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Io continuo a ritenere che una delle cose più efficaci che si possono fare per aiutare la de-escalation è dire o svelare un bluff che, secondo me, Hamas porta avanti e cioè quello di aver fatto le cose atroci che ha fatto per difendere la causa palestinese. Io credo che non c'entri assolutamente niente Hamas con la causa palestinese e credo che sia giusto trovare un modo per raccontarlo". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo al Consiglio europeo a Bruxelles.

La situazione è complessa e l'Europa deve parlare con una voce sola per giocare quel ruolo di mediazione, anche col mondo arabo, portato avanti dall'Italia in queste settimane.

Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio a Bruxelles si appella all'Europa, perché le divisioni, sottolinea, non giovano. E ribadisce la condanna per le atrocità perpetrate da Hamas, la richiesta di immediato rilascio degli ostaggi, di proteggere anche i luoghi di culto nella Striscia e la necessità, impellente, di riprendere al più presto l'iniziativa politica per una "soluzione strutturale", che non può che essere "due popoli due stati". Il difficile, adesso, dice la premier al Senato, e lo ribadisce alla Camera, è mantenere aperto un canale con quei Paesi che non sono caduti nella "trappola" di Hamas. 

Predicare moderazione per cercare di ottenere una reazione da parte di Israele all'orrore di Hamas il più possibile equilibrata, per quanto inevitabile. Entro i confini del diritto internazionale. Parole che il presidente del Consiglio pronuncia in Aula proprio mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu annuncia alla nazione la preparazione per l'invasione di terra a Gaza. Meloni torna in Parlamento dopo una settimana non facile. Incassa l'ok alla risoluzione di maggioranza ma passano anche alcune affermazioni delle opposizioni. Il tono è pacato, il momento lo impone. Perché la situazione è grave, lo hanno riconosciuto "in molti, anche se non tutti", osserva in replica, prima di abbandonare l'aplomb istituzionale per rispondere al Movimento 5 Stelle sulla manovra e sul salario minimo. Nessun accenno, invece, al Mes.

"Non sarà un Consiglio di routine né facile", è il suo esordio davanti ai senatori, per un intervento di una quarantina di minuti in cui trova spazio anche la posizione italiana sulla riforma del Patto di stabilità (vanno "scorporati in tutto o in parte" gli investimenti strategici) e sulla transizione verde che non può essere imposta "a tappe forzate", così come il sostegno all'Ucraina che non verrà mai meno, assicura la premier, anche se non può essere l'unica voce da finanziare con il nuovo bilancio europeo. Sulle risorse bisogna trovare un accordo entro la fine dell'anno, sottolinea, ma vanno aumentate anche per combattere le migrazioni illegali perché se non fossimo in grado" di proteggere i cittadini dagli effetti della guerra "finiremo anche per indebolire il sostegno a quella causa". Ben vengano, quindi, le parole di Ursula von der Leyen sui rimpatri e la proposta di un intervento contro "il traffico di esseri umani".

Sono cinque i componenti del gabinetto di guerra di Israele che decideranno le sorti della guerra contro Hamas e di fatto il destino della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Frutto dell'accordo tra il premier Benjamin Netanyahu e uno dei leader dell'opposizione, l'ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, il ristretto circolo decisionale vede la partecipazione, oltre che dei due leader, del ministro della Difesa Yoav Gallant, insieme a due osservatori, il ministro degli Affari strategici Ron Dermer, stretto alleato del capo di governo, e Gadi Eisenkot, vicino a Gantz e anch'egli ex capo di stato maggiore.

La leadership militare israeliana ha messo a punto un piano di invasione di Gaza, ma Netanyahu ha rifiutato di firmarlo, facendo irritare gli alti ufficiali. Lo scrive il New York Times citando due fonti presenti alle riunioni di gabinetto che hanno parlato a condizione di anonimato. Lo stop di Netanyahu sarebbe motivato dal fatto che il primo ministro israeliano vuole l'approvazione unanime dei membri del gabinetto di guerra da lui formato dopo l'attacco del 7 ottobre.

Le truppe israeliane sono ammassate al confine di Gaza e descritte come pronte a muoversi, ma i leader politici e militari israeliani sono divisi su come, quando e anche se invadere, aggiunge il NYT, citando sette alti ufficiali militari e tre funzionari israeliani. In parte, dicono, il ritardo è inteso a dare ai negoziatori più tempo per cercare di garantire il rilascio di alcuni degli oltre 200 ostaggi catturati da Hamas e altri gruppi armati palestinesi durante il raid in Israele tre settimane fa. I leader israeliani hanno promesso di vendicarsi di Hamas per il brutale massacro di civili, ma "devono ancora concordare come farlo, anche se i militari potrebbero muoversi già venerdì", aggiunge il quotidiano Usa.

