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Dendias: non accetto che un membro della Nato minacci la Grecia

In un momento come questo ci mancavano solo le di minacce di una guerra tra Turchia e Grecia. A riaccendere i dissapori secolari tra i due Paesi è stato Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco che senza troppi giri di parole ha fatto intendere come i propri missili potrebbero colpire Atene. Il presidente turco Erdogan ha evocato una possibile guerra contro la Grecia, con i nuovi missili balistici Tayfun che potrebbero raggiungere Atene “all’improvviso una notte”. «Ora abbiamo iniziato a produrre i nostri missili. Quando si parla di Tayfun, i greci si spaventano e dicono: “Colpirà Atene”. Beh, certo che lo farà se non mantiene la calma». Queste le parole del leader turco Recep Tayyip Erdoğan nel corso di una conferenza tenuta a Samsun, nel nord del Paese, rinnovando l’invito alla smilitarizzazione delle isole greche del Dodecaneso. La scorsa settimana, il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha messo in guardia Atene affermando che «Ankara è pronta ad adottare le misure necessarie».

Il ministero degli Esteri ellenico non ha tardato a rispondere, dichiarando quanto chiesto dalla Turchia inaccettabile e che «le dichiarazioni dei funzionari turchi sulla smilitarizzazione delle isole dell’Egeo sono state ripetutamente respinte nella loro interezza con una serie di argomentazioni incluse nelle relative lettere che la Grecia ha inviato al segretario generale delle Nazioni Unite. La disputa sulla sovranità delle isole greche e l’aumento della tensione nell’Egeo attraverso minacce di guerra sono state condannate nel loro complesso dalla comunità internazionale”.

“Se Atene cerca di comprare armi a destra e a manca e dall’America per armare le isole, non possono aspettarsi che un Paese come la Turchia rimanga a guardare”, dichiara Erdogan. Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, non accetta che un membro della Nato minaccia la Grecia di attacchi missilistici, accusando la Turchia di assumere “atteggiamenti nordcoreani”.

Secondo la deputata greca Bakoyanni, il ministro degli Esteri turco avrebbe minacciato il paese ellenico in una conferenza stampa dove era presente l’omologo tedesco che non ha ribattuto. il 21 e 22 gennaio Cavusoglu a Bruxelles. 

“Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas deve spiegare perché è rimasto in silenzio dopo che il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu ha minacciato la Grecia” in una conferenza stampa congiunta lunedì 18 gennaio.

Ad affermarlo è Dora Bakoyanni, ex ministro degli Esteri e deputata del partito di governo Nuova democrazia (Ppe), alla quale non è andata giù la mancata risposta del rappresentante della Germania. L'incidente è avvenuto mentre Maas si trovava ad Ankara per discutere della crescente crisi nel Mediterraneo orientale e in particolare sulle tese relazioni tra Grecia e Turchia.

Le parole incriminate, espresse dal ministro turco, sarebbero le seguenti: “Se la Grecia insiste a non cooperare, allora la responsabilità di qualsiasi tensione tra i due Paesi sarà sulle spalle di Atene”.

Oltre alle poco concilianti affermazioni turche, è stata la mancata reazione di Maas a scatenare le recriminazioni di Bakoyanni, voce autorevole greca sulle questioni diplomatiche, che, conoscendo il tedesco, ha ipotizzato che il ministro non abbia colto il messaggio dato che “il turco è una lingua difficile” e “la traduzione in tedesco può avere a volte delle lacune” e quindi la frase non sarebbe stata riportata. In ogni caso, Bakoyanni ha ribadito che non è accettabile che “ un partner” dell’Europa minacci uno Stato membro.

L’ultimo atto di una controversia iniziata diverso tempo fa, tra Turchia e Grecia, per la disputa di Cipro. Ma sul quadro generale c’è anche la divisione della piattaforma continentale, dei confini marittimi e lo spazio aereo. Infine, i diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nell’Egeo e al largo di Cipro.

