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Conosco Nino da un po di anni... ci siamo conosciuti in una trasmissione televisiva dove ero ospite... Nino è una persona solare simpatica con la battuta scherzosa facile.
Questa è la seconda intervista che facciamo in esclusiva per il mio giornale "Il Corriere del sud".

Buongiorno Nino! E’ un vero piacere ospitarti nuovamente sul mio giornale.
Come ti senti Nino in questi giorni di coronavirus? che cosa fai?

A dire il vero sto provando a buttar giù, in questi giorni di quarantena, un testo simpatico anche perché non voglio parlare assolutamente del coronavirus perché significherebbe dargli importanza. Questo nome dobbiamo dimenticarlo al più presto. Maledetto!!  

Dove sei nato, e da quando ti e venuto la voglia dello spettacolo?  

Sono nato ad Agrigento nel 72.
La voglia dello spettacolo mi è venuta guardando i programmi in tv di intrattenimento noia con la tv in bianco e nero. Ricordo ai guardava tutti insieme, Macario. Portobello, fantastico, drive in etc.
Da li ho capito che qualcosa dentro di me accadeva spontaneamente. Facevo le imitazioni della Carta, Gianfranco D'Angelo.
Poi la radio locale con mio cognato che conduceva un programma che si chiamava "starting" Il giovedì sera alle 22 mi pare.  Li ho conosciuto e scoperto l 'amore per la radio... Tutto cominciò li a 12 anni, tra giradischi, bobine, lp e 45  giri. Molti ragazzi di oggi non sanno neanche cosa siano. Poi dai 17 ai 27 i villaggi turistici, all'inizio come DJ, poi negli anni ero molto poliedrico, facevo cabaret, presentato le serate, il DJ, tutto!! Nel 2000 arriva la. Radio nazionale(RTL 102.5), il ritorno al mio primo amore in realtà. Avevo cominciato così. Forse era. Destino tornare al primo "amore".

Come sei arrivato e come hai  pensato il tuo primo personaggio di avanti un altro?  

Dal 1993 facevo su e giù, Roma Sicilia, poi nel 96 trasferito a Roma definitivamente  e ho cominciato con le prime comparse per la tv, geo&geo, faccia tosta Rai Uno etc.. Nel 1998 un pomeriggio mi sono presentato a Cinecittà e ho saputo che era in onda un programma su Canale 5 (ciao Darwin) mi presentò con l'autore di allora, Federico Lampredi, il quale prese il mio Cv  in busta e le foto laser( ai tempi non esistevano le e-mail. Avevano già registrato le prime due puntate. Mi prese e dalla. Terza puntata della prima edizione ad oggi, sono l'unico ad aver fatto tutte le puntate di " a spasso nel tempo " . Un onore!!
il primo personaggio di "avanti un altro" Invece è arrivato nel 2015 dopo un provino in studio interpreto "il cognato alieno" Personaggio particolare, bizzarro ma divertente.

Come e nato il personaggio del coreografo da Bonolis o da Salvati?  

il coreografo nasce a Dicembre del 2019 da un idea di Marco Salvati uno degli autori storici di Bonolis. Siamo scesi in studio a provarlo e devo dire, sono entrato subito nei panni del ballerino e mi diverto tantissimo ad interpretatarlo. Nonostante i chili di troppo devo dire che mi muovo abbastanza bene, ballo a tempo e in passato anche a ciao Darwin ho fatto la Coreografia con il personaggio coreano "PSY".
il. Coreografo ha un po di me, ma non troppo. È normale che se interpretati un personaggio devi estranearti  e cercare di entrarci dentro al 100℅.

Grazie Nino siete tutti fantastici nel programma... vi seguo tutti i giorni.

