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Il sequestro di 20 opere d’arte falsamente attribuite ad autori moderni, tra i quali Modigliani, Balla, Boetti, Boccioni, Shimamoto, De Pisis, Rosai e Ceroli, con la denuncia a piede libero di 6 persone indagate per ricettazione e commercializzazione di opere false, è il bilancio delle attività investigative svolte, nell’ultimo trimestre, dai militari della Sezione Falsificazione e Arte Contemporanea del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma.

Le indagini, coordinate nei diversi filoni dalle Procure della Repubblica di Roma, Ferrara, Terni e Brescia, nate a seguito di mirate attività info-investigative, hanno consentito di evitare l’immissione sul mercato di opere false (con i conseguenti gravi pregiudizi economici per i compratori in buona fede) e permesso di individuare delle reti di produzione, mendaci autenticazioni e vendita di dipinti falsi, con la precisa ricostruzione dei vari passaggi per il loro smercio: dal falsario all’acquirente finale attraverso una serie di personaggi “satelliti”, sparsi su tutto il territorio nazionale, che ricevevano le opere falsificate e le piazzavano sul mercato clandestino.

Le province maggiormente interessate da questa attività commerciale illecita erano Ferrara, Roma, Bologna Terni, Brescia e Milano. In questo ambito, non solo operavano mercanti ufficiali del settore, ma anche una rete di persone che, tramite canali privilegiati, entravano in contatto direttamente con i collezionisti a cui proponevano e vendevano le tele.

Alcune di queste opere contraffate sono state individuate all’interno di un magazzino occultato da una parete a scomparsa, altre sono state sequestrate in un museo, dove erano esposte, mentre in un caso, il riconoscimento della falsità del dipinto è avvenuto con la collaborazione della Fondazione Alighiero Boetti.

Particolare è la circostanza che ha riguardato un ex imprenditore del bresciano facoltoso collezionista oggi deceduto, a cui sono state vendute nel corso del tempo anche opere false; la famiglia, nello stimare il valore veniale del lascito ereditario, si è rivolta, per tentarne la vendita, ad alcuni intermediari di settore. Tuttavia, i mirati accertamenti degli investigatori, su questi ultimi, hanno portato alla scoperta della falsità di almeno due opere appartenenti alla collezione.

Il valore commerciale complessivo dei dipinti, qualora commercializzati come autentici, supera €11.000.000,00.

E' stata promossa con il sostegno della Camera dei deputati, l’esposizione organizzata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e verrà inaugurata martedì 23 gennaio alle 16 la mostra Testimoni di Civiltà.

La mostra, che si terrà nella prestigiosa ‘Sala della Lupa’ di Palazzo Montecitorio ove è conservata la copia originale della nostra Costituzione, costituisce una delle iniziative che saranno svolte per ricordare il settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della legge fondamentale italiana. Permetterà, infatti, di valorizzare il contenuto dell’articolo 9, uno dei suoi dodici principi fondamentali, che raccomanda a tutti i cittadini di tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione. 

Nella mostra sarà esposta una simbolica selezione di beni che il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha recuperato non solo attraverso attività investigative o grazie all’azione svolta nell’ambito della cosiddetta “diplomazia culturale”, ma anche “salvati” e messi in sicurezza nelle zone dell’Italia centrale colpite dal sisma del 2016. L’iniziativa permetterà così di illustrare la poliedricità dell’azione di tutela e di salvaguardia che l’Arma dei Carabinieri svolge in sinergia con le articolazioni centrali e periferiche del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Saranno esposte 14 importanti opere, tra le quali spicca il carro di Eretum, per la prima volta esposto in Italia dopo il recente rimpatrio dalla Danimarca. 