"Alcuni di loro temono che un'invasione possa risucchiare l'esercito israeliano in un irrisolvibile battaglia urbana all'interno di Gaza. Altri temono un conflitto più ampio, con una milizia libanese alleata di Hamas, Hezbollah, che lancerà missili a lungo raggio verso le città israeliane. Si discute anche se condurre l'invasione attraverso un'unica grande operazione o una serie di operazioni più piccole. E poi ci sono domande su chi governerebbe Gaza una volta conclusa l'operazione", scrive il NYT.

Il Pentagono: attacchi di precisione e autodifesa contro obiettivi legati all'Iran e non legati al conflitto tra Israele e Hamas. L'Idf entra a Gaza per la terza volta in 24 ore. Il missile su taba lanciato dallo Yemen. Gli islamisti ai russi: senza cessate il fuoco nessun rilascio di ostaggi

Un nuovo volo umanitario dell'Ue che trasporta 51 tonnellate di medicinali e materiale scolastico per conto dell'Unicef destinati ai civili di Gaza è partito questa mattina da Copenaghen. Lo annuncia la Commissione europea.
Nelle prossime due settimane partiranno altri cinque voli come parte del ponte aereo umanitario attraverso l'Egitto. 

Intanto le elezioni europee in programma nel 2024 potrebbero cambiare gli equilibri politici e l’identità dell’Ue. Le dinamiche restano tutte da valutare e il Partito popolare potrebbe diventare ago della bilancia nella dicotomia conservatori/progressisti, senza dimenticare le varie spaccature tra Nord e Sud, Paesi frugali e non e così via. Gli ultimi sondaggi disponibili portano buone notizie all’asse conservatore guidato dal premier italiano Giorgia Meloni, sempre più vicino al sorpasso su Renew Europe: l’obiettivo è noto, fare la differenza e guidare finalmente l’Europa.

La media dei sondaggi realizzata da Europe Elects verso le Europee ci consente di osservare lo scenario attuale per i 720 seggi dell’Europarlamento. I

Balzo in avanti per Conservatori e Riformisti europei (ECR): da 83 a 86 seggi nel giro di un mese. Identità e Democrazia (ID) perde invece un seggio e si attesta a 74. A sinistra, si prevede che i Verdi/Alleanza libera europea (G/ALE) otterranno 52 seggi, mentre GUE/NGL è quotato a 43 seggi. 56 seggi per i Non-Inscrits (NI) mentre i partiti non (ancora) affiliati dovrebbero raccogliere in tutto 10 seggi.

Ppe, S&D e Renew Europe insieme avrebbero 400 seggi su 720, ossia la maggioranza assoluta dell’Europarlamento. Ma le differenze sono molte, come testimoniato dalle tensioni degli ultimi mesi e le idee diametralmente opposte sul futuro dell’Europa. C’è un altro fattore da non sottovalutare: da qui alle Europee mancano ancora parecchi mesi e i Conservatori sotto la guida di Meloni potrebbero crescere ancora a scapito di RE o della stessa alleanza S&D. E ancora, la tendenza dell’elettorato europeo appare piuttosto chiara: cinque dei sei partiti più votati in Europa sono o popolari o conservatori.

Intanto NewsGuard ha identificato 337 post su TikTok, Facebook e X contenenti filmati crudi e violenti delle Brigate al-Qassam che complessivamente hanno ottenuto 3,61 milioni di visualizzazioni tra il 7 e il 20 ottobre 2023. Tutti i post identificati da NewsGuard sostengono Hamas e sono accompagnati da video originariamente pubblicati sul canale ufficiale del gruppo su Telegram con le icone e i loghi dell'organizzazione.

Su nessuno dei post sono state aggiunte dalle piattaforme delle avvertenze sulla presenza di scene di violenza. I video identificati da NewsGuard mostrano veri e propri atti di terrorismo: in una clip, ad esempio, si vedono dei militanti che prendono a calci un cadavere in una pozza di sangue e lo fotografano, un militante di Hamas che calpesta il volto di quello che sembra essere un soldato israeliano e lo prende in ostaggio, combattenti camuffati che imbracciano fucili e spingono un bambino che piange in un passeggino all'interno di quella che parrebbe essere una casa israeliana saccheggiata, e altri militanti che trascinano dei soldati su una strada sterrata tenendoli per i giubbotti.