Fra la riproposizione deja vu di Il re dei Re e La Passione di Cristo secondo Mel Gibson, 
i palinsesti televisivi pasquali hanno offerto anche prodotti cinematografici di maggiore novità. È il caso di Il Precursore, del 2019, andato in onda sabato santo su RaiUno, docufilm diretto da Omar Pesenti sulla storia di Giovanni il Battista, uno dei santi più venerati, colui che prepara la strada all'Avvento. Una vocazione, la sua, che pare manifestarsi ancor prima di nascere facendo sentire i calci nel grembo di Elisabetta, sua madre, nel momento della visita della cugina, la Vergine Maria, giunta a verificare di persona quanto le ė stato annunciato dall'angelo Gabriele. Un miracolo perché il neonato è concepito da una donna avanti negli anni come l'anziano padre Zaccaria, interpretato da Edoardo Siravo. Giovanni Battista, il cui ruolo è affidato a Francesco Castiglione, l'ultimo Profeta dell'Antico Testamento, il primo degli apostoli, colui che battezza Gesù, è raffigurato in dipinti di Bellini, Veneziano, Solari, il Perugino, Leonardo, Caravaggio.
Per la sua comunità vige l'obbligo dell'immersione nelle acque del Giordano, per pentirsi e convertirsi. Del resto il battesimo, come i riti di purificazione nell'acqua per il perdono dei peccati, fanno parte della tradizione biblica.
Questa pratica rituale diventa il vessillo da "impugnare" come segno di identità per Giovanni il Battista ovvero il Battezzatore, commenta in pellicola il cardinale Gianfranco Ravasi, uno degli esperti, fra gli altri il vescovo Nazzareno Marconi, i docenti Emanuela Prinzivali e Pierluigi Guiducci.
La trama offre ampio spazio all'attacco pubblico nei confronti di Erode Antipa, il Tetrarca di Giudea, reo di condotta impura per aver sposato Erodiade, moglie di suo fratello. Il re pensa infatti di essere al di sopra delle leggi, anche del divieto di scoprire le nudità di una cognata. Ecco quindi profilarsi la figura di Gesù, preconizzato dalla scena in cui è descritto il legame parentale dei due cugini. Da quel momento la missione di Giovanni è utilizzare la propria popolarità per diffondere la notizia e preparare il popolo al Messia, abbracciando così in pieno il proprio ruolo di suo precursore. Intanto il peso delle accuse verso Erode fanno si che venga richiuso nella fortezza di Macheronte, in Giordania. In attesa di processo, preda di stenti e angherie, Giovanni vede affiorare il dubbio della fede. Torna allora in mente la scena iniziale del film, il grido straziante di Giovanni : "Perché hai chiamato me? (...) Dove sei Signore? (...) Non sento la tua voce". Ancora una volta Giovanni, come avvenuto nel deserto, invoca l'avvento del Cristo. Ed è Gesù a fargli riferire che i morti sono risuscitati e " chi dubita non può essere felice". Il film, in dosato equilibrio fra recitazione, interventi esplicativi ed animazione, sale di livello drammatico nella parte finale.
Salomè, il brano del compositore calabrese Francesco Perri, va a collocarsi allora negli interstizi fra dialoghi e scena. È musica ammaliante, stratiforme come i veli della danzatrice, non si sovrappone all'immagine anzi la completa. 
La sequenza si ha dopo che Giovanni, chiamato al cospetto di Erode e non demordendo dall'accusa verso il despota, viene condannato a morte su spinta di Erodiade. La danza, sostenuta da percussioni, scale arabe, flauto in sottofondo, diventa il viatico al martirio. La testa di Giovanni è il titolo della composizione finale, sfondo sonoro agli ultimi momenti di vita, cornice della scena pulp della decollazione tramite spada. La regia coglie il profilo etico di questo radicale profeta rivoluzionario che il potere teme per la capacità di trascinare le folle anche se la sua soppressione viene determinata più da equilibri politici interni alla corte reale che ideologico-religiosi.
Significativo che, dopo i titoli di coda, appaia un Erode tormentato dall'averne decretato la condanna a morte che ne confonde e fonde la figura col Salvatore.
La trama termina dunque facendo essa stessa da antefatto all'altra narrazione, quella messianica. Il lavoro, girato nelle Marche, realizzato dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede in collaborazione con Marche Cultura Film Commission, si avvale anche dell'interpretazione di Antonella Fattori, Valeria Zazzaretta e Luca Capuano. Il soggetto è firmato da Franco Perazzolo e Renato Poletti per la sceneggiatura dello stesso Poletti con Elisabetta Sola e Massimo Vavassori.

