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Una strage: tre morti, due feriti e una quarta persona uccisa, sembra, da un malore. Una pistola che ha inspiegabilmente varcato i metal detector - tutti funzionanti secondo le ultime indiscrezioni ...

Terrore a Palazzo di Giustizia di Milano dove l'imputato di un processo per bancarotta fraudolenta, l'immobiliarista Claudio Giardiello, 57 anni, ha ucciso a colpi di pistola il giudice Ferdinando Ciampi, Giorgio Erba suo coimputato nel processo sul fallimento dell' Immobiliare Magenta di cui Giardiello era socio di maggioranza e il suo ex avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani. Il 57enne ha sparato dentro un'aula del terzo piano, nel corso del processo in cui si discuteva del fallimento. Poi è sceso di un piano, ha cercato l'ufficio del giudice Ciampi anche lui doveva testimoniare nel processo, e lo ha ammazzato sul colpo.

Al bilancio delle vittime si aggiungerebbe anche una quarta persona che è stata trovata morta sulle scale del tribunale, ma senza segni di violenza: è probabile - questa è la prima ricostruzione - che sia morta per malore.

Nel 'mirino' del killer ci sarebbe stato anche il pubblico ministero Luigi Orsi che si trovava nell'aula della strage a rappresentare l'accusa. Secondo alcuni testimoni, infatti Giardiello avrebbe rivolto l'arma anche contro di lui senza però riuscire a colpirlo. Il magistrato è rimasto illeso.

Nato 57 anni fa a Benevento esattamente il 6 marzo Claudio Giardiello,  è residente in Brianza, dove lavora nel settore dell'edilizia. L'uomo - che soci ed ex soci chiamavano il conte Tacchia  - aveva avuto diverse società e vari guai finanziari. Negli ultimi tempi poi si trovava in gravissime difficoltà finanziarie, sfociate in diverse cause giudiziarie.

''Ci siamo asserragliati nell'aula, appena sentiti gli spari'', racconta l'avvocato Roberto Faletti, che era in udienza in un'aula accanto a quella dove l'omicida ha sparato. ''I carabinieri ci hanno detto di restare chiusi nell'aula e di non muoverci - ha aggiunto - eravamo in sette, compresi il giudice e il pm''

"Non so nulla ma certo dovrebbe essere impossibile entrare in un Tribunale e sparare. Ho saputo dell'uccisione di un collega, una cosa che mi sconvolge". Così il presidente Anac Raffaele Cantone commenta quanto successo a Milano alle agenzie stampa, uscendo da una riunione a Palazzo Chigi.

Gli inquirenti stanno cercando di capire come l'uomo sia riuscito a entrare in tribunale armato senza essere bloccato dai controlli con i metal detector. In un primo momento un dipendente del tribunale aveva detto che il metal detector dell'ingresso di via Freguglia era rotto, ma poi fonti del palazzo hanno smentito la notizia, affermando che l'apparecchio era stato revisionato pochi giorni fa.

Un'alta delle spiegazioni possibili è che l'uomo possa essere passato insieme al suo legale dalla parte d'ingresso riservata agli avvocati e a cui si accede semplicemente mostrando il tesserino dell'ordine forense. Sulla questione sicurezza è intervenuto anche il Ministro della Giustizia A.Orlando : "Verificheremo se ci sono state falle".

Secondo una prima ricostruzione, Giardiello era seduto tra i banchi del pubblico. Era in corso il contro esame di un testimone da parte del pm quando è scoppiato un litigio in aula. A quel punto ha estratto la pistola e ha sparato uccidendo Lorenzo Alberto Claris Appiani, suo ex avvocato, ora testimone nel processo per il fallimento Magenta. Sempre in aula ha ferito altre due persone in maniera gravissima: Davide Limongelli socio di Giardiello nella società e Stefano Verna, commercialista e altro testimone del processo. Dopo aver sparato, almeno quattro o cinque colpi, è sceso di un piano, ha raggiunto l'ufficio di Fernando Ciampi, giudice fallimentare e ha di nuovo sparato, uccidendo il magistrato sul colpo.

"Ero in una stanza vicino a quella del giudice - ha raccontato un testimone, un avvocato che si trovava vicino all'ufficio di Ciampi - ho sentito gli spari e poi ho sentito una persona correre. Sono entrato nella stanza del giudice, c'erano le cancelliere che piangevano e l'ho visto sdraiato dietro la sua scrivania. Non c'erano tracce di sangue ma gli ho sentito il polso ed era già morto".

'E' una persona sopra le righe, ingestibile come cliente perché non ascoltava mai i consigli. Era uno che pensava che tutti lo volessero fregare, era paranoide''. E' la descrizione al agenzie di stampa dall'avvocato Valerio Maraniello di Claudio Giardiello, il killer che era era imputato per bancarotta. L'avvocato Maraniello ha spiegato di avere difeso Giardiello fino ad un paio di anni fa e poi di avere lasciato il mandato proprio perché era un cliente 'difficile'.

Dopo essere rimasto nascosto nel tribunale per più di un'ora, Giardiello è riuscito a uscire e a fuggire in moto. La fuga è durata per circa trenta minuti, poi il fuggiasco è stato arrestato a Vimercate, paese dell'hinterland che si trova circa a 30 chilometri dal luogo della strage. Era in un centro commerciale. Dopo essere stato portato nella sede della compagnia dei carabinieri del paese per essere sentito dove è arrivato anche il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, Giardiello ha avuto un malore ed è stato portato via da un'ambulanza scortata da due pattuglie dei carabinieri.

Gli Stati Uniti e le maggiori potenze mondiali hanno raggiunto l'accordo con l'Iran: "Un'intesa storica", che "se pienamente applicata" impedirà a Teheran di ottenere l'arma nucleare, ha esultato Barack Obama.

"Israele chiede che ogni accordo finale con l'Iran includa un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele di esistere". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riportato dal suo portavoce Mark Regev in un twee

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato per oggi, secondo i media, il gabinetto di sicurezza per discutere l'accordo tra Iran e le potenze del 5+1.

Netanyahu ha espresso al presidente americano Barack Obama la sua "forte opposizione" all'accordo quadro sul nucleare iraniano. In una conversazione telefonica con Obama, Netanyahu ha detto che un accordo finale sulla base di questo accordo "potrebbe minacciare la sopravvivenza di Israele". Secondo il premier israeliano, l'accordo legittimerebbe il programma nucleare iraniano e aumenterebbe "aggressione e terrore" iraniani.

Ha esultato Barack Obama. che però ha anche avvertito: "Il lavoro non è finito", l'accordo finale "non è ancora stato firmato". Per quello, si dovrà aspettare fino al 30 giugno. Ieri però è stata comunque raggiunta una fondamentale intesa quadro, che stabilisce la tabella di marcia verso il documento finale. Sono state stabilite le "soluzioni chiave per un accordo a 360 gradi, che garantirà la natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano", come ha sottolineato l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Federica Mogherini, annunciando al mondo l'intesa raggiunta nella maratona negoziale di Losanna: "Un passo storico - ha affermato - verso un mondo migliore". Anche il presidente iraniano Hassan Rohani ha espresso soddisfazione. Sono stati fissati "i parametri chiave" per il programma nucleare iraniano. La stesura del documento che deve sancire l'accordo definitivo "entro il 30 giugno" inizierà "immediatamente", ha 'cinguettato' su twitter. "I parametri chiave", secondo il comunicato congiunto, prevedono la revoca di tutte le sanzioni all'Iran in cambio del rispetto degli impegni assunti da Teheran. Il documento stabilisce che non ci siano altre strutture di arricchimento dell'uranio oltre a Natanz (si parla di 5.000 centrifughe) e una joint venture internazionale per le strutture di reattori di acqua pesante. L'impianto-bunker di Fordow sarà convertito in un sito per la ricerca scientifica e non ci sarà all'interno più materiale fissile. Il reattore ad acqua pesante di Arak sarà modificato e il plutonio prodotto sarà trasferito all'estero. L'Iran non arricchirà uranio con le sue moderne centrifughe per almeno i prossimi dieci anni, ha poi puntualizzato Obama, aggiungendo che in base all'accordo Teheran ha accettato di non accumulare materiale necessario per la costruzione della bomba atomica e di ridurre di due terzi le centrifughe di cui dispone.

Gli impianti iraniani sanno sottoposti al più alto numero di ispezioni di qualsiasi altro Paese al mondo. Secondo quanto riferisce il New York Times, alcune importanti questioni rimangono ancora sul tappeto, ma comunque la dichiarazione congiunta è sorprendentemente dettagliata e rappresenta un robusto strumento per andare avanti. Ed è anche uno strumento necessario per Obama, che ora deve affrontare l'opposizione di numerosi parlamentari del Congresso, sia repubblicani che democratici, oltre che quella di diversi Paesi alleati, a cominciare da Israele e Arabia Saudita. E anche se si tratta di un risultato ancora provvisorio, rappresenta comunque già una notevole vittoria diplomatica per Obama, che nei suoi anni alla Casa Bianca ha anche ottenuto il ripristino delle relazioni con la Birmania e con Cuba e ha a investito molto sull'apertura a Teheran, come aveva annunciato sin dai tempi della campagna elettorale, nel 2008. Per arrivare al risultato, la strada è stata piena di ostacoli, e il negoziato si è giocato sin dall'inizio sul filo del rasoio dai sette Paesi coinvolti (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania e Iran). Lunedì sera, alla vigilia della scadenza dei termini previsti per trovare l'accordo quadro, il presidente ha dato personalmente indicazioni al segretario di Stato John Kerry di "ignorare la scadenza", secondo quanto ha riferito il New York Times, per portare la tattica di Teheran allo scoperto. In pratica, aveva spiegato Kerry al presidente, gli iraniani stavano "utilizzando la scadenza contro di noi per vedere se cediamo terreno", secondo quanto ha detto al giornale una fonte vicina ai negoziati. Secondo fonti del Wall Street Journal, la decisione di non puntare i piedi sulla scadenza è stata però presa anche per mettere in chiaro che la responsabilità di un eventuale fallimento sarebbe stata da attribuire all'Iran. E questo, hanno spiegato le fonti, perché se gli Usa fossero stati accusati di aver causato il naufragio del negoziato, sarebbe stato poi difficile "conservare l'unità internazionale attorno all'applicazione delle sanzioni" a Teheran. Gli ostacoli maggiori verso l'intesa finale sono però ora stati rimossi, ed è per questo che Obama può parlare di "storica intesa".

ntervistato da Europe 1, il capo della diplomazia di Parigi ha ammesso che il calendario delle sanzioni "resta un punto complicato". "Gli iraniani - spiega Fabius - vogliono l'immediata cessazione delle sanzioni. Noi abbiamo risposto: le sanzioni saranno rimosse con il vostro rispetto degli accordi e in caso di violazioni si ritornerà alla situazione precedente. E su questo, le posizioni sono rimaste le stesse, non c'è accordo. E non sarà facile raggiungerlo". Il russo Riabkov, citato dall'agenzia Interfax, ha premesso che "per quanto si possa essere fieri di quanto è stato fatto, resta ancora molto da chiarire". E subito dopo ha fatto appello per una "immediata" cessazione delle "sanzioni occidentali" contro l'Iran.

D'altronde, sul nucleare la Russia ha ben altro rapporto con gli ayatollah. Nello scorso novembre, Mosca e Teheran si sono accordate per la costruzione di due nuovi reattori nucleari alla centrale di Bushehr (sulla costa del Golfo Persico, consegnata ufficialmente dai russi agli iraniani nel settembre 2013), oltre ad aver firmato un protocollo di accordo per la realizzazione di quattro reattori in un altro sito non ancora indicato da Teheran. E ieri, subito dopo l'annuncio di Mogherini e Zarif, il ministero degli Esteri del Cremlino aveva salutato in una nota "il riconoscimento del diritto dell'Iran a un nucleare ad uso civile", un principio, sottolineava il documento, "elaborato dal presidente Putin".

"Israele chiede che ogni accordo finale con l'Iran includa un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele di esistere". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riportato dal suo portavoce Mark Regev in un tweet. ''L'accordo non ferma un singolo impianto nucleare in Iran, non distrugge una sola centrifuga e non fermera' lo sviluppo e la ricerca sulle centrifughe avanzate'': cosi' il premier Benyamin Netanyahu ha motivato il rifiuto dell'accordo tra 5+1 e Iran. ''Al contrario - ha aggiunto - legittima l'illegale programma nucleare''.

Il gruppo estremista islamico somalo Al-Shabaab ha rivendicato l'attacco in un campus universitario di Garissa, nell'est del Kenya, che ha provocato almeno 15 morti e 60 feriti. Lo scrive la Cnn online. Il campus è stato attaccato da uomini armati a volto coperto. 

Il gruppo estremista islamico somalo ha preso in ostaggio un gruppo di studenti. Lo riporta la Bbc online. Gli estremisti avrebbero separato gli studenti cristiani da quelli musulmani e rilasciato 15 studenti musulmani, ha detto un portavoce del gruppo.

Non si hanno al momento notizie di oltre 500 studenti. Secondo il ministro degli Interni, di 815 studenti, ne mancherebbero all'appello esattamente 535.

Le regioni del nord e dell'est del Kenya, ai confini con la Somalia, sono state spesso vittime di attacchi rivendicati dal gruppo islamista somalo al-Shabaab.

Nel 2013 Al-Shabab ha attaccato il centro commerciale Westgate Mall di Nairobi, provocando decine di morti. Il mese scorso il gruppo ha rivendicato gli attacchi nella contea di Mandera, sul confine con la Somalia, in cui sono rimaste uccise 12 persone, incluse quattro che erano al seguito del governatore Ali Roba. Dati statistici forniti dalla polizia indicano che 312 persone sono rimaste uccise in attacchi sferrati da Al-Shabab in Kenya dal 2012 al 2014. Nello stesso periodo 38 persone sono morte e 149 sono rimaste ferite proprio a Garissa.Intanto

Sempre più grave la situazione in Yemen in seguito alla crisi politico-militare in corso. Le milizie degli sciiti Houthi hanno espugnato il palazzo presidenziale di Aden, strategica città portuale dello Yemen e 'seconda capitale' del Paese, teatro di scontri accaniti nelle ultime ore tra ribelli sciiti e forze fedeli al presidente in fuga Hadi sostenute dalla coalizione arabo sunnita guidata dai sauditi.

Carri armati dei ribelli sciiti Huthi sono entrati nelle scorse ore nel centro di Aden e sono stati affrontati dalle truppe del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi.  Intanto il consolato russo a Aden ha sospeso le operazioni. Mentre un aereo russo è decollato dal Cairo verso Sanaa per evacuare il personale dell'ambasciata e i connazionali che vogliono lasciare il paese.

Un militare delle Guardie di frontiera saudite è stato ucciso e altri 10 feriti da colpi sparati da oltre il confine con lo Yemen. Lo scrive il sito dell'agenzia saudita Spa, secondo la quale i militari presidiavano un posto di confine finito bersaglio di un'intensa sparatoria proveniente da un'area montuosa yemenita. Alcune unità del Regno - dopo aver risposto al fuoco - sono poi intervenute per "una ricognizione", sconfinando. Riad sostiene nello Yemen le forze de regime a guida sunnita contro la rivolta dei ribelli sciiti Houthi.

Truppe straniere di nazionalità non precisata sono sbarcate in queste ore ad Aden, strategica città portuale dello Yemen teatro di scontri fra ribelli sciiti Houthi e forze fedeli al presidente fuggitivo Abdrabbuh Mansour Hadi sostenute finora dal cielo dai raid di una coalizione militare sunnita guidata dall'Arabia Saudita. Lo riporta la Bbc citando testimonianze locali. Non è ancora chiaro se si tratti d'un inizio d'invasione da parte della coalizione araba.

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