 

 

Fonte Agi/ Porro / varie agenzie

"É un impegno comune per una de-escalation per evitare un conflitto che potrebbe avere oggi delle proporzioni inimmaginabili. Mi pare che ci possa essere unità d'intenti. Il dibattito di oggi servirà per capire cosa l'Ue nel concreto possa fare. Penso che possa giocare un ruolo importante". Lo ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al suo arrivo al vertice Ue a Bruxelles. "Ribadisco che uno degli strumenti più efficaci per sconfiggere Hamas sia dare una concretezza e tempstica per la questione palestinese, dando più peso all'Autorità nazionale palestinese. É un ruolo che l'Ue può giocare", ha aggiunto.

Raid mirati in attesa dell'offensiva di terra che Netanyahu smentisce di aver sospeso: "Il gabinetto di guerra deciderà quando". Hamas: oltre 7mila morti tra cui 3 mila bambini. Raffica di missili sull'area di Tel Aviv. Altri 12 camion di aiuti nella Striscia. Lo Stato ebraico si rifiuta di concedere il visto ai funzionari delle Nazioni Unite dopo la polemica con Guterres. Putin: "Stop a violenza e sangue"

"Stiamo seguendo la tragica situazione in Terra Santa con ansia e cuore dolorante. La lotta contro il terrorismo non può essere in linea con il principio di responsabilità collettiva". Lo ha affermato il presidente russo, Vladimir Putin.

"E' importante fermare spargimenti di sangue e violenza - è l'appello di Putin - la loro crescita è irta di conseguenze devastanti, tutto potrebbe uscire al di fuori dei confini mediorientali".

Putin, in un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni religiose russe, ha poi aggiunto: "Desidero sinceramente estendere le mie condoglianze alle famiglie degli israeliani e ai cittadini di altri Paesi, i cui cari sono stati uccisi e feriti nell'attacco del 7 ottobre di quest'anno. Ma è anche ovvio che le persone innocenti non dovrebbero essere ritenute responsabili per i crimini commessi da altri".

"La lotta contro il terrorismo non può essere in linea con il famigerato principio della responsabilità collettiva, quando si uccidono anziani, donne, bambini, intere famiglie, centinaia di migliaia di persone rimangono senza riparo, cibo, acqua e cure mediche. Si tratta di un vero e proprio disastro umanitario", ha concluso.

Le immagini a infrarossi diffuse da Tel Aviv mostrano colonne dei carri armati israeliani muoversi nel buio, varcare le brecce nel muro che circonda Gaza ed entrare nella striscia. Decine di Tank, seguiti dai bulldozer che scavano trincee difensive.

Eppure quella scattata nella notte ancora non è l'operazione annunciata come apice della ritorsione per l'aggressione di Hamas del 7 ottobre. L'idf stesso parla di "blitz mirati", per stanare covi delle brigate al quassam e ripiegare prima che sia giorno.
 
"Non dirò come e quando, ma ci stiamo preparando all'invasione. Il destino di Hamas è segnato" tuona Benjamin Netanyahu nel suo delicato discorso alla nazione. Delicato perché inverte il racconto che vuole l'azione bloccata dalle pressioni diplomatiche, delicato perché affronta, per la prima volta in 19 giorni di guerra, il tema della responsabilità per quanto accaduto il 7 ottobre.
 
Lui, premier del governo di ultradestra della sicurezza a ogni costo, in tv dice che "tutti dovranno dare spiegazioni per quell’attacco, a cominciare da me". Poco prima aveva parlato al telefono con Joe Biden, che gli offre una spalla: nonostante le dichiarazione ufficiali Biden smentisce la richiesta di non invadere Gaza, eppure nella stessa nota della Casa Bianca torna a chiedere moderazione: "Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere - dice - per proteggere i civili innocenti".
 
La fase è convulsa, forse cruciale: Tel Aviv deve rispondere alla sete di vendetta e alla necessità di proteggere una corsia per uscire dalla crisi. Da un lato rivendica l'efficacia degli ultimi blitz, terrestri e aerei: Oltre 250 obiettivi neutralizzati dalle forze aeree; 18 terroristi uccisi a Khan Yunis. Dall'altro fa trapelare spiragli sul rilascio degli ostaggi; 224, secondo le ultime stime ufficiali. Un funzionario del governo fa sapere che un numero significativo di loro potrebbe essere rilasciato nelle prossime 48 ore

Intanto uno scudo a stelle e strisce attorno a"Israele. E lʼattesa che si dispiega completamente, che unità antimissile e portaerei raggiungano la loro destinazione. Anche per questo Gerusalemme avrebbe aspettato nel lanciare lʼoperazione di terra. "

I primi presìdi statunitensi nel mare sono la portaerei Gerald Ford e la Eisenhower, per "scoraggiare azioni ostili contro Israele": quest'ultima sta per essere posizionata dall'Atlantico verso il Medio Oriente.
 