Al teatro Lo Spazio di Roma - via Locri 42/44 dal 12 al 15 marzo 2020 verrà rappresentata l'opera "Enrico IV", diretta ed interpretata dall'eclettico Mino Sferra che, prima partire per Mosca su invito dell’Istituto italiano di Cultura, porterà nella sua città l’anteprima del capolavoro di Luigi Pirandello. "Enrico IV", riadattata nei testi per il palcoscenico moscovita, si trasforma in una commedia all'interno della quale si dipana il virtuosistico rapporto tra uomo e personaggio, nel crinale tra verità e finzione.
Siamo all'inizio del secolo scorso, un nobile prende parte ad una storica cavalcata in costume, indossando i panni dell’Imperatore di Germania Enrico IV. Alla messa in scena partecipano anche Matilde Spina, donna di cui è innamorato e il barone Tancredi, suo rivale in amore. Quest’ultimo, durante la cavalcata punge il cavallo nel posteriore, facendo disarcionare il nemico che a causa della caduta batte la testa; al suo risveglio si convince d’essere realmente l’Imperatore tedesco, generando situazioni sospese fra ironia e drammaticità, dalle quali emerge prepotente il tema della maschera pirandelliana.
Altri interpreti della commedia, prodotta dall’Associazione Culturale G.T.M., sono: Max Russo, Federica Sarti, Giancarlo Loffarelli, Paola Barini, Matteo Contu, Claudio Bellisario, Gianluca Mura, Michele Calabretta e Lorenzo Sferra.
Le musiche sono di Fabio Lombardo, i costumi di Raffaella Tirelli, le scene sono di Salvatore Liistro mentre, fonica e aiuto regia è Serena Parissi.
"Il testo del drammaturgo agrigentino è geniale, un capolavoro metateatrale, fortemente filosofico, uno studio accurato sul significato della pazzia - afferma Sferra - tema a me molto caro. Enrico IV rappresenta anche la metafora dell’uomo moderno, con tutte le sue criticità e frustrazioni. Un personaggio che mi ha sempre affascinato, poiché scava nel profondo dell’essere umano, mescolando pazzia, lucidità e recitazione, ma anche utilizzando e adattando la maschera a seconda delle situazioni in cui l’uomo si trova. La mia regia - conclude Sferra - fa da ponte tra l’ironia e la drammaticità di cui il testo si nutre, una sorte di doppio gioco tra l’autore e i personaggi’’.
Teatro Lo Spazio: via Locri 42/44
ore 20.30 (giovedì-sabato) -17.30 (domenica

Sesto appuntamento, con il botto, per "Teatro casalingo" e l'Associazione Scena Teatro. Giovedì 2 aprile alle ore 17, attraverso le piattaforme social e web, il format condotto dal direttore artistico Antonello De Rosa e dal direttore organizzativo Pasquale Petrosino "ospita" l'attore e drammaturgo Giuseppe Manfridi. L'artista romano è stato definito da Franco Cordelli nel 1991, sull'Europeo, il capofila della nuova drammaturgia teatrale. "Un ospite di eccezione - commenta Antonello De Rosa - ed uno dei più grandi drammaturghi e registi del panorama nazionale. Grazie alla sua signorilità, che l'ha sempre contraddistinto, ha immediatamente accettato di prender parte a questo progetto. Progetto che, come già detto in passato da Pasquale Petrosino, è divenuto davvero intrigante. Non abbiamo creato niente di eccezionale, senza togliere nulla ai talk teatrali della tv, ma siamo riusciti a dare un pizzico di respiro al al teatro ed alla cultura. Mi dispiace, ed ovviamente lo dico senza polemica, che qualcuno non abbia gradito perchè, magari, non ha nulla da dire e non avrà nulla da dire terminata anche questa emergenza sanitaria". Teatro casalingo: un modo semplice d'incontrarsi tra brevi monologhi ed interventi, durante l'emergenza sanitaria covid-19, in onda il martedì ed il giovedì alle ore 17 su facebook, youtube