A riaccendere lo scontro tra Turchia e Grecia sono state le esercitazioni militari condotte il 3 dicembre dalle Forze armate greche sull’isola di Rodi. In questa occasione, nell’ambito della missione “Kolossus”, sono stati attivati tutti i sistemi di difesa dell’isola e individuate le posizioni da ricoprire in caso di attacco. Çavuşoğlu ha commentato l’episodio come inaccettabile, affermando che «è impossibile restare in silenzio di fronte alle minacce da parte della Grecia. Se la Grecia non vuole la pace prenderemo tutte le misure necessarie sia sul terreno legale che in ambito militare. Chi semina vento raccoglie tempesta».

I missili in questione sono i temibili Tayfun, di fabbricazione turca capaci di colpire un bersaglio a una distanza di circa 560 chilometri come hanno dimostrato dei recenti test effettuati dalla Turchia nel Mar Nero.

“Ora abbiamo iniziato a produrre i nostri missili - ha dichiarato Erdogan durante un discorso a Samsun stando a quanto riportato da Politico -. Naturalmente questa produzione spaventa i greci. Quando si dice Tayfun, i greci si spaventano e dicono ’colpirà Atene’; beh, certo che lo farà se non mantiene la calma”.

Negli ultimi tempi la Turchia ha aumentato la propria retorica di guerra nei confronti della Grecia, accusando Atene di aver rafforzato le proprie postazioni militari nelle isole del Mar Egeo.

Minacce queste che arrivano nel pieno della guerra in Ucraina, mentre anche nei Balcani la tensione è alle stelle con gli Stati Uniti che stanno cercando di mediare per evitare una escalation nel Kosovo.

La Turchia non vede di buon occhio l’aumento dell’esercito ellenico lungo le sue coste, sempre più supportato dall’occidente, in quanto membro della Nato, con cui Ankara spesso ha avuto dissapori. Gli attriti si sono intensificati negli ultimi anni, da quando la Turchia ha mobilitato la sua marina per rivendicare diritti su potenziali risorse di idrocarburi nel Mediterraneo orientale.

Ad Atene non è andato giù neanche il Consiglio europeo del dicembre scorso, quando, grazie all’intervento di Angela Merkel e Boyko Borissov, sono state risparmiate sanzioni più dure alla Turchia, in risposta alle trivellazioni nel Mediterraneo orientale.

La posizione dell’esponente del centrodestra greco non è condivisa da un altro ex ministro degli Esteri, Nikos Kotzias, membro del governo Tsipras. Ad Euractiv.com, il politico vicino alle posizioni di Syriza, ha detto di considerare un errore quello di “tirare per la giacchetta” la Germania, in quanto la Grecia dovrebbe cercare di “capire e risolvere il problema con la Turchia”. Invece, ha proseguito, nel tentativo di “influenzare Berlino” o di “convincerla a non essere pro-turca”, rischia di fare andare “altrove” il negoziato.

Nel 2020 le tensioni Atene-Ankara si sono acuite e la Germania ha tentato di mediare tra le due eterne rivali. Il prossimo 25 gennaio Grecia e Turchia riprenderanno i ‘colloqui esplorativi’ per verificare la possibilità di avviare un dialogo ufficiale tra i due Paesi.

Ma l’ordine del giorno dell’appuntamento è già motivo di incomprensioni: Atene insiste sul fatto che dovrebbero essere discussi solo i problemi relativi alle zone marittime, mentre Ankara vorrebbe trattare tutte le questioni, compresa la smilitarizzazione delle isole, vista dalla Grecia come un tentativo di mettere in discussione la sua sovranità.

La mancanza di serenità in vista dei nuovi colloqui è dovuta inoltre al fatto che, la scorsa settimana, la guardia costiera turca ha infastidito un peschereccio greco nei pressi dell’isola di Imia [video]. In più, Ankara ha annunciato che terrà nuove esercitazioni militari nel Mar Egeo, alcune delle quali dovrebbero durare fino alla fine dell’anno.

 Fonti Eurocomunicazione / varie agenzie

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