E ancora l’Hudner, che era di scorta alla Ford nel Mediterraneo orientale, si sta  dirigendo verso il Mar Rosso per affiancare il cacciatorpediniere Carney, che il 19 ottobre ha abbattuto con razzi terra-aria ben 15 droni e tre missili da crociera nell'arco di nove ore. Un attacco arrivato dallo Yemen, per mano dei ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran. Ed è proprio quello dell’accerchiamento di Israele il rischio: quello di una morsa contemporanea -a tenaglia- da Gaza, Libano, Yemen e non solo.
 
E poi c’è la rete di radar coordinati dagli Usa, reti navali e di terra. Come quella di cui fanno parte i siti nel deserto israeliano del Negev, in Qatar, ma anche Iraq e Bahrain. Il Pentagono ha poi annunciato l’invio di diversi battaglioni del sistema di difesa missilistica Patriot e dei sistemi di difesa antimissile ad alta quota ribattezzati THAAD. Ma ci sarebbero in arrivo anche due batterie di Iron Dome, la cosiddetta cupola di ferro che intercetta e neutralizza razzi contro Israele. Senza contare i 2 mila marines pronti all’azione.

Intanto Hamas impone ai palestinesi di sottostare a determinate regole. Uno stato di vessazioni quotidiane e di miseria perenne. Chi ha avuto la possibilità di abbandonare la Striscia e ha ottenuto un permesso di soggiorno in Israele, è stato obbligato a mantenere contatti con la terra madre e trasferire informazioni sensibili ai terroristi, pena ritorsioni. Un unico obiettivo, ribadito in queste prime fasi del conflitto: annientare lo Stato ebraico, non salvaguardare donne e uomini di Gaza.

Negli scorsi giorni Israele ha lanciato un avvertimento alla popolazione di Gaza: avete 24 ore per spostarvi a sud. Una mossa necessaria per evitare vittime innocenti, ma vana. Volente o nolente, nessuno ha potuto lasciare la propria abitazione. Tutto rientra nella pianificazione di Hamas: se Israele intensifica gli attacchi e cresce il numero di civili uccisi, i miliziani possono accusare l’IDF di aver commesso crimini di guerra. Se invece l’IDF limitasse la sua offensiva militare a Gaza per danni collaterali, Hamas sarebbe meno vulnerabile e potrebbe proteggere le sue risorse continuando a combattere.

le dichiarazioni di ieri di Erdogan contro Israele in cui il Sultano arriva addirittura ad osannare i membri di Hamas, definiti “liberatori” e non “terroristi”. Ma il leader di Ankara ha proseguito nell’attacco a Tel Aviv, accusandola di compiere crimini contro l’umanità a Gaza. Il presidente turco ha poi annunciato che cancellerà la visita pianificata in Israele.

il fronte occidentale appare spaccato. Anzi, la polarizzazione sembra essere ancor più ampia rispetto a quella creatasi dopo l’inizio della guerra in Ucraina. In questo caso, Erdogan assunse una posizione nettamente contraria all’invasione della Russia, ampliando la sorveglianza nel Mar Nero e bloccando i rifornimenti russi. L’ultima notizia di cronaca è arrivata lo scorso agosto, dove le tensioni con Mosca sono sfociate addirittura in alcuni spari russi su un mercantile turco, dopo la fumata nera sull’accordo del grano.

Una posizione fuori dal coro nello scacchiere occidentale, che però ha già trovato i suoi primi dubbi all’interno dell’Unione Europea. Non è un caso che, pochi giorni fa, centinaia di funzionari Ue inviavano una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, chiedendo un ribaltamento della posizione filo-israeliana assunta dal principale potere comunitario. Il tutto affiancato dalle tensioni con l’Alto Rappresentante, Josep Borrell, che sin dall’inizio dell’invasione ha criticato Israele sulle modalità di risposta all’invasione di Hamas del 7 ottobre.

