall'UE, il MES può aiutare il Paese a rischio default attraverso dei prestiti.

Del MES si è molto parlato in occasione della più grande operazione di salvataggio di sempre: in otto anni di assistenza finanziaria e attraverso tre distinti piani di aiuti, la Grecia ha infatti ottenuto 326 miliardi. Un aiuto concesso al costo di importanti riforme-socio economiche (aumento dell'Iva, riforma delle pensioni, nuove leggi sul lavoro e incremento delle imposte indirette) che hanno messo in grandissime difficoltà la repubblica ellenica.

La riforma del MES prevede innanzitutto che sia proprio il Meccanismo Europeo di Stabilità a fornire il backstop al Fondo di risoluzione comune delle banche, ossia a fungere da garante per questo fondo, pensato per accantonare, grazie a contributi degli istituti di credito dei Paesi membri, le risorse necessarie per salvare banche di interesse per l'intera Ue. La seconda modifica riguarda l'introduzione di alcune novità relative alle fasi da seguire per il salvataggio di interi Paesi, su tutte la clausola che imporrebbe di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario.

La Grecia nel 2015 si trovava schiacciata da un debito di 350 miliardi di euro. Accedere ai mercati finanziari è impossibile, perché i titoli di stato sono classificati al livello di "spazzatura". Si inizia a parlare, su più fronti, di uscita dalla zona euro. Atene chiede un piano di aiuti internazionali, che le viene accordato a maggio: non era mai accaduto prima a un paese dell'Eurozona. L'Europa e il Fondo monetario internazionale concedono 110 miliardi di euro in tre anni per scongiurare l'insolvenza nei pagamenti, che avrebbe ripercussioni drammatiche per la tenuta dell'economia europea.

Il piano di aiuti è subordinato a un pesantissimo piano di austerità, che prevede tagli alle pensioni ai salari, aumenti delle tasse e riforme strutturali. In tutto il paese infuriano le proteste e gli scioperi, con episodi violenti e tragici. Uno di questi accade a maggio, quando tre persone muoiono intrappolate in una banca data alle fiamme.

Sotto il titolo «In Deutschland tabu», l'ultimo numero di German Foreign Policy racconta, unico media tedesco, una vicenda che ha dell'incredibile: le pressioni che le élites politiche e istituzionali vicine al governo di Angela Merkel hanno esercitato per impedire la realizzazione di un film sgradito sull'operato del Mes in Grecia, e poi la sua proiezione in Germania. Il film-pomo della discordia, intitolato «Adults in the room», è stato girato dal regista greco Costa-Gavras, vincitore di due Oscar con «Z» e «La rivolta invisibile». Nonostante gli inviti espliciti di Klaus Regling, direttore del Mes, perché abbandonasse il progetto, Costa-Gravras ha presentato il film in anteprima alla mostra del cinema di Venezia nell'agosto 2019, «dove è stato accolto molto bene» e venduto in diversi paesi in giro per il mondo. Totale chiusura invece da parte della Germania, dove il film è tuttora tabù, boicottato a ogni livello, e nessuno lo ha potuto vedere né in sala, né in tv. Scrive German Foreign Policy: «Alcuni importanti funzionari della Repubblica federale tedesca si sarebbero personalmente adoperati per impedire la rielaborazione cinematografica, in chiave critica, dell'operato tedesco nei confronti della Grecia durante l'eurocrisi». Il più importante di questi funzionari è Klaus Regling, direttore del Mes (il discusso fondo Salva Stati), «il quale durante una cena a Parigi con Costa-Gavras avrebbe chiesto al regista di astenersi dal portare avanti il suo progetto cinematografico, annunciato per il 2017». Già questo è un segnale di quanto Regling sapesse di avere la coda di paglia, essendo stato proprio lui, come capo del Mes, a imporre alla Grecia, dal 2012 in poi, misure di austerity devastanti, che comportarono tra l'altro un taglio di oltre il 50% degli stipendi pubblici e delle pensioni, tasse a go-go, una disoccupazione di massa, la perdita di un terzo del pil e la ristrutturazione del debito pubblico, i cui titoli scesero, come valore, al livello della spazzatura. Un salvataggio che, a conti fatti, si è rivelato fallimentare, come ha confermato uno studio recente dell'ex commissario Ue Joaquìn Almunia.

Intanto oggi a Roma "I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all'esame del ddl (di ratifica del Mes ndr) per un periodo di 4 mesi", ha annunciato in Aula alla Camera Andrea Di Giuseppe (Fdi), intervenendo nella discussione generale sul ddl di ratifica del Mes. "La sospensiva presentata dalla maggioranza sarà votata prima dell'esame articoli del provvedimento che è rinviato alla prossima seduta".

Lo afferma il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, al termine della discussione generale sulla ratifica del Mes. "Il Mes è un tema che non mi viene posto; forse non c'è la stessa attenzione che c'è nel dibattito italiano", ha detto la premier Giorgia Meloni.

Il MES, nella sua configurazione attuale, rimane, quindi, un'organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell'Unione europea e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della Commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica".

