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Viva San Giorgio. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa e già presidente della Conferenza episcopale italiana, ha concluso, venerdì sera, al Duomo di Ragusa, la concelebrazione eucaristica in onore del glorioso patrono della città, il santo cavaliere. Un evento di straordinaria forza quello di ieri sera che, non a caso, ha richiamato il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, il prefetto di Ragusa, Filippina Cocuzza, il sindaco, Peppe Cassì, il questore Giusi Agnello, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, Gabriele Gainelli, i deputati regionali Giorgio Assenza e Nello Dipasquale oltre ad altre autorità civile e militari. Una presenza, quella del cardinale, legata anche alla mancanza di un pastore della Chiesa diocesana di Ragusa, dopo le dimissioni del vescovo emerito Carmelo Cuttitta, rispetto a cui lo stesso cardinale si è impegnato a fare in modo che al più presto si possa avere una nuova nomina. Dopo il messaggio di benvenuto al cardinale da parte dell’amministratore apostolico della diocesi, mons. Roberto Asta, alla presenza del parroco del Duomo il sacerdote Pietro Floridia, e di altri confratelli, con i seminaristi che hanno curato il servizio liturgico, Bagnasco ha preso la parola spiegando che è stato “un onore e una gioia partecipare alla festa di una comunità che si stringe attorno al suo patrono. La figura di san Giorgio crea un legame spirituale tra questa comunità e Genova che ha San Giorgio e San Giovanni come patroni dell’Arcidiocesi e della città. La figura del santo martire – ha aggiunto – è avvolta nel mistero ma chiarissima nel cuore del popolo credente. Con San Giorgio siamo di fronte al confronto tra Dio e l’impero del male, tra l’amore e l’odio, tra la luce del Vangelo e il buio del principe delle tenebre. In mezzo a questa lotta vi è Cristo. È lui lo spartiacque tra la notte e il giorno. È Cristo la pietra d’inciampo che chiama il genere umano a libertà. Il mondo parla molto di libertà ma solo Dio la rispetta veramente. Perché tanto accanimento nella storia di ieri e di oggi nella fede cristiana? Ai tempi di San Giorgio i cristiani venivano visti come nemici dell’impero. Sotto i diversi pretesti vi è un filo conduttore: il mondo ha paura della libertà e della verità. E più la proclama più ne ha paura. Perché tanto timore quando la Chiesa parla e dice una parola diversa da quella che il mondo vorrebbe ascoltare? Il mondo che predica la Chiesa è irriso come un mondo di fiabe, di miti inesistenti. In certe parti del mondo ancora si usa la violenza fisica contro i cristiani e altrove la violenza è quella delle parole, dell’esclusione sociale della pubblica delegittimazione. Prassi ormai molto consueta: per colpire un avversario lo si delegittima. Credo che dietro a tanta intolleranza ci sia il timore che la fede generi uomini liberi e questo non è gradito ai poteri che contano. E’ insopportabile per la logica del mondo. Insieme preghiamo San Giorgio perché finisca quanto prima questo tempo buio di malattia, di mancanza di lavoro e di incertezza. Diciamo tutti: viva San Giorgio”. La concelebrazione è stata animata dal coro polifonico Enarmonia diretta dal maestro Dario Adamo, con la direzione artistica a cura della maestra Gisella Tirella, all’organo la maestra Chika Nagata. Particolarmente apprezzata la cura e il decoro tutt’attorno al Duomo di Ragusa grazie anche alla pulizia straordinaria effettuata dall’impresa ecologica Busso Sebastiano che cura il servizio di igiene ambientale sul territorio cittadino. E’ stato possibile seguire la cerimonia anche all’esterno grazie all’installazione di uno schermo gigante nei pressi del sagrato.

 

 