 

Fonti Agi / Porro / tg24

Nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Europeo, il premier italiano traccia un bilancio della crisi in Medio Oriente e dei suoi contatti con il mondo arabo e non solo, per lavorare a una de-escalation del conflitto. E ribadisce la prospettiva: due popoli, due Stati, qui ho messo un po di punti dal  suo discorso al senato :

Siamo molto preoccupati per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas, anche se il giovane cittadino italiano Nir Forti, e i due coniugi italo-israeliani Eviatar Moshe Kipnis e Liliach Lea Havron non ce l'hanno fatta. Penso di rappresentare il sentimento dell'intera aula e dell'intera Nazione nel ribadire la nostra vicinanza e il nostro affetto ai loro figli, ma anche nel richiedere con forza l'immediato rilascio di tutti gli altri ostaggi, a partire da donne, bambini e anziani". Lo afferma la premier Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Ue.

"Allo stesso modo, continuiamo a lavorare assieme ai nostri partner e ai nostri alleati per l'uscita dei civili stranieri ed europei, in particolare da Gaza. Noi abbiamo 19 connazionali che attendono di uscire e un rapido ripristino del valico di Rafah, attualmente inagibile e pericoloso, è un passaggio essenziale sul quale lavoriamo con costanza", dice parlando della situazione in Medio Oriente.

La crisi in Medio Oriente ci riguarda direttamente anche per un'altra ragione, che sarà anche essa oggetto della discussione in Consiglio Europeo, ed è la questione della migrazione illegale, e dei rischi per la nostra sicurezza che questo fenomeno può portare con sé, ancora di più nell'attuale scenario". Così la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Senato in vista del Consiglio europeo Ue.

"I civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente - a partire dall'Autorità Nazionale Palestinese - sono essi stessi vittime della politica di Hamas, e le due cose non devono essere sovrapposte. Nessuna causa potrà mai giustificare il terrorismo. Nessuna causa potrà mai giustificare un'aggressione terroristica scientemente preordinata e organizzata per colpire civili innocenti del tutto estranei alle dinamiche militari. Nessuna causa potrà mai giustificare il rapimento o l'uccisione, casa per casa, di donne e bambini", ha sottolineato la premier.

"E dobbiamo essere consapevoli degli schieramenti in campo. Da una parte c'è di chi lavora a un processo di normalizzazione dei rapporti nel Medio Oriente e per una prospettiva di collaborazione sempre più stretta tra tutti i soggetti in campo; dall'altra c'è chi ha interesse ad alimentare lo scontro e a sottolineare i punti di divisione. Nel mondo arabo e, con forme e intensità diverse, al di fuori del mondo arabo. E tutti coloro che sono dalla parte giusta di questo scontro devono lavorare insieme per impedire una escalation del conflitto. Un'estensione che porterebbe con se' il rischio di coinvolgimento di nuovi attori regionali a partire da Libano e Siria, potenze come l'Iran, fino ai grandi player geopolitici come Russia e Cina che di certo non disdegnerebbero vedere distolte le attenzioni dell'Occidente da altri scenari critici", conclude.

Intanto Israele prosegue i raid su Gaza e colpisce obiettivi in Siria nel diciannovesimo giorno di guerra tra Hamas e lo Stato ebraico, che ha negato il visto ai funzionari Onu dopo le critiche del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Prosegue la missione diplomatica di Macron che, dopo aver incontrato Netanyahu e Abu Mazen, vede il re giordano Abdallah e il presidente egiziano Al-Sisi. Ecco gli ultimi sviluppi del conflitto

Ha vissuto un inferno dal quale non pensava che sarebbe mai tornata: sequestrata a 85 anni da uomini armati che hanno fatto irruzione nel suo kibbutz, picchiata e trasferita nella Striscia di Gaza dove è rimasta in prigionia per due settimane nell'immensa rete di cunicoli che si sviluppa nelle viscere dell'enclave palestinese.

Secondo il suo racconto, i sequestrati erano trattati bene e i rapitori erano amichevoli: "Eravamo sdraiati su materassi, si assicuravano che tutto fosse igienico, che non ci ammalassimo. Hanno pulito i nostri bagni, con il disinfettante, così non avremmo preso malattie, erano preoccupati per un'epidemia. Si assicuravano che mangiassimo, lo stesso cibo che mangiavano loro: pita con formaggio bianco e cetrioli".

"Ci hanno trattato con gentilezza e si sono presi cura di noi. Erano pronti per questo, si stavano preparando da un po', avevano tutto ciò di cui donne e uomini avrebbero avuto bisogno. Anche shampoo e balsamo".