"Abbiamo chiesto tutti insieme di rinviare di quattro mesi il Mes per fare una valutazione complessiva. Nessun problema con l'Europa. Non sono contrario in principio, ma ci sono troppe cose che non funzionano. Deve essere sottoposto a controllo istituzioni comunitarie. Lo dico io che sono un europeista convinto, non ci sono problemi. Non siamo contrari alla ratifica del Mes, ma ci sono cose da chiarire", le parole di Antonio Tajani, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, a margine del suo intervento a Fenix, festa di Gioventù Nazionale al Laghetto dell'Eur a Roma."I gruppi di maggioranza hanno presentato la sospensiva per non procedere all'esame del ddl (di ratifica del Mes ndr) per un periodo di 4 mesi", ha annunciato in Aula alla Camera Andrea Di Giuseppe (Fdi), intervenendo nella discussione generale sul ddl di ratifica del Mes. "La sospensiva presentata dalla maggioranza sarà votata prima dell'esame articoli del provvedimento che è rinviato alla prossima seduta".

 

 

 

 

 

Colloqui segreti Usa-Russia con l'obiettivo di gettare le basi per potenziali negoziati con cui porre fine alla guerra in Ucraina. Lo riporta la Nbc News che, citando diverse persone a conoscenza dei fatti, riferisce di incontri tra un gruppo di ex alti funzionari della sicurezza nazionale americana con esponenti russi vicini al Cremlino e, tra questi, il più alto diplomatico del paese, Sergei Lavrov. L'incontro diplomatico di alto livello 'dietro le quinte' si è svolto ad aprile a New York e ha visto il ministro degli esteri russo impegnato in colloqui che si sono protratti per diverse ore.  

Secondo una recente indiscrezione messa in campo dalla testata americana NBC News, gli USA potrebbero essere al lavoro sulla pace in Ucraina. Sembra, infatti, che diversi funzionari ed ex funzionari governativi americani abbiano avuto, nei mesi scorsi, diversi incontri segreti con dei loro omologhi russi, e che in almeno un’occasione avrebbero coinvolto anche il massimo diplomatico del Cremlino, ovvero il ministro degli Esteri Sergey Lavrov. Complessivamente non vi sono conferme su nessun fronte dell’avvio di una possibile missione di pace in Ucraina da parte degli USA, ma la tesi risulta credibile tanto per le parole del presidente americano Biden che più volte ha chiesto l’avvio di colloqui, quanto per il fatto che come fonte, la testata, citi diverse persone coinvolte negli stessi colloqui segreti.


All'ordine del giorno della riunione alcune delle questioni più spinose della guerra in Ucraina, come il destino dei territori controllati dalla Russia che l'Ucraina potrebbe non essere in grado di liberare, e la ricerca di una formula diplomatica che potrebbe rivelarsi accettabile per entrambe le parti. Al tavolo con Lavrov Richard Haass, ex diplomatico e presidente uscente del Council on Foreign Relations, Charles Kupchan e Thomas Graham, ex funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato e membri del Council on Foreign Relations.

Tra gli obiettivi perseguiti, quello di mantenere aperti i canali di comunicazione con la Russia ove possibile e capire dove potrebbe esserci spazio per futuri negoziati, compromessi ed attività diplomatica per favorire la fine della guerra. L'amministrazione Biden era a conoscenza delle discussioni che però non si sono svolte sotto la sua direzione. Gli ex funzionari coinvolti hanno informato il Consiglio di sicurezza nazionale su ciò che è emerso dai colloqui, hanno detto due delle fonti.

Intanto secondo il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, potrebbero iniziare entro l'autunno i colloqui per la pace. "Questo è possibile. Forse non a settembre, ma un po' più tardi. Non voglio rivelare nulla, ma gli europei ne stanno già parlando: Francia, Germania", ha dichiarato durante un incontro a Minsk con giornalisti stranieri e locali.

Il presidente bielorusso ha esortato Russia e Ucraina a sedersi ora al tavolo dei negoziati "senza precondizioni", sostenendo che dopo la controffensiva di Kiev non sarà più possibile farlo. "Dobbiamo fermarci ora. Abbiamo già fatto molte cose cattive, ma potrebbe andare peggio. Pertanto dobbiamo fermarci ora, sederci al tavolo dei negoziati senza precondizioni. Dobbiamo decidere tutto al tavolo dei negoziati", ha detto.

Secondo Lukashenko, dopo la controffensiva ucraina non ci sarà più questa possibilità. "Oggi puoi parlare con l'Ucraina e raggiungere accordi di pace. Intendo la Russia. Dopo la cosiddetta controffensiva, la situazione cambierà", ha spiegato.  

Fonte AdnKronos / varie agenzie

La premier Giorgia Meloni 'boccia' la cura Lagarde contro l'inflazione. "L'inflazione è tornata a colpire l'economia - ha affermato la presidente del Consiglio alla Camera dei deputati nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno - è un'odiosa tassa occulta che colpisce soprattutto i meno abbienti. È giusto combatterla con decisione" ma " la semplicistica ricetta dell'aumento dei tassi intrapresa dalla Bce non appare agli occhi di molti la strada più corretta. L'aumento dei prezzi non è figlio di un'economia che cresce troppo velocemente ma di fattori endogeni, primo tra tutti la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l'aumento costante dei tassi sia una cura più dannosa della malattia".