E’ stata celebrata martedì la solennità liturgica di Maria Santissima di Gulfi, regina e patrona di Chiaramonte. Un evento religioso particolarmente sentito non solo nel centro montano in quanto ha coinciso con la giornata diocesana sacerdotale. Tutto il clero, infatti, si è radunato in ritiro, nel rispetto delle norme antiCovid vigenti, nel santuario, guidato da mons. Angelo Giurdanella, vicario generale della diocesi di Noto, che ha messo in rilievo la particolarità del momento. Subito dopo si è tenuta la concelebrazione eucaristica del clero presieduta dall’amministratore apostolico della diocesi di Ragusa, mons. Roberto Asta. Quest’ultimo, nella sua omelia, ha sottolineato il senso dell’esperienza di Maria che, dopo l’annuncio dell’angelo, ha voluto favorire l’incontro con gli altri, mettendosi in viaggio, dalla sua casa verso il mondo. “Una donna libera – ha detto mons. Asta – nonostante i condizionamenti, metafora di una Chiesa in uscita, una Chiesa che è chiamata a incontrare la gente laddove la stessa passa, capace di nutrirsi della Parola così come ha saputo fare la Vergine”. In serata, poi, la celebrazione eucaristica presieduta dall’arciprete di Chiaramonte, don Salvatore Vaccaro, con la presenza dei “forestali”, a cui è stata dedicata la giornata di ieri. Al termine, la solenne celebrazione dei Vespri, il canto del Te Deum e la benedizione eucaristica. Subito dopo, lo spettacolo pirotecnico e le marce sinfoniche a cura del comitato. Oggi, invece, è la giornata che sancisce la chiusura della festa. Alle 8 l’apertura del santuario dove, alle 9,30, si tiene una prima santa messa. Alle 11 la celebrazione eucaristica a conclusione dei festeggiamenti presieduta da don Giovanni Piccione. Alle 19, sempre al santuario, l’ultima celebrazione eucaristica della giornata. Numerose sono state le iniziative che, nonostante le restrizioni, si sono tenute in questo periodo dedicato alla festa in onore di Maria Santissima di Gulfi. A sostenere gli appuntamenti inseriti nel programma anche l’Amministrazione comunale con in testa il sindaco Sebastiano Gurrieri d’intesa con Confcommercio provinciale Ragusa presieduta da Gianluca Manenti e Confcommercio sezionale Chiaramonte presieduta da Danilo Scollo.

 

 

I ristoratori siciliani proclamano lo stato di agitazione permanente. Da oggi, parte la mobilitazione di tutti coloro che, da 13 mesi, hanno dovuto chiudere le loro attività e non hanno avuto aiuti dallo stato. Una piattaforma rivendicativa verrà inviata a tutte le prefetture siciliane per esprimere la protesta della categoria e chiedere con forza la riapertura immediata delle attività.

Questa mattina, a Ragusa, in piazza Matteotti, si è svolta la manifestazione indetta e coordinata da Co.Ri.Sicilia, l’associazione costituita dai titolari di ristoranti, bar, pizzerie, pub, pasticcerie. Massiccia la partecipazione: hanno aderito ed erano presenti il movimento “Le Partite Iva” ,  “Movimento Imprese e Ospitalità” (#MioItalia) e il gruppo “Brigate di Sala e Cucina”, composto da chef, direttori di sala e camerieri. In piazza hanno parlato Raffaele Fiaccavento, presidente di Co.Ri.Sicilia, Ilda Migliorino, segretaria di Co.Ri.Sicilia, Monica Furnaro, Barbara Cannata, del movimento “Le Partite Iva”, Amedeo Monopoli, di “#MioItalia”.

Sono intervenuti anche Stefania Ridolfo (delle Brigate di Sala e Cucina), Federica Bisegna, della compagnia G.o.D.o.T. per il settore teatro e cultura, Peppe Firera, in rappresentanza degli animatori di eventi ed un giovane diciasettenne, figlio di un ristoratore che ha letto una commovente lettera indirizzata ai parlamentari ed alle istituzioni.

Una delegazione, composta da Raffaele Fiaccavento, Barbara Cannata e Amedeo Monopoli è stata ricevuta dal prefetto, Filippina Cocuzza. I ristoratori hanno chiesto l’apertura di un tavolo permanente a livello nazionale per concordare tutte le procedure per una immediata apertura in sicurezza dei locali di ristorazione. “Le nostre attività sono chiuse da mesi e non abbiamo ristori, ma solo briciole – ha detto Raffaele Fiaccavento – la misura è colma. Abbiamo messo a punto tutti i protocolli di sicurezza che ci sono stati chiesti, ma siamo stati costretti lo stesso alla chiusura. La soluzione è solo una: chiediamo di poter tornare a lavorare, garantendo il rispetto di tutte le misure previste”.

«Il prefetto ha ascoltato le nostre richieste – ha detto Barbara Cannata – e si farà portavoce presso il governo. Questa è una richiesta di “equità sociale”: la nostra categoria non può essere l’unica ad essere penalizzata. Da tredici mesi non lavoriamo, noi non facciamo parte dei cosiddetti “garantiti”. Accanto all’emergenza sanitaria, in Italia, esiste l’emergenza sociale: anche i nostri dipendenti e le loro famiglie sono stati abbandonati e sono sulla strada: oggi non hanno più un reddito. Siamo persone: le persone hanno una dignità che va rispettata! Chiediamo al governo l’apertura immediata di un tavolo di concertazione per giungere rapidamente alla riapertura».