Scavato clandestinamente in Sabina nei primi anni ’70, è stato recuperato a seguito di riscontri investigativi e scientifici nell’ambito delle attività di diplomazia culturale. Potranno anche essere ammirati il noto gruppo scultoreo “Triade Capitolina”, rinvenuto negli anni ’90 nel corso di scavi clandestini nonché la grande tela d’altare di Giovan Battista Tiepolo della chiesa di San Filippo Neri di Camerino, messo in sicurezza a seguito dei drammatici eventi sismici che si sono verificati in Italia nel 2016. La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso libero dal 24 gennaio al 28 febbraio dalle ore 10 alle ore 18 (apertura dal lunedì al venerdì) con entrata da piazza Montecitorio.

La mostra collettiva Il paradigma di Kuhn riunisce le opere di 19 artisti, dilatandosi in due sedie in due momenti diversi: la galleria FuoriCampo di Siena ospiterà infatti dal 20 gennaio al 31 marzo una serie di piccoli lavori - uno per ogni artista - che anticipano, senza svelare, l’allestimento delle opere nello spazio di Studio O2 a Cremona dal 27 gennaio al 28 febbraio, un ex edificio industriale gestito da un gruppo di giovani ingegneri specializzati nella diagnosi energetica degli edifici.

Fu l’epistemologo Thomas S. Kuhn nel suo libro più famoso La struttura delle rivoluzioni scientifiche a indicare che la scoperta comincia con la presa di coscienza di un’anomalia rispetto alle aspettative, che viene esplorata finché la teoria paradigmatica non viene riadattata, e ciò che era anomalo si trasforma in normalità. Esiste dunque un legame di continuità fra scienza e rivoluzione, nel senso che lo scienziato opera sempre all’interno di una cornice di riferimento riconosciuta e apparentemente solida, fino ad individuare il limite e a superarlo con un adattamento teorico, alimentando dunque il seme del cambiamento verso una nuova rivoluzione.

Seguendo il pensiero di Kuhn, anche il mondo dell’arte può dirsi scandito da brevi momenti di rivoluzione, Manifesti o Secessioni, a cui si alternano lunghi periodi di “accademismo”, che, riproducendo certi principi compositivi o teorici, stimolano a loro volta un cosiddetto “punto di svolta” sul piano culturale.

Le opere presenti in mostra sono accumulate perciò da un pensiero anti-passatista, inteso non tanto come rifiuto del passato quanto piuttosto come rilettura obiettiva della storia, lontano da riferimenti ideologici pretestuosi, per proiettare la prassi artistica su tematiche più universalistiche attinenti il mutamento e la trasformazione, componenti ultimi e soluzione del reale.

Molti degli artisti invitati lavorano proprio sull'idea di costruzione e adattamento, su equilibri formali e rapporti di forze, in un’incessante analisi del proprio presente e di un’eventuale soluzione per il futuro. Un atteggiamento che forse deriva da un sistema dell'arte nazionale sempre più chiuso su se stesso che offre poche possibilità agli artisti italiani, ancora schiacciati da due paradigmi tanto ingombranti e resilienti - l’Arte Povera e la Transavanguardia - da apparire perfino dogmatici e inibire lo sviluppo di un nuovo corso per l’arte.

La mostra di trasforma dunque in una sorta di “spazio critico” sulle attuali “capacità” dell’arte contemporanea, sottoponendo alla verifica sperimentale alcuni principi artistici ed espositivi, grazie alle opere di artisti considerati come marcatori, sensibili indicatori di un’anomalia riconducibile all’esaurirsi della capacità esplicativa del paradigma.

Gli artisti sono Marco Basta, Thomas Berra, Alessandro Biggio, Andrea Bocca, Pamela Diamante, Tony Fiorentino, Mafalda Galessi, Corinna Gosmaro, Helena Hladilovà, Vincenzo Napolitano, Dario Pecoraro, Alessandro Polo, Gianni Politi, Agne Raceviciute, Stefano Serretta, Namsal Siedlecki, Luca Trevisani, Serena Vestrucci, Mauro Vignando.

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