Una donna importante: la propria mamma
La vita sociale e l’atmosfera culturale, politica, etica e spirituale in cui, oggi, siamo immersi, determinano un crescente e forte bisogno di formazione interiore e di conversione continua.
Si tratta di una realtà connotata dagli elementi caratteristici del consumismo, dal desiderio di volere sempre di più e subito, dai ritmi vertiginosi della vita quotidiana, dalla corsa al successo ed all’apparire più che all’essere, ma soprattutto dall’incertezza del futuro e dall’affievolirsi della fiducia negli altri e nelle istituzioni.
In questo vortice frenetico in cui si consuma la nostra vita, le ricorrenze, le giornate “dedicate”, assumono un importante significato: la necessità di fermarsi un attimo a pensare, a meditare, a ricordare i valori imprescindibili della nostra esistenza.
Il mese di maggio è il mese delle rose, ma è anche il mese dedicato alle donne e, in particolare, alle mamme; è il mese dedicato a Maria, Donna e Madre.
Sono tante le donne che, nel mondo della cultura, della ricerca scientifica, dell’economia, della letteratura, della solidarietà sociale, hanno consegnato alla memoria e agli annali dell’umanità l’impronta del loro passaggio, della loro presenza, della loro saggezza. Si tratta di donne celebri che, con il loro pensiero, le loro scoperte, la loro dedizione ai bisognosi di aiuto e di assistenza, hanno arricchito l’umanità.
Ma per ogni persona, la donna più importante è sempre la stessa: la propria mamma.
E alla mamma, nella seconda domenica di maggio, ogni figlio dona una rosa in segno di affetto e di riconoscenza.
Nel mese delle rose, la scelta dell’omaggio floreale forse è stata obbligata, ma nessun altro fiore avrebbe potuto “simboleggiare” meglio la mamma: tanti petali colorati e profumati e tante spine, come tante sono le gioie e le soddisfazioni e tanti i dolori nella vita di ogni mamma, di ogni donna.
Questa ricorrenza ha origini lontane: negli Stati Uniti, nel maggio 1870, Julia WardHowe, attivista pacifista e abolizionista, propose l’istituzione del Mother’sDay for Peace (Giornata della madre per la pace), come momento di riflessione contro la guerra, ma solo nel 1914 la giornata fu ufficializzata dal presidenteWoodrow Wilson, con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e di gratitudine per le madri.
La festa si è poi diffusa in molti Paesi del mondo e oggi è un evento che, ormai, ci appartiene: rappresenta, infatti, l’occasione migliore per manifestare, a chi ci ha dato la vita, la nostra gratitudine e il nostro calore, il nostro affetto.
E’ vero, in questa ricorrenza spesso rischia di prevalere l’aspetto commerciale, ma un momento di riflessione, un pensiero profondo alla persona che, con tenerezza e dedizione, ci ha aiutati a crescere, è importante e non va sottovalutato, né sminuito nel suo significato autentico, anche se le mamme non chiedono ai figli alcun dono o alcun riconoscimento materiale, ma solo il loro affetto e il loro amore.
Come tutti i sentimenti, anche quello che lega madre e figlio si modifica continuamente nel tempo, nei modi e nelle forme, ma non nella profondità: l’amore del figlio bambino è un amore totale, incondizionato, ancestrale, la mamma è un mito a cui affidarsi completamente; l’amore del figlio adulto è un amore più critico, maturo, protettivo, ma non meno intenso.
Quando poi il figlio, a sua volta, diventa genitore, l’amore per la propria mamma diventa “consapevole”, allora si capisce veramente la profondità di questo rapporto.
Come ogni regola, anche questo legame empatico ha le sue eccezioni, da entrambi i lati ci sono “amori malati”: c’è l’amore materno soffocante, geloso, che non lascia crescere perché ha paura del cambiamento e non vuol lasciare andare l’oggetto del proprio amore; c’è il figlio che rinnega e ripudia le proprie origini per un falso desiderio di libertà, ma non può esserci libertà fuori da noi stessi, solo il riconoscimento e l’accettazione di quello che siamo e da dove veniamo rappresentano i punti di partenza per il raggiungimento di una autentica autonomia.
L’attuale crisi economica logora le persone, ma, purtroppo, logora anche i sentimenti perché obbliga a delle situazioni “innaturali” che spesso scaturiscono in conflitti e drammi.
Per tutti i “cuccioli” è naturale, ad un certo punto della vita, abbandonare la tana dei genitori, anche i nostri giovani hanno l’esigenza di rendersi indipendenti, ma questo diritto spesso, oggi, viene loro negato dalla disoccupazione e dalla difficoltà di “mantenersi”, di sostentarsi.
Sono costretti a restare in famiglia, ma questa scelta obbligata spesso inasprisce i rapporti proprio con la persona dalla quale si dipende maggiormente e che si ama di più: la mamma.
Ma quando ci sentiamo soli, quando siamo impauriti o disperati, la parola che sale alle labbra è sempre una, è sempre la stessa: MAMMA!
Poesie, citazioni, pensieri, canzoni …. sembra impossibile trovare ancora parole nuove per la mamma, ma ogni figlio, in questa ricorrenza, saprà trovare le parole giuste e uniche per dire alla propria madre “ti voglio bene”!