L'85enne, liberata ieri insieme alla 79enne Nurit Cooper, ha attaccato il governo, che ha "abbandonato" le comunità intorno a Gaza settimane prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, e le forze di sicurezza, che erano completamente all'oscuro di quanto stava per accadere: "Tre settimane fa, masse di gente sono arrivate alla recinzione" al confine ma "le forze armate non hanno preso la cosa sul serio. Siamo stati lasciati a noi stessi. Eravamo il capro espiatorio".

"Ho attraversato un inferno al quale non pensavo che sarei sopravvissuta. Non pensavo che saremmo arrivati fin qui", ha riferito, ricordando quei momenti terribili quando i terroristi di Hamas hanno "fatto saltare in aria la recinzione elettronica, quella recinzione speciale la cui costruzione è costata 2,5 miliardi di dollari ma non è servita a nulla".

Yocheved Lifshitz è stata liberata ieri sera e dall'ospedale Ichilov di Tel Aviv ha raccontato il suo "incubo" che ancora vivono gli oltre 200 ostaggi nella mani del Movimento islamico. Lì, nella Striscia, c'è ancora il marito Oded, 83 anni: entrambi attivisti per la pace, per anni hanno aiutato i palestinesi malati di Gaza a ricevere cure in Israele, trasportandoli dal valico di Erez agli ospedali.

"Hanno assalito le nostre case, picchiato la gente, preso ostaggi, non facevano distinzione tra giovani e anziani", ha proseguito, dicendo di essere stata caricata su una motocicletta e colpita con dei bastoni durante il trasferimento verso la Striscia, facendole male alle costole tanto da avere problemi a respirare.

"Ci hanno portato fino all'ingresso dei tunnel e abbiamo camminato per chilometri, c'è un gigantesco sistema di tunnel, come ragnatele. Quando siamo arrivati lì ci hanno detto che credono nel Corano, che non ci avrebbero fatto del male e che avremmo vissuto come loro nei tunnel. Dopo alcune ore di cammino abbiamo raggiunto uno spazio con 25 persone dentro e ci hanno diviso in base al nostro kibbut di residenza. Da Nir Oz eravamo in cinque. Ci sorvegliavano da vicino", ha continuato a raccontare l'85enne, sottolineando che sono state fornite cure mediche, a lei come ad altri ostaggi che ne avevano bisogno, con "un dottore ogni due o tre giorni".

Fonti agi e varie agenzie

Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato in Israele per esprimere la piena solidarietà di Parigi e chiedere di garantire la salvaguardia dei civili a Gaza. Anche Macron, come altri leader occidentali, chiederà che venga istituita una tregua umanitaria per consentire l'accesso degli aiuti a Gaza e l'uscita degli ostaggi. Macron ha in programma incontri con Netanyahu, con il presidente Isaac Herzog e con i rappresentanti dell'opposizione Benny Gantz e Yair Lapid. Il presidente francese incontrerà anche il collega dell'Anp Abu Mazen, a Ramallah.

Macron ha chiesto "un deciso rilancio del processo politico con i palestinesi" e ha annunciato che ne discuterà a Ramallah con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e domani con diversi leader della regione mediorientale. "La causa palestinese deve essere ascoltata... Domani sarò con diversi leader della regione per portare avanti anche in modo molto concreto l'agenda che ci siamo dati", ha affermato il capo dell'Eliseo da Gerusalemme.

Il presidente francese ha esortato "Hezbollah, il regime iraniano, gli Houthi nello Yemen" a "non correre il rischio sconsiderato di aprire nuovi fronti", mentre la situazione è molto tesa al confine tra Israele e Libano. Macron ha espresso preoccupazione per "una conflagrazione regionale dalla quale tutti perderebbero".

Il presidente francese in Israele e a Ramallah. Il movimento islamista chiede carburante e aiuti umanitari per rilasciare 50 persone, negoziati in stallo. "Nella notte altri 140 morti". Biden sente Netanyahu: bene il rilascio delle 2 donne, Tel Aviv garantisca i corridoi. la Cina assicura "ogni sforzo per la pace"

La Cina "farà tutto il possibile" per sostenere gli sforzi "favorevoli alla pace": lo ha detto il ministro degli esteri Wang Yi al suo omologo israeliano Eli Cohen, nella prima telefonata diplomatica intercorsa tra i due Paesi dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, dove la Cina ha riconosciuto il diritto di tutti i paesi all'autodifesa pur nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili. La Cina si e' astenuta dal condannare esplicitamente Hamas per gli attacchi.