Ilda Migliorino, segretaria di Co.Ri.Sicilia, ha aggiunto: «La massiccia partecipazione di oggi è un segnale importante. Finalmente c’è un risveglio di tutte le categorie per portare avanti la stessa battaglia. È importante la partecipazione, la mobilitazione di tutti e l’organizzazione partendo dal basso. Ad oggi nessuna associazione di categoria è scesa in piazza a sostegno dei movimenti autonomi. Abbiamo avuto invece il sostegno e la solidarietà di molti cittadini e lavoratori».

Stefania Ridolfo, rappresentante delle “Brigate di sala e cucina” ha detto: «Questo lavoro è la mia passione: ho cominciato a 16 anni e oggi ne ho 28. Abbandonare la sala, per noi, è come abbandonare un figlio. Noi operatori della ristorazione abbiamo rispettato tutti i protocolli di sicurezza. Ci hanno chiesto di ridurre i numeri: lo abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di garantire le distanze: lo abbiamo fatto. Nessun settore ha rispettato le regole come il nostro, eppure solo noi siamo costretti a pagare un prezzo troppo alto».

I simulacri della Vergine e del Cristo che s'avanzano solitari e s'incontrano nella foschia della notte, per vie silenti e deserte. È così, con questa potente e suggestiva metafora del tempo presente, che l'artista albanese Adrian Paci, uno dei maggiori protagonisti sulla scena contemporanea, ha reinterpretato il tradizionale rito della Madonna vasa vasa in tempi di pandemia.

U 'ncuontru (L’incontro), questo il titolo della sua performance, si è svolto poco prima dell'alba di oggi, lungo le vie laterali che dalla chiesa di Santa Maria di Betlem conducono ai lati della scalinata della chiesa di San Pietro. Qui, in un'atmosfera ovattata e surreale, la statua della Vergine ha incontrato e abbracciato quella del figlio risorto, senza folle festanti, senza clamori di pubblico. Presenti, oltre l’artista, un gruppo di componenti dell'Associazione Portatori di Santa Maria di Betlem e alcuni operatori per le riprese video. L’evento, avvolto nel più stretto riserbo, è stato reso noto solo poche ore dopo la sua conclusione.

Il progetto è stato realizzato dalla galleria Laveronica Arte contemporanea e sostenuto dal vescovo di Noto mons. Antonio Staglianò, da don Antonio Maria Forgione parroco di Santa Maria di Betlem e dall'Amministrazione comunale, nel rispetto delle norme anti-Covid.

«Ogni anno, nella giornata di Pasqua a mezzogiorno in punto – spiega il gallerista Corrado Gugliotta de Laveronica - le statue del Cristo risorto e della Madonna vestita a lutto, dopo un percorso di ricerca si incontrano in piazza Monumento, dove avviene la tradizionale 'vasata' e dove la statua della Madonna, alla vista del Risorto, in segno di gioia, abbandona il suo manto nero e comincia ad allargare le braccia simulando il gesto dell'abbraccio e poi quello del bacio. Adrian Paci ha partecipato in passato diverse volte ai riti della Pasqua modicana rimanendo affascinato dalla partecipazione umana, dall'atmosfera festiva, dai gesti e dal ritmo della processione. In tempo di pandemia le processioni sono state annullate, ma Adrian ha immaginato un incontro notturno e 'clandestino'. Lontano dalle luci e dall'entusiasmo della folla. Un incontro silenzioso e intimo tra madre e figlio, tra una donna velata di nero che toglie il mantello e abbraccia il figlio creduto morto».

Una processione silenziosa, quella realizzata dall’artista albanese, ben diversa dalla Madonna vasa vasa, accompagnata dalla banda musicale, dallo scoppio di mortaretti e da enormi folle, ma che proprio per questo si carica di nuovi significati. Se la segretezza e la clandestinità del rito richiamano quella delle prime comunità cristiane, il silenzio e la solitudine rivelano il volto umano di Madre e Figlio, favoriscono la riscoperta dei significati essenziali e autentici della Pasqua, spogliati dalle esteriorità e dal folklore, in un'alba di speranza e rinascita.

Il video dell'evento sarà prodotto nelle prossime settimane. Dal 6 aprile al 31 luglio nei locali de Laveronica, in via Clemente Grimaldi 93, sarà possibile visitare una personale di Adrian Paci dal titolo 'The Encounter'. In mostra il video e una serie di foto tratte dalla celebre omonima performance che si è svolta a Scicli nel 2011, nata sempre dalla collaborazione tra la galleria ed il grande artista albanese e di cui U 'ncuontru, a dieci anni di distanza, ha rappresentato una prosecuzione ideale.