A Roma lo scorso 29 Fe­bbraio, presso la Sala F di Cinecit­tà Studios, in occas­ione del Centenario dalla nascita del Ma­estro Federico Felli­ni, l’Archivio Stori­co del Cinema Italia­no, in collaborazione con AIC–IMAGO e Li­bera Università del Cinema, ha presentato l’antologia filmica “FELLINI & L’ALTER EGO” (2020), un rac­conto inedito delle stagioni della vita del regista attrav­erso le immagini rea­lizzate dagli autori della sua cinematog­rafia:
Carlo Carlini, Pas­qualino De Santis, Tonino Delli Colli, Dario Di Palma, Gianni Di Venanzo, Ennio Guarnieri, Otello Ma­rtelli, Giuseppe Rot­unno, Luciano Trasat­ti.
L’ideatore e reali­zzatore del progetto, Graziano Marraffa, Presidente dell'Arch­ivio Storico del Cin­ema Italiano, ha mod­erato l’incontro con i numerosi professi­onisti presenti in sala, che hanno regal­ato al pubblico le loro commosse testimo­nianze.
Tra gli autori della cinematografia, l’­attuale Presidente dell’AIC Daniele Nann­uzzi e il direttore della fotografia Rob­erto Girometti, i pr­oduttori Angelo Iaco­no e Roberto Mannoni, la regista Carlotta Bolognini che ha ricordato suo padre Manolo Bolognini, giovane segretario di produzione per “IL BIDONE” (1955) e “LE NOTTI DI CABIRIA” (1956); inoltre, l’at­trice soprano Sara Pastore ha letto una testimonianza sull’i­ncontro tra Fellini e Giulietta Masina tratta dal recital “F­EDERICO FELLINI IN JAZZ” (2013), l’attri­ce Adriana Russo ha citato il rapporto di amicizia e collabo­razione tra il regis­ta e suo padre il Ma­estro pittore Mario Russo, autore del di­pinto scelto quale immagine ufficiale de­ll’evento.
Lo scrittore e reg­ista Italo Moscati, autore di vari saggi dedicati all’opera e alla personalità di Fellini, si è conf­rontato in un dibatt­ito finale con il Pr­of. Fabio Melelli, docente presso l’Univ­ersità per Stranieri di Perugia, e il Pr­of. Flaminio Di Biag­i, docente presso la sede romana della Loyola University Chi­cago.
Tra gli ospiti, il prof. Flavio De Ber­nardinis, docente pr­esso il Centro Speri­mentale di Cinematog­rafia, il Presidente del Comitato “Felli­ni 100 – Una finestra sul sogno” Giampie­ro Mele, gli autori della cinematografia Adolfo Bartoli, Bru­no Cascio, Gianni Fi­ore Coltellacci, Jes­sica Giaconi, Gianni Mammolotti, Giorgio Tonti, Nino Venditt­i, la dirigente del­la Libera Università del Cinema Fiorenza Scandurra, lo psico­logo Giulio Casini, la produttrice Silvia Giulietti, i fotog­rafi Romolo Eucalitto ed Egidio Poggi, l’agente cinematograf­ico Roby Ceccacci, l’organizzatrice gene­rale Isabella Poli, gli attori Alex Part­exano, Vassili Karis, Andrea Bonella, il regista Rai Maurizio Graziosi, il diret­tore del “Premio Vin­cenzo Crocitti” Fran­cesco Fiumarella, i tecnici del colore Pasquale Cuzzupoli e Maurizio Iacoella, l’Avv. Luciana Vasile, l’Ufficio Stampa Giò Di Giorgio, la ca­ntante Naira, il pro­duttore Danilo Ronzi, l’editore Luca Car­bonara.

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