"Il compito più urgente ora è impedire che la situazione peggiori ulteriormente e porti a un disastro umanitario più grave", ha detto a Cohen il ministro degli Esteri Wang. Ha inoltre ribadito la posizione di Pechino secondo cui la soluzione dei due Stati è l'unica possibile per risolvere il conflitto. 

Sono stati nelle ultime 24 ore oltre 400 gli obiettivi di Hamas colpiti nella Striscia.
Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che sono stati eliminati decine di uomini di Hamas in procinto di lanciare razzi e compiere attacchi contro Israele.
In particolare sono stati centrati campi di addestramento nei quartieri di Shujaiyya, Shati, Jabalia, Daraj Tuffah, e Zaytun.

Sono stati anche colpiti centri di comando collocati in moschee usate da Hamas.
I vice comandanti dei battaglioni di Nuseirat, Shati, e Furqan sono stati uccisi.

Israele continua a bombardare Gaza (secondo Hamas i raid notturni hanno causato 140 morti) e a preparare l'invasione di terra. Si continua a trattare per gli ostaggi nelle mani del movimento islamista e la notizia del rilascio di due delle 220 persone detenute da oltre due settimane è stata accolta con favore dal presidente Usa Joe Biden. In una telefonata al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, il capo della Casa Bianca ha ribadito l'impegno americano per la liberazione di tutti gli ostaggi, ma anche perché ci sia un passaggio umanitario che permetta da un lato l'ingresso nella Striscia degli aiuti umanitari necessari, dall'alto l'uscita dei civili dalla enclave.

Le trattative, mediate dal Qatar, hanno subito una frenata sulla questione delle forniture di carburanti nella Striscia. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, confermando quanto anticipato dal Wall Street Journal, la richiesta di Hamas di ottenere carburanti e aiuti umanitari per rilasciare 50 ostaggi con la doppia nazionalità è stata respinta da Israele che, al contrario, chiede prima la liberazione di tutti i 220 ostaggi.

Le due donne rilasciate ieri sono di nazionalità israeliana e provengono dal Kibbutz Nir Oz: si tratta di Yocheved Lifschitz, 85 anni, e Nourit Kuper, 79 anni. I loro mariti sono ancora fra gli ostaggi detenuti a Gaza; nei giorni precedenti erano state rilasciate una donna americana e la figlia. I dati delle autorità israeliane rendono conto di oltre 1.400 persone uccise nell'attacco di Hamas, mentre gli ultimi bilanci sulle vittime palestinesi nei bombardamenti che ne sono seguiti hanno superato i 5 mila.

La notte scorsa il capo di stato maggiore israeliano Herxi Halevi ha ribadito l'intenzione di "smantellare completamente Hamas, la sua leadership, la sua ala militare e i suoi meccanismi operativi". Da quando, sabato, gli aiuti umanitari sono ricominciati a poter affluire all'interno della Striscia, una cinquantina di camion hanno attraversato il valico di Rafah, ma secondo l'Onu ne servirebbero almeno un centinaio al giorno: per questa ragione viene chiesto di garantire una tregua umanitaria che permetta il flusso degli aiuti; sono saliti a 35 gli operatori umanitari vittime dei bombardamenti sulla Striscia.

Intanto, l'esercito israeliano continua i preparativi per un'offensiva di terra, ammassando soldati alla periferia della Striscia di Gaza ed effettuando limitate incursioni per prendere di mira le infrastrutture di Hamas e cercare di localizzare le persone scomparse o rapite. 

 

Fonte Agi / Ansa

 

Oggi il Presidente Joseph R. Biden, il Primo Ministro canadese Justin Trudeau, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana Giorgia Meloni e il Primo Ministro britannico Rishi Sunak hanno discusso del conflitto in corso tra Israele e l'organizzazione terroristica Hamas. I Capi di Stato e di Governo hanno ribadito il loro sostegno a Israele e il diritto di quest'ultimo di difendersi dal terrorismo, e hanno invocato il rispetto del diritto internazionale umanitario, ivi compresa la protezione dei civili. Hanno accolto con favore la liberazione di due ostaggi e hanno richiesto l'immediato rilascio di tutti gli altri ostaggi. Si sono altresì impegnati ad uno stretto coordinamento per sostenere i loro cittadini presenti nella regione, in particolare quelli desiderosi di lasciare Gaza.
 