"Colgo l'importanza delle sfide comuni purché siano sfide strategiche.
Quando L'Ue che nasceva come Ceca, si accorge dopo anni e anni che è esposta, che è troppo dipendente, e corre ai ripari, significa che qualcosa non ha funzionato in passato.

Mentre avevamo normato ogni singolo microbo aspetto della vita dei cittadini non ci accorgiamo delle sfide strategiche che andavano portati avanti. Noi non abbiamo cambiato idea. Abbiamo difeso negli anni il principio di sussidiarietà, ma non è quello che è stato fatto. Sono contenta di questo cambio di passo. È cambiato l'approccio". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in sede di replica alla Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio Ue." Non è mutata la fase che l'Europa, l'Occidente e il sistema internazionale stanno vivendo, la sicurezza in tutti gli ambiti, sociale ed economico, rimane la priorità del nostro lavoro quotidiano. La difesa della sicurezza e della libertà non può prescindere dal partenariato strategico fra Ue e Nato. In vista del vertice Nato a Vilnius, domani prima dell'avvio dei lavori del Consiglio è previsto un incontro di lavoro con il segretario generale della Nato

Alla riunione "centrale sarà il tema delle migrazioni", prima di tutto "sul punto mi unisco al cordoglio per la recente tragedia al largo delle coste greche", ha detto la premier sottolineando "l'impegno in ogni sede a stroncare il tragico traffico delle vite" che genera queste tragedie. La frase è stata sottolineata da un applauso dell'Aula.
"E' stato riconosciuto finalmente che la migrazione è una sfida europea e richiede risposte europee e si fa sempre più strada l'approccio che mira a superare la contrapposizione tra movimenti primari e secondari, Paesi di primo arrivo e di destinazione".

"Si comincia a comprendere che se si vuole affrontare alla radice il problema della migrazione ci si deve porre il tema dello sviluppo dell'Africa. Una vasta regione che possiede risorse, a partire da quelle energetiche, cruciali per l'Europa, che tuttavia dovrebbero andare prima di tutto a beneficio dei popoli che ne sono detentori". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo. "L'obiettivo - ha aggiunto - è garantire prosperità, pace e amicizia durature con un modello di cooperazione che deve essere paritario, non predatorio".
Lungo applauso della maggioranza nell'Aula della Camera quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto di non aver accettato di essere "pagata per trasformare l'Italia nel più grande campo profughi d'Europa". Immobili, invece, i deputati di opposizione.

In altre parole Meloni teme che "L'aumento dei tassi possa finire per colpire più le nostre economie che l'inflazione". Perciò "bisogna porre fine all'austerità". Senza venir meno alla disciplina di bilancio sulla quale l'Italia ha dimostrato serietà con buona pace dei gufi".

Sulla stessa linea il ministro degli Esteri ed esponente di Fi, Antonio Tajani. "La Banca centrale europea deve essere al servizio dell'economia reale, non viceversa. Non abbiamo detto che Lagarde deve andare via ma quello che dice non è il Vangelo".

Parlando con i cronisti in Transatlantico, Tajani ha aggiunto che si rischia di fare un danno all'industria, alle imprese. "Andiamo a intervenire sulla fonte dell'inflazione, nella trattativa sull'acquisto delle materie prime per esempio. Non ci sono dogmi", ha osservato.

Sul capitolo Mes, Giorgia Meloni, sempre nelle comunicazioni alla Camera, ha precisato che si tratta di "una partita complessa sulla quale io credo che l'Italia abbia obiettivi condivisi da gran parte delle forze politiche e che sono stati oggetto di sostegno bipartisan già con i governi precedenti. Per questa ragione, lo voglio dire con serenità, ma anche con chiarezza, non reputo utile all'Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes".

"L'interesse dell'Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del patto di stabilità, il completamento dell'Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale. " Prima ancora di una questione di merito - ha concluso la premier - c'e' una questione di metodo su come si faccia a difendere l'interesse nazionale".

"L'inflazione è tornata a colpire l'economia, è un'odiosa tassa occulta che colpisce soprattutto i meno abbienti. È giusto combatterla con decisione ma la semplicistica ricetta dell'aumento dei tassi intrapresa dalla Bce non appare agli occhi di molti la strada più corretta. L'aumento dei prezzi non è figlio di un'economia che cresce troppo velocemente ma di fattori endogeni, primo tra tutti la crisi energetica. Non si può non considerare il rischio che l'aumento costante dei tassi sia una cura più dannosa della malattia".

"Tenere bloccati venti Paesi per ragioni ideologiche e per non dire la verità alle italiane e agli italiani, e cioè che ratificare il Mes non vuol dire chiedere l'attivazione vuol dire essere un governo irresponsabile. E Meloni ci sta mettendo in imbarazzo anche rispetto agli altri interlocutori internazionali". Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein in un punto stampa a Bruxelles.

 

Fonti varie agenzie

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI