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Rubano proprio tutti e tutto

Un ingegnere con due studi tecnici bene avviati, con alle dipendenze tre architetti, un avvocato e due geometri, nella dichiarazione dei redditi denuncia un utile all'anno di dodicimila euro. Un dermatologo che presta servizio in una struttura sanitaria del Servizio nazionale, in una clinica privata e nel proprio ambulatorio, dichiara un reddito annuale di ventisettemila euro. Un orefice con una attività bene avviata e con tre collaboratori alle proprie dipendenze, dichiara un reddito di novemila euro all'anno. Il titolare di un ben avviato ristorante presenta una dichiarazione dei redditi di ottomila euro all'anno. Un notaio con alle dipendenze sei unità di personale e uno studio bene avviato, ubicato nel pieno centro cittadino, denuncia al fisco un reddito di cinquantunomila euro all'anno. Un meccanico, titolare di una autofficina in cui lavorano due meccanici e un elettrauto, dichiara un reddito di soli settemila euro.

Da questa impietosa analisi dovremmo desumere che la “crisi economica” coinvolge e interessa proprio tutte le categorie di lavoratori, considerato che anche i mestieri e le professioni più redditizie, ormai, non consentono e non offrono più sufficienti guadagni.

Ma accanto a questo scenario di “crisi”, non mancano neanche dei veri e propri casi “disperati”. Si tratta di quelle professioni, di quei mestieri, di quei lavoratori che sfiorano la soglia di povertà. È questo il caso degli idraulici, dei muratori, degli elettricisti, dei falegnami, dei panificatori, dei carrozzieri e altri ancora. Sono sfortunati lavoratori di cui i più ricchi presentano una dichiarazione dei redditi al di sotto dei quattro/cinquemila euro all'anno. Sono persone che, fra non molto, incontreremo sui marciapiedi a mendicare.

Ma la categoria che risulta in crescente difficoltà e in piena “crisi economica” è, senza alcun dubbio, quella dei nostri politici, tanto è vero che per sopravvivere sono costretti ad intascare, loro malgrado, lucrose “mazzette”, corrisposte, oggi, anche sotto forma di stipendi mensili o di vitalizi. Quello che non è stato ancora concordato, e di questo se ne rammarica l'intero popolo italiano, è la corresponsione, accanto a questi guadagni esentasse, della tredicesima e della quattordicesima, considerato che anche i nostri politici nel periodo natalizio fanno dei regali ad amici e parenti, mentre nei mesi di luglio e di agosto hanno diritto ad un meritato riposo dopo un lungo periodo di intenso e complesso lavoro.

Da tutto questo si desume che quei ceti sociali che, fino ad un recente passato, ritenevamo dei veri e propri benestanti, si trovano, invece, in notevoli difficoltà economiche. E pensare che tutto quello che si dice sul loro conto come, ad esempio, le macchine di lusso con autista, le seconde case in montagna e al mare, le barche, i conti in banca, le agevolazioni, le varie indennità che percepiscono, altro non sono che maldicenze di tanta gente spiritosa e burlona.

Invece, abbiamo scoperto che quelle categorie che pensavamo in crescente difficoltà, come i lavoratori dipendenti, quelli con contratti a termine, i cassintegrati, gli insegnanti, gli impiegati della scuola, in realtà sono i veri e propri ricchi.

La questione, comunque, non è solo questa. Il nostro Governo, in virtù della sua generosità e della sua prodigalità, ha ritenuto opportuno ricompensare l'ingegno, l'astuzia, la scaltrezza, escogitando, per questi cittadini perspicaci e ingegnosi, condoni e, nei casi più eclatanti, qualche giorno di riposo presso il proprio domicilio.

Però, a ben pensare, forse, è giusto così. Infatti, non è l'Italia lo Stato in cui si depenalizzano i reati fiscali, il falso in bilancio, il percepire “mazzette” sempre più corpose, la bancarotta, il fallimento di intere aziende, ecc. ?

Ma tutto questo, comunque, è ben poca cosa rispetto a quanto sta affiorando dalle vicende legate all'Expo di Milano, al Mose di Venezia, alle banche Monte dei Paschi di Siena e Carige. Si tratta di vicende che la magistratura sta valutando con attenzione sia per la particolare delicatezza, sia per l'elevato numero di persone implicate.

Raffaele Cantone, presidente dell'autorità nazionale anticorruzione, sostiene che è necessario modificare l'intero impiantodegli appalti pubblici e non solo le regole attualmente vigenti. Sostiene, anche, che quella attuale è una forma di corruzione abbastanza profonda, resa maggiormente incisiva dalla rilevante massa di denaro pubblico stanziato per le Grandi Opere, di cui una considerevole percentuale è finita all'estero intestata ad uomini politici ed altri ancora. Tali reati, addebitati ad imprenditori, commercialisti, politici, ecc., riguardano sia la corruzione e la concussione, sia il riciclaggio.

Questo uragano che si è abbattuto su Milano, Venezia, Siena, ecc., non è stato causato da sconvolgimenti della natura, si tratta, invece, di un vero e proprio ciclone che ha coinvolto, in affari illeciti, una moltitudine di personaggi, molti dei quali alquanto in vista nel panorama politico italiano, e funzionari pubblici. La Magistratura ha scoperto l'esistenza di false fatture e di fatture ingigantite per decine di milioni di euro. Tutto questo é stato definito come una “profonda voragine di cui non si riesce ad intravedere il fondo”. Per il Mose di Venezia, sistema di dighe in grado di arginare l'innalzamento dell'acqua del mare, il costo preventivato all'inizio era al di sotto dei due miliardi di euro; oggi, invece, la somma prevista per l'ultimazione dei lavori è di oltre sei miliardi.

L'inchiesta della Magistratura risale a tre anni addietro, allorquando, a seguito numerose intercettazioni telefoniche, sono stati emessi i primi provvedimenti nei confronti di imprenditori, politici, faccendieri, ecc. Si tratta di una “organizzazione bene organizzata con ripartizione capillare dei ruoli e delle mansioni”, così è riportato nell'informativa della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza. Nello stesso rapporto viene precisato anche che il meccanismo messo in atto consentiva guadagni illeciti particolarmente elevati che ha dato vita ad uno stretto legame tra cooperative, imprese e schieramenti politici appartenenti alle varie coalizioni di destra e di sinistra, al fine di condizionare e, poi, affidare appalti in cambio di ragguardevoli tangenti.

Ma ad aprire la strada alla corruzione, forse, è stata proprio la vigente norma legislativa in materia di appalti pubblici, la quale consente sia il ricorso alle procedure abbreviate, sia l'aggiudicazione delle gare mediante il criterio dell'offerta più vantaggiosa per l'amministrazione. Questo criterio di valutazione e di scelta è affidato ad una specifica commissione costituita da cinque componenti imparziali, esperti e particolarmente competenti. Nella fattispecie dell'Expo di Milano sono stati presi in considerazione due specifici requisiti: quelli di natura soggettiva e quelli di tipo oggettivo. Ai primi sono stati attribuiti 65 punti, mentre ai secondi solamente 35. Questo ci fa intuire che la valutazione veniva effettuata maggiormente sugli aspetti estetici, e quindi assolutamente “personali”, anziché sul prezzo e sui tempi di realizzazione e di consegna dei lavori.

I lavori dell'Expo di Milano e quelli del Mose di Venezia rientrano tra le grandi opere messe in atto dal Governo, con il preciso obiettivo di contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro. Oggi, però, constatiamo, giorno dopo giorno, che la disoccupazione é in costante crescita, così come lo è anche la corruzione. Il numero delle persone disoccupate continua, inesorabilmente, a salire nei Paesi membri dell'Unione europea e, in particolare, in Italia. Questo ascesa interessa maggiormente i giovani.Esperti economisti sostengono che bisognerà attendere non meno di un decennio per registrare una ripresa dell'occupazione. Quello della disoccupazione è un processo che va necessariamente corretto. Ma i politici di casa nostra, per fortuna, sanno già come risolvere questo grave problema. In che modo? In quello più semplice e ormai noto a tutti: facendo pagare a chi già paga tutto e molto, mediante l’aumento delle impostee l'istituzione di nuovi onerosi balzelli. Questo sta a dimostrare che i nostri politici non hanno ancora appreso nulla dalle precedenti negative esperienze: non sentono e non vedono niente. Anzi, vedono e sentono solo quello che conviene loro e che rientra nei loro ambiti elettorali.

Nonostantegli scandali del Mose di Venezia, dell’Expo di Milano, dellebancheMonte dei Paschi di Siena e Carige e altri ancora, è necessario credere nell’uomo e nello Stato. Si tratta, comunque, di circostanze così gravi che non devono lasciarci indifferenti, anche perché questi episodi si ripercuotono pesantemente sulle possibilità di crescita e di ripresa della economia dello Stato, delle aziende, delle famiglie.

Spesso gli imprenditori, per aggiudicarsi gare di appalti di lavoro, scelgono la strada della connivenza con esponenti politici e con quanti hanno il dovere di vigilare. Infatti, in questi e in altri casi ancora, si tratta sia di complicità, siadi controlli eseguiti in modo alquanto superficiale o non eseguiti affatto.

Ma, se le cose stanno in questi termini, chi dovrà provvedere alla tutela e alla salvezza dello Stato? Ebbene, si tratta di un interrogativo che ogni cittadino deve porsi, in quanto ognuno di noi ha il dovere di non lasciare andare lo Stato alla deriva sotto il peso delle inadempienze, della avidità e della ingordigia di questi uomini.

Lo Stato nasce per scelta e volontà delle persone, le quali ritengono che solo una entità al di sopra della persona stessa possa offrire a tutti una convivenza pacifica. Lo Stato assume, così, il potere di garantire a tutti i cittadini alcuni essenziali diritti, quali il diritto alla tutela della salute, alla libertà, alla vita, al lavoro, all’istruzione, al pieno sviluppo della persona, a fruire di un insieme di servizi pubblici bene organizzati e funzionanti. Ebbene, per garantire tutto questo è necessario che ogni cittadino paghi le tasse. È pur vero, però, che quando politici, imprenditori e funzionari, disattendono all’impegno di garantire allo Stato quanto dovuto, se nemette a rischio la sua stessasopravvivenza, così come se uno Stato non è in grado di intervenire in modo deciso, puntuale e giusto negli ambiti della vita pubblica non ha alcun senso e motivo di esistere, in quanto diviene non più una Istituzione in grado di garantire la pace e la giustizia, valori su cui si fonda il suo stesso esistere, ma alimenta la conflittualità, le discriminazioni, gli attriti tra le persone.

È in queste situazioni che lo Stato finisce con il perdere la sua credibilità, con conseguente scelta, da parte di alcuni cittadini, di venir meno ai propri doveri. Tutto questo rappresenta la naturale reazione nei confronti di uno Stato non più efficiente. E oggi, purtroppo, sembra proprio questa la strada intrapresa dalla nostra nazione.

Questo non vuol dire che lo Stato deve essere sempre tutelato e difeso anche in presenza di scandali così evidenti, importanti e gravi come quelli relativi al Mose, all’Expo, alle banche M.P.S. e Carige, ma significa che ogni cittadino deve adoperarsi ed agire perché questi deprecabili comportamenti vengano perseguiti e puniti.

Il pagamento delle tasse rappresenta la prima e più importante azione in questo senso, in quanto ci mette nella condizione di pretendere che tutti compiano il proprio dovere e di punire gli evasori applicando le prescritte sanzioni, senza ricorrere a patteggiamenti e condoni di vario genere che servono solo a premiare e incoraggiare quella schiera, sempre più nutrita, di furbi e disonesti.

Solo l’assunzione di comportamenti corretti può condure ad una sostanziale crescita dei posti di lavoro, ad una significativa diminuzione dell’imposizione fiscale a carico di cittadini ed imprese, alla costruzione di scuole, ad un adeguato finanziamento della ricerca eal potenziamento delle strutture sanitarie, contrariamente aquanto avviene oggi con la chiusura di interi presidi ospedaliericon il solo scopo di ottemperare ai piani di rientro che tante sofferenze e disagi arrecano agli ammalati ed alle loro famiglie.

Ma è proprio uno Stato democratico che possiede gli strumenti per mettere ogni cittadino nelle condizioni di pagare le tasse edi renderne noto le finalità e l’utilizzazione.

I partiti politici svolgonoanche queste funzioni. Oggi, però, non è possibile sostenere che provvedono agli interessi della collettività, anzi pare che facciano l’impossibile per far accrescere, nella gente, insoddisfazioni e malumori.

Ebbene,è proprio nel momento in cui adempiamo ai nostri doveri fiscali che realizziamo quella solidarietà sociale che non solo contribuisce a sostenere i ceti meno abbienti, quanto invita quei cittadini maggiormente titubanti a maturare l’idea che è sempre meglio, opportuno e necessario compiere il proprio dovere.

 

 

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