Da Laveronica Arte contemporanea un "grazie" particolare va al capo di gabinetto della Prefettura di Ragusa Gabriele Barbaro, al funzionario della Prefettura Rosario Caccamo, all'assessore comunale ai Lavori pubblici e urbanistica Giorgio Linguanti e al cantautore Giovanni Caccamo, che hanno reso possibile l'evento.   

 

 

Un messaggio di speranza rappresentato da un enorme uovo di ceramica di Caltagirone con all’interno il primo uovo di Pasqua al cioccolato di Modica IGP. È l’opera Ovum Pine Nut, dono pasquale ideato e disegnato dallo stilista siciliano Diego Cortez per Papa Francesco. Stamattina la presentazione del prezioso oggetto alla sacrestia della Basilica della Madonna delle Grazie di Modica alla presenza dello stesso designer, del vescovo della Diocesi di Noto, mons. Antonio Staglianò, dell’assessore comunale Giorgio Belluardo in rappresentanza del sindaco di Modica Ignazio Abbate e di Nino Scivoletto, direttore del Consorzio di tutela del cioccolato. Alto 140 cm, unisce le eccellenze siciliane: la ceramica di Caltagirone e il pregiato cioccolato di Modica IGP, il primo e unico cioccolato a marchio comunitario. L’uovo-pigna realizzato in ceramica di Caltagirone, con l’intervento del maestro Maurizio Dell’Aquila, è infatti diviso in due e al suo interno custodisce un uovo di cioccolato di 25 kg realizzato dal maestro cioccolatiere Aldo Puglisi di Nacrè, anch’egli presente stamane. Ad impreziosirlo infine un grande Gesù Cristo realizzato in oro zecchino sulla superficie esterna dell’opera, ritratto con le mani alzate verso il cielo. “Ovum Pine Nut vuole essere il simbolo di un nuovo rinascimento – ha spiegato lo stilista Diego Cortez – dopo la difficile prova che la pandemia ha rappresentato per tutta l’umanità. L’uovo, la Pasqua sono per antonomasia gli emblemi di una nuova vita, di speranza, di rinascita e in questo momento così difficile per tutti si caricano di significati ancora più profondi. Spesso Papa Francesco ci ha esortati a una riflessione sugli insegnamenti che questa pandemia ci ha lasciato, sull’importanza dell’unione e non dell’individualità per costruire un bene che sia di tutti, da qui ho scelto di lasciare un messaggio sull’opera, “Io siamo Noi”, che possa essere un nuovo inizio per tutti noi”.

Il vescovo della Diocesi di Noto, mons. Antonio Staglianò, che si spenderà per la consegna del dono a Sua Santità, si è soffermato sul significato cristiano: “Quest’opera racchiude il significato della Pasqua – ha dichiarato – che è superamento delle difficoltà terrene verso una nuova vita, un progetto di rinascita che non tralascia nessuno, ma che vede unito il genere umano nella realizzazione del bene comune guardando a Dio e al suo amore che è ora e sempre”. L’opera di Cortez resterà esposta per una decina di giorni nella sacrestia della Basilica della Madonna delle Grazie di Modica per poi essere donata al Papa: “Modica è orgogliosa di custodire per qualche giorno questa opera così importante – commentano il sindaco di Modica Ignazio Abbate e l’assessore Giorgio Belluardo – non solo per il messaggio di comunione e speranza che vuole lanciare, ma anche perché riunisce alcune delle eccellenze siciliane più apprezzate al mondo, in termini di materia prima, come la ceramica di Caltagirone e il cioccolato di Modica IGP, e in termini di maestranze. La nostra città diventa ambasciatrice della Sicilia presso la Santa Sede e di questo siamo particolarmente fieri”.

Ovum Pine Nut ha già un primato: è infatti il primo uovo di Pasqua al cioccolato di Modica IGP, con tanto di bollino della Zecca di Stato, come ha sottolineato Nino Scivoletto, direttore del Consorzio del Cioccolato di Modica Igp, introducendo anche il maestro cioccolatiere Aldo Puglisi che  ha utilizzato ingredienti pregiati come la massa di cacao monorigine Ecuador al 75% e zucchero italiano. Per l’occasione sono state inoltre realizzate 200 barrette di cioccolato IGP in edizione limitata con un incarto che richiama il disegno del Cristo. Delle mini barrette, sempre con cioccolato di Modica IGP, sono invece contenute all’interno dell’uovo gigante, un’ulteriore sorpresa per il Pontefice.


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