I Capi di Stato e di Governo hanno accolto con favore l’annuncio dei primi convogli umanitari che hanno raggiunto i palestinesi bisognosi di soccorsi a Gaza e hanno espresso il loro impegno a continuare a coordinarsi con i partner della regione per garantire un accesso duraturo e sicuro a cibo, acqua, cure mediche e altra assistenza necessaria per soddisfare le esigenze umanitarie.
I Capi di Stato e di Governo si sono impegnati a continuare uno stretto coordinamento diplomatico, anche con i partner chiave della regione, per prevenire l'estendersi del conflitto, preservare la stabilità in Medio Oriente e lavorare verso una soluzione politica e una pace duratura

La Cina considera la situazione nella Striscia di Gaza con "grande preoccupazione" e la descrive come "molto seria", e ha notato un crescente rischio di conflitto su larga scala, nonché della sua espansione ai Paesi vicini.

L'inviato speciale cinese in Medio Oriente, Zhai Jun, in visita nella regione, ha avvertito che gli effetti dell'escalation del conflitto a Gaza si stanno diffondendo a livello regionale e internazionale, soprattutto lungo i confini tra Israele e Libano, nonché con la Siria: una situazione che sta generando un panorama preoccupante, ha riferito la televisione di Stato del colosso asiatico CCTV.

L'inviato speciale cinese ha espresso l'impegno della Cina a fare "tutto il necessario" per promuovere il dialogo, raggiungere un cessate il fuoco e ripristinare la pace nella regione, sottolineando l'importanza di procedere verso una soluzione a due Stati e una risoluzione giusta e duratura dei conflitti.

Zhai ha inoltre annunciato la volontà di mantenere una stretta comunicazione con la comunità internazionale, compresi i Paesi arabi, e l'intenzione di visitare gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita, la Giordania e altri Paesi della regione al fine di rafforzare il coordinamento regionale per porre fine alla crisi.

Intanto dopo l'ingresso di un secondo convoglio di camion nella Striscia di Gaza, la Casa Bianca ha promesso un "flusso continuo" di aiuti umanitari. Ma intanto Israele, che continua a preparare l'operazione di terra, ha continuato a bombardare l'enclave assediata fino alle prime ore dell'alba.

L'esercito israeliano, che si prepara dall'inizio del conflitto a lanciare un'offensiva per "annientare" Hamas, domenica ha intensificato i suoi attacchi contro la Striscia e le postazioni di Hezbollah in Libano. Secondo un portavoce sono stati uccisi "decine" di miliziani e colpite 320 postazioni di Hamas e Jihad Islamica.

Il ministero della Sanità di Hamas sostiene che ci sono state vittime civili a Deir Al-Balah, Khan Younis e Rafah. Secondo al-Jazira, è stata "la più sanguinosa" notte di bombardamenti dal sanguinoso attacco di Hamas il 7 ottobre: i caccia israeliani hanno intensificato il livello e la portata dei raid, prendendo di mira diverse.

Uno degli attacchi è avvenuto nel campo profughi di Jabalia, un'area densamente popolata dove vivono piu' di 120 mila palestinesi. Bombardate anche le vicinanze degli ospedali di Al Shifa e Al Quds. Un bagno di sangue: secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, sono stati almeno 400 i morti nelle ultime 24 ore, con attacchi alle case dei civili senza alcun preavviso.

Mentre Israele continua a preparare, e rinviare, l'operazione di terra, la regione è in fermento. Gli Stati Uniti hanno aumentato la loro presenza militare in Medio Oriente (ora è la più consistente da quando formo' la coalizione per combattere l'Isis nel 2014).

Anche l'Iran sta attivando le sue milizie mentre Hezbollah continua a infastidire Israele al confine libanese. E cresce dunque il timore di un conflitto regionale. Il regime a Teheran, alleato di Hamas e Hezbollah, ha avvertito Washington e Israele che la situazione potrebbe andare fuori controllo se non "metteranno immediatamente fine ai crimini contro l'umanita' e al genocidio a Gaza".

Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha reagito avvertendo qualsiasi "organizzazione" o "Paese" che potrebbe essere tentato di "espandere" il conflitto in Medio Oriente, sostenendo che gli Stati Uniti non esiterebbero ad "agire" se i loro interessi fossero presi di mira.

La Cina si dice molto preoccupata dal rischio di un allargamento del conflitto e aggiunge che è pronta a fare "tutto il necessario" per promuovere il dialogo. Quanto all'operazione di terra, i tempi rimangono incerti; ma secondo il New York Times, la Casa Bianca ha consigliato a Israele di ritardarla in modo da guadagnare piu' tempo per i negoziati sul rilascio dei 212 ostaggi.

 

Fonte Agi e Uff.stampa Chigi

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